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15/05/11

Verità su Melania!

CHI COPRE, E PERCHE', LA VERITA' SULLA MORTE DI MELANIA?

Nonostante indizi sempre più schiaccianti incastrino Salvatore Parolisi, nell'uccisione di Melania, non viene ancora indagato. Per molto meno, in altri delitti, vi sono stati avvisi di reato o arresti (pensiamo all'omicidio di Sarah Scazzi e all'arresto di Sabrina basato solo sulle testimonianze ultra contraddittorie del padre Michele). Qui invece, nonostante contraddizioni, bugie ed elementi emersi - dalle intercettazioni telefoniche tra Parolisi e un amico, e tra Parolisi e la soldatessa dopo la morte di Melania; ai non riscontri sulla presenza e percorso di Melania a Colle San Marco; dalle bugie di Parolisi sulla conoscenza del posto del delitto alla questione dei cellulari, al coltello che avrebbe ucciso Melania tipico di chi sta nell'esercito; dai vestiti di Parolisi all'anello di Melania trovato come se fosse stato buttato da lei, alle reazioni di Melania sulle relazioni del marito, ecc. - questo uomo resta in libertà. Perchè? Quale prevenzione oggettiva e soggettiva, "spontanea" (nel senso di logica spontaneamente inquinata che guida le indagini) o voluta, programmata impedisce di mettere le mani nel buco nero dell'esercito, improntato e pregno comunque di una logica e prassi fascista, maschilista, di relazioni improntate a uno spirito di oppressione/sopraffazione gerarchica che diventa a volte uso/abuso sessuale soprattutto quando vi sono donne (che o si adeguano a questo spirito e ne sono complici, o ne vengono schiacciate dal rambismo machista), ma anche di difesa/omertà di corpo all'interno? E di mettere le mani nella "famiglia", tutta cresciuta nell'esercito, con un padre, di Melania ex maresciallo dell'Areonautica, un fratello aviere scelto, e quindi chiusa nella condivisione di certi valori e nella difesa "a prescindere" di Parolisi"?

MFPR

19/12/10

Russia: ogni quaranta minuti una donna viene maltrattata tra le mura di casa

da PeaceReporter:

Ogni anno 14mila donne perdono la vita e 650mila sono coinvolte nelle violenze domestiche

È allarme violenza tra le mura di casa in Russia: ogni 40 minuti una donna muore per i maltrattamenti subiti da mariti, fidanzati o amanti.
Ogni anno 14mila donne perdono la vita e 650mila sono coinvolte nelle violenze in casa, come annuncia l'ong russa "Anna". Il rischio di morire per le violenze domestiche per una donna in Russia è cinque volte superiore a quello dei Paesi occidentali.

E' un fenomeno in crescita, denuncia l'ong citando statistiche e rapporti, che negli ultimi tre anni ha registrato un incremento del 47 per cento dei casi di violenza contro le donne, dovuto in parte alla struttura patriarcale della famiglia in Russia.
In tutto il Paese, a fronte di una popolazione di oltre 142 milioni di persone, sono presenti solo 21 organizzazioni e centri di accoglienza, con una capacità di ospitare circa duecento donne. E negli ultimi quattro anni hanno cessato la loro attività circa venti ong che si occupavano del problema della violenza familiare contro le donne.

12/12/10

Strangolata nel bagno dal fidanzato - manager del mattone

Mentre per Yara si è ipotizzato subito l'omicidio (anche senza cadavere) e si è sbattuto in galera il presunto autore (un operaio nordafricano) - salvo scoprire poi che la scomparsa di Yara sia legata ai rapporti di lavoro del padre con una ditta legata all'imprenditoria leghista in odor di camorra - per Paola Carosio purtroppo il femminicidio è certo, ma il femminicida, per gli inquirenti e i mass media, è solo presunto: non ha confessato (ma neanche Mohamed Fikri lo aveva fatto) e poi è un affermato professionista, figlio del costruttore edile genovese Franco Graziadei. Segue articolo

Da Repubblica, 12 dicembre 2010

Uccisa farmacista a Nervi, fermato il compagno
Paola Carosio, 44 anni, è stata strangolata nella notte nella sua casa invia Buriano. Per l'omicidio è in stato di fermo il compagno, Germano Graziadei, ingegnere di 43 anni. La vittima è stata trovata priva di vita in bagno. A dare l'allarme è stao il fidanzato che ha chiesto l'intervento dei medici del 118. "Era l'amore della mia vita". La gelosia il movente

Uccisa farmacista a Nervi Fermato il compagno

Forse la gelosia dietro il delitto della farmacista di Quinto. Paola Carosio, 44 anni, è stata strangolata nella sua casa in via Buriano nel quartiere di Nervi. Per l'omicidio è stato fermato il suo compagno, Germano Graziadei, ingegnere di 43 anni.

E' stato lui a dare l'allarme ai medici del 118. La donna era priva di vita nel corridoio vicino al bagno di casa. Lui ha detto che la fidanzata era morta dopo un malore nella vasca ma l'anatomopatologo Marco Salvi ha riscontrato i segni dello strangolamento sul collo della vittima.

Sottoposto ad un lungo interrogatorio, Germano Graziadei ha continuato a sostenere la tesi del malore ("Era l'amore della mia vita"), anche se i carabinieri sono convinti che gli elementi raccolti contro di lui sono "schiaccianti, e sufficienti per ritenerlo colpevole".

"Ha avuto un malore, io non c'entro", ha più volte ribadito nel corso dell'interrogatorio Germano
Graziadei. Paola e Germano stavano insieme da due anni ma si conoscevano dai tempi delle superiori.
Ai parenti e agli amici appariva una coppia affiata. Si dividevano tra l'abitazione di via Buriana, dove convivevano soprattutto nei fine settimana, e quella dei genitori.

Ieri avevano pranzato e cenato insieme a Nervi: a mezzogiorno, in un ristorantino della delegazione; alla sera avevano acquistato affettati in una rosticceria.

Poi il dramma. Erano da poco passate le undici di sera quando i medici del 118 hanno suonato alla
porta della farmacista. L'uomo era confuso, indicava il corpo della sua fidanzata stesa a terra sul pavimento del bagno con un rivolo di sangue che le scendeva dalla nuca. I soccorritori hanno tentato di rianimarla ma è stato inutile.

Paola Carosio sarebbe morta per anossia da strangolamento, ma un taglio sulla nuca ha evidenziato come sia stata anche sbattuta con violenza contro uno spigolo, forse nella determinazione di finirla. Un'agonia che sarebbe durata un quarto d'ora.

Il presunto omicida lavora come project manager e direttore dei lavori per Sviluppo Genova nella
costruzione della nuova lavanderia industriale della Valpolcevera. Il professionista è figlio di Franco Graziadei, costruttore edile genovese. Paola Carosio gestiva la farmacia comunale di Quinto.

08/12/10

Yara: sbatti il mostro in prima pagina

Caso Yara; sbatti il mostro in prima pagina

parlando con un operaio della dalmine, emigrato da napoli per lavorare e da un po di anni a bergamo, viene fuori che: "questa vicenda mette in risalto quanto sia bigotta e razzista bergamo......programmi televisivi su tv locali dove si dice liberamente che: bisogna ammazzare tutti i marocchini.....che non sia possibile che questi fatti avvengano nella quieta padania......che il male viene da fuori...che il male viene dal nemico, ossia gli immigrati, oltre all'allarme sociale creato dai media e alla morbosità dei media; più la donna è giovane e più interessa ai media.

Slai cobas Dalmine

un commento di Gennaro Carotenuto, martedì 7 dicembre 2010, 09:51

Di fronte all'orrore per una bambina scomparsa e probabilmente rapita, con quel che ne consegue in questi casi, abbiamo assistito all'ennesima caccia all'immigrato. Dicono che sia stata una trascrizione mal fatta, ma la verità è che tutti, magistrati, media, popolo padano, cercavano il mostro nordafricano da sbattere in prima pagina. Come assassino di una Yara Gambirasio, la nuova Milena Sutter della quale per fortuna non si conosce ancora la sorte, fin dall'inizio, non si è cercato un "biondino dalla spider rossa" ma un nordafricano con i calli alle mani. E' dunque come se quella trascrizione mal fatta fosse stata una sorta di "profezia che si autoavvera" per milioni di razzisti padani ed italiani che, ogni volta che viene commesso un crimine, spera ardentemente e si autoconvince che questo sia stato commesso dalla rappresentazione dei loro pregiudizi, un perfido immigrato, un corpo estraneo impiantato in una società sana e che può pertanto essere espiantato facilmente.


Sono milioni di razzisti che, ogni volta che commettono un crimine, da Erika e Omar a Olindo e Rosa, sviano consapevolmente le indagini sugli immigrati sapendo di trovare un terreno fertile, media conniventi, compaesani pronti a scommettere sulla loro innocenza e puntare il dito sul diverso, politici che capitalizzano organizzando fiaccolate. Sono milioni di razzisti fomentati nei loro istinti dai media commerciali che costruiscono criminalmente con la paura consenso politico attraverso una costruzione selettiva e tendenziosa della realtà. E' stato dimostrato in innumerevoli studi, come quelli del CENSIS. I media, nella percezione stessa degli italiani, fomentano la paura il doppio dei media francesi e il triplo di quelli britannici, statunitensi o brasiliani a volte inventando di sana pianta leggende metropolitane, come quella sulla "zingara rapitrice".

Ma non ci si inganni sull'idea di media tendenziosi che da soli corrompono un'opinione pubblica sana. Soprattutto al Nord, ma non solo, almeno un ventennio di costruzione della retorica da piccola patria ha trovato nell'opinione pubblica un terreno fertilissimo. Il vaneggiamento di una nostra comunità sana assediata da nemici che vengono da fuori, gli immigrati o Roma ladrona, è oramai patrimonio condiviso quanto indimostrabile sul quale si è costruito tutto il consenso delle destre e della Lega in particolare. Lo ha dimostrato durante le recenti alluvioni in Veneto il governatore di quella regione Luca Zaia pronto a dare in escandescenza contro chiunque sostenesse che almeno parte dei danni fossero stati causati dal dissesto idrogeologico, dallo sfruttamento dissennato del territorio e dall'abusivismo edilizio.

Quella che ha sbattuto il ragazzo marocchino Fikri in prima pagina è dunque una trascrizione mal fatta che ha messo a nudo una volta di più gli istinti sempre più bassi di una parte del paese. Quella stessa parte che, solo poche settimane fa a Roma, si è schierata a difesa di Alessio Burtone che aveva aggredito e ucciso un'infermiera rumena, con la quale aveva banalmente discusso. "Alessio sei tutti noi" sono arrivati a scrivere. E' un delirio collettivo che preannuncia, se non questa volta la prossima, il pogrom. Un pogrom invocato in queste ore da decine di benpensanti del paesello di Brembate di Sopra che, in decine di luride interviste di strada in tutti i TG, hanno dimostrato di desiderarlo ardentemente, per fortuna, almeno pubblicamente, non lusingati dal sindaco leghista.

I pensieri, i commenti che svelano, che denunciano, tale perversione sociale della quale il paese è ammalato possono essere solo fatti a mezza bocca, condivisi tra intimi, come quelli che nella giornata di domenica e di ieri si son trovati a sperare che Fikri fosse innocente per non aggiungere all'irrisolto dramma di Yara quello di una nuova ondata razzista. Ma non c'è la forza per gridare. Non c'è la forza per additare al pubblico ludibrio chi fomenta l'odio, colpirlo, delegittimarlo nelle sue sicurezze e smantellare i suoi pregiudizi. Non c'è la forza per mettere a tacere quegli stessi giornalisti che anche la prossima volta preferiranno il modo indicativo al condizionale.

Ci vorrebbe la forza di una nuova narrazione popolare, questa volta positiva. Per rappresentare e denunciare questa Italia e pensarne una nuova ci vorrebbe un nuovo "sbatti il mostro in prima pagina", il capolavoro di Marco Bellocchio con Gian Maria Volonté, che raccontava come nel 1972, per l'Italia benpensante, il mostro ideale fosse il militante della sinistra extraparlamentare, esattamente come oggi il mostro ideale è sempre l'immigrato. E ci vorrebbe un nuovo "borghese piccolo piccolo", l'opera di Mario Monicelli con un nuovo Alberto Sordi che interpreti magistralmente le malefiche pulsioni sociali verso il deviante, vero o presunto, per raccontare il sordo odio con il quale questa società non vuole riconoscere il mostro tra noi.

Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it

7 dicembre: altri 2 femminicidi e la scomparsa di Yara

Due femminicidi che trovano lo spazio di un trafiletto di repubblica del 7 dicembre. 2 femminicidi che faranno molto meno audience del femminicidio di Sarah Scazzi e della scomparsa di Yara. Eppure anche questi sono stati concepiti in "famiglia", ex conviventi e fidanzati. In uno di essi, riportato solo nella cronaca locale, la donna uccisa era un'immigrata, così come lo sono i capri espiatori prediletti dai leghisti, dai razzisti del nord, dai carabinieri di Brembate, che prima denunciano "sobriamente" un testimone per "procurato allarme" e poi mettono in bocca a un'immigrato un altro allarme, questa volta sì procurato, ma da loro. C'è da chiedersi come e tra chi si siano procurati gli interpreti che hanno incastrato Mohamed Fikri e con quali soldi li abbiano pagati. Ma non è difficile capirlo, guardando quei cartelli, ascoltando quei commenti razzisti pronunciati ben prima della clamorosa "scoperta" dell'arma di Bergamo. Quella che hanno chiamato "sobrietà" si è tradotta nel tentativo di depistare le indagini, nell'ennesima caccia all'immigrato, nella contaminazione via etere degli italioti con la febbre razzista, nell'alimentare quell'humus razzista, securitario, maschilista, di moderno fascismo, che legittima di fatto le uccisioni delle donne, sistematizzandone la condizione di insicurezza e precarietà, togliendo alle giovani il futuro. Quella che chiamano "sobrietà" per distinguere il "sobrio" nord, che ha il triste primato dei femminicidi, dal chiassoso sud, dove una ragazza di 15 anni è stata 2 volte violentata e uccisa, dalla famiglia e dai media, non ha rispetto neanche di Yara: non l'ha sottratta prima ai giudizi e pregiudizi sulla personalità da parte della gente di Brembate -"è una ragazza senza grilli per la testa, tutta scuola e casa"- , le ha trovato un falso assassino e ora fa anche i conti senza gli osti sui talk show.
E c'è da credere che presto si apriranno le totoscommesse sull'assassino di Yara.
Mentre continuano ad ucciderci
Yara, Sarah, Carmela, Cala, Rosa... e tante altre non sono faccende private nè stuzzicanti copioni per tv spazzatura!

GiustificaBasta uccisioni di donne
Basta strumentalizzazioni sui nostri corpi
RIBELLIAMOCI DONNE!!!

CI STUPRANO CI UCCIDONO CI DANNO POLIZIA
SOVVERTIAMO QUESTA DEMOKRAZIA!


gli articoli:

da firenze.repubblica.it

Sparatoria in strada a Lucca
sette proiettili contro la fidanzata
Sparatoria in strada ragazza uccisa con 7 colpi
BAGNI DI LUCCA (Lucca) - Un uomo ha sparato almeno 7 colpi d'arma da fuoco contro una ragazza di nazionalità cubana, uccidendola. E' avvenuto intorno alle 14 in una strada vicina alla piazza principale di Bagni di Lucca. La giovane, subito soccorsa, è arrivata ancora viva all'ospedale di Lucca, dove è morta poco dopo. L'uomo che ha sparato si è allontanato di corsa. I carabinieri stanno cercando di rintracciare l'uomo nel territorio della Valle del Serchio.
La vittima, 27 anni si chiamava Cala Perez Kalianyns e aveva un figlio di 13 anni. L'omicidio avrebbe un movente passionale. Si sopetta di un giovane albanese con cui la donna aveva una relazione da alcuni mesi, Leonard Grifsha, di 24 anni. L'immigrata sarebbe stata uccisa mentre andava dal medico per fare una visita insieme alla cugina. L'assassino le ha prima sparato al petto due colpi. Altri cinque sono stati esplosi quando la donna era già a terra.

da repubblica.it

Uccide a coltellate l'ex convivente
L'uomo aveva già tentato l'omicidio
Il delitto sotto casa della vittima, Rosa Fontana. L'assassino si chiama Giuseppe Chieco, è stato catturato grazie al racconto di un testimone. Alcuni anni fa aveva aggredito la donna ferendola. Arrestato, era tornato in libertà
MATERA - Un uomo di circa 40 anni, Giuseppe Chieco, ha ucciso in serata a Matera in una strada di periferia la ex convivente, Rosa Fontana, colpendola più volte con un coltello. Subito dopo il delitto Chieco si è allontanato ma la polizia, grazie alle indicazioni di un testimone, lo ha rintracciato e arrestato. L'omicidio è avvenuto davanti alla casa della vittima. Alcuni anni fa Chieco aveva già tentato di uccidere la donna, che però fu soltanto ferita: l'uomo fu arrestato ma era tornato in libertà.

29/10/10

Siamo controcorrente

APPELLO

L'UCCISIONE DI SARAH STA METTENDO IN EVIDENZA VARI ASPETTI:

L'ASSURDO CIRCO MEDIATICO CHE SI E' COSTRUITO INTORNO.
Questo da un lato ha fatto diventare una vicenda, che affonda della guerra di bassa intensità contro le donne ed è parte nella condizione di vita, sociale di tante ragazze, un talk show, un brutto film giallo ("Avetrana nn è Hollywood" è la scritta comparsa giorni fa su un muro del paese); a questo punto, resa la morte di Sarah uno spettacolo da "grande fratello", non è più reale, non deve più provocare emozioni, rabbia, ribellione, ma morbosa curiosità, facendo volutamente un'operazione di capovolgimento: non si parte dalla vicenda personale per comprenderne le ragioni sociali, ma si cancellano di fatto le ragioni sociali e tutto si riduce a scandagliare i particolari.
Dall'altro, soprattutto dalle televisioni nazionali che in alcuni giorni tra Tg e trasmissioni di bassa psicologia e ancora più squallidi dibattiti hanno fatto delle 'no stop', la vicenda di Avetrana è stata usata strumentalmente per nascondere, coprire, far sparire altri problemi reali, altri importanti avvenimenti; finchè hanno potuto l'hanno usata per nascondere cosa accadeva a Terzigno, per mettere in terza/quarta notizia la grande manifestazione del 16 ottobre, e via dicendo, l'uccisione di Sarah è stata seconda solo al 'Lodo Alfano'; le televisioni nazionali e anche alcuni giornali si sono buttati a man bassa su Avetrana, e il Tribunale felici di poter usare un "diversivo", e come una dittatura hanno imposto a milioni di persone di parlare solo di questo, di pensare solo a questo, di concentrare l'attenzione della gente sul particolare, per non interessarsi al generale della loro condizione e della stessa condizione delle donne.
Dall'altro ancora, come un "grande fratello" ha costruito una situazione, soprattutto ad Avetrana, in cui la stessa gente è come se si trova dentro un film, in cui deve dire, e dice, quello che le televisioni, i giornalisti vogliono che dica; questo ha creato una situazione di individualizzazione della gente, spezzando la spinta comune prevalente dei primi giorni; questo sistema da circo mediatico prima ha creato una situazione da "turismo macabro" e poi indica nella popolazione di Avetrana il principale responsabile.
Questo talk show è di fatto un'applicazione del fascismo mediatico berlusconiano; è un'operazione contro le donne, contro la popolazione; è impedire di pensare, di capire, soprattutto di unirsi e ribellarsi.

LA FAMIGLIA COME MODERNO MEDIOEVO.
L'uccisione di Sarah è di fatto una forte denuncia, smascheramento della famiglia e in questo è da scagliare come arma contro questo sistema sociale, il governo, la Chiesa che invece sempre più esaltano la "sacra famiglia", i ruoli in essa di oppressione e subordinazione delle donne, di difesa della famiglia, il ruolo dell'uomo che deve essere quello di "comando", direzione della famiglia (tanto che lì dove questo si discosta anche di poco, fa notizia scandalistica - e anche qui la vicenda di Avetrana è esemplare: i giornali, le televisioni, ora mostrano lo zio assassino come "schiavizzato" dalle donne di casa, solo perché forse faceva due piatti).
La morte di Sarah affonda fino in fondo in questa realtà e concezione della famiglia, chiusa, oppressiva, da difendere verso l'esterno anche quando è barbarie e morte.
Una famiglia che è una catena, in cui se cade uno cadono tutti e per questo bisogna restare uniti a reggerla, a difenderne l'"onorabilità". Una famiglia che soprattutto per le donne, ma anche per i giovani, è un moderno inaccettabile medioevo, che tiene prigioniere, devia energie che invece devono liberarsi.
Ma questo è possibile solo se le donne, i giovani si ribellano e lottino contro i veri responsabili di questo moderno medioevo, Stato, governo, chiesa, padroni.

LA MORTE DI SARAH NON E' UNA VICENDA PRIVATA, E' PARTE DELLA CONDIZIONE DI TANTE RAGAZZE
E' frutto della vita di tantissime ragazze, soprattutto al sud, fatta a volte di vuoto, di soppressione ma anche spesso di deviazione dei desideri di un mondo diverso, libero, ricco, per imporre falsi, deviati bisogni individuali, invece di trovare le ragioni comuni di ribellione e di lotta.
La svolta giudiziaria e l'arresto di Sabrina, non cambia il discorso di fondo e in un certo senso rafforza la nostra denuncia sulla condizione delle ragazze; mostra la realtà, che dietro ogni uccisione delle donne vi è l'intera condizione delle donne fatta comunque di oppressione sia di vita, ma anche ideologica, perfino quando si trattasse di una donna che uccide un'altra donna; che dietro ogni violenza e uccisione vi sono cause sociali e vi è un sistema capitalista, di cui il patriarcalismo/maschilismo (nelle sue varie forme), con i suoi falsi valori e sentimenti individualistici, è un'ideologia fondamentale e costitutiva e per questo anche dominante e deviante a volte della coscienza delle stesse ragazze/donne.

Per questo l'MFPR sta intervenendo controcorrente in questa triste storia, soprattutto per allargare il suo significato e far emergere da un'altra uccisione di una ragazza un fatto e una risposta nuova: la ribellione, l'unità delle donne, la lotta.
Al funerale l'Mfpr è andata con uno striscione: "Per Sarah è giusto ribellarci - basta con le uccisioni e le violenza contro le donne"; nei prossimi giorni andrà sia al Tribunale che ad Avetrana a dire "Basta con il circo mediatico. L'uccisione di Sarah non è un talk show". Andrà a Taranto, nelle scuole a dire alle ragazze, alle donne "la morte di Sarah non è un fatto privato ma è parte della nostra condizione di vita e della nostra necessità di lotta"

Il 25 novembre chiama tutti sia a livello locale che nazionale a rendere la morte di Sarah come la uccisione e violenze sessuali di tante ragazze e donne, troppe, una forte "arma" contro questo sistema sociale da moderno medioevo, per costruire le forze per rovesciarlo.

SU QUESTO SCENDIAMO IN PIAZZA E MANIFESTIAMO A TARANTO, O DOVUNQUE E' POSSIBILE.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
24.10.10

25/10/10

Da Ciudad Juarez ad Avetrana , i femminicidi sono una realtà quotidiana

Care compagne… se pur con tempi dilatati, dei quali ci scusiamo, rispondiamo all’ appello che fate in relazione all’ipotesi di una manifestazione a Taranto, a ridosso del 25 novembre. Anche noi da questa parte dello stivale continuiamo a contare le morti ed a vedere gli sfaceli di questa guerra fra i sessi, tra l’altro non dichiarata, che da una parte continua ad essere combattuta con armi vere e dall’altra continua a spezzare vite.
Vediamo la tenacia, l’ottusità diffusa e la volontà politica di non dare alcuna lettura complessiva di ciò che accade a vantaggio di un’interpretazione interessata solo a separarci e indebolire la nostra lotta e le nostre rivendicazioni tanto che l'isolamento creato ad arte attorno alle donne garantisce ai maschi violenti impunità e spazio per agire fino all’estremo senza grandi difficoltà.
I media conniventi e sciacalli cercano audiencee affondano le braccia fino ai gomiti negli aspetti più morbosi offrendo a voyeur comuni la pornografia più spinta che contribuirà a creare un buon terreno per il prossimo assassinio.
Il femminicidio è la nostra quotidianità: femminicidio è qualsiasi atto che umili la nostra identità di donne, che denigri il nostro genere, che calpesti la nostra autonomia, che disconosca la nostra libertà.
Femminicidio sono anche tutti questi”preliminari” dell’assassinio vero e proprio.
Ebbene, che si sappia, noi non ci abbiamo fatto il callo e non siamo assolutamente disposte ad abituarci!
Il nostro dolore diventa rabbia non rassegnazione.
E la nostra rabbia diventa lotta non autodistruzione.
Il nostro obiettivo è non soccombere alla logica ed al ricatto della paura ma cercare insieme, in una solidarietà reale e nella lotta concreta, la risposta alla violenza più cruda che ci viene scaricata addosso.
Sulla base di queste considerazioni non certo dell’ultima ora stavamo già ragionando su come affrontare questo 25 novembre. La nostra idea era quella di operare a livello territoriale per tenere alta l’attenzione sul femminicidio. La proposta giuntaci da Taranto è comunque molto interessante perchè in continuità con ciò che si è discusso per parecchio tempo, anche a livello nazionale, in relazione all’idea di arrivare finalmente al sud a dire qualcosa. Se dovesse concretizzarsi maggiormente l’idea della manifestazione a Taranto ci impegniamo a valutare con serietà il fatto di cambiare piani e di prendere in reale considerazione questa ipotesi.
Esprimiamo intanto totale sostegno e vicinanza alle compagne di Taranto che da anni, fortemente radicate sul territorio, denunciano violenze, sopraffazioni e abusi sulle donne.

Bologna, 25 ottobre 2010

Quellechenoncistanno

21/10/10

Se t'ammazza il maresciallo...

da noi non siamo complici

In questi giorni media mainstream e blog stanno parlando tanto della schifosa cricca di Alessio Burtone, il ventenne romano che ha causato la morte di Maricica Hahaianu. Un mix di sessismo e razzismo che è anche un significativo “quadretto” dell’Italia di oggi.
Ma pressoché NESSUNO ha nemmeno vagamente nominato la morte di un’altra donna romena, coetanea di Maricica, a Palermo lo scorso 4 ottobre.
Di questa donna è dato solo di sapere le iniziali del nome – R. T. – e che faceva la “badante”. E’ morta dopo essere stata mandata in coma da un maresciallo dei carabinieri – di cui ovviamente non è dato di sapere il nome, ma solo che era, in quel momento, “fuori servizio” – che l’ha investita all’alba del primo di ottobre e poi se n’è scappato.
Già la notizia dell’incidente aveva trovato spazio solo in qualche trafiletto marginale, ma la notizia della sua morte è stata sapientemente occultata/censurata agli occhi dei più.
Non siamo, ovviamente, così ingenue da chiederci il perché…

18/10/10

Per un 25 novembre di lotta, contrastiamo sul campo e concretamente violenza e femminicidio

Noi pensiamo che, anche rispetto alle ultime svolte giudiziarie sull'uccisione di Sarah di Avetrana (TA), noi donne dobbiamo portare un altro messaggio:

Non lasciamo Sarah e le uccisioni e violenze sessuali, tante, troppe, contro le donne ai talk show e non deleghiamo la risposta alle investigazioni giudiziarie.
E' ora che le donne, le ragazze debbano ribellarsi e unendosi trovare la forza di lottare.

L'uccisione e la violenza subite da Sarah non affondano solo in una vicenda privata.
La RECENTE SVOLTA SUL PRESUNTO COINVOLGIMENTO DI SABRINA, indicato dal padre nella dinamica dell'uccisione di Sarah, se venisse confermato, non cambierebbe ma rafforzerebbe la necessità di un altro messaggio, di un'altra denuncia, di un'altra riposta.
Essa dimostrerebbe, se vogliamo, ancora di più che la morte, e la vita, di Sarah trovano le loro vere ragioni nella condizione di centinaia, migliaia di ragazze; nella realtà e concezione della famiglia, chiusa, oppressiva, da difendere anche quando è barbarie e morte, una famiglia in cui vige il possesso, la proprietà dell'uomo ed è l'espressione più concentrata dei ruoli e della oppressione delle donne che si esplicita in tutta questa società e che viene alimentata da questo sistema sociale capitalista e di moderno medioevo; trovano le ragioni nella condizione di tantissime ragazze, fatta spesso di vuoto, di soppressione ma anche deviazione dei desideri delle ragazze di un mondo diverso, ricco, libero, per imporre falsi, deviati bisogni individuali, che puntano a dividere le donne invece che trovare le ragioni comuni di ribellione e di lotta; trovano le ragioni nella concezione e condizione patriarcale nel sud, e non solo; ma in una situazione in cui le donne, le ragazze non la vogliono subire più, e per questo a volte vengono uccise.

Tutto questo rende giusto, necessario far sentire la voce delle donne.
E farlo quest'anno fare in occasione del 25 novembre, con una manifestazione diversa, una manifestazione lì dove questa realtà si è concretizzata in una tragica morte ma ha creato nello stesso tempo emozioni, rabbia, non solo a livello locale ma anche nazionale.
Per questo facciamo la proposta di fare questa manifestazione a Taranto - una città certo difficile a creare mobilitazione su questo terreno - perché in maniera simbolica ma anche speriamo significativa, ci sia un altro messaggio anche
in controtendenza con i messaggi da circo mediatico che sta coinvolgendo la stessa gente;
e ci sia un'altra risposta, quella giusta, quella della ribellione delle donne e della lotta,
perché non vogliamo che si parli "sulle donne"
ma vogliamo che siano le ragazze, le donne a cominciare a dire "basta" ai femminicidi.

Lanciamo questa proposta a tutte le realtà del movimento delle donne e femminista.
Ma è chiaro che essa si potrà realizzare solo se viene costruita insieme, soprattutto con quelle realtà che già si stanno mobilitando su questo terreno.
Fateci sapere cosa ne pensate.

Un forte saluto

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
Taranto

17.10.10

Kamila Lysadorska, uccisa dal suo ex fidanzato

(AGI) - Savona, 16 ott. - Ha confessato l'omicidio della sua ex fidanzata, Kamila Lysadorska, 31 anni, polacca, dopo sette ore di interrogatorio Nicolo', detto Walter, Vivado, 36 anni dipendente di una ditta che effettua la manutenzione dei treni a Parco Doria a Savona. I due si erano lasciati da un paio di settimane ma l'uomo, molto geloso, non voleva interrompere il rapporto. Secondo quanto dichiarato agli inquirenti ieri sera l'uomo, che aveva bevuto qualche bicchiere di troppo, si e' recato a casa dell'ex fidanzata per tentare la riappacificazione. Non avendo ottenuto cio' che voleva, Vivado ha afferrato un coltello da cucina ed ha ucciso l'ex convivente. Poi ha cercato di costruirsi un alibi andando in alcuni bar della zona per poi andare a casa. L'accusa per Nicolo' Walter Vivado e' quella di omicidio volontario aggravato.

17/10/10

Vogliamo vivere non solo sopravvivere!

Vogliamo vivere non solo sopravvivere!

Noi donne stiamo pagando un prezzo altissimo in questa guerra
non dichiarata.
E sono armi, sono vere armi quelle che sparano, che stringono, che rompono.
Sono sempre in mano agli uomini.
Come quelle bellissime Donnevive, ammazzate per aver voluto difendere un corpo, di bambina, di ragazza, di donna, della figlia, lo stesso corpo. Che svelano col loro sangue, la realtà di questa società violenta manovrata da uominiporci.
Ci mostrano la negazione della vita, della nostra vita e di tutte quelle costrette a tacere come nelle peggiori dittature.

L'omertà non è solo quella per la camorra che uccide Teresa,
è anche il silenzio delle donne, delle ragazze, per la buona reputazione della famiglia, quello che uccide Sarah,
è una donna lasciata sola di fronte a un marito violento,
a nord, a sud.
E' il silenzio e la strumentalizzazione dei media, conniventi e sciacalli.

Il femminicidio è la nostra quotidianità, ha le sue radici nella famiglia, nucleo sociale primario, protetto e fiananziato dallo stato.
Quindi è solo con l’autodeterminazione, il lavoro, la lotta, la ribellione, la solidarietà che possiamo uscire da tutto questo sistema.

Trasformiamo il dolore in rabbia e la rabbia in lotta!

Rifiutiamo la logica del ricatto e della paura, riprendiamoci le nostre vite… insieme!

Per questo stiamo pensando di proporre alle altre realtà di donne e lesbiche, di organizzare a Taranto una manifestazione, a novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne!

Bella chi si ribella!


Femministe e lesbiche dell’Appennino

maragridaforte@inventati.org


Roma, 16 ottobre 2010


13/10/10

25 novembre 2010 contro la violenza sulle donne e il femminicidio. Non facciamo calare l'attenzione su Sarah, andiamo a Taranto!

Lettera ai direttori degli Organi di Informazione

Al di là della vicenda giudiziaria, le lavoratrici, le disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto, che il giorno del funerale di Sarah, unica delegazione di donne da Taranto, hanno partecipato alla cerimonia, con lo striscione "PER SARAH, E' GIUSTO RIBELLARCI! BASTA CON LE VIOLENZE/UCCISIONI CONTRO LE DONNE", pensano che occorra che continui l'attenzione e la mobilitazione, soprattutto delle ragazze, degli studenti, delle donne perché non rientri ora tutto nella "normalità".

L'uccisione e la violenza subite da Sarah non affondano solo in una vicenda privata, né solo nella realtà di Avetrana; né si tratta di un "orco", per esorcizzare la realtà di tante ragazze e tante donne.
Quando gli "orchi" diventano tanti e sempre di più, soprattutto all'interno dei rapporti familiari, quando solo quest'anno vi sono 114 donne uccise, allora vuol dire che questa società capitalista è un "orco".
E non si tratta, come anche hanno gridato ad Avetrana alcuni compagni di Sarah nei giorni scorsi, di più repressione. Certo anche noi vogliamo che vi sia una giustizia per Sarah e non vogliamo vedere dopo qualche anno il suo assassino in libertà, ma dobbiamo andare alle vere cause di questa guerra di bassa intensità contro le donne. E queste si chiamano condizioni di vita generale delle donne che stanno andando indietro di 40 anni, si chiamano negazione dei diritti, della libertà, soppressione dei desideri delle ragazze di un mondo diverso per imporre falsi, deviati bisogni individuali, si chiamano doppia oppressione imposta alle donne, si chiamano normalizzazione di un humus maschilista, contro le donne; si chiamano anche patriarcalismo nel sud, ma in una situazione in cui le donne non accettano più, e per questo vengono uccise. Si chiama moderno medioevo imposto da Stato, governo, padroni, Chiesa.
Contro tutto questo è necessario che prima di tutto e soprattutto le donne si ribellino e unite trovino la forza di lottare.

Che il messaggio che abbiamo portato con lo striscione ad Avetrana, insieme ai messaggi di tante donne, collettivi arrivati da Bologna, Milano, Mantova, L'Aquila, Napoli, Palermo, ecc. che sabato abbiamo appeso negli applausi della gente nel campo sportivo, domenica durante la partita erano ancora lì, vuole dire che questi messaggi esprimono i veri pensieri, la rabbia, la volontà - oltre l'emozione per la morte di Sarah, che è di tutti, che è nostra - di tante donne, tante ragazze, che deve continuare oltre l'emozione.

Per questo stiamo pensando di proporre anche alle altre realtà di donne, di altre città, di organizzare nella nostra zona, possibilmente nella stessa Avetrana, una manifestazione a novembre in occasione della giornata internazionale contro la violenza sessuale alle donne, e a tre mesi dall’uccisione di Sarah.

Per Le lavoratrici, disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Taranto
Tiziana Acclavio, Teresa Viggiani, Raffaella Loperfido

11/10/10

Per Sarah no silenzio, ma ribellione

Clicca qui per vedere le foto
Ieri alle 15,30 si è mosso il lungo corteo che ha accompagnato Sarah, fino allo stadio dove per la grossa partecipazione della gente, circa 10 mila, si è tenuta la cerimonia funebre. Vi era il pensiero, la tristezza, il dolore, la rabbia, l'indignazione per l'uccisione e la violenza a Sarah, nei volti e negli occhi delle persone, circa 10 mila, e dei ragazzi. Purtroppo solo nei volti.
Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, le lavoratrici e disoccupate dello slai cobas hanno portato all'interno del corteo lo striscione: PER SARAH, E' GIUSTO RIBELLARCI BASTA CON LE UCCISIONI/VIOLENZE CONTRO LE DONNE
La gente di Avetrana lo ha accolto nel corteo, l'ha appoggiato. Come tante persone, soprattutto donne, giovani, hanno condiviso i manifesti che abbiamo messo lungo il percorso: "questo manifesto - ha detto una donna - lo dovevate fare molto ma molto più grande".
All'arrivo al campo sportivo mentre andavamo ad appendere lo striscione vicino alle scalinate, tantissima gente lo ha applaudito.
Per mostrare la solidarietà venuta da altre città, abbiamo posto all'ingresso del campo un tabellone dove abbiamo affisso i messaggi delle compagne che in questi giorni sono arrivati: da Bologna, Milano, Mantova, L'Aquila, Napoli, Palermo, ecc. Letti da tantissimi, fotografati da tante ragazze e ragazzi.
E' come se quello striscione, quei manifesti, quei messaggi esprimevano i veri pensieri, la rabbia, la volontà - oltre l'emozione per la morte di Sarah, che è di tutti, che è nostra - di quelle donne, quelle ragazze, ragazzi, quelle persone che ora altri vogliono far rientrare nella "normalità". Perchè il resto è stato troppo silente, troppo controllato.
La giusta rabbia che si era espressa nei due giorni prima, quando si è saputo che Sarah era morta, da parte soprattutto dei ragazzi, ieri non si è potuta esprimere, quasi soffocata.
Soprattutto la Chiesa, e poi il sindaco di Avetrana, altre istituzioni, hanno fatto di tutto perchè il funerale si svolgesse in un clima spento, pacificato. Il prete lo aveva detto, a premessa, il tema centrale della cerimonia doveva essere l'appello alla "non violenza". Quindi nessuna denuncia, nessun riferimento a quello che ha subito Sarah, della violenza all'interno della "sacra" famiglia; in stile 'Ratzinger' la religione è stata usata ancora una volta per soffocare la ribellione; fino a indicare la morte di Sarah come monito da ricordare e non la sua vita, come la vita di tante ragazze, con i suoi desideri, la sua volontà di uscire dal chiuso del paese (tanto che il vicesindaco ha proposto di dedicare a Sarah un nuovo monumento centrale all'ingresso del cimitero (!)).
E poi tutto organizzato perchè ognuno svolgesse la sua parte e non rompesse questo clima.
L'unica in controtendenza è stata la madre che (sia pur per motivi anche legati alla sua appartenenza ad altra religione) è arrivata nel campo dopo che era finita la parte religiosa ed è andata via subito dopo che il funerale è finito.
Ma altri hanno offeso Sarah. Le istituzioni venute a fare la loro presenza ipocrita, interessata, o quelle che invece non c'erano nemmeno, come il sindaco di Taranto di "sinistra" occupato, in pieno stile berlusconiano, a partecipare ad una manifestazione "miss scooter", come qualche settimana fa a quella di "miss ambasciatrici di pace", in cui le ragazze sono oggetto di contorno, con chiari allusioni sessuali.
Ma anche tutte coloro, politiche, sindacaliste, democratiche, ecc., che a Taranto e in provincia, e al funerale si sono fatti sentire con un pesantissimo silenzio. L'unica realtà visibile, di lotta è stata quella del Mfpr; e questo ci dà più responsabilità affinchè, dopo alcuni altri giorni (dopo che la stampa, le Tv si sono sfogate, e ora si butteranno a speculare su un'altra realtà di dolore e lacrime) non si spenga tutto, per dare continuità, nella lotta alla rabbia e alla mobilitazione popolare e giovanile dei giorni scorsi, al dolore che ha lasciato un segno nelle coscienze di tanti.

Per questo stiamo pensando di proporre anche alle altre realtà di compagne, femministe, di organizzare in questa zona una manifestazione a novembre in occasione della giornata internazionale contro la violenza sessuale alle donne, e a tre mesi della uccisione di Sarah - negli stessi giorni poi vi sarà il processo per Carmela, l'altra ragazzina che nel 2007 per le ripetute violenze sessuali si uccise.

Come abbiamo detto ieri, non si tratta di andare a scandagliare nella realtà di Avetrana, come hanno fatto stampa e televisione, nè si tratta di un "orco", per esorcizzare la realtà di tante ragazze e tante donne.
Quando gli "orchi" diventano tanti e sempre di più, soprattutto all'interno dei rapporti familiari, quando solo quest'anno vi sono 114 donne uccise, allora vuol dire che questa società capitalista è un "mostro".
E non si tratta, come anche hanno gridato ad Avetrana alcuni compagni di Sarah nei giorni scorsi, di più repressione; certo anche noi vogliamo che vi sia una giustizia per Sarah e non vogliamo vedere dopo qualche anno il suo assassino in libertà, ma dobbiamo andare alle vere cause di questa guerra di bassa intensità contro le donne. E queste si chiamano moderno medioevo imposto da Stato, governo, padroni, Chiesa, si chiamano negazione dei diritti, della libertà, soppressione dei desideri di un mondo diverso per imporre falsi, deviati bisogni individuali, si chiamano doppia oppressione imposta alle donne, si chiamano normalizzazione di un humus maschilista, fascista contro le donne; si chiamano anche patriarcalismo nel sud, ma in una situazione in cui le donne non accettano più, e per questo vengono uccise.

Contro tutto questo è necessario che scateniamo la ribellione delle donne, che non può non essere rivoluzionaria, per rovesciare da cima a fondo questo moderno medioevo.

MFPR - Taranto
***
Grazie per la restituzione del percorso femminile nel lutto e nella rabbia per la soppressione femminicida di Sarah. Grazie per essere state lì a nome di tutte. Non dimenticheremo nè Sarah nè i complici della sua seconda uccisione, perchè contro la barbarie il primo argine è la memoria. Ciao SC
(UDI di Napoli)

09/10/10

A Sarah

A Sarah, da una che x lo sgomento e la rabbia non riesce a dire l'unica parola che le viene dal cuore, odio! Odio x il vecchio libidinoso,ti ha accoppato xche' ti sei ribellata d ora incolpa te di seduzione, tira in ballo I tuoi abiti succinti di quel giorno (I pantaloncini corti x andare al mare !) spacciando cosi dal carcere la tesi che pure una 15enne e' maliarda, tesi patriarcale che trova ancor oggi ampi consensi, odio x il patriarca danaroso che ha imposto a tutto il suo clan se non la complicita', il silenzio, odio x la giungla mediatica accampata davanti alla tua casa che raccatta 'emozioni' lecca-lecca x fare audience e odio x quella folla ebete che plaude davanti alla tua bara, invece di piangere... plaude, a cosa? Alla novella Maria Goretti del paese che rianimera' l'economia paesana con le immaginette vendute ai pellegrini? Plaude all'evento mediatico che ha dato un po' di ossigeno al paese, alle sue anime morte? Nessuno sapeva, nessuno vedeva il vecchio contadino molestare Sarah, lo coprivano le sue proprieta', la bella casa col suo garage nel paese, era una persona perbene, un secondo padre x Sarah nel nido del cuculo familiare. Odio chi ti ha accoppato, cosi' barbaramente, si e' sbarazzato di te come un rifiuto usato, da gettare in un tombino, in un pozzo, un rifiuto che non serve + Ma ancor piu' odio chi permette e avvalla la politica sessuale di questo paese di merda, che avvilendo la dignita' femminile in ogni campo, ogni giorno, ormai, ci offre la sua Sarah...a chi di noi tocca domani?
Ma anche la disgregazione del Nuovo Femminismo, dopo il 2007,ha contribuito al dilagare della violenza maschile,al numero incredibile di accoppamenti di donne, xche' la ns diga ha ceduto...dobbiamo ricominciare TUTTE! Solo la lotta paga

Emma Pinna (Milano)

A Sarah

A te Sarah
con tutto il dolore e la rabbia di una donna
con la ribellione di un'adolescente
con l'amore e i sensi di colpa di una sorella che non ti ha potuto aiutare, perchè aiutarti voleva dire distruggere i tuoi assassini e i loro mandanti. Ma io/noi a questo non siamo ancora arrivate

Non importa sia vero che tu abbia confidato o scritto nel tuo diario che quella bestia ti molestava. Io credo che tu lo abbia fatto e non sei stata ascoltata
Ma anche se non lo avessi fatto sono convinta che gli altri hanno capito ugualmente
perchè ora sospettano

e sanno cosa accade anche nelle migliori famiglie, soprattutto nelle migliori famiglie, nelle famiglie per bene, di persone per bene come lui

E anche se lo avessi taciuto lo capirei: per molti anni ho taciuto un ricordo che non volevo accettare, un ricordo che avevo scambiato per sogno

Ma quello tuo di sogno era ricorrente e ti sei furiosamente ribellata ad ospitarlo nella tua mente e sul tuo corpo, tanto da "meritare" di essere strangolata, da sola, con la complicità di chi aveva paura di guardare negli occhi, nei tuoi occhi, la realtà.

Ti ha violentata il maschio-padrone nella sua proprietà
ti ha uccisa nella sua proprietà
ha inveito sul tuo corpo nella sua proprietà
ha nascosto il tuo corpo nella sua proprietà
il tuo cellulare ha esposto come un trofeo nella sua proprietà
perchè nella sua proprietà si sentiva al sicuro
della sua proprietà si sentiva sicuro
si sentiva sicuro di sua figlia, dei tuoi famigliari
si sentiva sicuro di disporre di te come sua proprietà
di decidere della tua sessualità, della tua libertà, del tuo futuro
Ma di te, viva, non poteva decidere perchè ti sei ribellata
e allora ha deciso di darti la morte

Ma tu e la stessa bestia che ti ha uccisa puntate il dito contro altri assassini:
l'omertà per te, la complicità per lui
La complicità di un'intero sistema sociale che antepone la proprietà privata, i diritti sulle cose e sulle persone ai diritti delle persone
la complicità di una famiglia che appartiene al padre-padrone e prima cellula di questa società

questa dobbiamo distruggere per renderti giustizia Sarah
e questo cercherò di fare finchè avrò vita
è una promessa

Luigia

08/10/10

Per Sarah, ribelliamoci!

Lettera aperta alle scuole di Taranto

Ancora una volta l'orrore non ha limite, ancora una volta chi paga è una adolescente; oggi Sarah e domani? Sono stufa e disgustata delle continue violenze che si consumano a danno delle nostre figlie perché come madre di una adolescente mi sento colpita in prima persona. È come fosse capitato a mia figlia! La violenza sessuale è sempre in agguato ogni giorno.
Cosa facciamo per difendere le nostre figlie, le reprimiamo chiudendole in casa in quelle famiglie che producono oppressione e violenza? NO!
Cosa facciamo, inculchiamo in loro una mancanza di fiducia verso la gente? Cosa possiamo dire o fare per impedire che altri orrori si ripetano.
Ore, giorni, settimane di alti indici di ascolti e poi Sarah scomparirà di scena per lasciare posto ad altre Sarah. E tutto rientra nella normalità. No! Questa volta il dolore, la rabbia, l'orrore deve lasciare un segno indelebile nel cuore di tutti ma soprattutto in noi donne.
E' per Sarah che io chiedo di ribellarci con una forte e massiccia partecipazione di tutte le scuole, le ragazze. affinché le cose possano e debbano cambiare.
Che le violenze sulle donne vengano punite senza indulgenza o sconto di pena. Che ci sia una giustizia vera che i processi sulle violenze carnali non facciano più sentire le donne colpevoli anziché vittime
Che le donne, le ragazze in prima persona si uniscano si organizzano e lottano.

Teresa Viggiani

Disoccupata del Movimento femminista Proletario Rivoluzionario
TA. 8.10.10

07/10/10

Sarah vivrà nella nostra rabbia e nella nostra ribellione

la giovane vita di sarah è stata spezzata da e con un'atroce violenza

esplode la rabbia, diciamo BASTA!!!

ma non basta dobbiamo scatenare tutta la nostra ribellione e organizzarci per combattere contro chi fa la guerra ogni giorno alle donne

lavoratrici coop e scuola palermo

un'altro femminicidio

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una Compagna

un'altro femminicidio tremendamente annunciato, come tantissime donne desaparecide che non sono più tornate vive!

sarah, una di noi ,che ha trovato nella famiglia lo stupro e la morte, notizia che i media ricacciano nella cronaca nera , ma che invece è la questione politica più disconosciuta, e non affrontata ,perchè la violenza domestica è come se fosse un nemico intoccabile , proprio come la sacra famiglia... che dall' altra parte ,quella dello stato e delle istituzioni ,viene protetta e finanziata.
il bilancio di tutto questo sistema è un'altra ragazza assassinata, che si aggiunge alle altre 114 , solo di quest' anno...e solo in italia ; alle donne ,che ,come faith, vengono prima internate nei cie, poi, deportate illegalmente, alle donne lapidate da noi a Novi!, alle donne giustiziate per aver denuciato lo stupratore della figlia... a tutte noi , che vediamo i nostri corpi usati come un campo di battaglia...
e tutto questo non è un' emergenza di questi giorni, è la nostra quotidianità.
prima o poi tutti questi maschi violenti dovranno "pagarla cara" e "pagare tutto" ... un uomo morto non stupra!!!!

Layla, lesbica femminista operaia

concordo pienamente, total,mente: tripudio di cronaca nera e compiacimento che sia così da parte dei media e delle persone coinvolte. squallore assoluto nei squarci delle trasmissioni che sono riuscita a guardare. oltre non ce l'ho fatta.
la questione è davvero politica, di un becero personale che ormai si è fatto politico a tutto tondo: televisione prima, dopo, dichiarazioni, interviste, pianti sorrisi, il corpo delle donne per una compoarsata, assecondando i peggiori istinti e/o le peggiori nefandezze divenuite normalità di u na società maschilista che lo diviene sempre di più, per me e per tamte di noi, in modo sempre più insopportabile.
Sabato andrò a Novi che sta vicino a Mantova ma, francamente, non nutro speranze per la risposta politica che vorrei: con altre compagne femministe sono stata alla staffetta di Brescia dello scoros marzo a Brescia e l'impressione è stata altrettanto politica. anche quì in una direzione che non può essere di nessun interesse per le donne e per il ragionamento che ci interessa.
Tuttavia occorre una reazione chiara: permettere che le vicende di violenza sulle donne non siano relelegate e considerate come cornache di nera, morbosi aspeti degli angoli bui delle famiglie italiane, ribadire e urlare qual'è davvero la considerazione che questo tipo di società capitalista ha delle donne, smascherare i messaggi che vengono propagati e che appaiono oggi inattaccabili e intoccabili da ogni parte, senza distinzione, non stancarsi di ripetere e dimostrare lo squallore della imperante cultura maschilista, parte integrante della manipolazione e del totalitarismo capitalista.
Gli esempi che dice Layla sono gli esempi di tutti i giorni: ce ne sono a migliaia nella quotidianità, rischiano di ri - diventare la normalità.
Chiedere, esigere giustizia, replicare ad ogni attacco diventa indispensabile.
Se oggi siamo costretti a sorbirci le prediche mediatiche sugli operai che "sbagliano ed hanno sbagliato" ad alzare la testa (chiedevano solo il lavoro), rimembrando la vicenda torinese della Fiat degli 80, esaltando qui capetti venduti al padrone e che il padrone, raggunto lo scopo (il filotto lo chiama Caliari con spocchia da servo!) ha licenziato e prepensionato servendosi della nuova generazione di mabager più adatta a nuovi temnpi e scopo, cosa potrà mai avvenire (e rischia di accadera a partire dalla Lombardia) per le donne: l'abiura su aborto, divorzio, diritto di famiglia, autoderminazione. L'attacco è agli inizi: legge 40, RU 486, discipline normative della giunta filo CL della Lombadia, ritorno ai biechi stereotipi del passato mentre sugli schermi il corpo dlle done è solo merce.... non saranno i giudici che ammettono il rinvio alla Comnsulta di una legge (sia pur ipocritamente devastante che ha quindi giustamente aperto la via al giudizio costituzionale) a far crescere le coscienze, occorre tornare e rivendicarli e difenderli i diritti conquistati, con la lotta, la presenza nelle piazze, il conflitto per il diritto al lavoro ed alla autoderminazione nelle fabbriche. Niente ci è stato regalato e cuiò che abbiamo conquistato la borghesia non ce lo vuole lasciare per sempre, a differenza die propri privilegi che considera naturali.
Grazie Layla.

Monica Perugini (Mantova)

Sarah uccisa e violentata dalla 'famiglia' - diciamo basta !

COMUNICATO STAMPA

Di fronte alla notizia della uccisione di Sarah da parte dello zio dopo che aveva tentato di violentarla, che speravamo fino all'ultimo di non dover sentire, esprimiamo la nostra profonda tristezza e la nostra rabbia.

Le lavoratrici, le disoccupate del Movimento Femminista Proletario di Taranto saranno ai funerali di Sarah, per starle vicino in questo bruttissimo giorno.

Ma anche per dire: basta con le violenze e le uccisioni!, basta con questi sporchi, neri, oppressivi, violenti legami familiari; ribelliamoci, prima di tutto le ragazze dicano mai più! Perchè la vita e la morte di Sarah affondano nella condizione di vita e di relazione di tante ragazze di questo paese come di tante realtà del sud, e si muovono nel contesto generale della doppia oppressione che si vive e del bi-sogno di ribellarsi e fuoriuscirne.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario Taranto
7.10.10
347-5301704

06/10/10

Al fianco di Begm e Nosheen

Come Hina, Sanaa, Samira, Almas

Così in tanti giornali e tg sull'uccisione di Begm Shnez e il tentato omicidio della figlia Nosheen.

Noi diciamo: come Barbara, Hina, Francesca, Samira, Mara, Anna, Carmela, Catia, Mariangela, Teresa, Jolanda....

Si sta utilizzando il clichè che serve a contrapporre una “cultura” retriva, oppressiva per le donne, con a base l' Islam a una “cultura” progressista, moderna, occidentale e cristiana in cui le donne sono libere, rispettate. Tutto sommato possiamo stare tranquille: noi italianissime non corriamo gli stessi pericoli che hanno ucciso Begm e ferito quasi a morte Nosheen, la ragazza pachistana che si è ribellata al matrimonio combinato. Si sa, la loro, comunque, è storia di mancata integrazione.

In questo paese, le campagne clerico-fasciste contro l'aborto, le politiche familistiche volte a far tornare le donne a casa, a far loro pagare doppiamente la crisi hanno attivamente contribuito ad alimentare concezioni oscurantiste e maschiliste e la lunga serie di uccisioni di donne, sopratutto al nord, è lì a testimoniarlo.

Dal dossier della due giorni a Taranto“Bagagli per un viaggio delle donne in lotta”:”...Le immigrate in Italia subiscono non una ma una triplice oppressione, come immigrate e come donne, in cui l'oppressione patriarcale si intreccia all'oppressione moderno/imperialista del nostro paese che vuole imporre la sua “(in)civiltà” violentando il corpo e la testa delle donne”

Per ogni donna offesa, stuprata e uccisa siamo tutte parte lesa.

Al fianco di Begm e di Nosheen

Milano, 6 ottobre '10
mfpr - milano