30/05/24
29/05/24
28/05/24
Contro G7 - Donne/Lavoratrici tante ragioni per farci sentire
Lo Slai cobas per il sindacato di classe, l'organizzazione delle lavoratrici e lavoratori autorganizzati, impegnata quotidianamente nelle lotte di lavoratori e lavoratrici, precari e disoccupati, per il salario, il lavoro, la sicurezza e la salute sui posti di lavoro, contro gli appalti al massimo ribasso e per l'internalizzazione degli appalti pubblici; contro gli attacchi e discriminazioni verso le donne sui posti di lavoro, le molestie violenze sessuali, il peggioramento delle condizioni di vita, l'attacco ai diritti sindacali e sociali
è anche l'organizzazione che si sta battendo in solidarietà con il popolo e la resistenza palestinese - ieri ancora decine e decine di bambini e donne sono stati massacrati nei campi profughi -, contro la guerra imperialista, il riarmo, l'aumento delle spese militari ai danni di scuola, sanità, servizi sociali, contro l'economia di guerra - che vuol dire miseria per noi e arricchimento per loro; contro le industrie di guerra, Leonardo in primis, che fanno profitti sulle morti delle popolazioni; contro la militarizzazione del territorio.
Le lavoratrici, prima di tutto le lavoratrici, le proletarie che subiscono non una oppressione e violenza reazionaria, ma tutte le oppressioni, di fronte a tutto questo non possono stare in silenzio!
Le battaglie quotidiane e questa lotta più generale non sono
affatto distinte, e sempre di più saranno legate.
Le lavoratrici dello Slai cobas fanno un forte appello a scendere in campo.
13-15 giugno manifestiamo contro il G7 in Puglia
(Brindisi/Fasano/Taranto). Capi di Stato e di governo imperialisti
si riuniscono per decidere più guerra, più economia di guerra, più
distruzione territoriale e ambientale, più repressione, più
miseria, sfruttamento e oppressione.
Le donne hanno doppie ragioni per ribellarsi e lottare.
Come il 25 novembre, l'8 marzo mobilitiamoci in tantissime.
Il giorno 13 giugno con una giornata di proteste, iniziative in ogni città, in ogni luogo di lavoro
Il 15 giugno manifestiamo a Fasano (BR) a pochi kilometri da dove si riuniscono i guerrafondai del mondo
Lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe
WA 3408429376
27/05/24
Ieri Israele ha bombardato i campi profughi di Rafah - Decine e decine di donne, bambini uccisi, con le bombe, bruciati vivi! A Milano stasera una pronta risposta
CON LA RESISTENZA PALESTINESE
PRESIDIO DI EMERGENZA A MILANO
PRESSO IL CONSOLATO GENERALE USA
QUESTA SERA ALLE ORE 19.00
Ieri sera l'entità sionista ha dato il peggio di sé bombardando e dando fuoco alle tende degli sfollati nei campi profughi appartenenti all'UNRWA.
Con questo atto l'entità terroristica sionista ha ucciso oltre 50 profughi palestinesi tra cui donne e bambini. Oltre ai morti, a causa dei bombardamenti sionisti, sono rimasti feriti più di 70 rifugiati.
Non è accettabile restare a guardare in silenzio tali crimini.
Bisogna fermare i criminali israelo-americani!
Bisogna lottare contro il nostro imperialismo e il governo Meloni complice di questo genocidio!
Bisogna fermare questa carneficina!
*Ci vediamo questa sera 27/05 davanti al consolato americano per protestare contro l'attacco su Rafah e per chiedere l'arresto immediato del criminale Netanyahu.*
*Via Principe Amedeo 2/10*
*Ore 19.00*
Chi rimane in silenzio è complice!
LA DESTRA ANTIABORTISTA Al GOVERNO - Un contributo
La destra al governo vive da sempre un idillio amoroso con le associazioni antiabortiste e il governo colpisce duro contro il diritto di autodeterminazione delle donne usando con tono strumentale e di propaganda politica il tema della maternità, in un clima ostile contro le donne.
Il governo da tempo tesse relazioni personali e politiche con movimenti antiabortisti e cattolici e al Senato, con il sostegno della Ministra della famiglia, Eugenia Roccella, all’interno del PNRR, ha permesso alle associazioni antiabortiste di entrare a gamba tesa nei Consultori. Nei luoghi della salute pubblica sono state autorizzate ad entrare associazioni che approfittano della vulnerabilità di una donna, delle condizioni di oppressione e marginalizzazione a cui è costretta anche dalle politiche del nostro Paese per incidere sulla sua volontà, sulla sua autodeterminazione, sui suoi diritti riproduttivi che appartengono a lei e solo soltanto a lei.
Isabella Rauti, senatrice di Forza Italia, sfilava nelle manifestazioni contro l'aborto dichiarando “La vita è sacra e come tale va difesa e tutelata, dal momento del concepimento sino al suo temine naturale. Per noi la marcia per la vita è un appuntamento fisso, è una scelta di fondo quella dalla parte della vita sempre”.
Il deputato di Fratelli d'Italia, Lorenzo Malagola dichiara di avere con l'associazione antiabortista Pro vita e famiglia un legame e un'amicizia operativa.
Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ha tentato di riproporre un disegno di legge per modificare l'articolo 1 del codice civile in modo da anticipare l'acquisizione della capacità giuridica al momento del concepimento invece che al momento della nascita, senza rendersi conto delle infinite ripercussioni relative alla tutela e alla manifestazione della volontà di questo “concepito capace”.
Sulla stessa linea i disegni di legge presentati da Roberto Menia, Fratelli d'Italia, e dal capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, e ancora un disegno di legge presentato al Senato del capogruppo dei Fratelli d'Italia, Lucio Malan, per l'inserimento della giornata della vita nascente, per valorizzare l'accoglienza di ogni nuova vita, incoraggiare e sostenere la scelta di diventare genitori.
Il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, oltre alle sue note relazioni con i Pro vita e famiglia, annovera anche rapporti con esponenti di Forza Nuova; nel 2017 ha preso parte all'evento family Pride promosso dai neofascisti e non ha mai fatto mancare il suo sostegno anche al movimento di estrema destra Alba Dorata.
Non può chiaramente mancare nella lista la presidente Giorgia Meloni, quella del “sono una donna, sono una madre, sono cristiana” dai palchi delle manifestazioni del Congresso delle famiglie di Verona la premier tuonava difenderemo “Dio padre e famiglia” come d'altronde ha sempre fatto.
Insomma, a 46 anni dall’approvazione del diritto di aborto invece che garantirne ancor di più il suo esercizio e potenziare i Consultori, in Italia si sta delineando una svolta oltranzista che in tutti i modi cerca di virare le sue politiche su disegni conservatori che lasciano indietro i nuovi diritti e calpestano le tutele acquisite anche sul piano di salute e lavoro.
Ma noi non resteremo in silenzio: la libertà sui nostri corpi non si tocca!
26/05/24
“L’aborto è un diritto, no prolife nei consultori” mobilitazione ieri in tante città
intervento di una compagna Mfpr e attivista Slai Cobas sc alla piazza tematica organizzata da NUDM Palermo
Negli interventi è stata difesa la L.1294m ma occorre anche andare oltre visti i limiti Al centro dell'attacco del governo sul diritto d'aborto vi è l'attacco alla libertà di scelta delle donne No agli antiabortisti nei consultori - Consultori laici e femministiRiconoscimento dei diritti delle persone lgbtqi+
Il DDL sicurezza non deve passare - dal blog proletari comunisti
Era fermo da sei mesi, alla Camera, il ddl Sicurezza. Ora, a ridosso delle elezioni il governo ha deciso di far votare in tutta fretta - dovrà arrivare in aula il 27 maggio prossimo. Gli avvocati penalisti però avvertono: il testo è «segnato da inammissibili profili di incostituzionalità».
Il d.d.l. sicurezza del governo prevede (parti prese da Osservatorio repressione)
- più poteri alla polizia con la possibilità di possedere un’arma più leggera fuori dal servizio e l’estensione dell’esclusione della pena per gli agenti che ”facciano uso di armi, della forma o di altri sistemi di coercizione fisica”.
(da blog pc) - Questo vuol dire ampio uso anche personale delle armi da parte della polizia (quanti nuovi femminicidi ci saranno?); legalizzazione amplificata della violenza, delle torture, fino all'assassinio; estesa impunibilità degli agenti che così si sentiranno in diritto di fare tutto.
- Istituzione di nuovi reati: rivolta in carcere e nei C.p.r. con la fattispecie estesa anche a chi istiga la rivolta da fuori; il blocco stradale, se commesso da più persone, da illecito amministrativo diventa reato penale con pena aumentata da 6 mesi e 2 anni ed esteso anche al blocco ferroviario. Altri aumenti di pena e misure speciali: le occupazioni abusive sono sanzionate da 2 a 7 anni; chi scrive sui muri prenderà un anno, 3 se recidivo; i giudici non potranno più sospendere la pena alle donne incinte o con minori a carico fino a 3 anni. Ciliegina sulla torta: per il rinnovo del contratto del personale in divisa c’è pronto un miliardo e mezzo.
(da blog pc) - Sulle carceri, questo ddl sembra la reazione/vendetta isterica del governo alle giuste, ma ancora poche, denunce, processi e condanne in corso da parte di alcune magistrature verso gravissimi fatti di violenza fisica e psicologica, vere e proprie torture da parte di agenti penitenziari, in varie carceri dal nord al sud. Ora, da un lato con questo ddl vengono aumentate, estese le pene ai detenuti che non possono che ribellarsi alle dure condizioni nelle carceri, alla repressione, torture che devono subire (pensiamo, ultimo, le terribili violenza che sono state perpetrate ai minori nel carcere 'Beccaria') dall'altra è un gravissimo segnale a agenti, polizia di piena libertà di agire per reprimere le "rivolte".
Questo ddl sulle manifestazioni, poi, torna indietro di decenni: i blocchi stradali passano da illecito amministrativo a penale con aumento delle pene; vengono colpiti, addirittura fino a 3 anni, anche chi scrive sui muri. E' chiaro che si vogliono colpire le lotte dei lavoratori, degli studenti, dei giovani, di settori popolari, ambientalisti, lotte che naturalmente non potranno che crescere di fronte ai pesanti peggioramenti delle condizioni di lavoro, di vita, all'attacco ai salari, ai disastri ambientali (mentre, i blocchi stradali prolungati dei settori di piccoli e medi padroni agricoltori non hanno ricevuto neanche mezza denuncia, nè un piccolo colpo di manganello...). La mannaia sui blocchi stradali è anche un "avviso" a quei giudici che hanno considerato i blocchi stradali non punibili per lo stato di necessità dei lavoratori, lavoratrici che li facevano.
Altri aspetti che gridano alla reazione fascista, alla disumanità sono le pene per gli occupanti di case, che vengono chiaramente fatte da chi non ha alternative, non ha gli altissimi redditi di ministri. Così è di inaccettabile ingiustizia la non sospensione della pena per le donne incinta o con bambini fino a tre anni, che ora dovrebbero essere costrette a restare in carceri sovraffollate, invivibili per un adulto, figurarsi per bambini.
A premere sull’acceleratore sarebbe stata soprattutto Fd’I, determinata a replicare la forzatura messa in atto con il ddl autonomia, nella speranza di arrivare alla discussione generale prima delle europee, per poi rinviare i voti sugli emendamenti a dopo le elezioni. Ora per le commissioni è previsto un vero tour de force: quattro giorni di tempo per esaminare il testo, con gli emendamenti da presentare entro oggi e il mandato al relatore da attribuire entro la settimana.
Le forti critiche al ddl di penalisti, costituzionalisti
Nel merito, il presidente dell’Unione camere penali, Francesco Petrelli, nella sua audizione ha demolito il ddl: pene altissime, nuovi reati, criminalizzazione del dissenso e del disagio sociale, fattispecie evanescenti e dubbi di incostituzionalità. Su tutto c’è qualcosa che i penalisti non possono accettare: la possibilità di mandare in carcere le donne incinte. Un passo indietro persino rispetto al vituperato codice Rocco che “dovrebbe essere il parametro di un codice autoritario. Ma ora si fa peggio e a noi garantisti ci ripugna”, dice Petrelli a La Stampa. “Gli istituti a custodia attenuata per detenute madri sono appena 5 in tutta Italia. Finirà che le donne in attesa di partorire andranno in carceri normali... dove le condizioni igieniche fanno pena, senza assistenza psicologica, in realtà sovraffollate. Non è da Stato di diritto”.
Il governo vuole usare il ddl in vista delle elezioni europee. I penalisti rispondono con questa memoria: “Le nuove norme, presentate quali soluzioni ai fatti criminali di maggiore appeal mediatico... finiscono per fornire l’errato messaggio per cui è l’efficacia della risposta punitiva ad eliminare i fenomeni”.
Appare tagliato su misura anche il reato di imbrattamento di edifici che ospitano uffici pubblici. “Considerando che è una protesta non violenta e dai principi condivisibili, entra in conflitto con il codice laddove invece prevede un’attenuante quando si sia mossi da alti valori sociali”. A metà strada tra criminalizzazione del disagio e del dissenso, è poi il nuovo reato di “rivolta all’interno di un istituto penitenziario”.
Vi si punisce con la pena della reclusione da 2 a 8 anni, chiunque promuova una rivolta. La novità è che agli atti di violenza sono equiparati quelli di resistenza passiva all’esecuzione degli ordini impartiti. Petrelli dice: "...il detenuto che sia condannato per “rivolta carceraria” ricadrà sotto l’articolo 4bis dell’ordinamento penitenziario; significa impossibilità di avere benefici carcerari negli anni a seguire".
TUTTO QUESTO NON PUO' E NON DEVE PASSARE!
25/05/24
24/05/24
Palermo: La Polizia vuole vietare la solidarietà delle precarie e precari in lotta con il popolo palestinese... respinta!
Le lavoratrici e i lavoratori precari delle Coop Sociali oggi in manifestazione in difesa del posto di lavoro al palazzo della Città Metropolitana denunciano l'agire repressivo e intimidatorio della polizia che ha tentato invano di far togliere durante il sit in la bandiera palestinese che lavoratrici e lavoratori tenevano insieme alle bandiere sindacali. La polizia ha detto "non potete fare manifestazioni parallele politiche...". La reazione dei lavoratori è stata immediatamente di protesta "non ci potete impedire di manifestare la nostra solidarietà di classe ai lavoratori, alle donne, ai giovani, al popolo Palestinese, questa bandiera che portiamo nelle iniziative sindacali noi non la togliamo" non facendosi intimidire dalla polizia che ha identificato…
La lotta delle donne a difesa del diritto d'aborto è pericolosa per la borghesia, per il governo fascio-sessista Meloni, per la Chiesa
da ORE12 Controinformazione rossoperaia del 23/05
Il 22 maggio è ricorso il 46° anno dalla approvazione della legge 194, una legge che da un lato è stata sicuramente il frutto di una straordinaria mobilitazione e lotta delle donne fatta negli anni '70, ma che comunque dall'altra è stata anche una vittoria parziale. Alla vigilia e anche in seguito all'approvazione di questa legge, il movimento delle donne denunciò fortemente il compromesso che fu fatto sul corpo delle donne, consentendo in primis l'obiezione di coscienza ai medici ma anche altre condizioni limitative al percorso a cui le donne si devono sottoporre per accedere all'interruzione di gravidanza. Rispetto a quelle che erano le parole d'ordine chiare del movimento delle donne, del movimento femminista, “contraccettivi per non abortire/aborto libero per non morire”, il movimento delle donne denunciò con forza l'ipocrisia e l'odiosa oppressione di questo Stato borghese, dei governi, della Chiesa cattolica che attaccavano e punivano le donne costrette a ricorrere all'aborto clandestino.
In questo senso fu anche una battaglia che ebbe un aspetto di classe, perché erano soprattutto le donne proletarie costrette a ricorrere all'aborto clandestino con metodi, anche in situazioni terribili, che procuravano immani sofferenze fino anche alla morte.
Ora, negli anni a seguire, sia nel nostro paese che in Europa e a livello internazionale, insieme al peggioramento della possibilità di abortire è via via emerso anche un nuovo attacco al diritto di aborto, con nuove leggi restrittive che ancora una volta hanno colpito la maggioranza delle donne e, in essa, il cuore, le donne proletarie, cioè le donne delle classi più oppresse, delle classi più povere, le donne migranti.
E quando si dice che la legge 194 è una legge che ha dei limiti, i governi che si sono succeduti in questi anni, in particolare i governi di centrodestra, hanno utilizzato questi limiti per cercare di depotenziare questa legge, di svuotarla, di impedirne la piena applicazione, per frenare quello che è il diritto delle donne all'aborto e contrastarlo.
Prendiamo il caso dell'obiezione di coscienza: oggi noi siamo in un paese in cui intere regioni come le Marche, ma anche nel centro sud, praticamente è quasi impossibile accedere all'interruzione volontaria di gravidanza perché negli ospedali la totalità dei medici, o quasi, è obiettore, mentre, nello stesso tempo, le politiche che sono state messe in campo dagli enti locali, da diverse regioni, hanno portato da un lato al taglio delle strutture ospedaliere, soprattutto dei reparti in cui si poteva praticare l'aborto, e dall'altro fino ad oggi sono stati messi in campo soprattutto in quelle regioni dove ci sono le giunte di centrodestra tutta una serie di provvedimenti con un impianto in primis proprio ideologico per condizionare le donne per quanto riguarda il diritto di aborto e proprio per impedirlo di fatto o comunque contrastarlo in maniera sempre più pesante.
Pensiamo ai provvedimenti che hanno riguardato le becere misure economiche, anche ipocrite - perché sono delle vere e proprie elemosine - di dare anche dei bonus alle donne, dei soldi per convincerle a non abortire. Ipocrita perché sono delle misure economiche ridicole, in una situazione in cui sappiamo benissimo che siamo in un paese in cui c'è un alto tasso di disoccupazione delle donne, c'è una maggioranza di donne in vari settori che fanno lavori precari, le donne sono le prime a essere licenziate e ci sono tantissime situazioni in cui non si possono per esempio mettere al mondo figli perché materialmente questi figli non si possono far campare. E quindi queste sono misure economiche veramente ridicole e anche offensive. Dall'altro lato vi sono decisioni che hanno un carattere soprattutto ideologico non solo politico, per condizionare le donne a non accedere al diritto di aborto, come la questione della sepoltura dei feti. Non Una Di Meno di Torino, nel comunicato che ha fatto in questi giorni, in prossimità della giornata di mobilitazione nazionale che ci sarà il 25 maggio in difesa del diritto d'aborto, ha denunciato che la Regione Piemonte usa fondi pubblici, un milione di euro, per finanziare le associazioni antiabortiste da far accedere nei consultori; invece di promuovere iniziative di welfare per rendere gratuita la contraccezione, per finanziare i consultori e dare un reale supporto alla genitorialità.
Tutto questo poi si inserisce oggi in una fase in cui in questo paese c'è al potere il governo Meloni, un governo di stampo ideologico fascio-sessista, un governo formato proprio da fascisti, a cominciare dalla stessa Meloni, che sin da quando si è insediato ha individuato come uno dei bersagli da colpire la maggioranza delle donne e i loro diritti, a cominciare appunto dal diritto d'aborto. La Meloni durante la campagna elettorale “rassicurava” che la legge 194 non avrebbe subito modifiche. Ma da allora ad oggi i fatti reali sono stati ben altri, a cominciare dalle almeno tre proposte di legge a firma di esponenti di Fratelli d'Italia per porre nuovamente all'ordine del giorno la modifica dell'articolo 1 del codice civile con il riconoscimento della capacità giuridica del feto, da considerare una persona con diritti e doveri, mentre le donne per questo governo non sono persone, le donne non devono avere diritti, le donne devono essere solo delle mere macchine riproduttrici di figli su figli, da un lato per lo sfruttamento e per il profitto dei padroni di cui questo governo è ancora più al servizio e dall'altro per la guerra imperialista a suon di Dio/Patria/Famiglia. Un governo che ogni giorno è sempre più guerrafondaio, è sempre più attivo nella guerra imperialista. Un governo fatto da ministri come la Roccella, una ministra reazionaria per la quale “purtroppo” l'aborto è un diritto per le donne, per la quale l'aborto è il “lato oscuro della maternità”; e che per fortuna è stata zittita e contestata apertamente dalle studentesse, dalle ragazze, dalle compagne, dalle femministe negli ultimi Stati generali della natalità, che hanno portato avanti una campagna apertamente ideologica contro le donne, contro il diritto di aborto, sostenuta pienamente anche dalla Chiesa cattolica di Bergoglio. Un governo che, proprio di recente, con un emendamento al decreto che riguarda i fondi del Pnrr, ha inserito la possibilità ai pro-vita di accedere nei consultori.
Quindi il diritto di aborto per la borghesia dominante è un incubo. La borghesia al potere odia il diritto d'aborto perché esso pone come centrale l'autodeterminazione delle donne, il fatto che una donna possa e debba decidere liberamente, perché per la borghesia le donne invece devono essere incatenate a determinati ruoli, produttivi e riproduttivi, che devono essere funzionali alla conservazione, al mantenimento e alla perpetuazione di questo sistema sociale capitalista.
Con questo governo siamo costrette a difendere comunque la 194, anche se contiene dei limiti ma perché noi questi limiti li vogliamo modificare o addirittura eliminare; ma oggi la battaglia principale è per la difesa del diritto d'aborto, della difesa della libertà di scelta delle donne.
E quindi è importante la giornata del 25 maggio in cui è stata lanciata la mobilitazione nazionale dal movimento Non Una Di Meno in difesa del diritto d'aborto e della libertà di scelta delle donne. Ci saranno iniziative in tutto il paese. Ma poi è importante portare avanti questa battaglia ogni giorno, in ogni ambito, nei posti di lavoro, tra le lavoratrici, nei quartieri, nelle scuole, nelle case.
La lotta delle donne contro l'attacco al diritto di aborto è una lotta considerata pericolosa dalla borghesia dominante perché essa mette in discussione quelle che sono le basi ideologiche, politiche, materiali di questo sistema capitalista. Ma noi diciamo: ebbene sì, noi dobbiamo essere “pericolose” e organizzarci per mettere in campo tutta la lotta necessaria perché questo diritto non si tocca, perché la nostra libertà di scelta, non solo in tema di maternità ma per tutta la nostra vita, non deve essere messa in discussione.
Quindi lotta immediata e quotidiana in difesa del diritto d'aborto, ma inserita anche in una prospettiva rivoluzionaria che deve mettere in discussione il sistema capitalista da cui si genera poi l'attacco alla vita delle donne e il cui cuore è anche l'attacco alla libertà di scelta delle donne.
LAVORATRICI ASILI Taranto - La lotta è ripresa e si è "sentita"
Ieri il presidio e l'assemblea sotto Palazzo di città delle lavoratrici degli asili che fanno pulizie e ausiliariato con un lavoro precario, misero - di 3 ore e 30 al giorno ma con un servizio per cui ci vorrebbero 6 ore, con grosse conseguenze per la loro salute - e un salario misero che appena arriva a 600 euro al mese, si è fatto sentire e ha "preoccupato".
Tutte le televisioni locali sono venute.
E soprattutto sono arrivati l'assessora alla Pubblica Istruzione-servizi educativi e il dirigente di questo assessorato, con cui successivamente vi è stato un lungo incontro con tutte le lavoratrici e lavoratori.
Le lavoratrici determinate e combattive hanno fortemente denunciato ogni aspetto pesante della loro condizione lavorativa faticosa, "povera", che deve far fronte anche ad atteggiamenti vessatori, ricattatori, discriminatori, che deve fonteggiare sia responsabili della Ditta, dirigenti scolastici, sia il disinteresse del Comune, e hanno riaffermato le loro improrogabili diritti e richieste:
- aumento dell'orario di lavoro nel prossimo contratto d'appalto, almeno a 5 ore al giorno e 30 settimanali; - attività lavorativa in tutti i due prossimi mesi estivi;- inserimento dell'obbligo di un salario minimo garantito, almeno 9 euro netti all'ora, nel prossimo contratto d'appalto; - chiarezza formale di quante ore sono per le pulizie e quante per le attività di ausialiariato (dato che la confusione su questo porta a pretese, a sovraccarichi di lavoro, a dover lavorare come una trottola per fare contemporaneamente tutte e due le attività); - quindi, la richiesta di attrezzature e materiali idonei per salvaguardare la nostra salute, così come verifiche sulle condizioni di sicurezza (poche settimane fa è venuta alla luce in un asilo la presenza di amianto).
Inoltre, porre all'OdG la richiesta di internalizzazione, affinchè si passi dalle parole (mozione approvata in un Consiglio comunale) ai fatti.
L'incontro si è concluso con l'impegno dell'Assessora a prendere in considerazione le richieste, a valutare le istanze nel nuovo contratto d'appalto, affermando: tutto quello che possiamo fare lo faremo. RImandando a un nuovo incontro dopo la sua consultazione con i dirigenti dell'assessorato circa la fattibilitè di alcune richieste.
Le lavoratrici, lo Slai cobas hanno preso atto. MA NON BASTA! Altre volte, anche con altri assessori abbiamo sentito parole di impegno, di "tenere in conto", ecc. a cui però non sono seguiti effettivi miglioramenti - se non quelli conquistati dopo varie lotte (aumento di mezzora dell'orario di lavoro, riconoscimento dell'ausiliariato, lavoro in un mese estivo di "sospensione"). Alle parole quasi sempre poi corrispondono i rigidi e "non superabili" problemi economici del Comune, di bilancio, ecc.
Per cui nessuna fiducia in bianco anche questa volta. Come sempre, sarà la continuazione della mobilitazione a tutti i livelli - iniziative di lotta prima di tutti, ma anche azioni legali; per questo a tutta la mobilitazione di ieri come all'incontro ha partecipato la nostra compagna avvocata - la partecipazione di tutte le lavoratrici alla lotta, ciò che ci farà vincere.
Se, come si è visto ieri, anche un presidio non molto numeroso fa preoccupare, allora una presenza numerosa diventerà un serio problema e strapperemo effettivi risultati.
Ieri durante il presidio abbiamo espresso solidarietà alla battaglia dei genitori contro le alte rette degli asili.
Nel presidio la bandiera palestinese è sventolata, perchè la nostra lotta non può essere separata dalla lotta di tutti i proletari, i popoli che vengono oppressi, sfruttati, e uccisi a decine di migliaia come oggi in Palestina, dove vengono massacrate decine di migliaia di donne e bambini.
LAVORATRICI SLAI COBAS - TARANTO
23/05/24
"Sabotare" Vannacci divunque vada
Sull'aborto nella campagna per le europee. Vannacci: saboterò chi attenta ai valori cristiani, alla vita e alla famiglia.
22/05/24
22 maggio 1978-22 maggio 2024: 46 anni di L.194/78 - Il diritto d'aborto non si tocca! - Dal volantino distribuito alle iniziative di Milano
21/05/24
Taranto - le lavoratrici degli asili nido riprendono la lotta
Le lavoratrici e lavoratori degli asili nido di Taranto terranno giovedì 23 maggio un presidio/assemblea pubblica dalle ore 9,30 sotto Palazzo di città.
BASTA CON LA FATICA E I SALARI MINIMI!
- aumento dell'orario di lavoro nel prossimo contratto d'appalto;
- attività lavorativa in tutti i due prossimi mesi estivi;
- inserimento dell'applicazione di un salario minimo garantito, almeno 9 euro netti all'ora, nel contratto d'appalto - così come stanno facendo altre amministrazioni comunali;
- attrezzature e materiali idonei per la nostra sicurezza e la salute.
Inoltre, in riferimento alla mozione votata a maggioranza nel Consiglio comunale e relativa alla procedura di internalizzazione dei servizi pubblici essenziali - come gli asili, pretendiamo che si passi dalle parole ai fatti.
ESPRIMIAMO LA NOSTRA TOTALE SOLIDARIETA' ALLA BATTAGLIA DEI GENITORI DEI BAMBINI CONTRO L'ENORME AUMENTO DELLE TARIFFE - GLI ASILI NIDO DEVONO ESSERE GRATUITI!
Lavoratrici e lavoratori pulizie/ausiliariato - Slai cobas sc Taranto
Taranto - Asili nido: le rette aumentano fino a 341% in più, solidarietà alla denuncia dei genitori - il governo: "Dovete fare figli... ma poi per crescerli sono cavoli vostri..."
Le lavoratrici pulizie/ausiliariato degli asili comunali, Slai cobas sc, esprimono la loro piena solidarietà alla denuncia, battaglia contro il Comune per le rette troppo alte dei genitori dei bambini.
Condividiamo la loro rabbia. E' assurdo e impossibile che una famiglia con ISEE di 7mila euro annui, possa sborsare 230 euro a figlio al mese.
Il Comune di Taranto, in base al Decreto Ministeriale n. 79 del 30 aprile 2024, risulta essere beneficiario di risorse finanziarie pari a 5.184.000 Mln di euro per 216 posti da attivare, calcolati in base alla popolazione residente secondo i dati ISTAT dell’anno 2021 ed alla percentuale di copertura del servizio in termini di numero di posti autorizzati per 100 bambini nella fascia di età 0-2 anni.
Ma questi fondi non vanno a tagliare i costi degli asili nido.
Nello stesso tempo il "bonus nido - come denuncia il Comitato dei genitori - diventa impossibile per le famiglie da ottenere. La procedura è vessatoria. Anche questi minimi sostegni che il governo dà alle famiglie diventano praticamente un bluff. Il governo, la Roccella si sbracciano a dire "dovete fare figli... ma poi per crescerli sono cavoli vostri".
GLI ASILI NIDO DEVONO ESSERE GRATUITI!
Le lavoratrici e lavoratori degli asili nido giovedì prossimo, 23 maggio dalle ore 9,30, terranno un presidio/assemblea sotto Palazzo di città, per rivendicare migliori condizioni di lavoro, salariali e di sicurezza, basta con la fatica e miseri salari!
Invitiamo i genitori a venire, incontrarci.
STRALCI DELLA LETTERA MANDATA GIORNI FA AL COMUNE DAI GENITORI
All’attenzione del Sindaco Rinaldo Melucci
Dell’Assessora Dott.ssa Desiree Petrosillo
Il
18 maggio 2023 abbiamo scritto più volte agli stessi destinatari e alla
stampa per portare all’attenzione la nostra preoccupazione in merito
alle maggiorazioni riguardanti le rette mensili, con aumenti che in
alcuni casi arrivavano fino al 341% in più rispetto al precedente
anno educativo. Ma ancor più preoccupante ci era apparsa la
giustificazione posta dall’amministrazione comunale sul conteggiare la
misura Inps del “bonus nido” nelle nuove rette, facendo diventare questa misura un sostegno non per le famiglie ma per le casse del Comune.
...ogni
nucleo familiare che richiede il bonus è costretto ad anticipare ogni
mese le somme relative alla propria fascia di reddito (corrispondenti
alla retta mensile del nido del proprio figlio/figlia) e solo in un
secondo momento, le stesse famiglie hanno modo di rivedere indietro,
interamente, o una parte, della mensilità versata come retta del nido,
dall’istituto per la previdenza sociale.
Allora, come oggi, ci
siamo domandati come potesse una famiglia inserita in una fascia di
reddito del Valore Isee da 0 a 7.500,00 euro anticipare una retta
mensile di 230,00 euro, per esempio.
Paradossale come le percentuali di aumento sono più alte proprio nelle fasce di reddito Isee più basse (341% per la I fascia, 159% per la II fascia, 92% per la III fascia, 58% per la IV fascia…)...
...numerose famiglie che usufruiscono del prezioso servizio dei nidi comunali sono
costrette a ritirare i propri bambini e le proprie bambine dalle
strutture, a causa dell’impossibilità di sostenere il costo della retta.
Noi
il perché lo sappiamo e lo immaginavamo anche l’anno scorso, ovvero
perché l’INPS sta portando dei significativi ritardi nell’erogazione del
famoso “bonus nido”. Come è possibile che l’amministrazione comunale
non ci abbia pensato, nonostante il comitato dei genitori l’abbia
sollecitata a una riflessione più approfondita?
Riteniamo
inaccettabile che questi bambini e queste bambine e le loro famiglie
siano espulse da un percorso educativo che dovrebbe in primis essere a
disposizione delle famiglie con minori possibilità economiche perché
potrebbe veicolare strumenti educativi, intesi come materiali e
immateriali, di cui non tutte le famiglie dispongono...
Il Comitato dei genitori delle bambine e dei bambini frequentanti i nidi comunali di Taranto
19/05/24
Puoi essere solo maschio o femmina, altrimenti non hai identità di genere...
A Bruxelles la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+ presentata dalla presidenza ai Paesi membri dell'Ue non è stata firmata da nove Stati su 27. A non firmare la dichiarazione Italia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.
L'Italia non ha aderito unificandosi ancora una volta con i governi più di destra, omofobi, fascisti, repressivi dei diritti delle Lgbtiq+, perché, ha detto, la dichiarazione “era in realtà sbilanciata sull'identità di genere, quindi fondamentalmente il contenuto della legge Zan”.
La ministra Roccella ha subito replicato alle critiche: "Il nostro governo ha firmato la dichiarazione europea contro omofobia, bifobia e transfobia. Non abbiamo invece firmato e non firmeremo nulla che riguardi la negazione dell'identità maschile e femminile... Se la sinistra ed Elly Schlein vogliono riproporre la legge Zan, il gender e la possibilità di dichiararsi maschio o femmina al di là della realtà biologica, abbiano il coraggio di dirlo con chiarezza".
Quindi, o si è maschio, o si è femmina, o non si ha il diritto di esistere come persona.
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Riportiamo alcuni stralci di un articolo che facemmo su questo blog sugli attacchi al Ddl Zan, fatto dagli altri governi, ma - come si vede - pienamente ripresi da questo della Meloni.
"L’Italia è il paese in cui vengono ammazzate più persone transessuali di tutta Europa ed è anche l’ultimo paese dell’UE a non avere una legge che garantisca la possibilità di denunciare gli episodi di omolesbobitransfobia".
La polemica innescata intorno al ddl Zan, da parte delle forze più reazionarie di questo paese, si inserisce in un clima politico, sociale ed economico di profonda crisi e ristrutturazione capitalistica, in cui l’attacco ai diritti fondamentali di ogni individuo, nei suoi rapporti sociali, colpisce non solo le minoranze sessuali, ma le masse.
Il modo di produzione capitalistico, imperniato sulla famiglia tradizionale, torna con violenza a imporsi sui sentimenti, sulla libertà sessuale, sulla libertà di scelta delle donne e delle soggettività non conformi, con ripetuti attacchi ai diritti democratici, sia quelli acquisiti, sia quelli ancora da conquistare.
L’orientamento sessuale, così come l’identità di genere, sono diritti umani fondamentali, riconosciuti anche da trattati internazionali che l’Italia stessa ha sottoscritto, come la Convenzione di Istanbul. Il ddl Zan non fa altro che recepirli, in attuazione formale dei principi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione. Lo fa in economia, proponendo alcune modifiche alla legge Mancino per estenderne l’applicazione ai crimini d’odio e di incitamento all’odio “per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità“
Siamo tutte coscienti che il ddl Zan, già frutto di ampie mediazioni, non sia la legge migliore che ci si poteva attendere anche da una democrazia borghese. Ma gli ostacoli alla sua approvazione da parte della destra sovranista, del Vaticano in nome della “libertà di espressione” di un’ideologia basata sulla discriminazione e sull’oppressione sessuale, razziale e di classe chiama tutte a schierarci.
In tutti questi mesi è stata fatta una lotta sporca, aperta e sotterranea, per bloccare il Ddl o rinviarlo sine die... Questa lotta di bassa intensità è stata aperta dal Vaticano, per reimporre la propria pesante "autorità" politica, "morale", ricattatoria sullo Stato italiano...
Questa lotta è stata immediatamente seguita e rafforzata da Salvini/Lega e centro destra che da un lato la sta sfruttando - come si dice: "giunta a fagiolo" - per tornare a pesare fortemente (vista la concorrenza della Meloni/FdI) nel gioco politico, mass mediatico, in funzione sempre di una lunga campagna elettorale, dall'altro per riproporre il fascio-populismo e le concezioni di attacco ad ogni minimo diritto democratico, in legame con la fronda europea degli Orban...
Questa guerra sporca è evidente che non è affatto una questione solo delle persone lgbtq+, è un attacco che interessa tutte e tutti, è parte del cammino verso il moderno fascismo che va apertamente contrastato, lottando contro Salvini, la destra e i suoi alleati, ma anche lottando contro il governo che "scappa" e lascia campo libero ai fascisti..."