Un ex dell'Isis racconta: “La Turchia sostiene lo Stato Islamico” - (da un articolo su Contropiano di Marco Santopadre)
Non sono mancate in questi ultimi anni, e particolarmente in questi ultimi mesi, le prove, i documenti e le testimonianze che dimostrano un legame fortissimo tra l’amministrazione turca e le forze armate di Ankara e le milizie jihadiste dello Stato Islamico. Un legame duraturo che sta resistendo anche ad un parziale voltafaccia da parte delle potenze occidentali e di alcune petromonarchie arabe che, se inizialmente hanno sostenuto la nascita dell’Isis o ne hanno addirittura favorito l’espansione, dalla scorsa estate hanno ufficialmente disconosciuto quelli che fino a quel momento erano considerati e descritti come ‘combattenti per la libertà’ e comunque tollerati perché utili nella strategia globale di destabilizzazione del governo siriano e di quello iracheno (troppo legato a Teheran) e del radicamento di Hezbollah in Libano. La Turchia non ha mai fatto mistero di considerare i miliziani jihadisti un male minore rispetto al governo di Bashar al Assad e anche rispetto ai curdi siriani...
Non sono mancate in questi ultimi anni, e particolarmente in questi ultimi mesi, le prove, i documenti e le testimonianze che dimostrano un legame fortissimo tra l’amministrazione turca e le forze armate di Ankara e le milizie jihadiste dello Stato Islamico. Un legame duraturo che sta resistendo anche ad un parziale voltafaccia da parte delle potenze occidentali e di alcune petromonarchie arabe che, se inizialmente hanno sostenuto la nascita dell’Isis o ne hanno addirittura favorito l’espansione, dalla scorsa estate hanno ufficialmente disconosciuto quelli che fino a quel momento erano considerati e descritti come ‘combattenti per la libertà’ e comunque tollerati perché utili nella strategia globale di destabilizzazione del governo siriano e di quello iracheno (troppo legato a Teheran) e del radicamento di Hezbollah in Libano. La Turchia non ha mai fatto mistero di considerare i miliziani jihadisti un male minore rispetto al governo di Bashar al Assad e anche rispetto ai curdi siriani...
...il regime turco continua a sostenere
le milizie jihadiste in vario modo: impedendo agli attivisti e ai
combattenti curdi di passare la frontiera con la Siria per andare a
difendere Kobane dagli assalti dell’Isis; permettendo ad Al Baghdadi di
addestrare i propri uomini in campi realizzati nel sud della Turchia,
territorio nei cui ospedali si curano i miliziani feriti; permettendo
che gli islamisti passino la frontiera con la Siria altrimenti
impenetrabile, con al seguito convogli pieni di armi e apparati
logistici. Video postati in rete alcune settimane fa, d’altronde, hanno
mostrato a tutto il mondo le scene di fraternizzazione tra alcuni
militari turchi e alcuni guerriglieri dello Stato Islamico mentre il
ritrovamento di alcuni passaporti e piastrine militari turche in un covo
dell’Isis conquistato dalle milizie curde ha fatto sorgere il
“sospetto” che nelle milizie sunnite che operano in Siria e Iraq ci sia
la presenza di militari e agenti dei servizi turchi.
E, nei giorni scorsi, è stato il racconto di quello che alcuni media hanno presentato come un ex membro dell’Isis a gettare una luce ancora più chiara sulle sinergie in atto tra regime turco e bande islamiste.
E, nei giorni scorsi, è stato il racconto di quello che alcuni media hanno presentato come un ex membro dell’Isis a gettare una luce ancora più chiara sulle sinergie in atto tra regime turco e bande islamiste.
“Sherko
Omer”, pseudonimo di un ex tecnico delle comunicazione che lavorava per
lo Stato Islamico, ha raccontato alla rivista statunitense Newsweek che
lo scorso febbraio avrebbe viaggiato, come parte di un’unità dell’ISIS,
in un convoglio di camion dalla loro roccaforte a Raqqa (Siria) fino
alla Turchia, per poi tornare indietro dopo essersi riforniti per
attaccare i curdi nella città di Serekaniye nella Siria settentrionale.
“Il comandante dell’IS ci ha detto di non temere nulla perché c’era
piena collaborazione con i turchi, e ci ha rassicurati che non sarebbe
successo nulla, soprattutto perché questo è il modo in cui viaggiano
regolarmente da Raqqa e Aleppo verso le aree curde più in là nel nordest
della Siria, perché era impossibile viaggiare attraverso la Siria
perché le YPG [Unità di autodifesa del Kurdistan siriano] controllavano
la maggior parte della regione curda” ha detto Omer in merito al doppio
passaggio tramite la frontiera tra Siria e Turchia. “Mentre cercavamo di
passare il posto di confine di Ceylanpinar, la luce di sorveglianza dei
soldati turchi ci ha individuati. Il comandante ci ha detto di stare
calmi, restare in posizione e di non guardare la luce. Ha parlato di
nuovo alla radio in turco e noi siamo rimasti nelle nostre posizioni. La
luce di sorveglianza si è poi spostata circa 10 minuti più tardi e il
comandante ci ha ordinato di muoverci perché (...) era il segnale che
potevamo attraversare il confine verso la Siria senza correre rischi.”...
"Isis e Tirchia collaborano sul campo sulla
base del fatto che hanno un nemico comune da distruggere, i curdi” ha
aggiunto Omer...
Da tempo i curdi siriani denunciano l’attivo sostegno del regime
turco ai jihadisti che attaccano le città del Rojava. “Abbiamo prove più
che sufficienti che l’esercito turco da ai terroristi di ISIS armi,
munizioni e gli permette di attraversare i valichi di confine ufficiali
turchi per consentire ai terroristi di ISIS di avviare attacchi disumani
contro il popolo curdo nel Rojava” ha detto qualche tempo fa Polat Can,
uno dei portavoce delle Ypg.
Intanto, secondo numerose fonti, lo scorso 2 novembre
l’organizzazione di Al Baghdadi avrebbe stretto un vero e proprio
accordo di alleanza con il Fronte Al Nusra, sezione di Al Qaeda in
Siria. Alla riunione vicino ad Aleppo, inoltre, avrebbe partecipato
anche un comandante dell’Esercito Siriano Libero, un coordinamento di
forze per lo più islamiste radicali e in certi casi liberali e
nazionaliste che secondo Ue, Stati Uniti, Turchia e petromonarchie
dovrebbe costituire “l’alternativa all’Isis” nella gestione della Siria
dopo la destituzione violenta del governo attuale di Damasco....
L'MFPR aveva perfettamente ragione
quando ha lanciato nel convegno dell'11 ottobre alla Casa internazionale delle donne e alla manifestazione del 1° novembre in solidarietà con i kurdi l'appello ad un presidio delle donne sotto l'ambasciata turca, spiegando le due ragioni per cui era giusto e necessario:
quando ha lanciato nel convegno dell'11 ottobre alla Casa internazionale delle donne e alla manifestazione del 1° novembre in solidarietà con i kurdi l'appello ad un presidio delle donne sotto l'ambasciata turca, spiegando le due ragioni per cui era giusto e necessario:
1) perchè vogliamo sostenere le nostre sorelle curde che combattono
per la difesa di Kobane e Rojava; le combattenti curde sono in prima
fila nella lotta di tutto il popolo curdo e insieme portano avanti
la battaglia per la liberazione sociale delle donne; esse mandano un
messaggio a tutte le donne che deve essere raccolto dalle donne del
nostro paese;
2) perchè vogliamo denunciare il ruolo complice dell'Isis della Turchia, come dei regimi arabi, come degli imperialisti, Usa ed europei. Questo secondo aspetto è altrettanto importante e ci spetta, a noi donne che viviamo in uno di questi paesi imperialisti.
Oggi la Turchia in questa battaglia dei nemici del popolo curdo assume un ruolo di punta nello schiacciare la rivoluzione in Rojava.
Se vogliamo essere al fianco delle donne, combattenti curde che difendono con la vita Rojava per tutto quello che significa anche per le donne, noi dobbiamo lottare contro chi, Turchia, imperialismo... fa una finta opposizione all’ISIS mentre l'ha fornita di armamenti, dollari; come dobbiamo smascherare l'autorizzazione al passaggio di poche centinaia di curdi di Barzani (quelli, sì, che si affidano all'aiuto dell'imperialismo Usa) a fini di autopropaganda, mentre lascia morire ai suoi confini migliaia di curdi, donne, bambini. Questa lotta ci tocca!"
2) perchè vogliamo denunciare il ruolo complice dell'Isis della Turchia, come dei regimi arabi, come degli imperialisti, Usa ed europei. Questo secondo aspetto è altrettanto importante e ci spetta, a noi donne che viviamo in uno di questi paesi imperialisti.
Oggi la Turchia in questa battaglia dei nemici del popolo curdo assume un ruolo di punta nello schiacciare la rivoluzione in Rojava.
Se vogliamo essere al fianco delle donne, combattenti curde che difendono con la vita Rojava per tutto quello che significa anche per le donne, noi dobbiamo lottare contro chi, Turchia, imperialismo... fa una finta opposizione all’ISIS mentre l'ha fornita di armamenti, dollari; come dobbiamo smascherare l'autorizzazione al passaggio di poche centinaia di curdi di Barzani (quelli, sì, che si affidano all'aiuto dell'imperialismo Usa) a fini di autopropaganda, mentre lascia morire ai suoi confini migliaia di curdi, donne, bambini. Questa lotta ci tocca!"
E' grave che questo
appello non sia stato raccolto, anche da parte di forze di donne che si
dicono al fianco delle combattenti curde e denunciano quello che succede
a Kobane; così è stata una scusa l'obiezione proveniente da una
organizzatrice del convegno dell'11 ottobre, secondo cui il presidio
sotto l'ambasciata turca doveva essere escluso perché
la lettura che i media inevitabilmente (erratamente e
strumentalmente) ne avrebbero dato è che si chiede un intervento
militare
della turchia...
L'MFPR, dopo aver cercato comunque fino all'ultimo di realizzare un presidio sotto le Istituzioni complici dei massacri contro i curdi, l'ha poi fatto nella giornata del 25 novembre sotto l'ambasciata turca e l'ufficio culturale turco, e anche in altre città è stata l'unica realtà che ha portato in ogni iniziativa la parola d'ordine: con le combattenti curde, contro Isis, Turchia, imperialismo.
E pur se realizzato
con pochissime forze, a dimostrazione della sua importanza, ha avuto un
eco internazionale ed è stato pubblicato su Rojava Breaking News:
pubblicato su Rojava Breaking News
In front of the Turkish Embassy and the Ministry of Defense, November 25, the International Day for the Elimination of Violence against Women -#Kobane
Read more / More photos:
oltre che in kurdish.female.fighters.ypj
e su UIKI onlus in italiano
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