Interessante, davvero. Quando si tratta di donne in carcere, magicamente
la violenza cessa di avere una articolazione di genere per farsi
questione complessiva, non più di genere, ma generica, su cui dobbiamo
essere tutte d'accordo: nessuna solidarietà, condanna e presa di
distanza unanime e granitica e soprattutto, nessuna discussione politica
su un passato recente che non ci deve appartenere. La donna in armi ci
piace solo in quanto incarnazione esotica di un'alterità distante che
tanto non ci riguarda,come il Rojava. Noi invece stiamo qui a "rendere
la vita difficile a ministri e decisori" con qualche tweet storm o mail
bombing. Insomma, un po' di schiamazzo virtuale, giusto per dare un po'
di prurito e far vedere che esistiamo, mica faremo sul serio, no?
antonella
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