Anche quest’anno a Torino nella piazza
del primo maggio era ben visibile la frattura tra il rituale stanco e
imbalsamato di sindacati e istituzioni davanti alla forza e la
partecipazione di uno spezzone sociale vivo, che voleva dare voce alla
voglia di riscatto di lavoratori e lavoratrici, precari, studenti,
operai della logistica e fattorini.
La giornata è stata aperta dall’iniziativa della rete torinese di Non Una di Meno,
che alla partenza del corteo ha deciso di bloccare la testa della
manifestazione composta dai sindacati confederali per portare in piazza
la lotta contro la violenza sulle donne e la questione del lavoro
riproduttivo e di cura. Un lavoro ancora troppo spesso invisibilizzato e
scaricato unicamente sulle spalle delle donne (complice anche il
progressivo smantellamento di qualsiasi forma di welfare), che spesso si
trasforma in vero e proprio strumento di ricatto e subordinazione. Non
appena il gruppo di donne di NUDM, reggendo cartelli e oggetti simbolo
del lavoro di cura, ha cercato di entrare tra i sindacati confederali -
gli stessi che lo scorso 8 marzo hanno ignorato, quando non boicottato,
lo sciopero femminista globale – Digos e celere sono intervenute
circondandole, malmenandole e spingendole in un angolo. Una dinamica che
ormai da anni si ripropone davanti a qualunque tentativo di disturbare
la passeggiata sindacale. Per alcuni sfilare scortati da due ali di
celerini sembra ormai essere una grottesca abitudine dentro il corteo
del primo maggio. Con determinazione il gruppo è riuscito comunque a
portare avanti la propria iniziativa, ripercorrendo a ritroso tutti gli
spezzoni sindacali con slogan e interventi, fronteggiando anche le
provocazioni e gli spintoni degli uomini dei servizi d’ordine di CGIL,
CISL e UIL, praticamente indistinguibili dall’operato delle forze
dell’ordine.
Quello che segue è il comunicato di NUDM Torino:
“FEMMINISTE FANATICHE E FIERE”
Non appena i giornali hanno riportato la notizia dell’iniziativa di questa mattina organizzata dalla rete #NUDM all’interno del corteo del primo maggio a Torino su media e social si sono scatenati una serie di commenti sessisti intrisi di odio e di rancore a dimostrazione del fatto che abbiamo colto nel segno!
Nonostante le campagne istituzionali, i programmi tv e gli sproloqui main stream portare in piazza la lotta contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere è ancora un tabù e un grandissimo rimosso della società in cui viviamo.
Come l’8 marzo, giornata di sciopero globale femminista in cui ci siamo astenute dal lavoro dentro e fuori casa raccogliendo la grande sfida che migliaia di donne in tutto il mondo hanno lanciato al grido di “se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo!”, anche oggi siamo scese in strada portando con noi gli oggetti simbolo delle attività e dei lavori che ancora troppo spesso gravano sulle donne, per rendere visibile il lavoro invisibile di cura.
Un lavoro che alimenta gli stereotipi di genere perché considerato come qualcosa di “naturale” e scontato, per cui le donne sarebbero “naturalmente” portate.
Non appena abbiamo provato ad entrare nello spezzone dei sindacati confederali, gli stessi che l’8 marzo, come in tante altre occasioni non hanno appoggiato lo sciopero ma anzi, hanno tentato di boicottarlo e silenziarlo, siamo state subito accerchiate, spintonate e malmenate da un plotone di celere e dalla digos. Nonostante questo, grazie alla nostra determinazione siamo riuscite a bloccare la testa del corteo e interrompere la ritualità di una piazza istituzionale ormai svuotata di senso dando visibilità ai nostri contenuti.
Dopo questo blocco abbiamo percorso tutto il corteo in direzione contraria, costringendo tutti gli spezzoni ad ascoltare i nostri slogan e rivendicazioni e a sfilare sotto i nostri panni stesi.
Lungo il corteo, raccontando dello sciopero dal lavoro di cura, della nostra lotta contro la violenza machista dentro e fuori casa e ricordando la schifosa sentenza del tribunale spagnolo nei confronti della “Manada” di stupratori di San Fermines, abbiamo raccolto applausi, solidarietà, vicinanza e anche partecipazione emotiva da parte di tante donne che sfilavano all’interno degli spezzoni dei confederali.
Questo a dimostrazione di quanto cgil, cisl e uil siano sempre più lontani dai bisogni reali delle loro stesse tesserate e delle lavoratrici tutte.
Dopo la celere infatti, sono stati gli uomini dei loro servizi d’ordine a tentare di fermarci e zittirci in malo modo.
Le nostre voci e i nostri corpi sono stati e sempre saranno più forti di chi vuole metterci a tacere, in piazza come sui mezzi di comunicazione!
Oggi insieme ci siamo sentite potenti e per la prima volta dopo decenni nel primo maggio torinese siamo riuscite a imporre una presenza e un protagonismo femminista!
SIAMO IL GRIDO ALTISSIMO E FEROCE DI TUTTE QUELLE DONNE CHE PIÙ NON HANNO VOCE!!!
Nessun commento:
Posta un commento