“Sono venute delle auto della polizia – racconta Roberta – In quel momento io e la mia amica stavamo solo parlando tra noi. Ci hanno denunciate, identificate, io ora non posso girare per strada, ma questo è il quartiere dove abito. Ci sentiamo perseguitate come all’epoca fascista”.
Roberta e Lucia sono due ragazze transessuali e sono state colpite da un Daspo
urbano, a Napoli. Nella vita, è capitato che si prostituissero, ma in
quel momento – raccontano- stavano chiacchierando tra loro a un angolo
di strada, nei pressi della stazione. E infatti nel provvedimento è
scritto che stazionavano nei pressi di una fermata dell'autobus, nel
tentativo di adescare clienti. Ma clienti non ce n'erano. C'erano solo
loro due che, spiegano ancora spaventate, stavano parlando come tante
altre persone, intorno alle 11.30 del mattino. Ma sono state prelevate
dalla polizia, portate in questura, identificate, denunciate. A loro è
stata comminata anche una multa di 100 euro. È la legge Minniti, che prevede tra le altre cose “ordinanze di allontanamento per contrastare il degrado urbano”.
È quello che è successo alle due ragazze: “Sono venute delle auto
della polizia – racconta Roberta – In quel momento io e la mia amica
stavamo solo parlando tra noi. Ci hanno denunciate, identificate, io ora
non posso girare per strada, ma questo è il quartiere dove abito”. Poi
scoppia in lacrime: “Ora ho paura di uscire per fare la spesa o prendere
un caffè, ho paura che possano fermarmi e dire che faccio la
prostituta. Sto piangendo da due giorni, mi sono chiusa in me stessa. Ma
perché non possiamo vivere come tutti gli altri? Se
fossimo state due donne, o due uomini che chiacchieravano, non saremmo
state prese”. Poi i singhiozzi di Roberta, che a trent'anni ogni tanto è
costretta a prostituirsi perché confessa di non trovare lavoro e voler
portare a termine la transizione, si fanno più intensi e dice una cosa
drammatica, spinta forse da uno stato emotivo di prostrazione rispetto
alla incresciosa vicenda: “Mi vorrei suicidare, non so come andare
avanti avendo paura di tutto, con questa legge non si vive. Io non stavo
facendo del male a nessuno”
Come lei, anche Lucia, più o meno trentenne, che rincara la dose: “Non posso uscire per fare la spesa, prendere un caffè? Io non mi stavo prostituendo,
stavo chiacchierando. Niente altro. Voglio vivere civilmente come
tutti, ho diritto di vivere e muovermi liberamente come tutti. Ci
sentiamo perseguitate come all'epoca fascista”. Poi c'è Bruna, una donna
trans che è stata portata in questura e identificata mentre, racconta,
era al bar. “Mi hanno identificata i vigili urbani, ero seduta al bar,
non stavo facendo nulla, mi hanno portata al comando, ma perché tra
tante persone hanno portato via proprio me? Qui a Piazza Garibaldi
succede di tutto: droga, furti, rapine, probabilmente mi hanno portata
via a causa di pregiudizi”.
"Si devono vergognare": è lapidario
il commento di Loredana Rossi, dell'associazione transessuale di Napoli:
“Siamo ritornati indietro di 40 anni, quando le trans non potevano
nemmeno camminare per strada. Questo governo, questo Partito
democratico, questo ministro Minniti hanno prodotto una legge fascista.
Nemmeno la destra più estrema avrebbe fatto una legge del genere, avete
tolto la libertà a dei cittadini italiani. Vergognatevi”.
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