27/11/20

Dal 25 al 28 novembre in varie città vi sono state varie iniziative contro la violenza sulle donne

Non tutte queste iniziative, organizzate da Nudm, sono utili perchè le donne riprendessero le piazze.
Nè pensiamo che vadano denunciate e organizzate mobilitazioni sulla condizione delle donne, peggiorata anche durante questa pandemia, solo in occasione delle date simbolo.
Le donne proletarie, le lavoratrici, precarie in questi mesi sono state "costrette" e hanno voluto comunque scendere in piazza, dal nord al sud, contro gli attacchi alle loro condizioni di lavoro e di vita; ma queste lotte "non esistono" per Nudm.
In ogni caso, riteniamo necessario dare visibilità, sostenere ogni voce, protesta delle donne che in questi giorni si è fatta sentire.
Riportiamo, per questo, stralci che condividiamo, del testo che ha indetto queste giornate.
"...I numeri parlano di vite a rischio e di responsabilità collettiva, ma non siamo tutt* sulla stessa barca.
Le conseguenze del lockdown si misurano nei dati della violenza domestica destinati ad aumentare ancora con le nuove misure di confinamento. I centri anti-violenza femministi e le case rifugio hanno dovuto fare fronte a un'emergenza nell'emergenza per non lasciare nessuna da sola. È sempre più urgente fare sentire la nostra voce contro l’aumento vertiginoso di stupri, femminicidi, violenze domestiche e omolesbobitransfobiche che ha segnato i mesi di questa pandemia. la famiglia e la casa sono più che mai luoghi di oppressione e di conflitto, così come tribunali e ospedali sono luoghi di violenza istituzionale. I cimiteri dei feti ne sono l'emblema.

...La pandemia ha messo in luce il nesso oppressivo tra la violenza economica e il lavoro di cura. Lo smartworking ha spostato in casa il lavoro di molte mentre il lockdown aumentava quello di cura e domestico. il lavoro nell'assistenza sanitaria e domiciliare, nei servizi, nell'educazione e nelle case si si è rivelato ancora una volta il più essenziale ma anche il più precarizzato, svalutato ed esposto a rischi di contagio: sono in maggioranza le donne a essere impiegate nei servizi essenziali, quelli che non possono essere svolti «in remoto» e sono andati avanti, obbligando lavoratrici e madri a un’impossibile conciliazione tra lavoro e famiglia, tra salario e salute. Sono le donne, le persone lgbtqia+, migranti, precarizzate e non garantite a pagare la crisi, aumentando dipendenza economica e fragilità sociale. Il razzismo istituzionale ha avuto effetti pesantissimi sulle condizioni di vita e lavoro delle persone migranti, e la vergognosa sanatoria destinata ai lavori essenziali ha confermato il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro che intensifica lo sfruttamento, ancora di più se lavorano nelle case.

...Il ricorso sistematico al lavoro gratuito precario o malpagato non è corrisposto a nessuna misura di sostegno al reddito e al salario, di inclusione al welfare, di sostegno alla cura dei bambini e degli anziani nel collasso del sistema socio-santario e scolastico.
...Le scuole sono diventate luoghi di tensioni grandissime, a causa di una riapertura giocata sui banchi a rotelle anziché sulla trasformazione delle condizioni di lavoro di insegnanti, madri e lavoratrici, e dell’istruzione di bambin*. Mentre gli ospedali pubblici sono di nuovo al collasso per scarsità di personale e di mezzi, la sanità pubblica ha sospeso e affidato al privato l'ordinaria attività di assistenza per reggere all'onda d'urto dei contagi: la prevenzione e le cure oncologiche, il sostegno psichiatrico, le terapie ormonali per le persone trans, l'accesso all'aborto, già ostacolato dall’obiezione di coscienza, non ritenuti urgenti sono stati ulteriormente limitati dal sovraccarico degli ospedali. Garantire il diritto alla salute per tutt* è impossibile se non si ripristina il sistema sanitario pubblico territoriale, se non si chiude con l'aziendalizzazione e la privatizzazione della sanità pubblica e la precarizzazione del personale socio-sanitario. Così come la vittoria sulla RU486 rischia di rimanere sulla carta se non si dà seguito al rafforzamento della rete consultoriale.

Oggi si parla di dare «ristoro» a chi, nei nuovi lockdown, perderà i propri profitti; Confindustria difende gli interessi padronali come ha fatto a marzo, condannando lavoratrici e lavoratori a sacrificare la salute per un salario...è in cantiere un Family Act che rafforzerà la famiglia patriarcale che opprime le donne e chi non si conforma ai suoi ruoli. Tutto quello che noi viviamo, tutto quello contro cui lottiamo rischia di essere oscurato dal governo della pandemia e dalla ristrutturazione della società..."

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