Sappiamo purtroppo bene che i padroni che attaccano in generale le condizioni di lavoro degli operai, verso le donne operaie si accaniscono ancora di più, ma ciò che è inaccettabile che questo avviene con accordi sindacali che sanciscono pesanti e illegittime discriminazioni verso le lavoratrici: alla Beretta di Trezzo da parte della Uil, alla Pellegrini/appalto Acciaierie d'Italia da parte della Cisl e anche Usb.
Ci fanno specie tutti coloro, compreso voci di questi sindacati, che ogni tanto si uniscono al coro delle denunce, piagnistei di come è doppiamente sfruttata, oppressa, discriminata, la condizione di lavoro delle lavoratrici, e poi sono essi stessi artefici dal nord al sud di questa condizione.
La giusta risposta è la ribellione e la lotta delle lavoratrici, come sta avvenendo in queste due fabbriche - a cui l'Assemblea donne/lavoratrici nazionale dà tutto il suo sostegno e crea le condizioni per unire queste lotte.
Alla Beretta di Trezzo, la nuova azienda, la MPM spa, che ha rilevato l'appalto, e che è già conosciuta per paghe basse, inquadramenti, differenze retributive, provvedimenti disciplinari, licenziamenti e trasferimenti repressivi, mal sopporta che le operaie, le donne si organizzino sindacalmente e si difendano in fabbrica,
delle quali oltre la forza lavoro vuole disporre anche della vita.E questo ha avuto recentemente la sua attuazione con l’accordo firmato con la Uil, sottobanco, senza consultazione ne’ comunicazione alle operaie. Questo accordo va a colpire ‘la maternità’ che per le operaie della fabbrica vuol dire ‘gestione di permessi per far fronte a tutto ciò che è caricato sulle spalle di una operaia/mamma… e lo fa in modo vigliacco con la rappresaglia economica: un giorno di assenza meno 50 euro, due assenze meno 100 euro, tre assenze via il ‘premio’. L'accordo di fatto attacca la malattia quando la maggior parte delle operaie va al lavoro con i medicinali in borsa per le pesanti condizioni sulle linee
Questo accordo, cosiddetto per il premio presenza, è totalmente in sintonia con le richieste dei padroni che vogliono le operaie sempre presenti al lavoro a qualsiasi condizione. Allo stesso modo colpisce le operaie che si infortunano. O che denunciano gli infortuni.
Alla Pellegrini di Taranto, l'accordo sottoscritto a fine marzo tra la ditta - multinazionale - e Cisl e Usb, prevede che solo a una parte minoritaria dei lavoratori e lavoratrici part time viene confermato l'aumento dell'orario di lavoro a 24 ore settimanali, fatto durante i due anni di covid; per tutti gli altri NO, perchè avrebbero superato le 48 ore di assenza per malattia nel periodo Febbraio/dicembre 2021;
Si tratta di una vera e propria discriminazione e divisione, fondata su un "criterio di premialità", cioè di piena disponibilità verso l'azienda; un "premio" legato ad una sorta di fedeltà all'azienda, alla subordinazione ai criteri di "produttività, efficienza e obiettivi". La Pellegrini, grazie a questo lavoro ha incassato profitti, ai lavoratori si concede un premio...
Questo accordo colpisce soprattutto le donne. Chi è stata in malattia, chi ha dovuto per motivi familiari assentarsi viene "punita". Per le lavoratrici solo la "maternità obbligatoria o facoltativa" non viene definita "assenza", ma tutto il resto sì: problemi di salute che le lavoratrici hanno per dover fare il doppio lavoro, in fabbrica e in casa, problemi familiari, con i figli, problemi di assistenza anziani (che vengono scaricati sempre sulle donne), vengono arbitrariamente escluse buona parte delle malattie, anche interventi operativi, periodi di quarantena per covid - in cui era vietato dalla normativa Asl uscire di casa, malattie psichiche, ecc.
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