01/06/22

L'Aquila, assolti gli stupratori di una minorenne all'Adunata degli alpini

Ma le donne questa volta non si sono fatte sentire, il clima di campagna elettorale ha deviato l'attenzione dal processo e da ogni eventuale mobilitazione. Anche questo è stato uno stupro di Stato, agito da servitori dello stato durante l'adunata degli alpini. Le violenze si amplificano negli ambienti militari, improntati costituzionalmente al machismo, al rambismo, ad una ideologia maschilista e fascista, in cui gli stupri, le violenze sulle donne sono considerati “normali”,  “medaglie” da mettersi sul petto e coperte da tutta la struttura militare e dalle istituzioni. Lo sanno bene le femministe di Rimini, che dopo aver raccolto oltre 500 denunce di molestie, si sono viste negare il presidio/dibattito dall'amministrazione comunale. E lo sanno ancor di più le lavoratrici che a Rimini si sono ribellate alle molestie di branco degli alpini e ai sottili ricatti dei loro datori di lavoro.
Ma denunciare non basta, occorre agire la solidarietà femminista in ogni momento.
Non è questo Stato che può difendere noi donne, che può reprimere i “suoi” stupratori e impedire le violenze sessuali. Questo Stato borghese è la causa, non la soluzione del clima moderno fascista che alimenta stupri e femminicidi.
Solo noi donne proletarie possiamo e dobbiamo invertire questa rotta! Con la nostra lotta complessiva e radicale contro questa società capitalista, che produce e si alimenta di violenze sessuali e femminicidi, che ci vuole “puttane” o “angeli del focolare” ricacciandoci in un moderno medioevo.
Noi che non abbiamo alcun sistema da difendere, noi che non abbiamo voti da conquistare, diciamo oggi con più forza che siamo chiamate a rispondere direttamente a questa guerra scatenata contro le donne. E di fronte a una guerra sistemica, la nostra lotta non può che essere rivoluzionaria.
Siamo al fianco della ragazza stuprata e vogliamo la condanna dei suoi stupratori, come  passo in avanti della lotta complessiva delle donne contro questo sistema sociale.

Per ogni donna stuprata e offesa, siamo tutte parte lesa!


Condannati in primo grado dal Tribunale dell’Aquila a 4 anni per violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza di 15 anni che sarebbe avvenuta durante l’adunata nazionale degli alpini del maggio 2015 all’Aquila, assolti con formula piena ‘perchè il fatto non sussiste’ ieri in appello: la Corte di Appello dell’Aquila, come riportano i quotidiani Il Centro e Il Messaggero, ha ribaltato la sentenza di primo grado nei confronti dei due giovani imputati, Danilo Ceci, oggi 35enne, nato a Parma e residente in provincia di Reggio Emilia, e il venditore ambulante Semir Belhaj, coetaneo, nato e residente a Palermo.
Secondo i giudici di primo grado, avrebbero condotto la ragazza di sera in un luogo buio ed isolato per costringerla ad atti sessuali completi, approfittando della condizione di inferiorità fisica e psichica della giovane per via della età e per il fatto che l’avevano indotta a bere più bicchieri di vino. Ieri, dopo aver ascoltato di nuovo una testimone e dopo la Camera di Consiglio, il collegio presieduto da Armanda Servino ha letto il dispositivo di assoluzione. Molto probabile il ricorso in Cassazione.
Deluse le attiviste del centro antiviolenza-Associazione Donatella Tellini dell’Aquila, parte civile nel processo. Il legale della giovane, Simona Giannangeli parla di “situazione incommentabile”, in attesa delle motivazioni della sentenza.


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