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07/10/10

un'altro femminicidio

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una Compagna

un'altro femminicidio tremendamente annunciato, come tantissime donne desaparecide che non sono più tornate vive!

sarah, una di noi ,che ha trovato nella famiglia lo stupro e la morte, notizia che i media ricacciano nella cronaca nera , ma che invece è la questione politica più disconosciuta, e non affrontata ,perchè la violenza domestica è come se fosse un nemico intoccabile , proprio come la sacra famiglia... che dall' altra parte ,quella dello stato e delle istituzioni ,viene protetta e finanziata.
il bilancio di tutto questo sistema è un'altra ragazza assassinata, che si aggiunge alle altre 114 , solo di quest' anno...e solo in italia ; alle donne ,che ,come faith, vengono prima internate nei cie, poi, deportate illegalmente, alle donne lapidate da noi a Novi!, alle donne giustiziate per aver denuciato lo stupratore della figlia... a tutte noi , che vediamo i nostri corpi usati come un campo di battaglia...
e tutto questo non è un' emergenza di questi giorni, è la nostra quotidianità.
prima o poi tutti questi maschi violenti dovranno "pagarla cara" e "pagare tutto" ... un uomo morto non stupra!!!!

Layla, lesbica femminista operaia

concordo pienamente, total,mente: tripudio di cronaca nera e compiacimento che sia così da parte dei media e delle persone coinvolte. squallore assoluto nei squarci delle trasmissioni che sono riuscita a guardare. oltre non ce l'ho fatta.
la questione è davvero politica, di un becero personale che ormai si è fatto politico a tutto tondo: televisione prima, dopo, dichiarazioni, interviste, pianti sorrisi, il corpo delle donne per una compoarsata, assecondando i peggiori istinti e/o le peggiori nefandezze divenuite normalità di u na società maschilista che lo diviene sempre di più, per me e per tamte di noi, in modo sempre più insopportabile.
Sabato andrò a Novi che sta vicino a Mantova ma, francamente, non nutro speranze per la risposta politica che vorrei: con altre compagne femministe sono stata alla staffetta di Brescia dello scoros marzo a Brescia e l'impressione è stata altrettanto politica. anche quì in una direzione che non può essere di nessun interesse per le donne e per il ragionamento che ci interessa.
Tuttavia occorre una reazione chiara: permettere che le vicende di violenza sulle donne non siano relelegate e considerate come cornache di nera, morbosi aspeti degli angoli bui delle famiglie italiane, ribadire e urlare qual'è davvero la considerazione che questo tipo di società capitalista ha delle donne, smascherare i messaggi che vengono propagati e che appaiono oggi inattaccabili e intoccabili da ogni parte, senza distinzione, non stancarsi di ripetere e dimostrare lo squallore della imperante cultura maschilista, parte integrante della manipolazione e del totalitarismo capitalista.
Gli esempi che dice Layla sono gli esempi di tutti i giorni: ce ne sono a migliaia nella quotidianità, rischiano di ri - diventare la normalità.
Chiedere, esigere giustizia, replicare ad ogni attacco diventa indispensabile.
Se oggi siamo costretti a sorbirci le prediche mediatiche sugli operai che "sbagliano ed hanno sbagliato" ad alzare la testa (chiedevano solo il lavoro), rimembrando la vicenda torinese della Fiat degli 80, esaltando qui capetti venduti al padrone e che il padrone, raggunto lo scopo (il filotto lo chiama Caliari con spocchia da servo!) ha licenziato e prepensionato servendosi della nuova generazione di mabager più adatta a nuovi temnpi e scopo, cosa potrà mai avvenire (e rischia di accadera a partire dalla Lombardia) per le donne: l'abiura su aborto, divorzio, diritto di famiglia, autoderminazione. L'attacco è agli inizi: legge 40, RU 486, discipline normative della giunta filo CL della Lombadia, ritorno ai biechi stereotipi del passato mentre sugli schermi il corpo dlle done è solo merce.... non saranno i giudici che ammettono il rinvio alla Comnsulta di una legge (sia pur ipocritamente devastante che ha quindi giustamente aperto la via al giudizio costituzionale) a far crescere le coscienze, occorre tornare e rivendicarli e difenderli i diritti conquistati, con la lotta, la presenza nelle piazze, il conflitto per il diritto al lavoro ed alla autoderminazione nelle fabbriche. Niente ci è stato regalato e cuiò che abbiamo conquistato la borghesia non ce lo vuole lasciare per sempre, a differenza die propri privilegi che considera naturali.
Grazie Layla.

Monica Perugini (Mantova)

05/04/10

Lettera da una sfollata alloggiata alla caserma Campomizi

Giro di vite alle visite alla campomizzi
A seguito della occupazione di una stanza presso la Campomizzi da parte di Anita, coraggiosissima donna di 85 anni che si rifiuta di stare ancora sulla costa, in assoluta solitudine, alle h. 19,00 circa, dopo l'arrivo per il secondo giorno consecutivo delle forze dell'ordine (come da regolamento della SGE, struttura gestione emergenza!), è stato affisso in bacheca un ridicolo volantino di cui vi sottolineo una piccola, ma significativa parte: "I Visitatori giornalieri non possono essere ospitati per la notte....; si specifica inoltre che con decorrenza immediata, anche al fine di garantire la migliore convivenza tra le esigemze degli sfollati e le esigenze degli universitari ( che non ci sono, salvo 3 ragazzi), non sono ammessi ingressi se non per visite ad ospiti che esprimono, in forma scritta,il proprio assenzo alla visita stessa, e in ogni caso non oltre le ore 22,00". Fate girare. E' una vergogna. Vogliono esercitare un controllo interno. Qui si sono spaventati tutti, perché abbiamo fatto entrare dei giornalisti e perché c'è Anita che, pur piangendo, non andrà via.
Bisogna fare qualcosa e fargliela scoppiare la bomba degli anziani a questi maledetti stronzi.

16/03/10

LEGALITA'

La colpa di Joy è quella di essersi ribellata.
Per certe anime pie, quando ci si ribella si passa dalla parte del torto, l'ho sentito dire anche a proposito di Rosarno.
Comunque è giusto,secondo certe persone, che Joy sia stata portata prima nel CIE, poi in carcere, poi di nuovo nel CIE e che adesso venga espulsa perchè la legge è sopra tutto e sopra tutti.
Il valore assoluto per costoro è la legalità.
La legge è ingiusta e disumana, ma è un idolo a cui va immolata la vita, la dignità, la speranza.
La legalità ,nella cultura di queste persone, è molto più moderna e fa tanto di sinistra rispetto a dio-patria-famiglia.
Però Joy e compagne si consolino, fra trent'anni porteranno le scolaresche a vedere i CIE e , chissà, metteranno anche una targa a ricordo.
Le brutture e le aberrazioni riguardano sempre il passato e mai il presente, riguardano sempre gli altri paesi e gli altri popoli, noi ci auto -assolviamo sempre. Ma poi, diciamocela tutta, la colpa è sempre di Joy che ,essendo africana, non conosce la convivenza civile, altrimenti si sarebbe comportata diversamente!
E sia sicura,qualche convegno su di lei le esperte lo faranno, con la presenza di figure istituzionali che ci stanno sempre bene.
Ma la colpa è nostra che non difendiamo la costituzione. Peccato che i CPT siano stati introdotti da un governo di centro-sinistra, perfezionati da un governo di centro-destra e dichiarati costituzionali.
Sicuramente avremmo evitato l'espulsione di rifugiati politici e magari l'aggressione alla Jugoslavia con il governo D' Alema!
Ma noi insistiamo negli errori.
Sabato 13 marzo siamo andate sotto il CIE di Ponte Galeria invece che alla manifestazione di piazza del Popolo del centro-sinistra.
Il centro destra è tanto lontano da noi,tanto quanto il centro sinistra non ci inganna.
Loro sono accomunati nella gestione di questa società.Noi siamo fuori e altro.
Noi siamo femministe e perciò maleducate e indecorose, siamo dalla parte di Joy e delle sue e nostre sorelle.

Elisabetta

24/02/10

Lavoratrici OMSA

Amiche e amici, vi porto via un po' di tempo raccontandovi quello che sta succedendo in questi giorni a Faenza, più o meno nell'indifferenza generale.
Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione all'estero della produzione. Il proprietario dell'OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia, dove ovviamente la manodopera, l'energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi. Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro. Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti, salvo poi spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c'è più niente da fare.
Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell'azienda, al
freddo, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari, (tentativo documentato anche da Striscia la Notizia sabato scorso, ma ad onor del vero il servizio è stato brevissimo e piuttosto superficiale).
Personalmente, non sono coinvolta nel problema, ma trovo sempre più allucinante che in Italia non esistano leggi che possano proteggere i lavoratori dall'essere trattati come mere fonti di reddito da lasciare in mezzo a una strada non appena si profili all'orizzonte l'eventualità di un guadagno più facile.
Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali, boicottando i marchi Philippe Matignon - Sisi - Omsa - Golden Lady - Hue Donna - Hue Uomo - Saltallegro - Saltallegro Bebè - Serenella. Vi sarei grata se voleste dare il vostro contributo alla campagna, anche solo girando questa mail a quante più persone potete. Grazie mille per l'aiuto e il supporto che vorrete dare a queste lavoratrici, ennesime vittime di una legislazione che protegge più gli imprenditori dei dipendenti.

24/05/09

Lettera di una sfollata di Poggio Picenze

Questa donna, se è viva, lo deve a Giampaolo Giuliani, il tecnico denunciato per procurato allarme da Guido Bertolaso.

Le interviste da lei rilasciate sono state più volte oscurate su You Tube

A Poggio Picenze si sta bene

A Poggio Picenze si sta bene, se non consideriamo la temperatura esterna intorno ai 30° e quella interna alle tende certamente superiore. Stanno bene specialmente gli anziani, magari malati e stanchi. Alcuni erano talmente stanchi che hanno preferito morire. Ma Francesco ha fiducia e mi dice: "Tanto domani arrivano i condizionatori". I condizionatori il giorno dopo non sono arrivati e nemmeno quello dopo ancora...
Sappiamo che una settimana fa si parlava di virus gastrointestinale. Colpiva gli sfollati nelle tendopoli, solo a Poggio Picenze sono state male circa 70 persone. Qualche giorno dopo sono arrivati i NAS. Hanno portato via la cucina da campo perché non rispettava le norme igieniche. Solo un caso, perché a parte questo a Poggio Picenze si sta bene. Non importa se quando hanno portato una nuova cucina - o era sempre la stessa? - hanno cucinato spaghetti spezzati bolliti, senza neanche un filo d’olio, seguiti da un bel wurstel come secondo. Ci sono sfollati a Poggio Picenze di fede musulmana. E' come se dessero una fiorentina a un cattolico il venerdì santo… Ma questo, mi rendo conto, è del tutto secondario.
A Poggio Picenze si sta bene, in fondo i macedoni sono andati via quasi tutti e chi è rimasto deve vedersela con gli xenofobi di Casa Pound. Gestiscono il magazzino degli abiti e degli alimenti. Qualche giorno fa è tornato dal suo paese un macedone, accompagnato da sua moglie incinta. Ha chiesto delle coperte perché gliene avevano date solo due. Se di giorno si crepa di caldo vi assicuro che di notte fa freddo. Si è visto trattare in malo modo dal buttafuori del magazzino. Se Alessandra non fosse intervenuta probabilmente non avrebbe avuto nessuna coperta... Ma a parte queste piccolezze, al campo di Poggio si sta benissimo.
Io sono residente a Poggio Picenze da molti anni, però quando arrivo all’ingresso del lager c’è uno sconosciuto vestito da Rambo che mi chiede: “Lei chi è e cosa deve fare nel campo?”. Evidentemente non ho quel carinissimo tesserino giallo che fa sentire le persone tutte parte di uno stesso gruppo. La sicurezza è importante e viene prima di tutto. Ma non è una questione di sicurezza anche la distribuzione di cibi non avariati? Forse no, dopo tutto a Poggio Picenze si sta bene.
Faccio un giro per salutare altri amici che si trovano in altre sistemazioni esterne al campo. Mentre parlo con alcuni di loro, vicino alla Piazza Rosa, passano due ceffi che rallentano per girare e ci scrutano dettagliatamente. Lì per lì mi preoccupo, poi mi è tutto chiaro. Sono i tutori dell’ordine di Casa Pound. Si chiamano Casa Pound ma sono a casa tua. Ti fanno sentire un’estranea, ma lo fanno solo per tenere sotto controllo la situazione, per motivi di sicurezza. Mai stati così sereni i poggiani! Sono talmente sereni che a guardarli mi viene voglia di portarli tutti via con me.

Stefania Pace
Residente a Poggio Picenze.
Sfollata a Silvi.

21/05/09

Miserie umane e sovrumane virtu'... la mia testimonianza sul terremoto


Lettera di Laura


Finite le comparsate... si solleva il velo sulla realtà.
Nel sito "Criticamente" è pubblicata questa lettera di Laura, una studentessa universitaria di Colle di Roio, paesino colpito dal terremoto.

Il testo mette in luce il punto di vista di chi il terremoto lo ha subito e, al di là dei proclami e la propaganda del governo del tipo "tutto sotto controllo" che tutti i giornali e le televisioni si sono affrettati a divulgare senza il minimo spirito critico, sta sperimentando come funzioni in realtà la macchina degli aiuti...

Ciao a tutti. Oggi è il 20 aprile 2009. Per molti Abruzzesi lo sguardo è congelato all'alba del 6 aprile 2009. Io, fisso il mio sull'ennesimo sorriso paterno e rassicurante del nostro Presidente del Consiglio, che campeggia sul paginone centrale de Il Centro, quotidiano locale e che ancora una volta (pure quando un minimo di decenza richiederebbe moderazione), fa sfoggio di capacità ed efficienza facendo grandi promesse nella speranza che si dimentichi il prima possibile (si sa gli italiani hanno memoria moooolto corta), che fino al 5 aprile nel meraviglioso piano casa che si intendeva vararare a imperitura soluzione della crisi economica, di norme antisismiche nemmeno l'ombra.

Vi scrivo da Colle di Roio (AQ) uno dei paesini colpiti dal sisma del 6 aprile 2009.

Il mio paese.

Trovo molto difficile fare ordine nel turbinio di pensieri che mi gonfiano la testa, ma ci proverò. E scrivo questa nota perchè credo che solo uno strumento quale la rete permetta di conoscere altre verità, senza mediazioni se non dell'autore.

Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite in una quarantina di tende. Tornati da una vacanza mai iniziata, assieme a Pierluigi, abbiamo cercato di dare un contributo alle attività di gestione della tendopoli che, nel frattempo, (era passata già una settimana dall'inaspettato evento), era andata sviluppandosi.

Come sapete non sono un tecnico, nè ho una qualche esperienza di gestione logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi racconto può essere viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino mi si potrà perdonare). Il fatto è, che a fronte di uno sforzo impagabile profuso da molte delle persone presenti nel nostro campo, (volontari della protezione civile, della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze di polizia etc...), inarrestabili fino allo sfinimento, ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci siamo purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della Protezione Civile stessa e nel suo sistema organizzativo.

La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia le sue solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle e sulle palle dei volontari; il resto da' l'impressione di drammatica improvvisazione. E non perchè non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti e mezzi, ma semplicemente ed a mio parere, perchè si è follemente sottovalutato il problema fin dall'inizio.

Se vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto vero che tutte le scosse precedenti (circa trecento più o meno violente prima dell'inaspettato evento) dovevano rappresentare un serio monito. Perchè non è servito il fatto che due settimane prima del sisma alcuni palazzi presenti in via XX settembre a L'Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati perchè le scosse che si erano susseguite fino a quel momento (la più alta di 4° grado, quindi poca cosa...) avevano fatto cadere parte degli intonaci e dei cornicioni...

Una persona minimamante intelligente, a capo di una struttura così grande quale la protezione civile, avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte della città, come un esercito, pronto a qualsiasi evenienza. Ed invece mi trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro campo se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti del

sisma), con l'aiuto di una manciata di instancabili volontari, che manca un coordinamento tra i singoli gruppi presenti, che la segreteria del campo (che cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva fino a ieri con un Pc portatile di proprietà di mia proprietà, acquistato "sia mai dovesse servire", e con quello di un volontario; che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per la linea Adsl (in Italia ancora uno strano coso...) stiamo ancora aspettando e quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito dell'intelligenza di qualche giovane del posto e dei suoi strumenti tecnici; che abbiamo dovuto chiamare chi disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perchè arrivati sporchi e non utilizzabili; che che fino dieci giorni dal sisma avevamo un rubinetto per trecento persone, nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e nessun tipo di riscaldamento per le tende.

Vi ricordo che in Abruzzo ed a L'Aquila in particolare la primavera fatica ad arrivare e che anche in queste notti la temperatura continua ad essere prossima prossima allo zero. Non ci si può quindi stupire che molte persone, la maggior parte delle quali anziane (e non tutte con la dentiera...), cocciutamente ed in barba alle direttive che vietano di rientrare nelle case, contiunano a fare la spola dalla tenda al bagno di casa.

Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i risultati raggiunti nel seguire più di quarantamila sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna solo avere pazienza. Condivido il ragionamento.

Quello che mi lascia stupito, che la gente non sa e che gli organi di informazione si guardano bene dal dire è che tutta la macchina si basa all'atto pratico, sulla volontà ed il cuore di persone che lasciano le loro case e le loro famiglie e che non pagate, cercano di ridare un minimo di dignità e conforto a chi, a partire dalla propria intimità, ha perso tutto o quasi. La protezione civile che molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci) non esiste nei campi, almeno non nel nostro. I volontari si alternano, perchè obbligati ad andarsene dopo circa 7 giorni.

Cosa comporta tutto questo?

Che ogni settimana si vedono facce nuove con la necessità di ricominciare a conoscersi ed imparare a coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con gli altri e quindi può avere esperienza o meno, che spesso, ed è il nostro caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati perchè non viene inviato personale apposito, con inevitabili problemi, invidie acrimonie e litigate tra...poveri.

Volete un esempio cristallino della disorganizzazione?

La nostra psicologa, giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere l'aiuto ed il sostegno che una persona addetta può dare e quale fiducia può risquotere per permettere alle persone di aprirsi, se cambia con cadenza domenicale??? A questo si aggiungano l'inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti dimostrazioni di miseria umana che ci caratterizzano e che risultano ancora più indecenti ed inaccettabili in casi di emergenza.

Qualcosa di buono però ragazzi l'ho imparato.

Ho imparato che per la richiesta di materiale devo inviare un modulo apposito e che a firmare lo stesso non deve essere il capo campo, la cui responsabilità, fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento anime, più tutti coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina, ma serve il visto del Sindaco, oppure del presidente di circoscrizione oppure di un loro delegato (pubblico ufficiale). Noi dopo aver speso due giorni per individuare chi dovesse firmare questi benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la macchina e quando serve (ovviamente più volte al giorno), raggiungerlo al comune.

Un'ultima noticina.

Due giorni fa la Protezione civile si è riunita con gli esperti, ed ha ritenuto che non vi siano motivi di preoccupazione relativamente alle dighe abruzzesi (la terra trema ogni giorno). Ora ricordandomi che analoga sicurezza era stata espressa all'alba di una scossa di quarto grado e pochi giorni prima che il nostro inaspettato evento facesse trecento morti e azzerasse l'economia e la vita di migliaia di persone...ho provveduto, poco elegantemente, ad eseguire il noto gesto scaramantico...

Però dei regali li ho ricevuti.

Sono le lacrime di molte delle persone che hanno lavorato alla tendopoli, trattenute a stento nel momento dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei vecchi del paese, che mescolano dignità e paura, coraggio e rassegnazione, senza mai un lamento.

Un'altra cosa.

Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l'aereo o la macchina e si faccia un giro per L'Aquila e d'intorni. Le tendopoli non sono tutte come quelle a Collemaggio. Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a piene mani dagli organi di comunicazione oramai supini e del livello di indecenza del ns presidente del consiglio che prima con lacrime alla cipolla e poi con sorrisi di plastica distribuisce garanzie e futuro a chi, vivendo in tenda e saggiando sulla pelle la situazione sa, che sono tutte palle.

I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino alle famiglie, ma ora è meglio dimenticarli in fretta..Via via..nessuna responsabilità, nessun dolo. I pm sono dei malvagi.. ricostruiamo in fretta.. forza la vità e bella, vedrete, tra un mese sarete tutti a casa... Conoscete i nomi delle famiglie che doveva ospitare nelle sue ville?

Le virtù umane travalicano gli eventi, le sue miserie non hanno confini.

Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti vi sono amici. La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla.

Un saluto a tutti.

Laura

16/04/09

Lettera aperta alla Gelmini da un'insegnante terremotata

Gentile Mariastella Gelmini Ministro della pubblica istruzione

Apprendo con una certa perplessità che dopo aver portato il suo cordoglio ai terremotati aquilani e dopo aver emesso norme specifiche per evitare ripercussioni sugli alunni abbia poi deciso di riaprire le graduatorie per l'insegnamento senza tenere minimamente conto del dramma che ha colpito la classe docente aquilana. E sul bando che mio malgrado ho dovuto scaricare avventurosamente (...e sottraendo risorse a ben altre urgenze) in una tendopoli leggo anche che "La mancata presentazione della domanda comporta la cancellazione definitiva dalla graduatoria." Ma ha idea del fatto che chiedere a persone che hanno appena visto crollare le loro case (per non parlare delle scuole) di trovare una connessione ad internet già solo per informarsi sulle scadenze del bando o scoprire quale documentazione è necessaria per presentare la domanda ha proprio il sapore della presa in giro? Lascia anche perplessi il fatto che mentre tutte le categorie abbiano giustamente avuto le scadenze bloccate (mutui, bollette) sui docenti si abbatte questa incombenza assurda. Cosa dovrebbero fare i vari maestri e professori abruzzesi, abbandonare quel poco che rimane di case e famiglie per transumare sulla costa per compilare la domanda? Oppure non aggiornarle e perdere tutto quanto fatto finora? Per gli studenti ha previsto di cancellare il tetto massimo di assenze per permettere di sostenere gli esami di maturità nonostante il prevedibile superamento del monte delle assenze, ma la stessa cortesia non è toccata ai loro professori. Anzi, è addirittura prevista la cancellazione per chi non è in grado di confermare la propria posizione. Una decisione che lascia l'amaro in bocca. Le ricordo inoltre che L'Aquila è sede SSIS: oltre ai docenti già in servizio sarebbe il caso di dare risposte anche a loro, che non sanno quando e come procederà l'attività didattica ed anche quando e come affrontare l'esame di abilitazione. Che risposte intende dare a persone che stanno investendo tempo e risorse nella formazione per l'insegnamento e che in questo momento si trovano in una situazione assolutamente disastrata, come ha avuto modo di verificare di persona? Io ho la sventura di rappresentare tutte e tre le categorie: terremotata (la mia casa è, o era, dipende da cosa decideranno i tecnici del genio civile, a meno di 200 metri dalla casa dello studente), docente ed iscritta SSIS alla specializzazione per il sostegno. E vorrei tanto sapere quali risposte ha intenzione di dare, a me ed ai miei colleghi nella medesima situazione.

Prof.ssa Monja Ianni

15/03/09

VERGOGNA!

A Milano, circa 1400 lavoratrici delle mense scolastiche, guadagnano dai 300 ai 500 euro al mese e ad ogni bando cambiano cooperativa. Per queste donne il il padron “dalli belli braghi bianchi” è la cooperativa "la centenaria" e la direzione scolastica del Comune di Milano.
Come tavolo 4 abbiamo portato lo sciopero delle donne anche a queste lavoratrici.
Qui sotto pubblichiamo la vergognosa lettera che molte "scodellatrici" (le lavoratrici che servono i pasti nelle mense scolastiche) hanno dovuto firmare per mantenere il posto di lavoro:

Chiedo scusa alla direzione scolastica, alla società Milano ristorazione e alla cooperativa La Centenaria per il mio comportamento scorretto.


Io sottoscritta dichiaro che ieri non mi sono recata a scuola per somministrare i pasti ai ragazzi, pur consapevole che avrei creato un disservizio.

Ho aderito allo sciopero per ordine dei sindacati.

05/03/09

Lettere al tavolo4, per uno sciopero delle donne

Palermo 03/03/2009

Salve, mi chiamo Laura ed abito a Palermo, ho 33 anni, sono diplomata e dal 1997 in modo più o meno intermittente ho cercato di lavorare.
Tra i vari lavori in nero e sotto contratto ero riuscita ad averne uno a tempo indeterminato.
Non era quello che desideravo, ma avevo un fisso e del tempo libero per coltivare quello che più mi realizzava. Purtroppo la cessione di un ramo d’azienda, ed una lauta ricompensa al vecchio datore di lavoro mi ha rigettata nel precariato.
Purtroppo quest’aspetto si è infiltrato drammaticamente nel mio stato di vita. La mia vita sociale si è subordinata all’elemento lavoro. A volte mi sento talmente arrabbiata da voler urlare tutta la mia indignazione, contro i politici, i sindacalisti corrotti (che vendono per pochi spiccioli la dignità di qualche essere umano), i datori di lavoro, i colleghi talmente abbruttiti da camminare sul tuo cadavere, noi comuni cittadini che inermi non ci mobilitiamo.
O altre giornate in cui ti trascini e ti domandi qual è il vero significato della parola futuro.
Ho avuto il Vostro volantino al mercatino di piazzale Giotto. Eccomi qua a scrivermi parole un po’ sconfortanti, ma con la voglia di reagire e di essere positive.

Attendo Vostre notizie.

Vorrei esserci!!!

Alle precarie, alle lavoratrici della scuola in lotta il 4 marzo a Milano e a Palermo


Alle precarie, alle lavoratrici della scuola in lotta il 4 marzo a Milano e a Palermo

Vogliamo innanzitutto mandarvi la nostra solidarietà e dirvi che siamo con voi, al vostro fianco.
La Gelmini, con il suo decreto taglia posti di lavoro - sopratutto femminile - nella scuola pubblica favorendo la scuola privata, ma attacca, al contempo, tutte le donne, ricacciandole a casa, con l'eliminazione del tempo pieno, del tempo scuola, rendendo sempre più difficile conciliare lavoro con la cura dei figli.
Ma non possiamo dimenticare il ruolo degli attacchi del ministro Brunetta contro i "fannulloni" della pubblica amministrazione -prevalentemente donne- che hanno "legittimitato" non solo la mannaia dei licenziamenti, ma anche tutta una serie di peggioramenti che rendono più difficile e dura la vita delle lavoratrici- ultimo la proposta dell'allungamento dell'età pensionabile.
Ma l'attacco alla vita delle donne, delle lavoratrici è doppio, non solo economico, ma anche ideologico e a rafforzare la condizione di oppressione ricacciandoci in una famiglia che il sistema vuole sempre più come "ammortizzatore sociale" ma che si trasforma quotidianamente in luogo principale di violenza e di uccisioni di donne.
Come lavoratrici, precarie, disoccupate, studentesse, delegate del tavolo 4 "lavoro/precarietà/ reddit della Rete nazionale Sommosse nell'icontro nazionale del 24 gennaio a Roma abbiamo lanciato la proposta di uno sciopero delle donne: Vi invitiamo a raccoglierlo e ad organizzarci per realizzarlo.

un forte saluto di lotta!

Tavolo 4 "Lavoro/precarietà/reddito"della Rete sommosse

25/02/09

STORIA DI PATIENCE

VENERDI' 27 FEBBRAIO alle ORE 14.00

CONFERENZA STAMPA A MIRA, IN VIA GRAMSCI IN CENTRO CITTA' A POCHI METRI DA VIA NAZIONALE, PRESSO IL CALL CENTER,AVENTE PER OGGETTO LA STORIA DI PATIENCE, GIOVANE RAGAZZA NIGERIANA DETURPATA A VITA NEL MARZO 2008 A MALCONTENTA DA UN UOMO CHE PER QUESTO FATTO NONOSTANTE SIA SOTTO PROCESSO HA PASSATO SOLO ALCUNI GIORNI IN DETENZIONE, E SOPRATTUTTO DEL MANCATO RINNOVO DEL PERMESSO DI SOGGIORNO DA PARTE DELLA QUESTURA. COME SINDACATO ABBIAMO DATO SOLO APPOGGIO ORGANIZZATIVO A QUESTA INIZIATIVA CHE E' SVOLTA NEL SOLO INTERESSE DI PATIENCE.(LA CONFERENZA STAMPA SI TERRA ANCHE IN PRECEDENZA ALLE ORE 12 sempre VENERDI' presso la sede AEA a MARGHERA all'ex asilo sacro cuore di fronte Municipio al n.14)

STORIA DI PATIENCE


Patience nasce in Nigeria 33 anni fa.

A 25 anni, subisce il solito inganno delle organizzazioni mafiose nigeriane dedite alla schiavizzazione delle donne, e giunge in Italia dopo essere transitata per un altro paese europeo, in aereo. I suoi accompagnatori, giunta a Milano, le portano via e le distruggono il passaporto, le spiegano chi è la s
ua "Madame", e le intimano la "restituzione" di 30.000 euro per riavere dei documenti regolari. Fanno capire di non temere la polizia italiana, e di potersi vendicare sui suoi familiari in Nigeria.
Passa a Napoli, dove la "Madame" la obbliga alla prostituzione ed a versar
le i soldi, dopo un anno, nel 2003, fugge verso Venezia. Viene riagganciata e costretta ancora a pagare e prostituirsi. Successivamente, la polizia italiana la ferma e la porta al CPT di Ponte Galeria a Roma, vi rimane 2 mesi, quindi viene espulsa verso la Nigeria.
Eviden
temente la polizia italiana non si preoccupa invece di reprimere le organizzazioni mafiose dedite allo sfruttamento della prostituzione e schiavizzazione delle persone.
Torna nel 2005 dalla Nigeria, e viene riagganciata dalla
solita "Madame" ancora prima di partire, quindi viene portata da questa schiavizzatrice e dal suo fidanzato, a Bergamo, da dove scappa un'altra volta, dopo 4 giorni. A quel punto Patience è "libera", libera .... ma senza lavoro, libera, ... di prostituirsi.
Conosce un italiano, Morsego Ennio, nato nel 1937. Questo le è "amico" e cliente insieme. In pratica lei è la sua prostituta fissa.
Nel 2008, Patience deve aiutare dei familiari, per delle cure mediche, infatti in Nigeria, si paga tutto, anche le cure
mediche, una gigantesca macchina mafiosa schiavizza quasi 100 milioni di persone, alcuni milioni di borghesi vivono nel lusso più sfrenato, organizzazioni politiche e sindacali si occupano solo delle cose "settoriali", nessuno mette seriamente in discussione le classi al potere, asservite e burattine delle compagnie petrolifere multinazionali.
Chiede 300 euro al Morsego. Questi si rifiuta, allora lei rompe il "rapporto" di amicizia, dicendogli che non si prostituirà per
lui più.
Costui cerca allora di pacificare la situazione, ma la cosa non si ricompone. Allora, pochi giorni do
po, si reca a Malcontenta, a sud della seconda zona industriale di Marghera, dove vi sono zone di prostituzione; parcheggia la macchina, si avvicina a dove si trovano alcune ragazze nigeriane, la individua, tira fuori una bottiglia con dell'acido, e la sfregia, per sempre, con ferite di ustioni multiple, al volto, alle mani.
All'ospedale, dove giunge in ospedale dopo
mezz'ora, la medicano MA NON la ricoverano.
Tornerà, con
gravi conseguenze "disestetiche", e con enormi dolori alla testa, sente dolore col caldo, sente dolore col freddo, tornerà all'ospedale di Mestre altre due volte, MA IN NESSUN CASO sarà inviata al reparto grandi ustionati dell'Ospedale di Padova.
Si decide a denunciare il fatto (avvenuto il 22.2.2008) SOLO DOPO due mesi di continuative persecuzioni e pedinamenti del Morsego, persino di fronte a due assistenti dei Serviz
i Sociali, una italiana e una nigeriana. La polizia, al pronto soccorso non è convocata, misteriosamente, dalla dottoressa al momento responsabile dell'unità di emergenza, e comunque non viene la Vittima, affiancata da alcuna poliziotta o psicologa che le possa chiedere con calma cosa è successo. La deposizione arriva il 11 aprile, l'arresto del Morsego, dopo 3 mesi. Dopo ripetute richieste di intervento alla magistratura, sia della polizia che dei carabinieri. L'arresto dura pochi giorni, subito va a casa ai domiciliari.
Misteriosamente, Patience non viene convocata all'udienza preliminare, e il signor Morsego può ottenere una sentenza a lui favorevole con patteggiamento e assistenza di un "principe del foro" a Venezia, avv.Pietramala. È il 22 ottobre 2008.

Adesso, dopo il 21 gennaio, scadenza di 6 mesi di permesso di soggiorno per motivi di giustizia, essendo concluso l'iter giudiziario, l'Italia NON rinnova il permesso, se pure Patience ha chiesto i danni in sede civile.

Per questo, il
27 febbraio 2009 è iniziata la nostra battaglia per permettere a Patience di vivere e lavorare in Italia. L'udienza è fissata, a livello civile, per il 14 o 15 maggio, dr.ssa Guerra. Abbiamo portato ai media la storia di Patience e la relativa documentazione in nostro possesso. Vari immigrati-e, e compagni-e italiani-e, iscritti e non al nostro Sindacato, in data di oggi hanno partecipato a Mira ad una conferenza stampa e dibattito su questo caso gravissimo ed incivile.

Le foto pubblicate sono conseguenza del gesto del Morsego e del mancato ricovero nel reparto grandi ustionati.

Slai cobas per il sindacato di classe - province di Venezia, Padova e Treviso

21/02/09

Licenziamento politico di un'operaia alla Fiat

Alfa Romeo di Arese:

SCIOPERO contro la FIAT per il licenziamento per rappresaglia di una operaia
dello Slai Cobas

Questa mattina i 600 lavoratori di Fiat Automobiles e di Fiat Powertrain di Arese hanno scioperato dalle ore 9 alle ore 11 contro il licenziamento per rappresaglia della compagna Carmela dello Slai Cobas, licenziamento fatto dalla Fiat come ritorsione a una sentenza della magistratura.
La vigliaccata della Fiat è stata motivata per il fatto che il tribunale di Milano ha reintegrato al lavoro un operaio della Fiom licenziato e messo in mobilità dalla Fiat il 1° marzo 2008. Reintegrato lui, la Fiat ne ha licenziato su due piedi un altro. Su quei licenziamenti sono attese a breve altre sentenze della magistratura per lavoratori e delegati dello Slai Cobas.

Questo ignobile licenziamento è illegittimo innanzitutto per il suo carattere antisindacale e di rappresaglia (licenziamenti di questo tipo furono fatti all'Alfa Romeo 20/25 anni fa, e poi cessarono perché contrastati anche dalla magistratura); e poi è del tutto immotivato anche per il fatto che dal 1° marzo 2008 ad oggi l'organico ad Arese è già diminuito di oltre 50 i lavoratori, trasferiti dalla Fiat a Balocco, a Torino, ecc..

Durante lo sciopero i lavoratori hanno presidiato la portineria centrale
dell'Alfa Romeo e hanno fatto un'assemblea sulla strada antistante la fabbrica.

All'assemblea lo Slai Cobas ha denunciato la politica della Fiat e delle istituzioni:

la Fiat in questi anni, con il concorso dei soldi pubblici, ha licenziato
20.000 operai dell'Alfa Romeo e oggi, con altri soldi pubblici, è sempre padrona dell'area dopo aver fatto finta di andarsene da Arese, e continua a speculare sull'area -in vista di Expo 2015- col concorso di comuni, provincia e regione;

la Fiat vuole sbarazzarsi degli ultimi 600 lavoratori, unitamente ai 300 del call center e ai 200 delle aziende collegate, e contemporaneamente ha l'OK delle istituzioni per speculare sui 2milioni e 350mila mq dell'area dell'Alfa con mega alberghi, village, fermata della MM1, villette e ipermercati, area gestita da Luigi Arnaudo, dirigente Fiat/IFIL fino a ieri;

la Fiat licenzia ad Arese così come licenzia e fa attività antisindacali negli altri stabilimenti Fiat per costringere il governo a dargli qualche miliardo di euro a fondo perduto.

I lavoratori in sciopero hanno deciso:

di chiedere alla Fiat di ritirare immediatamente il licenziamento della compagna Carmela e il reintegro di tutti i lavoratori licenziati il 1° marzo 2008;

di rivendicare per Arese produzioni Alfa Romeo che garantiscano il futuro a tutti i lavoratori;

di chiedere alle istituzioni di smetterla di speculare sull'area di Arese e di chiudere i rubinetti alla Fiat, specie nel caso continui a fregarsene dell'occupazione e dei lavoratori.

Nei prossimi giorni, anche in presenza della solita Cig mensile, continueranno le iniziative di lotta.

Arese, 29-1-2009

Slai Cobas

L' anno scorso la Fiat di Pomigliano ha licenziato 8 operai quasi tutti sindacalisti Cobas. Alcuni dopo una lunga vertenza legale, sono stati riassunti ma il più "facinoroso", Mimmo Mignano, non è stato più riassunto.
Le altre sigle sindacali Cgil, fiom, non hanno mosso un dito per aiutarli anzi, pare che abbiano spinto perché la fabbrica continuasse ad andare avanti, come se nulla accadesse.
Oggi,la Fiat di Pomigliano, mette in cassa integrazione tutti gli operai.
Dopo questi "Magnifici" esempi del servilismo, di questi sindacati confederali, c'è chi ancora crede che bisogna aiutarli a sopravvivere agli attacchi del governo.
Personalmente credo, che quando fanno la parte dei rivoluzionari, stanno solo cercando di attirare altre vittime da tenere sotto stretto controllo.
Perchè di fatto non spostano assolutamente un ca...

Nanà

Appello alle delegate di Bologna, per un 8 marzo di lotta e non di maggiori profitti

A Bologna tutte le catene commerciali, compresa Coop, hanno deciso l'apertura domenicale nella giornata dell'otto marzo, per celebrare la Giornata Internazionale della Donna. Non male vero, visto che la stragrande maggioranza delle maestranze è donna.
Mi permetto di lanciare un appello a tutte le delegate sindacali della zona per chiedere suggerimenti, spot efficaci per produrre un volantino da distribuire ai clienti, all'entrata dei supermercati. Superfluo chiedere di non frequentare i negozi la domenica dato che le aperture passano attraverso lo sfruttamento della manodopera femminile. Grazie

Fiorenza Addivinola, rsu "Centrale Adriatica" Soc. Coop. Anzola Emilia


Non c'è limite! Ora l'8 marzo diventa la giornata di più lavoro per le donne!
Perchè non facciamo appello alle delegate, alle lavoratrici a realizzare lo "sciopero delle donne" nella giornata del 8 marzo, come opportuna risposta a questa incredibile provocazione dei padroni che usano anche la nostra giornata di lotta per guadagnare di più?
Fateci sapere, lo sosterremmo anche in altre città con un volantinaggio nei giorni 6 o 7 (speriamo non l'8!)

MFPR

2 LETTERE, VERSO LO SCIOPERO DELLE DONNE

VERSO LO SCIOPERO DELLE DONNE

UNA PROPOSTA A TUTTE.

Mettiamo fine al dibattito acceso in questi giorni.
Le realtà, compagne intervenute hanno detto le loro posizioni (anche se con toni a volte esagerati) e questo era necessario per chiarezza, soprattutto sui metodi del lavorare insieme.
Non nascondiamo che ci sono accenti differenti anche nei contenuti e sulla natura dello "sciopero delle donne", lanciato nell'assemblea del Tavolo 4 del 24 a Roma.
Ma lavorare verso lo sciopero è una necessità, è un bisogno, non "nostro", interno, ma di tante donne, lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, studentesse, E' TROPPO IMPORTANTE.

PROPONIAMO, QUINDI, A TUTTE LE COMPAGNE, A TUTTE LE REALTA' - LEGATE O NO AL TAVOLO 4 - DI PASSARE AL FARE, A COSTRUIRLO EFFETTIVAMENTE QUESTO SCIOPERO, CON UNA CAMPAGNA ARTICOLATA, PER FAR ARRIVARE LA PROPOSTA DELLO SCIOPERO DELLE DONNE, A TANTE, SIA LI' DOVE SIAMO, SIA DOVE NON STIAMO.
PROPONIAMO SUL FARE, SULLA CAMPAGNA, IN PARTE GIA' IN CORSO (che sta arrivendo sia a lavoratrici, precarie, collettivi autorganizzati che a lavoratrici, delegate dei sindacati di base, della fiom, cgil) DI REALIZZARE IL COORDINAMENTO E L'UNITA' NECESSARIA.

Ognuna, ogni realtà dicesse che sta facendo, che prevede di fare fino a l'8 marzo e oltre l'8 marzo - visto che è chiaro che intorno all'8 marzo non siamo ancora in grado di organizzare lo sciopero, ma iniziative sì, anche emblematiche, simboliche in cui si cominci a porre e costruire concretamente con le donne, le lavoratrici la possibilità di un effettivo sciopero.

Lo "sciopero delle donne" ha come centro le lavoratrici, ma si estende, come messaggio forte di lotta di tutte le donne, fuori dai posti di lavoro, alle disoccupate, alle immigrate, alle casalinghe, nei quartieri, nelle università, pone il legame lavoro, precarietà attuale e futura, reddito, legame tra attacchi alle condizioni di lavoro e condizioni di vita.

Lo "sciopero delle donne" non ha, come aspetto principale l'obiettivo di aprire tavoli di trattativa come in un normale sciopero sindacale, questo già in parte avviene e va incrementato. Ma ha, per ora, la necessità di affermare il punto di vista delle donne che pone il legame classe/genere su tutti gli aspetti e il protagonismo indipendente delle donne per spezzare le doppie catene. Lo sciopero delle donne creerà anche lotte/rivendicazioni specifiche, su condizioni di lavoro, reddito, ecc.? Questo non possiamo ed è inutile programmarlo prima, perchè ora ciò che è importante e può dare forza alle donne stesse, è che si realizzi per la prima volta dopo decenni uno sciopero deciso, gestito, realizzato dalle donne.

Tornando a noi. PERCORSI DIFFERENTI, ARTICOLATI VERSO LO SCIOPERO NON DEVONO ESSERE MESSI IN ALTERNATIVA, O ANDARE "PARALLELI", MA INVECE SIANO COORDINATI, INTRECCIATI. E questo passa prima di tutto dal far conoscere, far circolare le cose che si stanno facendo.

PER CONCLUDERE, CHIEDIAMO A TUTTE, SOPRATTUTTO A QUELLE CHE SONO INTERVENUTE IN QUESTI GIORNI, MA ANCHE ALLE ALTRE DEL TAVOLO 4, DI ESPRIMERSI PASSANDO AL "FARE", SUPERANDO OGNI PARALISI.
Questa dello "sciopero delle donne", è una importante e nuova battaglia che possiamo e dobbiamo vincere tutte.

MFPR Taranto - 20.2.09

Condivido l'importanza di allentare le tensioni del dibattito ultimo, senza ipocrisia riconosciamo le differenti scelte politiche e le pratiche conseguenti. Credo però che sia necessario un forte senso di responsabilità di fronte al duro attacco in corso e a quello che verrà (sono certa che la nostra immaginazione non superi affatto la realtà...anzi). Il percorso sarà difficile e lungo e avremo modo e tempo per le nostre discussioni. La proposta non è certamente quella di appiattirsi su posizioni uniche e sterili ma quella di fondare un confronto sulla concretezza delle azioni e dei percorsi di lotta.
Solo questi ci daranno la possibilità di restare ancorate ai nostri bisogni di lavoratrici, di donne e su quelli di tutte coloro che intercetteremo nel nostro percorso.
Ieri a bologna abbiamo avuto una riunione di donne che si propongono di essere riferimento locale del dbattito avviato al tavolo4 nazionale:
- si pensa di organizzare due giornate per il 7 el'8 marzo con la presenza/testimonianza di lavoratrici in lotta
- lanciare proposte di sostegno a contesti di lavoro in situazione di crisi e con prevalente di presenza femminile, si pensava ad esempio alle lavoratrici degli asili nido con le quali già lavorano le compagne del sindacto di base; situazione che ci permetterebbe di mettere in relazione le rivendicazioni anche delle madri e delle politiche contro la privatizzazione dei servizi;
- cogliamo con entusiasmo l'appello della lavoratrice di coopAdriatica, era già nelle nostre intenzioni fare volantinaggio davanti le coop e conosciamo abbastanza le condizioni contrattuali e di lavoro al loro interno. L'occasione di farlo nel giorno di domenica 8 marzo per denunciare l'ennesima occasione di sfruttamento con la beffa aggiunta, ci sembra importante;
-volantinaggi su vari luoghi di lavoro per lancire le due giornate e LO SCIOPERO DELLE DONNE

Delia

Una lettera di Doriana Goracci

Piccola Italia da saziare

Doriana Goracci

C’è chi si dimette in Giappone perchè palesemente ebbro di alcool e chi, in Italia, è sazio di critiche dal suo interno pancia. A me sembra che la schiena degli Italiani per ora la stiano piegando, piuttosto che drizzarla. A me sembra che la guerra continui dove hanno detto che andavamo per altri motivi umanitari, in Afghanistan ad esempio. A me sembra che gli stupri siano un menù noto alle donne, come le violenze di varia natura, a me sembra che il sistema economico aveva dato segni di crack da anni, annunciati da schianti di Torri Messe a Terra. A me sembra che lo spartito che si va proponendo di gran lena, sia lo stesso che mi raccontavano quand’ ero bambina e la guerra era finita da pochi anni. A me sembra che si parli un po’ meno di diete mediterranee, di bisturi miracolosi, e un po’ più di stupri e branchi, di cacce e minacce, di carcere e legge, di armi e soldati, di fughe e vittorie, verdetti e testamenti, migranti- lavoratori e morti, giornate in memoria, anni bui e martiri, piombi fusi e fusioni bancarie, democrazia e croci, case chiuse, finestre chiuse, ronde e rondò, tessere e card.
Un’aria e un refrain come quando si andò a Genova nel 2001, e si tornò sentendosi dire: “non lo sapevi che ti diceva bene se prendevi solo manganellate? Si sapeva che ci scappava il morto. Ma che ce sei annata a fà?”.
Allora copio la lettera al 17 febbraio 2009 di Vittorio Arrigoni da Gaza:” Mi chiedono dall’Italia con ansia cosa pensano i palestinesi del risultato elettorale in Israele. A loro poco importa, mutano i governi ma continua la tragedia di un popolo costretto a più di sessant’anni di efferata occupazione. A me, italiano, antifascista e di sinistra, certo fa specie constatare che i primi tre partiti israeliani che governano il paese appartengono all’estrema destra, fanatica e fascista. Mi auguro faccia specie anche a voi. Restiamo umani.Vik Vittorio Arrigoni in Gaza“
“Già ma che vò ora questo, se ne stia a Gaza, l’antifascista italiano di sinistra”: proprio come si deve dire ad uno straniero che sputa nel piatto.
A noi “ci fa specie” che non ricordiamo qualche buon motivo per tornare da dove siamo venuti, alle origini, quando si stava meglio quando si stava peggio: “vuoi mettere la Televisione degli anni ‘50, Mamma Rai, Madre Chiesa, Mamma Roma, la Mammana, la Mucca Carolina, La Lupa…?”
Le transmammelle son belle turgide, sia pure a forza di protesi, tonde come i crani di chi si gioca a scopone scientifico i tempi supplementari del nemico , pronte ad allattare e a saziare il famelico piccolo italiano che sarà sicuro di ri-crescere a dismisura: a suon di pedate chi si mette di traverso e non marcia. Ce la faremo! Siam pronti alla morte la piccola Italia chiamò! Da forze di pace a forze armate.
Buon recupero del “miglior” passato, recente come non mai.Viva la Mamma e la Madonna, che rimangono a casa a vedere quel fil di fumo… e Un bel dì vedremo (canta la Callas) quello che abbiamo già visto, sia pure col sole o a notte fonda, asserendo che non ci occupiamo di politica, anzi non ci è mai piaciuta.
Doriana Goracci
Un bel dì, vedremo
levarsi un fil di fumo
sull’estremo confin del mare.
E poi la nave appare.
Poi la nave bianca
entra nel porto,
romba il suo saluto…
Chi sarà? chi sarà?
E come sarà giunto
che dirà? che dirà?…
Tutto questo avverrà,
te lo prometto.
Tienti la tua paura,
io con sicura fede l’aspetto.
Un bel dì vedremo da Madama Butterfly

FOTO VIDEO LINK SU
http://www.reset-italia.net/2009/02/18/piccola-italia-...

10/02/09

Verso lo sciopero delle donne

Lettera di Nicoletta (CUB_Bologna)


Ciao , abbiamo lavorato molto fra compagne dei sindacati di base per arrivare ad avere dei risultati in questa assemblea nazionale , a livello nazionale ci arrivano in continuazione richieste dalle lavoratrici del pubblico impiego e privato, delle cooperative sociali, precarie, studentesse, donne impegnate politicamente e presenti nei movimenti , che chiedono di reagire con urgenza e determinazione contro tutti gli attacchi alle donne su lavoro e precarietà, diritti sociali, i contenuti del Libro Verde di Sacconi del luglio 2007, e soprattutto sul fatto che il governo/opposizione/sindacati complici intendono alzare fra breve l'età pensionabile alle donne del pubblico impiego, per poi arrivare al privato.

C'è l'appello che gira in tutti i posti di lavoro e invita le donne a firmare contro l'innalzamento dell'età pensionabile, sono state raccolte migliaia di firme che verranno portate prossimamente ai Ministeri del Lavoro, Pari Opportunità e altri, con iniziative e presidi.

L'appello dovrebbe girare anche in queste reti di donne e lo facciamo subito.

Per quanto riguarda l'Assemblea Nazionale Delegate e Delegati dei 3 sindacati di base di Sabato 7 febbraio, è andata bene, direi, se leggete il comunicato finale che vi allego.

Erano presenti anche le compagne di Perugia che hanno distribuito il volantino del tavolo 4, grazie anche a loro.

Abbiamo distribuito il comunicato delle donne Cub di Bologna.

Volevamo impegnare i sindacati di base a fare proprie le rivendicazioni di noi donne e le battaglie in atto e infatti è stato presentato all'inizio dell'assemblea un comunicato in tal senso scritto e firmato dalle delegate dei 3 sindacati cobas cub sdl ( ve lo manderò appena lo ricevo via e-mail), è stato letto dalla presidenza e fatto proprio fra i documenti presentati, è stato ripreso da molti interventi fatti da delegate e anche delegati, comunque è stato fra uno degli argomenti maggiormente citati.

Questo dimostra che bisogna portare ovunque le nostre motivazioni perchè si crei consapevolezza generalizzata dell'attacco alle donne.

Che il prezzo delle scelte scellerate del governo/opposizione e dei sindacati complici, viene e verrà fatto pagare doppiamente a noi donne, e noi diciamo no.

Partiranno iniziative a breve a livello nazionale e sui territori, invieremo i comunicati e gli avvisi su queste reti di donne affinchè a Roma e sui territori, noi donne ci si unisca e si portecipi in tante, sullo sciopero ci lavoriamo serratamente.

Andiamo avanti.

Ecco il documento finale