27/05/25

Nell’India in rivolta, dove le donne sono parte centrale della guerra di popolo, assassinato il segretario del Partito Comunista dell'India (maoista)

Ma le idee in rivolta non sono mai morte e la guerra di popolo contro l’imperialismo e il regime fascista di Modi 

non si può fermare 

Ore12/Controinformazione rossoperaia è uno strumento di denuncia politica, sociale, sindacale, di parte proletaria e comunista contro l'imperialismo, i governi dell'imperialismo, le forze alleate o complici dei governi imperialisti e in primo luogo contro il nostro governo.

Ore12/Controinformazione rossoperaia si occupa delle grandi questioni internazionali, della lotta contro la guerra e di quella che oggi riempie purtroppo lo scenario del mondo, il genocidio del popolo palestinese.

E lo facciamo per dare ai proletari e alle masse popolari gli strumenti per capire, per schierarsi, per mobilitarsi, e comprendere come queste questioni sono legate strettamente alle condizioni di vita e di lavoro, e non solo, ma anche alle questioni della pace, della democrazia, della solidarietà.


Siamo in un sistema sociale imperialista e capitalista che marcia verso una guerra imperialista mondiale. Siamo in un sistema sociale che spinge perché i governi siano sempre più dittatoriali, fascisti, antidemocratici; e il nostro paese con il governo Meloni è ben dentro tutto questo.
Siamo in un sistema mondiale che scarica la crisi mondiale, la crisi climatica sulla pelle dei proletari e delle masse popolari nei paesi in cui viviamo e, soprattutto, là dove vive tre quarti dell'umanità.

Siamo in un sistema mondiale in cui il paese più grande del mondo per popolazione attualmente è l'India.

Il regime indiano è un regime di stampo fascista Hindu, un pò come quello di Netanyahu e come quello dei massacratori dei popoli che vi sono in altre parti del mondo.

È un regime legato alle grandi multinazionalialla devastazione ambientale, alla devastazione delle foreste, è un regime in cui i governanti sono ricchi e sostengono i ricchi e le multinazionali, mentre dall'altro lato i proletari e i popoli sono ridotti alla fame.

È un regime legato all'imperialismo americano, a Trump. Modi è stato uno dei primi ad andare a congratularsi con Trump e a stabilire con esso legami economici, politici, diplomatici, militari, di sfruttamento delle risorse e dei proletari e dei popoli.

L'Italia sta insistendo molto in questi anni per stringere i suoi legami con Modi e con il regime indiano, il governo Meloni lo dice e lo fa, i suoi ministri, i padroni ad esso legati stanno consolidando i rapporti con questo regime e con questo Stato.

Ma all'interno di questo Paese i proletari, i popoli, gli uomini, le donne, le masse più sfruttate, anche discriminate, come le masse adivasi, dalit, che sono considerate una sottoclasse, prive dei diritti sociali, politici e, soprattutto, di un futuro, si ribellano, e per le forme di un regime dittatoriale come quello indiano non possono che farlo con le armi.

Il popolo ha bisogno di sviluppare la sua lotta di liberazione nelle forme di una guerra di popolo per rovesciare questi regimi e, all'inizio, instaurare governi che non siano più asserviti all'imperialismo e che siano poi nelle mani dei proletari e dei popoli.

In India le masse, i proletari, hanno generato una guerra di popolo di lunga durata, così di “lunga durata” che è datata addirittura dal finire degli anni Sessanta, dopo la rivolta di Naxalbari, una rivolta nata nei villaggi, nelle realtà più sfruttate, povere e affamate dell'India, che alzarono la bandiera rossa della rivolta e dissero al regime indiano dell'epoca che quel paese doveva essere cambiato dai proletari e dalle masse. La rivolta di Naxalbari è arrivata anche ai nostri giorni e si incarna nel partito comunista dell'India Maoista.

Maoista significa servire il popolo, guerra di popolo, la classe operaia deve dirigere tutto, è giusto ribellarsi. Questo significa Maoismo e questo è stato incarnato dal Partito Comunista dell'India (maoista), nato in questo paese ed erede della grande tradizione della ribellione in India chiamata Naxalismo.

Ebbene, in queste ultime giornate, dall'India è arrivata la notizia che il segretario generale di questo partito, il compagno Basavraj (nome di battaglia) è stato assassinato insieme a 26 quadri appartenenti a questo Partito. E quando si dice “quadri di questo Partito” bisogna pensare a proletari, contadini, rappresentanti delle masse più povere, donne, giovani, che vivono nelle foreste, nelle zone più sfruttate e oppresse dell'India: questi sono i quadri maoisti.

Ad una grande scrittrice indiana, Arundhati Roy, quando le hanno fatto la domanda: “ma chi sono i maoisti in India?” , la scrittrice ben nota nel mondo ha dichiarato semplicemente: “sono le masse che hanno prodotto questa guerra di popolo, questa lotta di liberazione nel cuore dell'India”.

L'India è un continente sterminato, l'area interessata alla guerra di popolo nei momenti migliori ha raggiunto un'area abitata da 50 milioni di persone.

Sull'uccisione, sull'assassinio del compagno Basavraj - i cui particolari vengono anche denunciati dalle associazioni democratiche in India - ancora non si conosce se sia stata una esecuzione, se sia stato il frutto di uno scontro armato oppure se sia stato un assassinio a sangue freddo.

Comunque non è questo l'aspetto principale, in India queste cose succedono sempre e permanentemente. Sicuramente è stato il frutto di un'operazione militare che ha visto impegnati 7 mila uomini armati in tutta la zona che è stata assediata e attaccata e ha prodotto l'assassinio del segretario generale del partito comunista dell'India, Basavraj.

Questi compagni, questi figli del popolo, eroi del popolo, questi prodotti del popolo indiano e dei suoi settori più sfruttati, hanno combattuto, hanno resistito, hanno utilizzato e hanno usato ogni forma di tattica per potere in ogni caso impedire il massacro.

Ma il massacro c'è stato, ed è parte di una catena di massacri che in questo paese avvengono ormai da decenni. I regimi, in particolare quest'ultimo, il regime fascista Modi, un regime reazionario, oscurantista, ultrareligioso, settario nei confronti del suo stesso popolo, persecutore delle masse e delle rappresentanze delle altre religioni, è costantemente impegnato in una guerra contro il popolo per conto dei ricchi, dei parassiti, degli sfruttatori indiani e internazionali. Questo governo ha lanciato diverse operazioni militari chiamate in diversi nomi ma che hanno puntato sempre allo stesso obiettivo: cancellare questa lotta di liberazione, questa ribellione del popolo e cancellare il Partito comunista maoista che la guida e l'organizza e che continuamente la rilancia, nonostante subisca arresti, persecuzioni, massacri, torture.

Le carceri indiane vengono considerate tra le carceri più affollate del mondo. L'India è definita perfino da esponenti democratici e intellettuali nel mondo una “prigione dei popoli, una prigione dei movimenti”.

Ma, come ha detto la scrittrice, i maoisti sono le masse e quindi liquidare la ribellione significa fare la guerra alle masse, colpire le masse considerate complici, base, partecipanti alla ribellione guidata dai maoisti.

E l'ultima operazione militare che si chiama Kagaar ha lo scopo di raggiungere ciò che finora questo regime e l'imperialismo a cui appartiene non è riuscito a fare. Il regime di Modi ha detto che entro marzo del 2026 cancellerà la guerra di popolo e il Partito comunista dell'India. Questo vuol dire che sta usando i sistemi più feroci di repressione, con la persecuzione delle popolazioni, colpite anche con bombardamenti, che vediamo su larga scala applicarsi oggi nei confronti del popolo palestinese.

Anche in India vogliono fare la stessa cosa o cercano di fare la stessa cosa, perlomeno nelle zone considerate dal regime come “infette” dalla ribellione del popolo, dalla guerriglia. E come viene definita “terrorista” l'organizzazione della resistenza palestinese, così la stessa definizione viene usata per i compagni che combattono in India.

Ebbene quest'ultima operazione ha raggiunto un “successo”, come dicono, nell’uccisione del compagno che la dirige, non un capo astratto, ma un dirigente segretario del Partito comunista che con le sue avanguardie, fatte dal popolo, nate dal popolo, la guida.

E' grande il dispiacere che viene a tutti coloro che seguono questa vicenda, a tutti coloro che si ritengono dello stesso campo, in Italia proletari comunisti, le sue organizzazioni, lo Slai Cobas, il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, i suoi attivisti, da sempre impegnati nella solidarietà con le masse indiane. Noi abbiamo legami politici, ideologici con l’India, abbiamo incontrati i compagni indiani e sosteniamo spesso a livello internazionale iniziative di informazione e solidarietà con questo popolo e con questa lotta e con questo Partito che la guida.

Quindi potete pensare come siamo tristi, addolorati per la morte del compagno Basavraj. Lo siamo anche perché i comunisti sono uomini fatti di una pasta speciale, questo lo dice il movimento comunista internazionale dai tempi di Lenin, del socialismo in Russia, della Terza Internazionale. E non perché siano particolari, ma proprio perché sono il meglio che produce il proletariato e il popolo.

Ed è chiaro che il compagno Basavraj era fatto di questa “materia”.

Un compagno che già negli anni settanta si era messo in luce come guida del movimento degli studenti, poi si era legato alla ribellione delle masse sfruttate mettendosi a loro disposizione, soprattutto mettendo in campo la sua vita e la sua capacità; è stato “specialista” della guerra di popolo, è ritenuto il fondatore dell'Esercito Popolare di Liberazione del popolo indiano, è stato il comandante delle Basi della guerriglia ed è stato organizzatore degli organi di potere, perché in India la guerriglia non è solo un fatto militare, costruisce, là dove riesce ad avanzare, a trovare radicamento nel popolo, delle Basi in cui il popolo comanda su quel territorio e nel quadro di una battaglia di lunga durata per rovesciare il regime indiano.

Il compagno Basavraj era temuto dal nemico, era conosciuto dalle masse proprio per questa sua straordinaria capacità di organizzare le unità guerrigliere - a questo compagno vengono addebitate (ma chiaramente si tratta di una definizione giornalistica) le più grandi azioni di carattere militare che hanno afflitto dure perdite al regime indiano e alle sue forze armate.

Nel 2018 questo compagno è divenuto il segretario generale del partito e ha guidato gli ultimi sette anni dello sviluppo della guerra di popolo; e l'ha guidata non solo mantenendo ben alta la sua capacità di resistere alle operazioni repressive, di consolidare i legami con le masse più sfruttate, ma anche portando questo Partito nell'arena internazionale.

Questo Partito è stato una delle bandiere - e in India sicuramente LA BANDIERA - della solidarietà al popolo palestinese, così come questo Partito si batte perché ci sia nel mondo un fronte unito dei proletari e delle masse popolari contro la guerra, così come si batte, raccogliendo le bandiere storiche del movimento comunista e farlo rinascere, perchè rinasca una vera Internazionale Comunista che unisca i proletari, i popoli e i partiti e le organizzazioni che li rappresentano.

Questo Partito si è espresso nel 2017 per il coordinamento internazionale di tutte le forze comuniste rivoluzionarie che si battono contro l'imperialismo e la sua guerra.

Negli ultimi sette anni questo Partito è stato guidato dal compagno Basavraj.

Per questo è importante per i proletari e le masse popolari del nostro paese conoscere queste cose, sapere che nel mondo non saranno mai soli e né la loro lotta sarà mai sola finché ci saranno partiti e organizzazioni che combattono i loro stessi nemici nel mondo e lo fanno a servizio della costruzione del potere operaio e popolare.

Il Partito Comunista dell'India Maoista è oggi il partito comunista più grande del mondo per grado di influenza, dato che l'India è naturalmente il paese più popoloso del mondo.

Il Partito Comunista dell'India Maoista è il partito che conduce la lotta armata di guerriglia più grande al mondo, con decine di migliaia di militanti organizzati che giornalmente lottano, combattono e danno la vita per il loro popolo e per i popoli del mondo.

In questo senso la morte di questo compagno è un grave colpo!

Ma davvero si può pensare che colpendo il segretario di un Partito di questo genere, di una guerra di liberazione di questo genere, si possa fermare la ruota della storia? Che si possa fermare la lotta di liberazione in India e la lotta di liberazione dei popoli?

Si illudono, si illudono! Sanno bene che i proletari e le masse che hanno generato questo compagno caduto in combattimento nei giorni scorsi generano nuovi compagni e nuovi Basavraj.

Niente e nessuno può fermare la lotta di liberazione in India, come niente e nessuno potrà fermare la nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale necessaria per mettere fine alla barbarie e all’orrore dei regimi della ricchezza, della guerra, dei genocidi, dell'oppressione e dell'immiserimento dei popoli.

Quindi rendiamo onore a questo compagno, lo faremo in tutte le forme nei prossimi giorni, sia nel denunciare questo assassinio e onorare il compagno, sia nelle forme di esprimere una nuova solidarietà verso questa guerra di popolo e sia giurando a noi stessi, a questo compagno, che non ci fermeremo mai perché le idee di rivolta, le idee della trasformazione del mondo non sono mai morte né possono morire.

Il compagno caduto in combattimento in India vive nelle nostre lotte, vive nei nostri cuori e nel nostro impegno inderogabile a mettere fine al sistema che l'ha assassinato e che con lui assassina decine di migliaia di proletari e masse in India e che è parte della gigantesca barbarie e genocidio che colpiscono il popolo palestinese e i popoli del mondo.

Questo vogliamo dire ai proletari e ai compagni e lo diremo in forme sempre più combattive. Trasformeremo la grande tristezza in una maggiore forza e convinzione che alla fine vinceremo! Vinceranno i compagni indiani! Vinceranno i proletari e i popoli del mondo! Vinceremo anche nel nostro paese.

Guerra di popolo fino alla vittoria!

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