SULL’ENNESIMO
“NO” DELLA CGIL - SEMPRE PIU’ ASSERVITA AL PADRONATO E ALLA
BORGHESIA- ALL’ADESIONE ALLO SCIOPERO DELLE DONNE DEL 9 MARZO
PROSSIMO
10-100-1000
SCIOPERI GENERALI RIVOLUZIONARI DELLE DONNE!
Da
quanto si è appreso nei giorni scorsi, la cgil ha risposto con un
ennesimo secco “NO” alla richiesta di adesione allo sciopero
delle donne del 9 marzo p.v., avanzata con una lettera aperta dalla
direzione di NUM.
Ovviamente,
la cosa non ci sorprende affatto, anche perché già lo scorso anno,
malgrado i feroci attacchi sferrati principalmente alle donne dal
fascio-sessista-razzista Salvini e dal governo Nero Lega/M5S, Landini
si guardò bene dal fare un “torto” a quest’ultimo e a stato e
padroni. Figurarsi oggi, con il “governo amico”… .
Del
resto non ci si può aspettare altrimenti da un’organizzazione
sindacale sempre più asservita ai padroni, alla borghesia e al
sistema del capitale.
Non
dimentichiamo che la cgil- storicamente cinghia di trasmissione”
del PCI- a partire dagli anni ’70, in nome del “compromesso
storico”, frutto della svolta revisionista e riformista del Partito
Comunista Italiano, ha collaborato attivamente al massacro dei
diritti dei lavoratori, a cominciare da quelli della classe operaia
ridotta sempre più a schiavitù salariata, nonché delle operaie e
lavoratrici, sempre più sfruttate, ricattate, umiliate, sottopagate
e le prime ad essere licenziate.
E’
storia che senza il pieno sostegno della cgil, che da sempre detiene
il maggior peso all’interno della classe operaia e della classe
lavoratrice più in generale, tale massacro non sarebbe stato
possibile.
Ricordiamo
che nel secondo “biennio rosso” – 1968-1969- le lotte e la
radicalità della classe operaia erano riuscite a modificare i
rapporti di forza all’interno delle fabbriche costringendo i
padroni a cedere a rivendicazioni rivoluzionarie per l’epoca, sia
sul piano salariale che sulle condizioni di lavoro e i diritti
sindacali.
Poi,
negli anni ’70, in seguito alla crisi economica, la borghesia cercò
di riprendersi con gli interessi, attraverso la politica
dell’Austerity e più feroci attacchi alla classe operaia e al
proletariato, tutto quello che era stata costretta a mollare
precedentemente.
La
cgil insieme al PCI di Berlinguer, come anzidetto, fu subito pronta a
dare man forte alla borghesia e al padronato, all’insegna del
rilancio dell’economia capitalistica e dei profitti, sulla pelle,
in primis, degli operai.
La
classe operaia, unitamente al movimento studentesco e rivoluzionario,
rispose con una prolungata mobilitazione e una dura lotta. Anche i
dirigenti sindacali della cgil venivano fischiati e inseguiti
sistematicamente a suon di bulloni e di oggetti contundenti di vario
tipo, tanto che erano costretti, durante i tentativi di comizio, a
ripararsi dietro scudi di plexiglas e a farsi scortare/difendere
dalle forze dell’ordine. La notoria cacciata di Lama dalla
Sapienza di Roma del ’77 è solo uno dei tantissimi significati
episodi contro il collaborazionismo della cgil e del PCI.
E’
stata la svendita dei diritti dei lavoratori che ha portato negli
anni ’80 alla nascita dei sindacati di base e alla coscienza della
necessità di costruire il sindacato di classe.
Non
vi è alcun dubbio che in tutti questi anni la cgil abbia continuato
a supportare il fascismo padronale e le politiche moderno fasciste,
antioperaie e antipopolari dei vari governi di turno, di centrodestra
e di centrosinistra, facendosi portavoce e puntello degli interessi
dei padroni e della borghesia, fungendo peraltro da pompiere del
conflitto di classe, divenendo insieme agli altri sindacali
confederali un vero e proprio apparato burocratizzato dello stato.
L’intensificazione
bestiale dei ritmi e dello sfruttamento operaio, l’assenza di
sicurezza e l’aumento dei morti sul lavoro; l’abolizione della
scala mobile, il ripetuto attacco all’art. 18, il Pacchetto Treu,
che ha legalizzato la precarietà, la riforma delle pensioni Dini,
che ha introdotto il calcolo contributivo; la Legge Biagi, che ha
estenso flessibilità e precarietà del lavoro e della vita,
legandola alle esigenze padronali; e ancora, l’accordo
interconfederale del 2011, che ha previsto l’acquisizione di un
ruolo di primo piano della contrattazione decentrata a discapito di
quella nazionale, con la facoltà di peggiorarlo, così come è di
fatto accaduto; l’accordo sulla rappresentanza sindacale, firmato
tra confederali e Confindustria, che ha sancito la dittatura
sindacal/padronale, con l’attacco al diritto di sciopero, alla
libertà democratica di organizzazione dei lavoratori e al dissenso
dagli accordi/contratti truffa, per non parlare dell’introduzione
dello sbarramento del 5% sulla rappresentatività, al fine del
mantenimento del monopolio dei confederali, nonché dell’imposizione
ai sindacati di base della sottoscrizione della legge sulla
regolamentazione degli scioperi, pena l’impossibilità di poter
proclamare lo sciopero. Inoltre, la sciagurata legge Fornero, che ha
allungato l’età pensionabile colpendo principalmente le donne; il
Jobs Act, che ha flessibilizzato al massimo il lavoro e che ha
abolito l’art. 18 nel privato, eliminando il reintegro nel posto di
lavoro, sostituito da un indennizzo economico. Infine vi è il
decreto dignità, che normalizza ulteriormente la precarietà
alimentando i licenziamenti facili. Tutto questo scempio, questa
carneficina via via dei diritti dei lavoratori, sacrificati
sull’altare dei profitti padronali e della borghesia, è stata
inconfutabilmente permessa e accompagnata dalla collusione della cgi
- oltreché di cisl e uil.
Da
Lama a Pizzinato, da Trentin a Cofferati, da Epifani alla Camusso e a
Landini - ex segretario generale della Fiom, è stato un crescendo
dell’affossamento dei diritti e degli interessi della classe
operaia (uno dei casi più eclatanti è l’ILVA di Taranto) e
lavoratrice, tutta. Fatto che ha portato ancor via via ad una
considerevole contrazione delle adesioni, maggiormente nella cgil
(285 mila in meno tra il 2015 e il 207), con un calo del 70% al sud.
Il
perché i vertici della cgil, così come quelli di cisl e uil,
persistano nei loro misfatti malgrado la perdita di consenso e di
iscritti, è più che palese: 1) per continuare a mantenere i propri
privilegi concessi dai padroni e dallo stato; 2) oramai si sono
arricchiti con stipendi e pensioni d’oro; 3) dopo il mandato
sindacale passano o ritornano alla politica, nei palazzi del potere
continuando ad arricchirsi, sempre sulla pelle dei lavoratori e delle
masse proletarie e popolari.
Pertanto,
di che parliamo!
A
fronte di tutto quanto sopra, pensare e continuare a sperare che
prima o poi la cgil si ravveda, è solo una pia illusione!
Perciò,
a Maria e a tutte le altre lavoratrici, ma anche ai lavoratori,
ancora iscritti alla predetta organizzazione sindacale, diciamo che
se non ora, quando strapparne le tessere? Quando rompere con un
sindacato che, come si è visto, è passato, armi e bagagli, alla
borghesia, facendosi puntello del fascismo padronale e dei governi
moderno fascisti che colpiscono maggiormente le lavoratrici/donne?
Altresì,
quando darete una mano a costruire il sindacato di classe, che abbia
al centro la classe operaia e la condizione di doppio sfruttamento,
oppressione, discriminazione delle operaie/lavoratrici/donne?
Quando
insieme costruiremo il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
e un nuovo Partito Comunista Rivoluzionario che abbia in prima fila e
alla direzione le donne, per rovesciare ogni governo reazionario e il
sistema del capitale, che proprio sulle donne si accanisce di più
dispiegando tutta la sua barbarie?
Alla
direzione di NUM invece chiediamo quando la smetterà di inseguire la
cgil e di brontolare perché non se la fila per niente, anziché
denunciarla pubblicamente perché correa del massacro dei diritti
delle lavoratrici e dei lavoratori?
Quando
si metterà in testa che senza una lotta rivoluzionaria, e non di
certo riformista, delle lavoratrici e delle donne -innanzitutto
proletarie, quelle più sfruttate e oppresse- non potrà mai esservi
un alcun cambiamento dello stato di cose, soprattutto per le donne?
SCATENARE
E ORGANIZZARE LA LOTTA E LA VIOLENZA RIVOLUZIONARIA DELLE DONNE,
PERCHE’ TUTTA LA VITA POSSA REALMENTE CAMBIARE!
M.S.
per
le lavoratrici SLAI Cobas sc ed MFPR -Policlinico Palermo
24.02.2019