Gli scioperi, le manifestazioni di questi mesi, settimane, il 25 ottobre
a Roma, vedono chiaramente una grossa partecipazione delle donne,
lavoratrici, precarie, disoccupate, fino alle ultime manifestazioni,
iniziative del 14 novembre, dove in alcune realtà, come abbiamo visto
dai resoconti dello Slai cobas per il sindacato di classe di Palermo,
Taranto, ne sono l'anima più combattiva.
Le condizioni di lavoro, di vita delle operaie, delle lavoratrici "“gridano”
il doppio sfruttamento e la doppia oppressione... denunciano
l’intreccio continuo tra condizione di classe e condizione di genere... e
nello stesso tempo dimostrano la potenzialità di ribellione e di lotta
più ricca, più generale frutto proprio di questa condizione..."
(Dall'opuscolo 'S/catenate').
Questa complessità e potenziale forza di questo intreccio viene
ignorata, soffocata dalla Cgil/Fiom (nonostante da anni abbiano creato
una struttura specifica di donne metalmeccaniche nell'organizzazione
sindacale), ma spesso anche dalla maggiorparte dei sindacati di base.
Spetta alle lavoratrici farla emergere e "imporla" nella battaglia sindacale di classe.
Riportiamo su questo un breve stralcio dal paragrafo "Una utile (ma
sprecata) inchiesta sulle operaie metalmeccaniche della Fiom"
dell'opuscolo "S/catenate - donne-lavoro-non lavoro una lotta di classe e
di genere"
"...La politica,
le concezioni della Fiom smorzano la denuncia forte che viene dalle
operaie e dalla loro condizione al massimo in un elenco di richieste,
che il più delle volte restano sulla carta, o gestite in forma
ultrariformista che ne ammazza la potenzialità di rottura.
La
democrazia sindacale, di fatto inesistente per tutti i lavoratori, per
le lavoratrici si tratta anche in questo campo del proseguimento della
discriminazione generale. Le Rsu, anche nelle fabbriche con presenza
femminile, normalmente sono composte di soli uomini, e viene tolto alle
lavoratrici il diritto di decidere su accordi che riguardano le loro
condizioni di lavoro o contro piani o accordi che penalizzano la
maternità o aumentano le differenze di genere nei salari e nelle
mansioni. C’è da dire, comunque, che secondo le nuove regole nei casi in
cui le sole delegate in una Rsu si opponessero ad accordi contro le
donne, se non sono la maggioranza, sarebbero poi costrette a far
applicare tali accordi.
Questo
dimostra che anche rispetto alla battaglia sindacale per le lavoratrici
l’aspetto principale non può essere quello di entrare e cercare di
cercare di farsi spazio in una democrazia sindacale ormai inesistente e
imbrigliante la forza delle lavoratrici, ma di costruire l’unità e la
lotta delle donne e come donne sui posti di lavoro, e di essere le
principali protagoniste interessate alla costruzione del sindacato di
classe di tipo nuovo che ponga come principio costitutivo e
permanentemente agente il ruolo delle donne lavoratrici nella
costruzione, direzione, nel carattere di classe e di genere che deve
avere il sindacato, rompendo nei fatti con una “classe senza sesso”, ponendo la questione di genere dentro la questione di classe...".
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