Oggi 7 luglio si è aperto il processo a Nadia Lioce per “Disturbo
delle occupazioni o del riposo delle persone e oltraggio a pubblico
ufficiale”
In realtà l’udienza è stata rinviata al 15 settembre per difetto di notifica a Nadia del decreto che dispone il giudizio e a seguito di opposizione, da parte della stessa Lioce, al decreto penale di condanna.
In assenza dei legali, Nadia Lioce è comunque comparsa in videoconferenza, spiegando di aver avuto notizia dell’udienza solo tramite telegramma da parte dell’avvocata Carla Serra (oggi assente per convalescenza) e che comunque lei ha dato la sua disponibilità a intervenire al processo, anche in assenza di comunicazioni bilaterali. Il rinvio è stato disposto anche per difetto di notifica all’altra avvocata di Nadia, Caterina Calia
Dalla videoconferenza abbiamo appurato che Nadia è completamente all’oscuro dei motivi per i quali oggi la si vuole processare e dei capi di imputazione a suo carico. Il permesso chiesto dal PM, di procedere comunque a citare i testi, anche in assenza degli avvocati difensori di Nadia, è stato negato, rimandando tutta l’istruttoria al 15 settembre, ore 9,30.
Noi, come Nadia, non abbiamo interesse a rinviare e vogliamo fare il processo, soprattutto per denunciare le condizioni cui è sottoposta ed i pretesti assurdi per continuare ad applicarle l’isolamento, fino a denunciarla, come in questo caso, per reati inesistenti che neanche le vengono comunicati, condannandola prima di processarla!
L’udienza in videoconferenza si è svolta verso le 11 al tribunale dei minori, ma fino alle 10,30 siamo state davanti al tribunale in Via XX settembre per chiedere la fine del 41 bis per Nadia Lioce. Nel corso del presidio sono stati distribuiti vari volantini e abbiamo raccolto la testimonianza interessante di un uomo disoccupato che ci ha dato solidarietà ed ha aggiunto che anche stare senza lavoro è una tortura, una tortura sociale, ci sono donne e uomini che né dai padroni, né dalle istituzioni hanno una risposta e non gli resta altra strada che il suicidio per dire l'ultima parola. Le operaie che erano lì a volantinare gli hanno detto che anche chi lavora è sottoposto a tortura e non è per la fatica, ma per il mobbing, quindi niente suicidio, ma lotta e unità. L'appello si può firmare on line, scrivendo a mfpraq@autistici.org e a mfpr.naz@gmail.com
In realtà l’udienza è stata rinviata al 15 settembre per difetto di notifica a Nadia del decreto che dispone il giudizio e a seguito di opposizione, da parte della stessa Lioce, al decreto penale di condanna.
In assenza dei legali, Nadia Lioce è comunque comparsa in videoconferenza, spiegando di aver avuto notizia dell’udienza solo tramite telegramma da parte dell’avvocata Carla Serra (oggi assente per convalescenza) e che comunque lei ha dato la sua disponibilità a intervenire al processo, anche in assenza di comunicazioni bilaterali. Il rinvio è stato disposto anche per difetto di notifica all’altra avvocata di Nadia, Caterina Calia
Dalla videoconferenza abbiamo appurato che Nadia è completamente all’oscuro dei motivi per i quali oggi la si vuole processare e dei capi di imputazione a suo carico. Il permesso chiesto dal PM, di procedere comunque a citare i testi, anche in assenza degli avvocati difensori di Nadia, è stato negato, rimandando tutta l’istruttoria al 15 settembre, ore 9,30.
Noi, come Nadia, non abbiamo interesse a rinviare e vogliamo fare il processo, soprattutto per denunciare le condizioni cui è sottoposta ed i pretesti assurdi per continuare ad applicarle l’isolamento, fino a denunciarla, come in questo caso, per reati inesistenti che neanche le vengono comunicati, condannandola prima di processarla!
L’udienza in videoconferenza si è svolta verso le 11 al tribunale dei minori, ma fino alle 10,30 siamo state davanti al tribunale in Via XX settembre per chiedere la fine del 41 bis per Nadia Lioce. Nel corso del presidio sono stati distribuiti vari volantini e abbiamo raccolto la testimonianza interessante di un uomo disoccupato che ci ha dato solidarietà ed ha aggiunto che anche stare senza lavoro è una tortura, una tortura sociale, ci sono donne e uomini che né dai padroni, né dalle istituzioni hanno una risposta e non gli resta altra strada che il suicidio per dire l'ultima parola. Le operaie che erano lì a volantinare gli hanno detto che anche chi lavora è sottoposto a tortura e non è per la fatica, ma per il mobbing, quindi niente suicidio, ma lotta e unità. L'appello si può firmare on line, scrivendo a mfpraq@autistici.org e a mfpr.naz@gmail.com
Prime adesioni:
- Avv.to Enzo Pellegrin del foro di Torino
- Avv.to Mario Soggia del foro di Taranto
- Avv.to Vincenzo Catastimeni del Foro di Palermo
- Concetta Musio - Taranto
- Danya Maiuri
- Enrico Di Cola (ex 22 Marzo)- Associazione Pietro Valpreda
- Lavoratori/ci dell’Istituto Nazionale Tumori, Milano
- Lavoratrici precarie Coop Sociali in lotta - Slai Cobas per il s.c. Palermo
- Lavoratrici pulizie Dussmann - Taranto
- Luigia De Biasi - MFPR L’Aquila
- Margherita Calderazzi, già ispettrice del lavoro di Taranto
- Lavoratrice SLAI Cobas sc -Policlinico Palermo
- Sebastiano Lamera operaio Tenaris slai cobas per il sindacato di classe
- Operaie del commercio, Slai Cobas per il sindacato di classe L’Aquila
E messaggi di solidarietà:
All’Aquila il 7 luglio si processa la compagna Nadia
Lioce, perchè continua a ribellarsi a questo sistema fascista di tortura e
annientamento dell’identità umana, sociale e politica, con la detenzione 41bis
si vuole demolire ogni possibilitá di ribellione e di dignitá.
Solidarietá a Nadia dalle lavoratrici pulizie Dussmann
- Taranto
Nadia resisti!
4.7.17
Solidarietà a Nadia Lioce, per la sua battaglia di
civiltà contro la barbara/tortura del 41bis, che la vuole
piegare-mortificare-umiliare-annientare. Ma la ribellione e resistenza di Nadia
e la solidarietà è più forte della repressione di questo Stato.
Lavoratori/ci dell’Istituto Nazionale Tumori, Milano
4.7.17
Sottoscrivere contro le ingiustizie e la tortura è un dovere, anzi un
obbligo morale. Liberare tutti/e!
Enrico Di Cola (ex 22 Marzo)
(Associazione Pietro Valpreda)
(Associazione Pietro Valpreda)
5.7.17
Voglio esprimerti tutta la mia solidarietà, resisti,
cosi come stai facendo... Non sei e sarai mai sola... Il 7 saremo a supportati.
Tu non mi conosci, così come non conoscerai tanta gente che verrà a
supportati... ma io conosco tutta la tua storia.
Danya
5.7.17
MASSIMA SOLIDARIETA’ A NADIA LIOCE, CHE LA BORGHESIA
NON E’ RIUSCITA A PIEGARE, MALGRADO LA TORTURA BIANCA
CONTRO LE DISUMANE CONDIZIONI DI
DETENZIONE E PER LA SUA LIBERAZIONE
Non v’è dubbio che la “tortura bianca”
(isolamento totale e permanente in un “loculo” di due metri per due, posto in
un sotterraneo che non ha prese d’aria; un’ora d’aria al giorno, sovente da
sola in una specie di vasca di cemento anch’essa piccolissima,dove non batte
mai il sole; privata di libri e materiale cartaceo), a cui Nadia Lioce -
prigioniera politica rivoluzionaria, condannata all’ergastolo nel 2004 – viene
sottoposta da tempo nel carcere de l’Aquila, dove è rinchiusa in regime di 41
bis, denoti la barbarie con cui questo sistema, mediante i suoi governi e le
sue istituzioni, cerchi di vendicarsi e di annientare la volontà politica di
chi ha osato e osi ribellarsi e lottare per un mondo migliore.
Ed il fatto che il 7 luglio prossimo
Nadia, che da anni subisce condizioni detentive disumane, sarà processata per
“disturbo della quiete pubblica, per avere protestato contro la suddetta
barbarie, battendo contro la gabbia di ferro in cui è stata gettata, è davvero
aberrante e vergognoso, oltreché recisamente ridicolo verso una persona che è
già stata condannata a vita.
Ma non ci sono ed non ci potranno mai
essere processi e gabbie che possano contenere e neppure annientare la rabbia,
la ribellione e il bi-sogno di rivoluzione soprattutto di quelle donne che
hanno acquisito la coscienza della necessità di rovesciare questa società
brutale, reazionaria, misogina e disumana, oramai in cancrena, che produce
oppressione, sfruttamento, disoccupazione, fame, guerre e morte, soprattutto
per le donne.
NON CI AVRETE MAI COME VOLETE VOI! POTRETE
AVERE I NOSTRI CORPI, MA MAI LE NOSTRE MENTI E I NOSTRI CUORI, CHE APPARTENGONO
AL PROLETARIATO E ALLE MASSE POPOLARI, SOPRATTUTTO FEMMINILI!
MODERNO MEDIOEVO, DOPPIA OPPRESSIONE,
DONNE IN LOTTA PER LA RIVOLUZIONE!
Lavoratrice SLAI Cobas sc -Policlinico
5.7.17
"Dal marzo del 2003 ad oggi sono passati 14 anni.
Questo sistema capitalista e la sua classe politica bellamente rubano,
stuprano, violentano e uccidono la dignità nel corpo e nell'anima del popolo e
della povera gente. Per sancire il loro strapotere e il loro diritto a
fregarsene di tutti gli esseri umani, e in barba alla democrazia e al rispetto
dell'essere umano, abusano di quelle persone, come Nadia Lioce, che hanno
cercato di cambiare questa società con la rivoluzione armata.
Lei indomita, ha continuato a non piegarsi anche in quella cella dove i
segni della violenza purtroppo sul corpo non si leggono ma nella parte più
intima del nostro essere ci sono, e per cui sicuramente in altre persone
avrebbe portato alla pazzia. Non può servire forse, per chi stà al di fuori
solamente solidarizzare, bisogna armarsi della rabbia e del rispetto per chi ha
affrontato e affronta ancora oggi la lotta contro l'oppressione di questo stato
infame".
Concetta Musio - lavoratrice precaria del Mfpr di
Taranto
Firmo. E faccio girare.
Avvocato Enzo Pellegrin di Foro di Torino (difensore al processo Ilva di operai e cittadini di Taranto)
ADERISCO ALL'INIZIATIVA
Avv. to Mario Soggia - Taranto
Per questo
Stato, per questa società capitalistica non è ammesso ribellarsi e lottare
contro un sistema basato sul potere di una minoranza che
sfrutta e opprime la maggioranza dei lavoratori, lavoratrici, operai, operaie,
precari, precarie, disoccupati, masse popolari
e a maggior
ragione non è ammesso ribellarsi e lottare se questo lo fanno le donne, che non
accettano di restare doppiamente subalterne e succubi di questo sistema e si
mettono al servizio della lotta rivoluzionaria ma per questo sono ritenute da
questo Stato così pericolose al punto di doverne annientare la persona sia sul
piano fisico che psichico, intellettivo, umano, politico, sociale…
Il duro regime
carcerario del 41 bis imposto alle prigioniere politiche come Nadia Lioce, cui
è vietato tutto, perfino leggere dei libri o ricevere dei soldi per
acquistarli, in una disumana condizione di totale isolamento, è l’annientamento
che lo Stato borghese vuole mettere in atto, mentre non vi è alcuno scrupolo a
parlare di sottrarre dallo stesso regime carcerario 41 bis marci personaggi
mafiosi come Riina.
Tutta la nostra
solidarietà come precarie e come donne a Nadia Lioce che resiste e lotta
giustamente, nelle forme in cui le è possibile e per questo processata il 7
luglio all’Aquila, contro le inaudite condizioni di non vita cui è
sottoposta come prigioniera politica rivoluzionaria.
Lavoratrici precarie Coop Sociali in
lotta - Slai Cobas per il s.c. Palermo
5.7.17
La vicenda di Nadia Lioce colpisce ed
offende chi come me, anche per professione, crede in quello che il nostro
ordinamento prevede. Ed il nostro ordinamento, se da un lato stabilisce che chi
commette un reato, qualunque sia la sua gravità, deve scontare una pena,
dall'altro statuisce che la pena DEVE essere rieducativa e non lesiva della
dignità del detenuto.
Quello che sta subendo Nadia non è né
rieducativo né, cosa ancora più grave, dignitoso.
BASTA CON QUESTA TORTURA INGIUSTIFICATA
ED ARBITRARIA. BASTA CON TRATTAMENTI LESIVI DELLA DIGNITÀ DEL DETENUTO, SPECIE
SE DONNA E SE COLPISCE CHI, ANCHE CON GESTI ESTREMI, LOTTA PER IL BENE DEL
POPOLO!
Avv.to
Vincenzo Catastimeni Palermo
5.7.17
Aderisco all’appello PER LA DIFESA DELLE CONDIZIONI DI VITA DELLE
PRIGIONIERE POLITICHE - NO AL 41bis PER NADIA LIOCE,
perchè è inaccettabile stare in silenzio di fronte ad una vera e propria
tortura speciale, riservata a chi si ribella e lotta contro un sistema
ingiusto… questo metodo fascista deve finire.
Ogni giorno gli operai che lottano per un lavoro dignitoso contro i
licenziamenti, vengono criminalizzati, e invece che lavoro hanno come risposte
dallo stato denunce e repressione, attacco al diritto di sciopero, mentre le
istituzioni difendono sempre il diritto di fare i profitti dei padroni.
Per questo porteremo questa denuncia anche tra i lavoratori perchè non
abbiamo altra strada che continuare a lottare e resistere insieme per
conquistare un mondo migliore.
Sebastiano Lamera operaio Tenaris slai cobas per il
sindacato di classe - Bergamo
Dalmine 7-6-2017
Oggi, durante il presidio davanti al Tribunale in solidarietà con Nadia, si è avvicinato un disoccupato che ci ha detto: “a quando una campagna contro la tortura sociale? Anche stare senza lavoro è una tortura! Ci sono donne e uomini che né dai padroni, né dalle istituzioni hanno una risposta e non gli resta altra strada che il suicidio per dire l'ultima parola”. Noi gli abbiamo risposto che anche le lavoratrici e i lavoratori sono sottoposti a tortura se lottano e non è per la fatica, ma per il mobbing, quindi niente suicidio, ma lotta e unità di classe.
Solidarietà a Nadia!
Operaie del commercio, slai cobas per il sindacato di classe - L’Aquila
7-7-2017
Oggi, durante il presidio davanti al Tribunale in solidarietà con Nadia, si è avvicinato un disoccupato che ci ha detto: “a quando una campagna contro la tortura sociale? Anche stare senza lavoro è una tortura! Ci sono donne e uomini che né dai padroni, né dalle istituzioni hanno una risposta e non gli resta altra strada che il suicidio per dire l'ultima parola”. Noi gli abbiamo risposto che anche le lavoratrici e i lavoratori sono sottoposti a tortura se lottano e non è per la fatica, ma per il mobbing, quindi niente suicidio, ma lotta e unità di classe.
Solidarietà a Nadia!
Operaie del commercio, slai cobas per il sindacato di classe - L’Aquila
7-7-2017
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