16/10/22

Prove pratiche di attacco al diritto di aborto! Soldi alle donne per non ricorrere all'interruzione di gravidanza in Piemonte

Tante donne, i movimenti femministi, Nudm hanno già dato nelle scorse settimane una prima estesa risposta contro l'attacco sempre più concreto e reale alla 194/diritto di aborto della nera destra/ Meloni e il nuovo governo. 

Ma se attaccano realmente il diritto d'aborto sono le donne più colpite, le proletarie che non hanno alcuna soluzione alternativa, che devono scendere in campo, per elevare e rendere "pericolosa" la lotta contro il moderno medioevo fascio-clericale!

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In Piemonte la legge che piace alla Meloni contro la 194 e il diritto di aborto.

Alle donne piemontesi che decideranno di non abortire la Regione pagherà le bollette, le rate del mutuo, l’affitto. Nel conto potranno rientrare anche abbigliamento, farmaci, pappe e latte in polvere, pannolini, passeggini, culle. La legge è firmata da Fratelli d’Italia, ma ha ottenuto l’appoggio anche degli altri partiti del centrodestra, Lega e Forza Italia.
E arriva dopo la decisione del governo regionale di centrodestra di autorizzare l’ingresso delle associazioni Pro Vita nei consultori e negli ospedali, e non applicare la circolare del ministero della Salute per la distribuzione della pillola Ru486 negli ambulatori.
Il progetto si chiama “Vita nascente”. È già stato approvato dalla Commissione sanità del Consiglio regionale. Manca un ultimo, puramente formale, passaggio in giunta, previsto in settimana. Subito dopo sarà fatto un bando e una ventina di associazioni — già autorizzate dalle aziende sanitarie — potranno presentare i progetti.
L’obiettivo è partire tra dicembre e gennaio. A disposizione ci sono 460mila euro di soldi pubblici, assegnati ogni anno alle associazioni Pro Vita. Dovranno intercettare le donne in difficoltà, anche in consultori e strutture sanitarie, offrire loro un aiuto economico che le convinca a rinunciare all’aborto e portare avanti la gravidanza.
Il contributo, oltre al supporto psicologico, è garantito fino ai 18 mesi del bambino. Un sostegno è previsto anche se la donna decide di non riconoscere il figlio. Del bambino si occuperanno i servizi sociali fino all’affido o all’adozione, la donna invece riceverà un aiuto per due mesi dopo il parto.

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