14/11/21

Germania: Aborto: togliere la norma scritta dai nazisti


Da Il Manifesto:
"...Venerdì scorso davanti alla porta di Brandeburgo hanno presentato la petizione indirizzata «a tutti i partiti democratici» per cancellare dal codice penale lo «scandaloso comma» della legge sull’aborto scritto dai nazisti: il paragrafo 218 che fin dal 1933 vieta ai medici tedeschi di fornire qualunque informazione sui metodi utilizzati per interrompere la gravidanza.
«Basta con la criminalizzazione dei ginecologi e delle donne costrette a subire continui ostacoli, molestie ed esperienze traumatizzanti» riassumono gli attivisti dell’Alleanza per l’autodeterminazione sessuale che hanno raccolto 86mila firme non solo per stralciare il famigerato paragrafo ma anche «per legalizzare l’obbligo di assistenza diffusa per le gravidanze non desiderate e imporre alle compagnie di assicurazione di coprire i costi dell’aborto» (in Germania il sistema sanitario misto pubblico-privato prevede che gli interventi non di pronto soccorso, salvo eccezioni, vengano rimborsati dall’assicurazione obbligatoria che i datori di lavoro pagano ai dipendenti e può essere estesa ai familiari).
PRIME DESTINATARIE dell’istanza sono le delegate per la politica delle Donne dei tre partiti che si sono dichiarati favorevoli a cambiare la norma: Ricarda Lang dei Verdi, Derya Türk-Nachbaur della Spd ed Heidi Reichinnek della Linke, mentre non c’è alcun impegno da parte dei liberali, anzi.
«Gli aborti ci sono sempre stati ed esisteranno sempre. La questione-chiave è se vengono praticati in modo sicuro e se i medici che li eseguono devono continuare ad affrontare pene che prevedono anche il carcere» si legge nella petizione che da un anno chiede a tutti i Gruppi parlamentari, eccetto Afd, di inserire lo stralcio del comma “nazista” nei loro programmi politici...
«il compromesso sul paragrafo 219a (collegato direttamente al 218) raggiunto nella passata legislatura dal governo Merkel ha dimostrato di non funzionare: i medici continuano a essere denunciati dagli antiabortisti, come dimostrano i procedimenti attualmente in corso alla Corte costituzionale» ricorda la Taz. Il riferimento corre allo scorso febbraio quando socialdemocratici e democristiani riformularono il comma consentendo ai medici di comunicare ai pazienti che l’aborto fa parte delle prestazione sanitarie offerte ma continuando a vietare di informare sul metodo con cui vengono eseguiti.
Proprio questa proibizione viene regolarmente impugnata nei tribunali tedeschi dalle associazioni pro-life e costano il processo penale a chiunque non rispetti l’obbligo.
SPICCA IN PARTICOLARE il caso che tre anni fa coinvolse Bettina Gaber e Verena Wayernon, ginecologhe del quartiere berlinese di Steglitz, condannate dal tribunale distrettuale a una multa di 2 mila euro solo per avere segnalato sul sito internet del loro ambulatorio di praticare l’aborto «con metodi privi di medicine». In Germania basta e avanza per essere rubricata come «pubblicità fuori legge», esattamente come avevano previsto i legislatori del Terzo Reich ossessionati dalla questione demografica ma anche come aveva confermato nel 1974 il Parlamento della Germania-Ovest contrario alla «commercializzazione» dell’aborto. Fa il paio con la sentenza della Corte dell’Assia che nel 2017 condannò la ginecologa Kristina Hänel a pagare 6 mila euro per il medesimo «reato» aggravato dal suo rifiuto di cestinare le informazioni caricate sul sito web del suo studio medico. «In 30 anni di attività nessuna delle donne che ho incontrato ha preso alla leggera la decisione di abortire, mentre la facilità o difficoltà a conoscere il metodo non ha avuto alcun peso sulla loro scelta finale» fu la spiegazione del suo gesto di disobbedienza civile.
EPPURE IL DIVIETO di informare sulle pratiche cliniche è rimasto in vigore nonostante venga aggirato in modo assolutamente legale. Il paragrafo 218 chiude la bocca ai medici..."

Nessun commento: