05/06/14

In ricordo di Mara

5 giugno 1975: Margherita Cagol, (Mara, tra i fondatori delle Brigate Rosse) muore assassinata, durante un conflitto a fuoco con i Carabinieri

"Questa società, che violenta ogni minuto tutti noi, togliendoci ogni cosa che possa in qualche modo emanciparci o farci sentire veramente quello che siamo (ci toglie la possibilità di coltivare la famiglia, di coltivare noi stessi, le nostre esigenze, i nostri bisogni, ci reprime a livello psicologico, fisiologico, etico, ci manipola nei bisogni, nell’informazione, ecc. ecc.) ha estremo bisogno di essere trasformata da un profondo processo rivoluzionario."
(lettera alla madre del 28 novembre 1969)


Un anniversario importante, 40 anni dopo. Siamo in un altro mondo, certamente. Ma non sembra inutile ricordare quel che secondo il potere dovrebbe restare maledetto e ignorato.

Per il “democratico” Stato italiano e l’insulsa morale borghese che lo nutre, infatti, Mara è stata ed è una terrorista da annientare, fino a cancellarne la memoria. Per noi, viceversa, Mara è e sarà sempre una compagna, una combattente, una donna sensibile e colta, caduta per i suoi ideali comunisti di Libertà, Uguaglianza e Giustizia. Dunque, tenacemente vogliamo ricordarla. Tenacemente vogliamo onorarne la memoria, riportando alcuni stralci delle sue lettere, dai quali si coglie l'attualità dei motivi della sua lotta:

"Tutto ciò che è possibile fare per combattere questo sistema è dovere farlo, perché questo io credo sia il senso profondo della nostra vita. Non sono cose troppo grosse, sai mamma. Sono piuttosto cose serie e difficili che tuttavia vale la pena di fare. […] La vita è una cosa troppo importante per spenderla male o buttarla via in inutili chiacchiere o battibecchi."

Nel 1971 Mara, non ancora entrata in clandestinità, viene coinvolta insieme al marito in uno scontro con la polizia a Quarto Oggiaro, dove avevano occupato delle case. In quella circostanza Mara perde il bambino che aveva in grembo.

Nel 1974, dopo l'arresto di Curcio e Franceschini, in una delle sue ultime lettere ai genitori Mara scrive:

“Ora tocca a me e ai tanti compagni che vogliono combattere questo potere borghese ormai marcio continuare la lotta. [...] È giusto e sacrosanto quello che sto facendo, la storia mi dà ragione come l’ha data alla Resistenza nel ’45. Ma voi direte, sono questi i mezzi da usare? Credetemi non ce ne sono altri. Questo stato di polizia si regge sulla forza delle armi e chi lo vuol combattere si deve mettere sullo stesso piano. In questi giorni hanno ucciso con un colpo di pistola un ragazzo, come se niente fosse: aveva il torto di aver voluto una casa dove abitare con la sua famiglia. Questo è successo a Roma, dove i quartieri dei baraccati, costruiti coi cartoni e vecchie latte arrugginite, stridono in contrasto alle sfarzose residenze dell'EUR. Non parliamo poi della disoccupazione e delle condizioni di vita delle masse operaie, nelle grandi fabbriche della città. È questo il risultato della "ricostruzione", di tanti anni di lavoro dal '45 ad oggi? Sì è questo: sperpero, parassitismo, lusso sprecato, da una parte; e incertezze, sfruttamento e miseria dall'altra. [...] Oggi, in questa fase di crisi acuta occorre più che mai resistere affinché il fascismo sotto nuove forme "democratiche" non abbia nuovamente il sopravvento. Le mie scelte rivoluzionarie dunque, nonostante l'arresto di Renato, rimangono immutate. Margherita"

Nel 1975, Mara organizza e dirige l'evasione di Renato Curcio, rinchiuso nel carcere di Casale Monferrato. È lei, pistola serrata fra le mani, ad entrare nel carcere e a far fuggire Curcio.

Il 5 Giugno 1975, presso la cascina Spiotta in provincia di Alessandria, la compagna Mara muore in combattimento, Dai risultati dell’autopsia emerge tuttavia che «Margherita è seduta a braccia alzate e le è stato sparato un solo colpo di pistola sotto al braccio sinistro: un colpo per uccidere».

Dal volantino della sua commemorazione:
«E' caduta combattendo MARGHERITA CAGOL, "MARA," dirigente comunista e membro del comitato esecutivo delle Brigate Rosse. La sua vita e la sua morte sono un esempio che nessun combattente per la libertà potrà più dimenticare […] Non possiamo permetterci di versare lacrime sui nostri caduti, ma dobbiamo impararne la lezione di lealtà, coerenza, coraggio ed eroismo! […] Che tutti i sinceri rivoluzionari onorino la memoria di "MARA" meditando l'insegnamento politico che ha saputo dare con la sua scelta, con il suo lavoro, con la sua vita. Che mille braccia si protendano per raccogliere il suo fucile! […]»

Noi, oggi, vogliamo onorarla la memoria di Mara e, come i suoi compagni di allora, la salutiamo dicendo: Mara, un fiore è sbocciato, e questo fiore di libertà continueremo a coltivarlo fino alla vittoria!

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