Istat, record della disoccupazione femminile: sfiora il 14%
"
Aumento
delle donne senza lavoro. Mai così alta da quando esistono le serie
storiche.
E' emergenza per quanto riguarda la disoccupazione femminile
che nel mese di maggio è tornata a salire, annullando il dato positivo
dell'occupazione maschile e portando in negativo il dato generale... Oltre tre milioni di disoccupati (dati di maggio '14) - la disoccupazione femminile sale al 13,8% (con un più 0,5% sul
mese e un più 0,8% sull'anno), il livello più alto da quanto esistono le
serie storiche (gennaio 2004). Il numero dei disoccupati sale così a 3
milioni 222 mila, in aumento, in termini assoluti, dello 0,8% rispetto
al mese precedente (+26 mila) e del 4,1% su base annua (+127 mila)" - (dalla stampa)
Sembra, per quanto riguarda il dato della disoccupazione femminile, che
quasi la colpa venga data alle stesse donne che "vorrebbero
lavorare..."; un giornale presentava la cosa dicendo che più donne ora
cercano lavoro e quindi questo aumenta il dato generale di
disoccupazione; della serie: se le donne stessero tranquille a casa il
dato generale si abbasserebbe e l'immagine dell'Italia ne gioverebbe...
Nello stesso tempo nel dramma della maggiore mancanza di lavoro o
perdita di lavoro per le donne, ci sarebbe da ridere per come le
Istituzioni, i centri statistici, la stampa, riferiscono questi dati,
come se fosse una sorpresa che le donne sono le prima ad essere
licenziate, quelle che più difficilmente trovano lavoro, quelle che
quando lo trovano devono accontentarsi di lavori precari, instabili, a
sottosalario, o a nero/grigio.
E la cosa diventa paradossale e ipocrita lì dove sono gli stessi Enti
pubblici che stanno operando tagli dei posti di lavoro alle donne - vedi
ora il Policlinico di Milano (dove le lavoratrici protestano da alcuni
giorni sul tetto), molte altre strutture della Sanità, vedi soprattutto
la scuola dove la precarietà e il rimando a casa delle donne è
strutturale.
Un dato poi che in nessuna statistica compare è il doppio attacco che
viene alle donne quando perdono o non trovano lavoro: ogni donna
licenziata non è solo una persona che ha perso il lavoro, ma è una donna
ancora più oppressa, subordinata in famiglia sia a livello pratico sia a
livello ideologico; ogni donna disoccupata costretta a casa, oltre il
danno sulla mancanza di salario e di indipendenza economica ha la beffa
che comunque aumenta (quello sì) il lavoro che deve fare in casa,
in famiglia, perchè i costi della crisi, del taglio o i rincari dei
servizi sociali si scaricano su di lei.
Per questo, lottare per il lavoro alle donne, contro i licenziamenti
delle donne si carica e si deve caricare necessariamente dell'insieme
della condizione di discriminazione, oppressione delle donne.
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