Che succede a Nadia Lioce?
Il prossimo 7 luglio la detenuta Nadia Desdemona Lioce, ristretta dal
momento del suo arresto (2003) al regime del 41/bis, sarà ulteriormente
processata perché avrebbe attraverso una “battitura” (unico mezzo
possibile per richiamare un minimo di attenzione in una condizione di
detenzione durissima) “disturbato la quiete ed il riposo delle persone”.
Una protesta messa in atto tre anni fa dalla Lioce, dopo
l’applicazione delle circolari del DAP e la pronuncia della Cassazione
del 2014, che hanno stabilito l’impossibilità, per chi è recluso in 41
bis, di detenere libri o riviste in cella e di riceverne dall’esterno.
Da sempre Nadia Lioce è stata oggetto di ripetuti sequestri di libri,
quaderni e altro materiale cartaceo e di cancelleria nonostante sia
sottoposta ad un regime di detenzione iper/controllato e limitante di
ogni forma di seppur minima socialità.
Questi
vergognosi episodi di autentica persecuzione penale e giudiziaria sono
solo gli ultimi di una infinita serie di piccole e grandi vessazioni che
– crudelmente – da oltre un decennio si consumano ai danni della
detenuta Lioce.
Spicca – anche per il suo valore profondamente simbolico – il divieto
per Nadia e per altri detenuti sottoposti al 41 bis di poter ricevere o
acquistare libri (di qualsiasi tipologia o genere) i quali,
abitualmente, servono ai detenuti per studiare o per tentare di
allentare il peso di una prigionia dove si sfiora una soglia materiale
di autentica deprivazione sensoriale.
Sono infatti numerosi gli episodi di vaglia postale mai recapiti alla
Lioce e ad altri suoi coimputati e sono tante le “sparizioni” di
lettere, di cui lei ed altri detenuti accomunati dallo stesso
trattamento sono i legittimi destinatari, le quali risultano “smarrite”
nei meandri della burocrazia penitenziaria.
E’ evidente – quindi – che siamo di fronte ad un vero caso di tortura
psico/fisica e di volontà di annientamento verso una detenuta alla
quale vengono costantemente negati i già limitati standard di vivibilità
che sono garantiti dagli ordinamenti vigenti in materia.
Del resto il sistema giudiziario italiano è da anni criticato – non
da improbabili Soviet, ma persino da organismi afferenti l’Unione
Europea – per la mancata introduzione nella ordinaria normativa vigente
del “reato di tortura” e per una lunghissima serie di accertate
manomissioni dei diritti dei detenuti e di tanti cittadini in attesa di
giudizio coinvolti nell’infernale girone della “giustizia”.
Infatti a distanza di quasi un ventennio dalla mattanza repressiva
contro i manifestanti anti/globalizzazione di Genova 2001 proprio negli
ultimi giorni sono arrivati nuovi pronunciamenti contro la gestione e i
metodi extra/legali che lo “stato democratico” squadernò in quelle
circostanze.
Il caso della Lioce ed i tantissimi episodi di repressione e di abusi
che si consumano quotidianamente nelle carceri, nelle caserme ed in
tutti gli ambiti delle istituzioni totali sono un campanello d’allarme
che deve essere raccolto e reso noto pubblicamente.
La rottura del silenzio dei media e dell’intero circo Barnum della
comunicazione deviante del capitale su tali questioni, è un impegno da
assumere per una rinnovata ed ampia battaglia di libertà, di difesa
delle lotte sociali, delle loro sacrosanti ragioni e per impedire che il
crescente autoritarismo faccia ulteriore strage di diritti e di
democrazia reale.
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