09/11/21

Ancora una volta a pagare i costi del profitto saranno soprattutto le donne: il gruppo EVOCA annuncia altri 220 licenziamenti per delocalizzazione della produzione di SaGa Coffee di Gaggio Montano in Lombardia e Romania. L'80% sono donne


Fare sacrifici in fabbrica per diventare più produttive, non salva i posti di lavoro. La politica della concertazione sindacale è solo una strategia per far passare pezzo per pezzo i piani industriali dei padroni. Il caso SaGa Coffee 
(SAECO-GAGGIA), gruppo EVOCA: dai 74000 euro di incentivi sbandierati dai confederali ai licenziamenti di 220 operaie.

Altri 220 licenziamenti, un doppio colpo per le operaie che sono circa l’80% , in una zona montana al centro dell’appennino emiliano dove la fabbrica ‘è tutto’, in un settore come quello delle macchinette da caffe’ in forte espansione.

Lo stabilimento viene chiuso a seguito delle acquisizioni che la multinazionale ha fatto in questi anni per accentrare marchi noti nel settore, recupero di brevetti e quote di mercato, (usando in questo caso i due prestigiosi marchi del made in italy, Saeco e Gaggia per allargarsi all’estero) del parallelo sviluppo di nuovi impianti come in Romania, della riorganizzazione produttiva con il via libera confederale, degli stabilimenti nella bergamasca per la massima produttività: esuberi incentivati ‘proposti’ alle numerose operaie RCL, a ridotte capacità lavorative per l’usura provocata dalle linee di montaggio di pari passo con l’assunzione di precari; aumenti dei ritmi individuali; l’abuso dei cds prima e della cig poi come strumento di flessibilità per ristrutturare tempi di lavoro, organici sulle linee e la capacità produttiva generale.

Lo stop alla produzione per la SaGa Coffee è stato annunciato per marzo e la dismissione della fabbrica entro il 2022.

Nel 2020 il licenziamento incentivato con 74000 eu di circa 60 operaie della SaGa coffee, dai sindacati confederali è stato sbandierato come un risultato positivo per la tenuta dell’occupazione e delle prospettive industriali dello stabilimento, mentre nel 2015 avevano già contrattato la riduzione ‘volontaria’ di oltre 200 operaie quando ancora lo stabilimento era Philips.

Ora per controllare questa nuova fase, i confederali hanno spostato il confronto al Tavolo Regionale chiedendo che la stessa Regione Emilia Romagna si faccia garante dell'avvio di un tavolo presso il Mise.

In sostanza nulla di buono.

Questa mattina quindi le lavoratrici della SaGa Coffee abbandoneranno i picchetti ad oltranza di fronte alla loro fabbrica, e in bus e in auto si faranno l’ora abbondante di viaggio necessario a raggiungere i palazzi della Regione Emilia-Romagna, in quella Bologna ricca e lontana dove tanto si parla di big data, centri di ricerca e innovazione. Una ricchezza in cui queste operaie, quasi tutte sopra i 45 anni e molte con patologie legate al lavoro, fanno fatica a riconoscersi.


Come lavoratrici Slai Cobas s.c. siamo con le operaie che hanno iniziato a presidiare lo stabilimento bloccando i tentativi di Evoca di riportare la merce a Valbrembo, dove è possibile lo spostamento di parte della produzione.

Pensiamo sia necessaria una piattaforma di lotta contro i tutti i licenziamenti e una prospettiva di mobilitazione alternativa ai funerali al Mise. Una mobilitazione popolare che deve crescere attorno alla fabbrica, attorno alle operaie in lotta, coinvolgendo i diversi settori lavorativi fino agli studenti, che si deve allargare fino agli altri stabilimenti Evoca, per una necessaria solidarietà operaia, perché sono parte integrante e hanno un ruolo nella ristrutturazione del gruppo.

In questa direzione svilupperemo la nostra iniziativa contro la chiusura di SaGa Coffee, contro i licenziamenti.


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