LIBERE DI AGIRE, CAPACI DI REAGIRE!
Comunicato di BellaQueer Perugia a seguito dei fatti di Ponte Valleceppi
Perugia è ancora una volta sulle prime pagine di tutti i giornali, ma stavolta non si tratta di una questione di “decoro e sicurezza”, dell’allarme sociale determinato dallo spaccio e consumo di stupefacenti, si tratta di una cosiddetta questione privata, un “delitto passionale”, un “dramma della gelosia”, di una “follia omicida” che ha colpito una famiglia alla periferia della città e colpisce la comunità umbra che si stringe attorno alla giovane mamma, all’amica di lei che ha tentato di proteggerla, all’unico “vero innocente”, il bimbo di due anni. A sparare è stato l’ex compagno e padre del bimbo, un uomo perugino come tanti, un “padre esemplare” che ricopriva di cure il bambino, mentre però perseguitava con minacce di morte l’ex compagna, che “qualcosa di grosso” deve aver fatto per suscitare cotanta reazione…
Ed eccolo qui, esplicitato su tutti i giornali locali e nazionali, su articoli e commenti, il rivoltante rituale discorsivo che
si consuma alle spalle dell’ennesimo episodio di violenza del genere
sul nostro territorio e che esplicita con tutta la sua violenza il
retroterra sessista e patriarcale entro il quale atti come questo si
iscrivono con una inquietante normalità. Sì perché la violenza di genere
ha la sua radice profonda nei gesti banali e ripetuti della
quotidianità in cui si insegna a una bambina la docilità, ad un
maschietto a farsi rispettare e a non piangere “come una femminuccia”,
ad una ragazza a non portare gonne troppo corte perché poi non si deve lamentare se scatena l’istinto predatore di un uomo,
ad un ragazzo a vivere la propria sessualità come un vero maschio, che
un giorno dovrà fare l’uomo di casa e sarà responsabile di moglie e
figli. È quella che noi chiamiamo performance di genere,
una riproduzione dei ruoli sociali e relazioni asimmetriche del tutto
funzionale al mantenimento di un sistema di potere politico ben definito
e che ripudia ogni possibilità di eccedenza dalla norma. Una norma che
condiziona i nostri atteggiamenti e le nostre vite anche se non ce ne
accorgiamo, ma che andiamo riproducendo ed accettando in tutti i nostri
rapporti più e meno intimi, al lavoro, a scuola, all’università, in
famiglia e in coppia.
La violenza di genere non è qualcosa di episodico ed
isolabile dal contesto, un atto, un gesto da cui è sufficiente prendere
le distanze, ma è espressione dell’immaginario culturale in cui siamo
immers* e che quotidianamente con i nostri atti confermiamo. Un sistema
che contempla la divisione binaria dei generi e dei ruoli, impone la
regola eterosessuale ed esclude, stigmatizzandoli, i corpi e le
esistenze che in questa regola non si ritrovano: soltanto a partire
dalla consapevolezza del radicamento della violenza di genere nella
nostra società e dal rifiuto della complicità al sistema etero-normativo
si può cominciare a ragionare su vere pratiche di contrasto al sessismo
strutturale.
È per questo che come frocie, trans*, donne, precarie, migranti, rifiutiamo l’approccio emergenziale e
pensiamo che l’unica vera prevenzione sia una presa di coscienza della
pervasività del problema. Rifiutiamo politiche securitarie fatte sui
corpi delle donne, come il DDL contro il femminicidio che oggettifica il corpo delle donne e riproduce completamente la retorica della distinzione tra sante e puttane!
In una regione che è tra le più coinvolte dal fenomeno e ha visto soltanto nel 2013 l’apertura dei primi centri antiviolenza – dove lavorano notte e giorno donne instancabili ancora come volontarie e precarie! – rifiutiamo la retorica della protezione e reclamiamo il diritto ad essere libere di esprimere la nostra soggettività, libere di scegliere e di agire!
Rivendichiamo una lotta condivisa per l’autodeterminazione, il diritto per tutt* alla casa, al reddito e alla mobilità!
BellaQueer Perugia
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