07/11/21

Contro confini, violenza e sfruttamento, documenti per tutte e tutti - Sulla manifestazione di oggi a Roma in piazza Esquilino

Oggi, 6 novembre, il MFPR ha partecipato al presidio in piazza Esquilino a Roma convocato dalla comunità bengalese e indiana del Lazio, comitato lavoratori e lavoratrici delle campagne e numerose altre realtà di migranti in lotta per chiedere lo sblocco della sanatoria e documenti per tutte e tutti.

L'intervista di Radio Onda Rossa a un lavoratore oggi in presidio:

La sanatoria del 2020, invece di regolarizzare chi non aveva un permesso di soggiorno ha alimentato un giro di ricatti e di business sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici immigrate, che spesso hanno dovuto pagare un finto contratto di lavoro per avere un permesso e continuare a lavorare a nero. E adesso, a un anno e mezzo dalla richiesta del permesso, si ritrovano ancora a mani vuote!

Nonostante sia stata chiesta da più di un mese l’apertura di un tavolo con il Ministero dell’Interno, la Prefettura di Roma e l’INPS, oggi nessun burocrate si è degnato di ricevere una delegazione dal presidio.


Ma la lotta continua! Le istituzioni sono abituate a trattare le rivendicazioni di chi non ha documenti come se queste non esistessero, ma sappiamo bene che per farci sentire è necessario invertire i rapporti di forza e in questo il presidio di oggi ha dato un preciso segnale: ci vuole l’unità dei lavoratori e delle lavoratrici immigrate e non solo, per imporre quella che è una questione di civiltà: regolarizzazione di chiunque non abbia un permesso, abolizione delle attuali leggi sull'immigrazione, abolizione dei decreti sicurezza, fine degli abusi nelle questure!

Il 14 ottobre, nell’assemblea telematica donne/lavoratrici, abbiamo raccolto la denuncia di una lavoratrice immigrata di Frosinone sulla questione documenti e l’abbiamo portata al presidio, perché è necessario rimettere in campo una campagna, una lotta a 360° contro la pesante condizione che vivono le donne, le lavoratrici immigrate.

In questi due anni di pandemia, tra chi è stato maggiormente penalizzato ci sono proprio loro, le donne immigrate, quelle a cui vengono negati i documenti anche nelle situazioni di accertata violenza se non hanno un lavoro stabile. Sono le donne che spesso soggiacciono alla violenza domestica perché i documenti di soggiorno di una moglie o di una figlia straniera sono vincolati alla famiglia di origine per motivi di reddito e di residenza.

Sono quelle che in Italia vivono sotto l'incrocio di 3 fuochi, il fuoco del governo, del padrone, e dei mariti.

Se non lavorano il governo le obbliga a restare con i mariti violenti con il ricatto del permesso di soggiorno, altrimenti toglie loro i figli!

Per quelle che lavorano è il padrone che  utilizza il permesso di soggiorno come arma di ricatto, anche sessuale.

Pensiamo alle braccianti immigrate, costrette a vivere segregate in condizioni di estrema precarietà, dove allo sfruttamento sul lavoro si aggiunge anche quello sessuale. Molte di loro, soprattutto le nigeriane, sono costrette a prostituirsi a beneficio di caporali e altri braccianti.

Pensiamo alle braccianti rumene del Ragusano, o a quelle indiane dell’agro pontino, costrette a subire ogni tipo di abusi e violenze da parte dei padroni con il ricatto del permesso di soggiorno.


La questione dell'accesso ai documenti ci riguarda tutti, certo, ma soprattutto riguarda le donne, perché è sulla testa delle donne e in nome delle donne che si emettono leggi e decreti anti immigrati; perché i vari pacchetti sicurezza emanati sinora dai vari governi, col pretesto di reprimere la violenza sulle donne le hanno segregate, militarizzandone gli spazi e favorendo un clima di odio e violenza verso le donne e gli immigrati; perché sono le donne immigrate a vivere sulla propria pelle la tripla violenza istituzionale, padronale e patriarcale di questo marcio sistema capitalista!

Perciò pensiamo, e lo abbiamo detto alle compagne presenti oggi al presidio, che questa lotta per la regolarizzazione, per i documenti per tutte e tutti, per l’abolizione dei decreti sicurezza, vada portata anche nella manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne, decisa per il 27 novembre dall’assemblea nazionale di Nudm

Come MFPR stiamo cercando di organizzare la partecipazione alla manifestazione di un “contingente rosso e proletario”, che porti la lotta combattiva delle donne migranti, la voce di classe e rivoluzionaria delle lavoratrici e donne proletarie, contro ogni aspetto della violenza contro le donne, la cui punta di iceberg sono i femminicidi, uno dei frutti più odiosi di questo sistema capitalista che fa della doppia/tripla oppressione delle donne una delle sue basi e che non può essere né abbellito né riformato, ma solo rovesciato con la lotta rivoluzionaria.

Per discutere come organizzarci ci siamo date un nuovo appuntamento telematico nell’Assemblea donne/lavoratrici del 19 novembre, a cui invitiamo tutte le lavoratrici immigrate, le donne proletarie, a partecipare.

* Questa mattina alcune compagne ci hanno riferito che Sara Zuffardi, attivista no borders, nel tentativo di spiegare alle forze dell'ordine un’aggressione fascista nei confronti di due giovani arabi, veniva aggredita da un poliziotto che le procurava diverse contusioni.

Trattenuta e minacciata in commissariato per 8 ore,  Sara si è fatta medicare al Policlinico Umberto I.

Alla generosa compagna va la massima solidarietà del MFPR


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