Il 25 novembre lavoratrici, precarie, disoccupate, migranti,
braccianti, dal sud al nord, saranno a Roma in piazza Montecitorio
dalle ore 9,30, per assediare i Palazzi del potere, il
parlamento, il Ministero del lavoro, per lottare contro tutte le
violenze dei padroni, dello Stato, del governo, degli uomini che
odiano le donne; perchè la violenza contro noi donne è sistemica ed
è questo sistema capitalista che va rovesciato, dalla terra al
cielo, perchè come donne dobbiamo rompere non una ma mille catene e
tutta la nostra vita deve cambiare.
INVITIAMO TUTTE AD ESSERCI IL 25 IN PIAZZA MONTECITORIO, ogni realtà
delle donne porti le sue "bandiere", i suoi simboli, la sua
esperienza e realtà, perchè l'unità delle lavoratrici è una forza
poderosa. Noi non vogliamo solo le bandiere nere, grigie, sporche
delle donne istituzionali, dei partiti che nel governo e in
parlamento sono responsabili della nostra condizione di sfruttate e
oppresse.
Il 26 novembre le lavoratrici, rappresentanze delle donne proletarie saranno alla manifestazione "nonunadimeno" per portare questa battaglia: "Non ci avete fermato e non ci fermerete"- "Noi donne non vogliamo avere paura. La lotta delle donne deve far paura".
MFPR
Il 26 novembre le lavoratrici, rappresentanze delle donne proletarie saranno alla manifestazione "nonunadimeno" per portare questa battaglia: "Non ci avete fermato e non ci fermerete"- "Noi donne non vogliamo avere paura. La lotta delle donne deve far paura".
MFPR
Ma diciamo qualcos'altro.
Le promotrici della manifestazione del 26 novembre parlano solo di manifestazione contro la violenza maschile sulle donne e scrivono che essa "può essere affrontata solo con un cambiamento culturale radicale, come ci hanno insegnato l’esperienza e la pratica del movimento delle donne e dei Centri Antiviolenza".
Questo è vedere l'albero e non la foresta. Sappiamo bene, sulla nostra pelle, che la violenza maschile è interna, frutto e solo parte di una violenza generale, che quindi non può essere "affrontata" ma solo combattuta, combattendo questo sistema borghese che ogni giorno la genera.
Secondo, le promotrici di "nonunadimeno" nascondono la verità: tutti questi anni hanno dimostrato il contrario di quello che affermano: i centri antiviolenza, un movimento, purtroppo una tantum, delle donne che chiede agli stessi responsabili delle nostre morti (governi, parlamento, ecc.) cambiamenti, interventi, non ha cambiato di un ette la situazione; anzi essa è nettamente peggiorata, e gli "interventi" si sono fatti beffe anche dei centri che si occupano delle donne.
"Nonunadimeno" citano le donne in sciopero della Polonia, dell'Argentina, e ora anche le lavoratrici del nord europa, ma non vogliono imparare niente da queste: è lo sciopero delle donne - che l'mfpr in Italia ha attuato e praticato per ben due volte a livello nazionale - che fa paura a padroni, governi, uomini. E' la ribellione contro l'intero sistema, la costruzione nella lotta di una forza poderosa per la rivoluzione che può essere pericolosa per questo Stato borghese e come effetto può anche strappare dei risultati immediati.
Le promotrici della manifestazione del 26 novembre dicono che "non saranno accettati all’interno del corteo bandiere, slogan, striscioni istituzionali di organizzazioni di partito e sindacali". Ma non devono esserci neanche donne istituzionali, parlamentari, sindacaliste che "senza bandiera" si infiltrano nella manifestazione.
Non vogliamo una Reggio Calabria (con la Boldrini, Boschi, Lorenzin...). Vogliamo invece lo spirito e la pratica della grande manifestazione delle donne del 2007 che cacciò dal corteo e dal palco queste infiltrate.
Per tutto questo le donne proletarie, le lavoratrici, le precarie non possono semplicemente accodarsi alle posizioni, concezioni perdenti del femminismo piccolo e medio borghese.
Dobbiamo portare avanti la nostra lotta generale, il 25 novembre e tutti i giorni, e portare le nostre parole d'ordine nella manifestazione del 26.
MFPR
Le promotrici della manifestazione del 26 novembre parlano solo di manifestazione contro la violenza maschile sulle donne e scrivono che essa "può essere affrontata solo con un cambiamento culturale radicale, come ci hanno insegnato l’esperienza e la pratica del movimento delle donne e dei Centri Antiviolenza".
Questo è vedere l'albero e non la foresta. Sappiamo bene, sulla nostra pelle, che la violenza maschile è interna, frutto e solo parte di una violenza generale, che quindi non può essere "affrontata" ma solo combattuta, combattendo questo sistema borghese che ogni giorno la genera.
Secondo, le promotrici di "nonunadimeno" nascondono la verità: tutti questi anni hanno dimostrato il contrario di quello che affermano: i centri antiviolenza, un movimento, purtroppo una tantum, delle donne che chiede agli stessi responsabili delle nostre morti (governi, parlamento, ecc.) cambiamenti, interventi, non ha cambiato di un ette la situazione; anzi essa è nettamente peggiorata, e gli "interventi" si sono fatti beffe anche dei centri che si occupano delle donne.
"Nonunadimeno" citano le donne in sciopero della Polonia, dell'Argentina, e ora anche le lavoratrici del nord europa, ma non vogliono imparare niente da queste: è lo sciopero delle donne - che l'mfpr in Italia ha attuato e praticato per ben due volte a livello nazionale - che fa paura a padroni, governi, uomini. E' la ribellione contro l'intero sistema, la costruzione nella lotta di una forza poderosa per la rivoluzione che può essere pericolosa per questo Stato borghese e come effetto può anche strappare dei risultati immediati.
Le promotrici della manifestazione del 26 novembre dicono che "non saranno accettati all’interno del corteo bandiere, slogan, striscioni istituzionali di organizzazioni di partito e sindacali". Ma non devono esserci neanche donne istituzionali, parlamentari, sindacaliste che "senza bandiera" si infiltrano nella manifestazione.
Non vogliamo una Reggio Calabria (con la Boldrini, Boschi, Lorenzin...). Vogliamo invece lo spirito e la pratica della grande manifestazione delle donne del 2007 che cacciò dal corteo e dal palco queste infiltrate.
Per tutto questo le donne proletarie, le lavoratrici, le precarie non possono semplicemente accodarsi alle posizioni, concezioni perdenti del femminismo piccolo e medio borghese.
Dobbiamo portare avanti la nostra lotta generale, il 25 novembre e tutti i giorni, e portare le nostre parole d'ordine nella manifestazione del 26.
MFPR
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