L'opuscolo del Mfpr che racconta il 1° sciopero delle donne |
(Da Tavolo 4) - Nel primo eccezionale sciopero delle donne in Italia, evento unico
del 25 novembre del 2013, promosso dal Mfpr che ha poi rilanciato e
organizzato il secondo sciopero delle donne l'8 marzo di questo anno,
tante lavoratrici, precarie, donne disoccupate, giovani hanno
scioperato, sono scese in lotta accendendo una scintilla che dal sud al
nord del nostro paese ha illuminato il percorso di lotta delle
lavoratrici, delle proletarie contro una condizione di doppio
sfruttamento e doppia oppressione che ci tocca tutte.
Che la
scintilla dello sciopero delle donne oggi si accenda e si estenda anche
in altri paesi, dalla Polonia, all'Argentina, alla Francia è un
segnale forte di come esso può e deve essere un'arma reale e affilata
nella lotta contro i padroni, i governi, lo Stato che al servizio del
sistema capitalista e imperialista pone l'oppressione e la subalternità
delle donne come una delle proprie basi …
Scrivevano
le compagne del Mfpr a proposito dello sciopero delle donne che come
lavoratrici, precarie... abbiamo fatto in diverse città dal Nord al Sud
"Uno sciopero delle lavoratrici, ma che è più giusto chiamare
"SCIOPERO DELLE DONNE", perché ha al centro le lavoratrici, ma chiama
alla lotta tutte le donne. Uno SCIOPERO TOTALE, contro il lavoro sfruttato e
oppressivo, contro il lavoro negato alle donne e contro il doppio lavoro, uno
sciopero di tutte le donne contro l'insieme degli attacchi che padroni,
governo, Stato, Chiesa portano avanti. Uno SCIOPERO che intreccia e trova le sue ragioni nella
condizione di CLASSE E DI GENERE.
Per le donne ogni attacco alle condizioni di lavoro e di
vita significa più oppressione, più subordinazione, più attacchi ideologici,
più legittimazione di un clima generale da moderno medioevo - vera fonte delle
violenze sessuali; ogni attacco aumenta la condizione di oppressione familiare,
in una famiglia che diventa sempre più sia il più grande “ammortizzatore
sociale” per il sistema capitalista soprattutto nella fase di crisi, ma anche
strumento di controllo, normatività.
Ogni peggioramento della condizione delle donne, quindi, non
è solo materiale ma anche ideologico, mira a riaffermare costantemente la
posizione di "debolezza" e subalternità delle donne in questa società
capitalista...
Uno “sciopero delle donne” non solo economico/sindacale, ma
che, sia pur partendo dalle ragioni concrete di attacco e ponendo delle
concrete rivendicazioni, è espressione e si carica della condizione generale
delle donne. Senza questo tipo di sciopero delle donne, le donne sono
invisibili in quanto classe e genere, e non possono imporre il loro punto di
vista.
Uno SCIOPERO DELLE DONNE è una novità controcorrente, una
rottura inaspettata...Lo sciopero delle donne pone il problema più generale di una
società diversa, di rapporti sociali diversi, dei rapporti uomo-donna diversi e
questo lo devono capire anche i lavoratori maschi..."
Il 25 novembre prossimo, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, nella
manifestazione nazionale a Roma delle lavoratrici, precarie,
disoccupate diremo che la strada dello sciopero delle donne deve
continuare perchè "... vogliamo unirci ad altre
lavoratrici, operaie, precarie, disoccupate, migranti che lottano nel
nostro paese, dobbiamo far confluire le varie proteste ed esperienze
specifiche in un’unica voce, in un’unica denuncia, in un’unica lotta. E
questo è cominciato ad avvenire con 'due scioperi delle donne': il 25
novembre 2013 con la partecipazione di circa 20.000 donne e ancora tante
donne hanno partecipato l'8 marzo...Prendiamo la lotta e la vita nelle nostre mani!!..." (dall'appello delle precarie di Palermo)
Che
da questo 25 novembre si possa avanzare lungo la strada che porti ad
una nuova scintilla dello sciopero delle donne perchè la nostra vita
deve davvero cambiare!
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Donne francesi in sciopero rosa per la disparità salariale
Donne francesi in sciopero in rosa ieri: migliaia di donne chiedono l’uguaglianza salariale in tutta Europa. Un flash mob che ieri pomeriggio, alle 16.34 e 7 secondi ha fatto smettere di lavorare le donne francesi per protestare contro la disparità salariale.
Un orario simbolico: da quell’ora del 7 novembre al 31 dicembre la
donna lavorerà gratis rispetto ad un uomo. Sì, i 38 giorni lavorativi
che mancano alla fine del 2016 servono infatti alle francesi per
«recuperare» il gap di stipendio coi colleghi maschi. Questo il peso
del divario salariale tra uomini e donne transalpine.
Oltralpe però le cose non vanno meglio: in Italia le donne continuano a guadagnare meno degli uomini, anche quando producono di più.
Da ieri praticamente queste donne, economicamente parlando, potrebbero smettere di lavorare perché il tempo che rimane da adesso alla fine del 2016 non verrà retribuito; servirà solo per colmare la differenza economica. Tanto che si chiedono ironicamente “perché continuare a lavorare gratis fino alla fine 39 giorni in più dei colleghi maschi senza alcuna retribuzione?” Una constatazione che trova veridicità da un recente studio Eurostat secondo cui gli uomini guadagnano il 15,1% in più delle donne.
Sono molte le donne che hanno aderito. Non sono scese in piazza, non sarebbe stato possibile, ma è stato un flash mob sui posti di lavoro, tutte in piedi, ferme, per denunciare le differenze. C’è anche però chi ne ha voluto parlare a voce: molte si sono riunite a Parigi a Place de la République...
L’aspetto però peggiore per le donne lavoratrici italiane riguarda il tasso di occupazione: il nostro Paese presenta in assoluto la differenza più grande tra uomini e donne occupati, rispettivamente il 65 e il 45%.
Oltralpe però le cose non vanno meglio: in Italia le donne continuano a guadagnare meno degli uomini, anche quando producono di più.
Da ieri praticamente queste donne, economicamente parlando, potrebbero smettere di lavorare perché il tempo che rimane da adesso alla fine del 2016 non verrà retribuito; servirà solo per colmare la differenza economica. Tanto che si chiedono ironicamente “perché continuare a lavorare gratis fino alla fine 39 giorni in più dei colleghi maschi senza alcuna retribuzione?” Una constatazione che trova veridicità da un recente studio Eurostat secondo cui gli uomini guadagnano il 15,1% in più delle donne.
Sono molte le donne che hanno aderito. Non sono scese in piazza, non sarebbe stato possibile, ma è stato un flash mob sui posti di lavoro, tutte in piedi, ferme, per denunciare le differenze. C’è anche però chi ne ha voluto parlare a voce: molte si sono riunite a Parigi a Place de la République...
L’aspetto però peggiore per le donne lavoratrici italiane riguarda il tasso di occupazione: il nostro Paese presenta in assoluto la differenza più grande tra uomini e donne occupati, rispettivamente il 65 e il 45%.
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