31/10/10

Sarah, uccisa due volte!

SARAH, è come se venisse uccisa due volte!

Ai talk show, ora si sono aggiunte le incredibili notizie della compravendita di atti processuali, di immagini rubate, di avvocati che pensano solo a fare cassa sulla morte di Sarah. TUTTO QUESTO E' IGNOBILE! LA MORTE DI SARAH VIENE USATA COME MERCE per fare guadagni. Circolano cifre de dedine di migliaia di euro: una foto vale 8 mila euro, i verbali di interrogatorio minimo 30 mila, e così via. Anche il dolore va bene se fa fare profitti ai mass media e a singoli sciacalli. Non accettiamo tutto questo in silenzio. Passiamo dalla denuncia, alla ribellione contro questa doppia uccisione di Sarah, contro questo sistema sociale in cui tutto è reso merce!

Il circo mediatico che continua a scandagliare in maniera accanita ha fatto diventare l'uccisione di Sarah quasi uno spettacolo da “grande fratello”, non è più reale, perchè non deve più provocare emozioni, rabbia, ribellione, ma solo morbosa curiosità, facendo volutamente un’operazione di capovolgimento: non si parte dalla vicenda personale per comprenderne le ragioni sociali, ma si cancellano di fatto le ragioni sociali e tutto si riduce a scandagliare i particolari.
Dall’altro, soprattutto dalle televisioni nazionali, la vicenda di Avetrana viene usata strumentalmente per nascondere, coprire, far sparire altri problemi reali, altri importanti avvenimenti.
Dall’altro ancora, come un “grande fratello” ha costruito una situazione, soprattutto ad Avetrana, in cui la stessa gente è come se si trova dentro un film, in cui deve dire, e dice, quello che le televisioni, i giornalisti vogliono che dica; questo ha creato una situazione di individualizzazione della gente, spezzando la spinta comune prevalente dei primi giorni.

Ora è necessario che le ragazze, le donne, gli studenti, le studentesse della scuola di Sarah, la gente di Avetrana che non accetta di essere trattata come delle comparse di un brutto film giallo, DICANO BASTA!
E prendano nelle loro mani la necessaria lotta contro le uccisoni e violenze contro le donne.

Per questo le lavoratrici, disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario stanno organizzando una giornata di lotta, di ricordo, di unità delle donne, delle ragazze PER IL 26 NOVEMBRE PROSSIMO.

Il 26 novembre è una giornata importante: saranno tre mesi dalla morte di SARAH, ma al mattino vi sarà anche il processo per un'altra morte e violenza: quella del 2007 ad un'altra ragazzina, CARMELA di 13 anni, che si buttò da un balcone a Paolo VI, uccisa dagli uomini che l'avevano violentata e dallo Stato che invece di aiutarla la rinchiuse negli Istituti e ora le nega ancora giustizia.

Per organizzarla insieme invitiamo le donne, le ragazze a contattarci:
mfpr@libero.it - 3475301704

Per le lavoratrici, disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
Calderazzi Margherita

Bandite

Clitoristrix e Quellechenoncistanno invitano tutte alla proiezione del documentario Bandite
sabato 6 novemkbre ore 18 ad Atlantide

Un documentario che restituisce alla storia della Resistenza italiana quel momento in cui le donne uscirono dal ruolo storico di madre, casalinga e sposa per assumere quello di bandita, clandestina, partigiana.

In molte furono guerrigliere, pronte ad imbracciare le armi per la liberazione di tutti e tutte.

Una ri-contestualizzazione necessaria per l'analisi del presente e per il rinnovamento sociale e politico del futuro.

Seguirà dibattito con le registe

La serata prosegue con aperitivo cena-buffet per finanziare l’autoproduzione

La donna che denunciò il suo paese

Da Repubblica

La donna che denunciò il suo paese

In libreria "Malanova" di Anna Maria Scarfò con Cristina Zagaria. La storia di una donna del Sud abusata dal branco e condannata dal paese: una donna che ha avuto il coraggio di denunciare tutto. Il libro è edito dalla Sperling & Kupfer (16 euro). Ne pubblichiamo il prologo.

Il cielo tace. La terra accusa. Le case basse del paese premono l'una sull'altra e le voci rimbalzano tra i muri e i coppi. Si danno forza. Subito dopo si frantumano e si infilano sotto la porta. Una alla volta. E tutte insieme. Gemono. "Vai via."
Le minacce segnano il confine. Invadono le strade e divengono vento. Non c'è spazio. Non c'è fuga. Loro sono lì.
"Puttana", gridano.
Anna preme i palmi delle mani sulle orecchie.
"Non è vero", grida lei.
"Puttana", l'urlo del vento è più forte.
Quegli occhi dietro gli scuri. Quei tre uomini fermi nella piazza, sotto la pensilina. La donna sui gradini della chiesa. Il camionista accanto alla statua della madonnina. Quella ragazza alla fontana. Il prete. I vicini di casa. I passeggeri della littorina che arranca sui binari della Calabro-Lucana. Il Cristo all'ingresso del paese.
"Puttana."
Il telefono squilla di notte. L'auto frena sotto le finestre.
Le porte si chiudono.
Madri, mogli, sorelle: sono loro i giudici. Gli uomini ridono.
Ecco il paese.
"È colpa tua."
Ecco la sentenza.
"È colpa tua, vai via."
"Io non ho fatto niente. Dovete ascoltarmi."
"Vai via, puttana."

Primavera 2010. Calabria. San Martino di Taurianova. Qui comincia la storia di Anna Maria Scarfò. Oggi ha ventiquattro anni e vive sotto scorta.


Io
La mia camera ha due lettini, il mio e quello di mia sorella. Oltre i letti c'è solo l'armadio. Un piccolo televisore e lo stereo sono su una mensola, perché non c'è lo spazio per un altro mobile. Le nostre foto sono appese alle pareti.
È una camera molto piccola. Poi ci sono la cucina e la stanza di mia madre e mio padre.
Mia madre si chiama Aurora. E va a fare le pulizie in casa della gente. La pagano cinque euro all'ora. Mio padre lavora nei campi, raccoglie arance a Rosarno. E quando non ci sono le arance da raccogliere fa il carrozziere, ma a nero, cioè lui lavora e il cliente lo paga, ma non ha un'officina sua.
Mio padre quando va a lavorare nei campi si alza alle cinque del mattino. E ci alziamo tutti, anche io e mia madre, per rispetto.
La nostra è una casa popolare.
Il bagno ha la doccia al centro del muro di fronte alla porta, con il pavimento inclinato per far scivolare via l'acqua. Quando ti lavi si bagna tutto, perché non ci sono tende o pareti. Così, quando sei lavata e profumata, devi asciugare il bagno e sudi di nuovo. Ma mia madre è fissata con la pulizia. E se sulle mattonelle rimangono le goccioline, che poi fanno le macchie di calcare, urla.
Eccola, la mia casa. La cucina, due stanze, un bagnetto e una finestra, quella della mia camera, che non posso aprire. Anche se volessi camminare per tenere a bada i pensieri e la paura, non potrei. Non c'è spazio. E così i miei pensieri rimangono qui, assieme alla paura, ora che non posso più uscire di casa.
Prima pregavo. Ora a pregare non ci riesco più.
Domenica si vota, ma io non andrò. Non andrò in chiesa per la benedizione delle Palme. Non faccio la spesa. Non vado al mare. Non ho più bisogni. So solo che non voglio fuggire. Non è colpa mia. So che non ho un altro posto dove andare, così scelgo di rimanere.
Ora ho tanto tempo in casa. Non ho fretta. Non ho meta. Non ho niente. Ho solo il mio passato.
Perché non posso uscire di casa? vi starete chiedendo.
Se provassi a spiegarvelo non capireste. Non si può partire dalla fine con storie come la mia. Però, posso raccontarvi come sono arrivata a questo punto. Ho tempo. Molto tempo.
Posso partire dal principio, da quando ero una ragazzina e tutti mi chiamavano "la bambolina". Mi chiamavano così mia madre, i parenti e anche in chiesa. Avevo le gote sorridenti e gli occhi allegri. Ho le lentiggini sul nasino e un viso smorfiosetto e dolce proprio come una bambola. Un neo al centro della guancia sinistra. Capelli lunghi neri. Lucidi. E poi sono bassa. Sono alta un metro... un metro e cinquanta. Formato bambola.
"Annarella, sei bella come una bambola", mi dicevano tutti. E io ci credevo.
Questa è la storia di una puttana che aveva tredici anni.
Questa è la mia storia. Non è facile scriverla. Né ascoltarla.
Decidete ora se volete continuare a sapere. Ma se cominciate, abbiate il coraggio di ascoltare fino in fondo, come io ho avuto il coraggio di vivere quello che vi racconterò.
Comincerò dall'inizio. Da quando tutti mi chiamavano "la bambola".

Proprietà Letteraria Riservata
© 2010 Sperling & Kupfer Editori S. p. A.
Pubblicato in accordo con Grandi & Associati, Milano
(17 ottobre 2010)

buone notizie dalla spagna, Pilar assolta per aver ammazzato il marito violento!

PEDÍAN 11 AÑOS DE CÁRCEL

El jurado absuelve a Pilar Marcos del asesinato de su marido

El magistrado ha dado a conocer la sentencia tras escuchar el veredicto del Giustificajurado popular que no ha considerado que Pilar tuviera intención de clavar a su marido el cuchillo con el que se defendía de las agresiones.

Los nueve miembros que componen el jurado no han dado por probado ningún hecho delictivo de los que se acusaba a Pilar Marcos. El cuestionario que les había entregado el juez recogía cuatro posibilidades: homicidio, homicidio con dolo eventual, homicidio imprudente y accidente fortuito, y ninguno de los cuatro ha sido considerado probado, motivo por el cual la mujer ha sido absuelta.

Al escuchar el veredicto del jurado, los familiares de la acusada se han abrazado y se han escuchado gritos de alegría. A la salida de los juzgados, la mujer se ha mostrado muy agradecida a todos los medios de comunicación "que se han portado excelentemente" con ella durante el proceso.

El Ministerio fiscal pedía once años de prisión para la mujer por un delito de homicidio, por haber matado a su marido clavándole un cuchillo.

En la primera jornada del juicio, la mujer afirmó que no quiso hacer daño a su esposo, "sólo que supiera que no iba a soportar más palizas", e insistió en que había sufrido malos tratos físicos y psicológicos durante su matrimonio. Según relató, el día de los hechos, durante la discusión que derivó en la muerte del hombre, "él se cayó encima del cuchillo" que ella tenía en la mano, sin que ella quisiera matarle.

27 ottobre 2010

Solidarietà con le operaie dell' omsa

Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione all'estero della produzione per maggiori guadagni.
Il proprietario dell'OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia,
dove ovviamente la manodopera, l'energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi.
Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro.

Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell'azienda, al freddo, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari.

Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro, boicottando i marchi Philippe Matignon - Sisi - Omsa - Golden Lady - Hue Donna - Hue Uomo - Saltallegro - Saltallegro Bebè - Serenella - e vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna, anche solo girando questa mail a quante più persone potete se non altro per non alimentare l'indifferenza.

30/10/10

Vogliono arrestare Arundhati Roy!

Dichiarazione di Arundhati Roy

Scrivo questo da Srinagar, Kashmir. I giornali di questa mattina dicono che io potrei essere arrestata con l'accusa di sedizione, per quello che ho detto al pubblico nei recenti incontri sul Kashmir. Ho detto ciò che milioni di persone qui dicono ogni giorno. Io ho detto ciò che altri commentatori hanno detto e scritto per anni. Chiunque si prenda cura di leggere le trascrizioni dei miei discorsi vedrà che essi sono fondamentalmente una richiesta di giustizia. Ho parlato di giustizia per il popolo del Kashmir che vive sotto una delle più brutali occupazioni militari del mondo; per i pandit del Kashmir che vivono la tragedia di essere stati buttati fuori dalla loro terra; per i soldati Dalit morti in Kashmir, le cui tombe ho visitato sotto mucchi di rifiuti nei loro villaggi a Cuddalore; per gli indiani poveri che pagano il prezzo di questa occupazione in maniera sostanziale e che ora devono imparare a vivere nel terrore di quello che sta diventando uno stato di polizia. Ieri mi sono recata a Shopian, la città/mela nel Sud del Kashmir che è rimasta chiusa per 47 giorni l'anno scorso per protestare contro il brutale stupro e l'assassinio di Asiya e Nilofer, le giovani donne i cui corpi sono stati trovati in un ruscello poco profondo vicino alle loro case e i cui assassini non sono ancora stati assicurati alla giustizia. Ho incontrato Shakeel, che è il marito di Nilofer e il fratello di Asiya. Ci siamo seduti in un cerchio di gente impazzita per il dolore e la rabbia che aveva perso la speranza di poter mai ottenere 'insaf' - giustizia- dall'India, e ora crede che Azadi -libertà- sia la loro unica speranza. Ho incontrato giovani "tiratori di pietre" che erano stati colpiti da spari attraverso i loro occhi. Ho viaggiato con un giovane che ha mi detto come tre dei suoi amici, adolescenti del distretto di Anantnag, erano stati arrestati e cui avevano strappato le loro unghie come punizione per aver lanciato pietre. Nei giornali qualcuno mi ha accusato di fare "discorsi pieni d'odio", per spezzare l'India. Al contrario, ciò che dico viene da amore e orgoglio. Viene dal fatto che non si vuole che le persone vengano uccise, violentate, imprigionate o cui si strappino le unghie per costringerli a dire che sono indiani. Viene dal desiderio di vivere in una società che si sforza di essere giusta. Pietà per quella nazione che deve ridurre al silenzio i suoi scrittori che esprimono i propri sentimenti. Pietà per la nazione che ha bisogno di incarcerare chi chiede giustizia, mentre gli assassini comunitaristi, gli assassini di massa, i manager delle aziende veri truffatori, i saccheggiatori, gli stupratori, e quelli chen riducono in schiavitù i più poveri dei poveri, vivono in libertà.

26 Ottobre 2010
Arundhati

traduzione e diffusione a cura del comitato di sostegno internazionale alla guerra popolare in India sede italiana - csgpIndia@gmail.com

29/10/10

Siamo controcorrente

APPELLO

L'UCCISIONE DI SARAH STA METTENDO IN EVIDENZA VARI ASPETTI:

L'ASSURDO CIRCO MEDIATICO CHE SI E' COSTRUITO INTORNO.
Questo da un lato ha fatto diventare una vicenda, che affonda della guerra di bassa intensità contro le donne ed è parte nella condizione di vita, sociale di tante ragazze, un talk show, un brutto film giallo ("Avetrana nn è Hollywood" è la scritta comparsa giorni fa su un muro del paese); a questo punto, resa la morte di Sarah uno spettacolo da "grande fratello", non è più reale, non deve più provocare emozioni, rabbia, ribellione, ma morbosa curiosità, facendo volutamente un'operazione di capovolgimento: non si parte dalla vicenda personale per comprenderne le ragioni sociali, ma si cancellano di fatto le ragioni sociali e tutto si riduce a scandagliare i particolari.
Dall'altro, soprattutto dalle televisioni nazionali che in alcuni giorni tra Tg e trasmissioni di bassa psicologia e ancora più squallidi dibattiti hanno fatto delle 'no stop', la vicenda di Avetrana è stata usata strumentalmente per nascondere, coprire, far sparire altri problemi reali, altri importanti avvenimenti; finchè hanno potuto l'hanno usata per nascondere cosa accadeva a Terzigno, per mettere in terza/quarta notizia la grande manifestazione del 16 ottobre, e via dicendo, l'uccisione di Sarah è stata seconda solo al 'Lodo Alfano'; le televisioni nazionali e anche alcuni giornali si sono buttati a man bassa su Avetrana, e il Tribunale felici di poter usare un "diversivo", e come una dittatura hanno imposto a milioni di persone di parlare solo di questo, di pensare solo a questo, di concentrare l'attenzione della gente sul particolare, per non interessarsi al generale della loro condizione e della stessa condizione delle donne.
Dall'altro ancora, come un "grande fratello" ha costruito una situazione, soprattutto ad Avetrana, in cui la stessa gente è come se si trova dentro un film, in cui deve dire, e dice, quello che le televisioni, i giornalisti vogliono che dica; questo ha creato una situazione di individualizzazione della gente, spezzando la spinta comune prevalente dei primi giorni; questo sistema da circo mediatico prima ha creato una situazione da "turismo macabro" e poi indica nella popolazione di Avetrana il principale responsabile.
Questo talk show è di fatto un'applicazione del fascismo mediatico berlusconiano; è un'operazione contro le donne, contro la popolazione; è impedire di pensare, di capire, soprattutto di unirsi e ribellarsi.

LA FAMIGLIA COME MODERNO MEDIOEVO.
L'uccisione di Sarah è di fatto una forte denuncia, smascheramento della famiglia e in questo è da scagliare come arma contro questo sistema sociale, il governo, la Chiesa che invece sempre più esaltano la "sacra famiglia", i ruoli in essa di oppressione e subordinazione delle donne, di difesa della famiglia, il ruolo dell'uomo che deve essere quello di "comando", direzione della famiglia (tanto che lì dove questo si discosta anche di poco, fa notizia scandalistica - e anche qui la vicenda di Avetrana è esemplare: i giornali, le televisioni, ora mostrano lo zio assassino come "schiavizzato" dalle donne di casa, solo perché forse faceva due piatti).
La morte di Sarah affonda fino in fondo in questa realtà e concezione della famiglia, chiusa, oppressiva, da difendere verso l'esterno anche quando è barbarie e morte.
Una famiglia che è una catena, in cui se cade uno cadono tutti e per questo bisogna restare uniti a reggerla, a difenderne l'"onorabilità". Una famiglia che soprattutto per le donne, ma anche per i giovani, è un moderno inaccettabile medioevo, che tiene prigioniere, devia energie che invece devono liberarsi.
Ma questo è possibile solo se le donne, i giovani si ribellano e lottino contro i veri responsabili di questo moderno medioevo, Stato, governo, chiesa, padroni.

LA MORTE DI SARAH NON E' UNA VICENDA PRIVATA, E' PARTE DELLA CONDIZIONE DI TANTE RAGAZZE
E' frutto della vita di tantissime ragazze, soprattutto al sud, fatta a volte di vuoto, di soppressione ma anche spesso di deviazione dei desideri di un mondo diverso, libero, ricco, per imporre falsi, deviati bisogni individuali, invece di trovare le ragioni comuni di ribellione e di lotta.
La svolta giudiziaria e l'arresto di Sabrina, non cambia il discorso di fondo e in un certo senso rafforza la nostra denuncia sulla condizione delle ragazze; mostra la realtà, che dietro ogni uccisione delle donne vi è l'intera condizione delle donne fatta comunque di oppressione sia di vita, ma anche ideologica, perfino quando si trattasse di una donna che uccide un'altra donna; che dietro ogni violenza e uccisione vi sono cause sociali e vi è un sistema capitalista, di cui il patriarcalismo/maschilismo (nelle sue varie forme), con i suoi falsi valori e sentimenti individualistici, è un'ideologia fondamentale e costitutiva e per questo anche dominante e deviante a volte della coscienza delle stesse ragazze/donne.

Per questo l'MFPR sta intervenendo controcorrente in questa triste storia, soprattutto per allargare il suo significato e far emergere da un'altra uccisione di una ragazza un fatto e una risposta nuova: la ribellione, l'unità delle donne, la lotta.
Al funerale l'Mfpr è andata con uno striscione: "Per Sarah è giusto ribellarci - basta con le uccisioni e le violenza contro le donne"; nei prossimi giorni andrà sia al Tribunale che ad Avetrana a dire "Basta con il circo mediatico. L'uccisione di Sarah non è un talk show". Andrà a Taranto, nelle scuole a dire alle ragazze, alle donne "la morte di Sarah non è un fatto privato ma è parte della nostra condizione di vita e della nostra necessità di lotta"

Il 25 novembre chiama tutti sia a livello locale che nazionale a rendere la morte di Sarah come la uccisione e violenze sessuali di tante ragazze e donne, troppe, una forte "arma" contro questo sistema sociale da moderno medioevo, per costruire le forze per rovesciarlo.

SU QUESTO SCENDIAMO IN PIAZZA E MANIFESTIAMO A TARANTO, O DOVUNQUE E' POSSIBILE.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
24.10.10

25/10/10

Da Ciudad Juarez ad Avetrana , i femminicidi sono una realtà quotidiana

Care compagne… se pur con tempi dilatati, dei quali ci scusiamo, rispondiamo all’ appello che fate in relazione all’ipotesi di una manifestazione a Taranto, a ridosso del 25 novembre. Anche noi da questa parte dello stivale continuiamo a contare le morti ed a vedere gli sfaceli di questa guerra fra i sessi, tra l’altro non dichiarata, che da una parte continua ad essere combattuta con armi vere e dall’altra continua a spezzare vite.
Vediamo la tenacia, l’ottusità diffusa e la volontà politica di non dare alcuna lettura complessiva di ciò che accade a vantaggio di un’interpretazione interessata solo a separarci e indebolire la nostra lotta e le nostre rivendicazioni tanto che l'isolamento creato ad arte attorno alle donne garantisce ai maschi violenti impunità e spazio per agire fino all’estremo senza grandi difficoltà.
I media conniventi e sciacalli cercano audiencee affondano le braccia fino ai gomiti negli aspetti più morbosi offrendo a voyeur comuni la pornografia più spinta che contribuirà a creare un buon terreno per il prossimo assassinio.
Il femminicidio è la nostra quotidianità: femminicidio è qualsiasi atto che umili la nostra identità di donne, che denigri il nostro genere, che calpesti la nostra autonomia, che disconosca la nostra libertà.
Femminicidio sono anche tutti questi”preliminari” dell’assassinio vero e proprio.
Ebbene, che si sappia, noi non ci abbiamo fatto il callo e non siamo assolutamente disposte ad abituarci!
Il nostro dolore diventa rabbia non rassegnazione.
E la nostra rabbia diventa lotta non autodistruzione.
Il nostro obiettivo è non soccombere alla logica ed al ricatto della paura ma cercare insieme, in una solidarietà reale e nella lotta concreta, la risposta alla violenza più cruda che ci viene scaricata addosso.
Sulla base di queste considerazioni non certo dell’ultima ora stavamo già ragionando su come affrontare questo 25 novembre. La nostra idea era quella di operare a livello territoriale per tenere alta l’attenzione sul femminicidio. La proposta giuntaci da Taranto è comunque molto interessante perchè in continuità con ciò che si è discusso per parecchio tempo, anche a livello nazionale, in relazione all’idea di arrivare finalmente al sud a dire qualcosa. Se dovesse concretizzarsi maggiormente l’idea della manifestazione a Taranto ci impegniamo a valutare con serietà il fatto di cambiare piani e di prendere in reale considerazione questa ipotesi.
Esprimiamo intanto totale sostegno e vicinanza alle compagne di Taranto che da anni, fortemente radicate sul territorio, denunciano violenze, sopraffazioni e abusi sulle donne.

Bologna, 25 ottobre 2010

Quellechenoncistanno

22/10/10

Schiave del sesso all'Hilton

Hilton, una delle catene alberghiere più famose al mondo, potrebbe risultare complice nello sfruttamento sessuale di minori nelle sue stesse strutture!

Gli alberghi sono fra i primi posti dove i bambini schiavi vengono venduti per fini sessuali da brutali magnaccia. E l'Hilton non ha neanche firmato un Codice di condotta internazionale che costringe gli alberghi ad addestrare il suo staff a individuare, denunciare e assistere le bambine e le donne vittime dell'industria del sesso. L'apporto dell'Hilton su questo sarebbe enorme: se loro firmassero il Codice, si creerebbe un network di dipendenti della catena Hilton in 77 paesi e 32.000 alberghi al lavoro contro la tratta del sesso delle donne e dei bambini.

Non c'è tempo da perdere nel fermare questo commercio dell'orrore. Firma la petizione indirizzata all'Hilton per adottare il Codice di condotta per la protezione dei bambini dallo sfruttamento sessuale sul lavoro e nel turismo. Appena toccheremo le 250.000 firme, acquisteremo intere pagine sui principali giornali di McLean in Virginia (la città negli Stati Uniti dove il Presidente dell'Hilton Chris Nassetta vive e lavora):

http://www.avaaz.org/it/hilton_sign_now/98.php?CLICKTF

Il Codice di condotta dell'ECPAT per la protezione dei bambini dallo sfruttamento sessuale sul lavoro e nel turismo fa sì che gli alberghi addestrino il loro staff a riconoscere le vittime della tratta del sesso e della prostituzione minorile, educhino i loro clienti riguardo ai pericoli del turismo sessuale e cooperino con le forze dell'ordine del luogo e sostengano i diritti delle vittime. Il sistema funziona perché crea una prima linea di difesa contro il traffico sessuale in tutto il mondo. A oggi, il Codice riguarda 30 milioni di turisti l'anno: crescono così le possibilità di arrestare i magnaccia responsabili della tratta e di aiutare le vittime.

Dopo che erano stati scoperti dei bordelli negli alberghi dell'Hilton in Irlanda e in Cina, in migliaia hanno scritto alla catena alberghiera per protestare, e l'Hilton ha riconosciuto la necessità di rispondere al problema della prostituzione infantile. Tuttavia, a oggi non ha fatto niente di concreto. Facendo vergognare il Presidente dell'Hilton Nassetta nella sua città con una marea di paginate sui giornali e chiedendogli di adottare il Codice, potremmo costringere lui e i suoi dipendenti a proteggere i bambini in tutto il mondo nel modo più efficace possibile.

Capiterà alla maggior parte di noi di dover alloggiare in un albergo: chi di noi potrà sentirsi a proprio agio a stare in una stanza dove, lì vicino, ragazze minorenni sono vendute a uomini con cui saranno costrette a fare sesso? Il turismo sessuale che sfrutta le donne e le bambine beneficia degli operatori alberghieri che voltano lo sguardo dall'altra parte o che vengono pagati per fare finta di niente. Abbiamo bisogno di alberghi che applichino politiche di tolleranza zero contro lo sfruttamento sessuale minorile nelle loro strutture.

A oggi, oltre 900 compagnie in tutto il mondo hanno firmato il Codice. Le catene alberghiere Radisson e Country Inn & Suites hanno già firmato il Codice. L'Hilton è sotto pressione per aggregarsi. Clicca sotto per spronare l'Hilton a partecipare nella battaglia contro la tratta del sesso:

http://www.avaaz.org/it/hilton_sign_now/98.php?CLICKTF

Ogni giorno centinaia di ragazze in tutto il mondo sono schiavizzate sessualmente. Il nostro appello globale per la responsabilità e l'addestramento nella catena alberghiera più grande del mondo può infliggere un segno profondo a questo vile commercio.

Con speranza,

Alice, Emma, Graziela, Ricken e il resto del team di Avaaz.

FONTI:

Chiedi alla catena alberghiera Hilton di prevenire la prostituzione minorile nei loro alberghi (in inglese):
http://www.change.org/petitions/view/tell_hilton_to_prevent_child_prostitution_in_their_hotels

Operazione "lanterne rosse": campagna contro le lucciole cinesi
http://www.corriere.it/esteri/10_settembre_03/lucciole-cina-lanterne-rosse-io-donna_abaf26fc-b761-11df-b2c1-00144f02aabe.shtml

Donne arrestate nel "bordello" dell'Hilton (in inglese):
http://www.herald.ie/national-news/women-arrested-in-hilton-brothel-1435317.html

Le bambine sono costrette a prostituirsi non più per le strade, ma negli alberghi e club:
http://www.ecpat.it/index.php?option=com_content&view=article&id=49%3Aprostituzione-minorile&catid=38%3Atemi-di-intervento&Itemid=59

L'albergatore agisce contro la prostituzione minorile (in inglese):
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/2780957.stm

Nuovi modi per prevenire la prostituzione minorile (in inglese):
http://www.ajc.com/opinion/new-ways-to-prevent-524077.html

21/10/10

Con le donne di Terzigno: l'umanità contro la bestialità

Le lavoratrici, le disoccupate, le compagne di Taranto esprimono tutta il loro sostegno alla giusta battaglia degli abitanti di Terzigno e dei Comuni della zona, e, per quanto lontane, vi vogliamo incoraggiare a continuare la battaglia contro la discarica fino alla vittoria delle vostre sacrosante ragioni.
Mandiamo la nostra solidarietà soprattutto alle donne che con i bambini da giorni e notti stanno lottando in prima fila, combattive nei blocchi contro le cariche selvagge della polizia che è arrivata ad usare anche pallottole di gomma e spara lacrimogeni ad "altezza d'uomo".
A Terzigno è la lotta dell'umanità contro la bestialità; da un lato c'è chi lotta per la vita, per una vera civiltà, dall'altro si sta portando avanti una barbarie da medioevo da imporre con la violenza dello Stato, di fatto con una moderna dittatura; è una lotta che ha da un lato la difesa delle condizioni di vita, dei diritti essenziali, in primis quello alla salute della gente e dall'altro invece la difesa del profitto delle grandi imprese - queste sì infiltrate o spesso dirette dalla camorra - che fanno miliardi sui rifiuti, come la difesa dei partiti, delle istituzioni che hanno distrutto il territorio, l'aria, e per questo hanno goduto e continuano a godere di potere, soldi.
Il Presidente della Regione Campania dice tranquillamente che: certo l'alternativa a nuove discariche sarebbe fare la raccolta differenziata, ma questa non c'è e quindi... beccatevi malattie, tumori, morte; dice praticamente che è possibile non distruggere le vite delle persone, dei bambini, ma non lo vogliono fare, perché romperebbe il giro perverso dei profitti.
Da Taranto ci sentiamo particolarmente vicino a voi, perché anche qui da tempo come disoccupate, stiamo portando avanti una lotta, a volte dura, con blocchi del ponte, occupazioni di sedi istituzionali, con donne caricate dalla polizia, per fare la raccolta differenziata, per unire ambiente e lavoro, in una città in cui già per i padroni dell'Ilva, dell'Eni vi è il record di morti per tumore; ma ci troviamo contro un muro, anche da parte di un Comune di "sinistra".

Ma non possiamo mollare perché abbiamo mille RAGIONI!
LA RIVOLTA E' GIUSTA!

Un abbraccio da noi a tutte voi.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
TARANTO - 3475301704

In allegato la lettera mandata alle donne di Terzigno in lotta dalla Camera delle Giustificadonne - Napoli

Se t'ammazza il maresciallo...

da noi non siamo complici

In questi giorni media mainstream e blog stanno parlando tanto della schifosa cricca di Alessio Burtone, il ventenne romano che ha causato la morte di Maricica Hahaianu. Un mix di sessismo e razzismo che è anche un significativo “quadretto” dell’Italia di oggi.
Ma pressoché NESSUNO ha nemmeno vagamente nominato la morte di un’altra donna romena, coetanea di Maricica, a Palermo lo scorso 4 ottobre.
Di questa donna è dato solo di sapere le iniziali del nome – R. T. – e che faceva la “badante”. E’ morta dopo essere stata mandata in coma da un maresciallo dei carabinieri – di cui ovviamente non è dato di sapere il nome, ma solo che era, in quel momento, “fuori servizio” – che l’ha investita all’alba del primo di ottobre e poi se n’è scappato.
Già la notizia dell’incidente aveva trovato spazio solo in qualche trafiletto marginale, ma la notizia della sua morte è stata sapientemente occultata/censurata agli occhi dei più.
Non siamo, ovviamente, così ingenue da chiederci il perché…

20/10/10

Con le donne immigrate

Il MFPR esprime il massimo ,il sostegno alle donne e alle lavoratrici immigrate.

le immigrate fanno tutto, dai lavori nei servizi e nelle realtà lavorative più pesanti, faticose e spesso umilianti, ai lavori nelle case come badanti, domestiche, al lavoro come prostitute, ecc. subiscono, come immigrate e come donne, non una ma una triplice oppressione, fatta di supersfruttamento, razzismo, sessismo, a cui si accompagna l'intreccio tra oppressione patriarcale nelle famiglie d'origine e oppressione moderno/imperialista del nostro paese.

Per le donne immigrate la lotta per il lavoro, per il diritto al permesso di soggiorno, alla cittadinanza, la lotta contro il razzismo, è strettamente legata alla lotta contro il sessismo, fatto di doppie discriminazioni sessuali, di 'luoghi comuni' maschilisti che offendono la dignità e i grandi sacrifici delle immigrate, ma anche di stupri di Stato.
Non solo, questo governo che ha uno schifoso disprezzo per le donne e soprattutto per le donne immigrate () vuole anche in Italia imporre - come sta accadendo in Francia con il divieto del burqa - la sua (in)civiltà con leggi fasciste e con la repressione.

Noi sosteniamo la mobilitazione delle immigrate perchè pensiamo che l'unità necessaria tra donne italiane e donne immigrate, tra lavoratrici italiane e lavoratrici immigrate, passi dal nostro sostegno ora all'autorganizzazione delle immigrate, e alle loro rivendicazioni:
diritto di cittadinanza per chi lavora, permessi di soggiorno per tutti, uguaglianza dei diritti sui posti di lavoro e in materia di precarietà e disoccupazione, chiusura dei CIE, abolizione del pacchetto di sicurezza anti-immigrati

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

18/10/10

Per un 25 novembre di lotta, contrastiamo sul campo e concretamente violenza e femminicidio

Noi pensiamo che, anche rispetto alle ultime svolte giudiziarie sull'uccisione di Sarah di Avetrana (TA), noi donne dobbiamo portare un altro messaggio:

Non lasciamo Sarah e le uccisioni e violenze sessuali, tante, troppe, contro le donne ai talk show e non deleghiamo la risposta alle investigazioni giudiziarie.
E' ora che le donne, le ragazze debbano ribellarsi e unendosi trovare la forza di lottare.

L'uccisione e la violenza subite da Sarah non affondano solo in una vicenda privata.
La RECENTE SVOLTA SUL PRESUNTO COINVOLGIMENTO DI SABRINA, indicato dal padre nella dinamica dell'uccisione di Sarah, se venisse confermato, non cambierebbe ma rafforzerebbe la necessità di un altro messaggio, di un'altra denuncia, di un'altra riposta.
Essa dimostrerebbe, se vogliamo, ancora di più che la morte, e la vita, di Sarah trovano le loro vere ragioni nella condizione di centinaia, migliaia di ragazze; nella realtà e concezione della famiglia, chiusa, oppressiva, da difendere anche quando è barbarie e morte, una famiglia in cui vige il possesso, la proprietà dell'uomo ed è l'espressione più concentrata dei ruoli e della oppressione delle donne che si esplicita in tutta questa società e che viene alimentata da questo sistema sociale capitalista e di moderno medioevo; trovano le ragioni nella condizione di tantissime ragazze, fatta spesso di vuoto, di soppressione ma anche deviazione dei desideri delle ragazze di un mondo diverso, ricco, libero, per imporre falsi, deviati bisogni individuali, che puntano a dividere le donne invece che trovare le ragioni comuni di ribellione e di lotta; trovano le ragioni nella concezione e condizione patriarcale nel sud, e non solo; ma in una situazione in cui le donne, le ragazze non la vogliono subire più, e per questo a volte vengono uccise.

Tutto questo rende giusto, necessario far sentire la voce delle donne.
E farlo quest'anno fare in occasione del 25 novembre, con una manifestazione diversa, una manifestazione lì dove questa realtà si è concretizzata in una tragica morte ma ha creato nello stesso tempo emozioni, rabbia, non solo a livello locale ma anche nazionale.
Per questo facciamo la proposta di fare questa manifestazione a Taranto - una città certo difficile a creare mobilitazione su questo terreno - perché in maniera simbolica ma anche speriamo significativa, ci sia un altro messaggio anche
in controtendenza con i messaggi da circo mediatico che sta coinvolgendo la stessa gente;
e ci sia un'altra risposta, quella giusta, quella della ribellione delle donne e della lotta,
perché non vogliamo che si parli "sulle donne"
ma vogliamo che siano le ragazze, le donne a cominciare a dire "basta" ai femminicidi.

Lanciamo questa proposta a tutte le realtà del movimento delle donne e femminista.
Ma è chiaro che essa si potrà realizzare solo se viene costruita insieme, soprattutto con quelle realtà che già si stanno mobilitando su questo terreno.
Fateci sapere cosa ne pensate.

Un forte saluto

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
Taranto

17.10.10

Il foglio distribuito il 16 ottobre a Roma

PEDOFILIA: 'VENDONO' LE 3 FIGLIE, GENITORI ARRESTATI A LAMPEDUSA

(AGI) - Palermo, 16 ott. - Vendevano le tre figliolette per pochi euro. Terribile il dramma su cui hanno fatto luce i poliziotti della Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura per i minorenni di Palermo che, in collaborazione con gli agenti del commissariato di Porto Empedocle (Agrigento), hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del padre di tre bambine e alla misura degli arresti domiciliari a carico della madre e di un altro uomo di 78 anni, conoscente della coppia, con l'accusa per tutti di aver costretto con minaccia e violenza le tre minori a compiere e subire atti sessuali, con l'aggravante di aver commesso il fatto nei confronti di persona minore di 14 anni.
Gli episodi sono avvenuti a Lampedusa. Per i genitori e' scattata anche l'accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione: infatti, lasciavano che il 78enne arrestato abusasse delle figlie nella loro casa dietro il pagamento di danaro e le accompagnavano nei pressi del parco giochi o della scuola di Lampedusa facendole prostituire. Le ordinanze sono state adottate dal gip di Palermo su richiesta del pm. Il padre e' stato rinchiuso all'Ucciardone, mentre la madre e l'altro uomo sono stati condotti presso le rispettive abitazioni di Porto Empedocle e Lampedusa. ia' dal 2007 il nucleo familiare era sotto la lente dei servizi sociali, tanto che la forte situazione di degrado aveva indotto il Tribunale per i minorenni a provvedere all'inserimento dei minori presso una comunita'. E proprio nel corso di alcuni colloqui nella struttura, una delle ragazzine aveva raccontato raccapriccianti episodi di abusi sessuali compiuti da minorenni e maggiorenni a Lampedusa. Alle bambine venivano regalate delle somme di denaro che variavano dai 3 ai 10 euro. Soldi che poi davano ai genitori. La procura per i minorenni di Palermo, informata dei fatti, ha cosi' dato incarico a dei consulenti tecnici di procedere all'audizione delle vittime che hanno confermato il drammatico scenario di violenze e di maltrattamenti. Genitori non solo sfruttatori della prostituzione delle loro figlie, ma anche responsabili di ricorrenti violenze sessuali (anche di gruppo) in un contesto di sistematici maltrattamenti fisici e di dolorosa omerta' di cui portavano addosso i segni; infatti le bimbe venivano picchiate con bastoni e prese a morsi nelle gambe. Un padre seviziatore delle proprie figlie, con il consenso, la complicita' e la divertita partecipazione della madre. Le bimbe hanno chiesto ai loro 'salvatori' di potere cambiare famiglia. (AGI) .

Kamila Lysadorska, uccisa dal suo ex fidanzato

(AGI) - Savona, 16 ott. - Ha confessato l'omicidio della sua ex fidanzata, Kamila Lysadorska, 31 anni, polacca, dopo sette ore di interrogatorio Nicolo', detto Walter, Vivado, 36 anni dipendente di una ditta che effettua la manutenzione dei treni a Parco Doria a Savona. I due si erano lasciati da un paio di settimane ma l'uomo, molto geloso, non voleva interrompere il rapporto. Secondo quanto dichiarato agli inquirenti ieri sera l'uomo, che aveva bevuto qualche bicchiere di troppo, si e' recato a casa dell'ex fidanzata per tentare la riappacificazione. Non avendo ottenuto cio' che voleva, Vivado ha afferrato un coltello da cucina ed ha ucciso l'ex convivente. Poi ha cercato di costruirsi un alibi andando in alcuni bar della zona per poi andare a casa. L'accusa per Nicolo' Walter Vivado e' quella di omicidio volontario aggravato.

17/10/10

Vogliamo vivere non solo sopravvivere!

Vogliamo vivere non solo sopravvivere!

Noi donne stiamo pagando un prezzo altissimo in questa guerra
non dichiarata.
E sono armi, sono vere armi quelle che sparano, che stringono, che rompono.
Sono sempre in mano agli uomini.
Come quelle bellissime Donnevive, ammazzate per aver voluto difendere un corpo, di bambina, di ragazza, di donna, della figlia, lo stesso corpo. Che svelano col loro sangue, la realtà di questa società violenta manovrata da uominiporci.
Ci mostrano la negazione della vita, della nostra vita e di tutte quelle costrette a tacere come nelle peggiori dittature.

L'omertà non è solo quella per la camorra che uccide Teresa,
è anche il silenzio delle donne, delle ragazze, per la buona reputazione della famiglia, quello che uccide Sarah,
è una donna lasciata sola di fronte a un marito violento,
a nord, a sud.
E' il silenzio e la strumentalizzazione dei media, conniventi e sciacalli.

Il femminicidio è la nostra quotidianità, ha le sue radici nella famiglia, nucleo sociale primario, protetto e fiananziato dallo stato.
Quindi è solo con l’autodeterminazione, il lavoro, la lotta, la ribellione, la solidarietà che possiamo uscire da tutto questo sistema.

Trasformiamo il dolore in rabbia e la rabbia in lotta!

Rifiutiamo la logica del ricatto e della paura, riprendiamoci le nostre vite… insieme!

Per questo stiamo pensando di proporre alle altre realtà di donne e lesbiche, di organizzare a Taranto una manifestazione, a novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne!

Bella chi si ribella!


Femministe e lesbiche dell’Appennino

maragridaforte@inventati.org


Roma, 16 ottobre 2010


Appello da precarie ex postali

Lavoratrici/ lavoratori

siamo un gruppo di donne di Palermo, ex precarie postali, che lottano da circa dieci anni per essere assunte a tempo indeterminato presso le Poste Italiane dove abbiamo lavorato da Luglio a Settembre dell'anno 2000 con contratto nazionale, articolo 8, per sostituzione lavoratori in ferie.

Le cause legali sostenute a nostre spese accompagnate da diverse lotte, manifestazioni, scioperi, organizzati in questi anni dal sindacato Slai Cobas per il sindacato di classe a nostro sostegno, per ottenere il posto di lavoro di cui abbiamo diritto come da contratto, si sono concluse con sentenze negative anche in cassazione nell'anno 2009

Siamo rimaste molto deluse dall'esito negativo perché possiamo dimostrare che cause identiche alle nostre con lo stesso contratto sono state vinte (siamo in possesso di alcune sentenze).


Inoltre, oltre il danno la beffa! Le Poste Italiane a tutt'oggi assumono nuovo personale precario mentre noi siamo praticamente disoccupate ed è inoltre inaccettabile apprendere che cause uguali alle nostre in altre città si concludono con sentenze differenti e ciò porta a dire chiaramente che la "legge non è uguale per tutti".

Come donne, ex lavoratrici precarie oggi disoccupate diciamo BASTA!

Perciò se da un lato ci rivolgeremo alla Corte di giustizia europea dall'altro inizieremo di nuovo a mobilitarci per ciò per cui abbiamo tanto lottato "il lavoro" e di cui come tante e tanti abbiamo bisogno.

Inoltre vogliamo lottare anche per il sussidio in attesa di lavoro che i disoccupati in altri Stati già percepiscono, lotta lanciata all'assemblea nazionale che a maggio si è tenuta a Napoli organizzata dai e dalle disoccupate e disoccupati organizzati di Napoli e Taranto alla quale abbiamo preso parte in delegazione.

A TUTTI COLORO CHE LEGGONO CHIEDIAMO SOLIDARIETA' E PARTECIPAZIONE CONCRETA ALLE NOSTRE MANIFESTAZIONI.

VOGLIAMO LOTTARE NON SOLO PER NOI MA ANCHE PER LE TANTISSIME DONNE E UOMINI PRECARI E DISOCCUPATI CHE VIVONO IN SITUAZIONI ECONOMICHE PRECARIE.

CHIAMIAMO TUTTE LE PRECARIE E I PRECARI EX POSTALI CHE SI TROVANO NELLA NOSTRA STESSA SITUAZIONE E TUTTI COLORO CHE VOGLIONO LOTTARE PER IL SUSSIDIO DI ESISTENZA (nell'attesa di un'occupazione) ad unirsi alla lotta

IL NOSTRO CONTATTO E' : 3495358377 - 3405499347
PRECARIE EX POSTALI DI PALERMO

ALCUNE DI NOI SARANNO A ROMA IL 16 OTTOBRE A MANIFESTARE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE E PER IL LAVORO, UN DIRITTO SACROSANTO PER IL QUALE COME DONNE NON CI FERMEREMO DI LOTTARE

13/10/10

25 novembre 2010 contro la violenza sulle donne e il femminicidio. Non facciamo calare l'attenzione su Sarah, andiamo a Taranto!

Lettera ai direttori degli Organi di Informazione

Al di là della vicenda giudiziaria, le lavoratrici, le disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto, che il giorno del funerale di Sarah, unica delegazione di donne da Taranto, hanno partecipato alla cerimonia, con lo striscione "PER SARAH, E' GIUSTO RIBELLARCI! BASTA CON LE VIOLENZE/UCCISIONI CONTRO LE DONNE", pensano che occorra che continui l'attenzione e la mobilitazione, soprattutto delle ragazze, degli studenti, delle donne perché non rientri ora tutto nella "normalità".

L'uccisione e la violenza subite da Sarah non affondano solo in una vicenda privata, né solo nella realtà di Avetrana; né si tratta di un "orco", per esorcizzare la realtà di tante ragazze e tante donne.
Quando gli "orchi" diventano tanti e sempre di più, soprattutto all'interno dei rapporti familiari, quando solo quest'anno vi sono 114 donne uccise, allora vuol dire che questa società capitalista è un "orco".
E non si tratta, come anche hanno gridato ad Avetrana alcuni compagni di Sarah nei giorni scorsi, di più repressione. Certo anche noi vogliamo che vi sia una giustizia per Sarah e non vogliamo vedere dopo qualche anno il suo assassino in libertà, ma dobbiamo andare alle vere cause di questa guerra di bassa intensità contro le donne. E queste si chiamano condizioni di vita generale delle donne che stanno andando indietro di 40 anni, si chiamano negazione dei diritti, della libertà, soppressione dei desideri delle ragazze di un mondo diverso per imporre falsi, deviati bisogni individuali, si chiamano doppia oppressione imposta alle donne, si chiamano normalizzazione di un humus maschilista, contro le donne; si chiamano anche patriarcalismo nel sud, ma in una situazione in cui le donne non accettano più, e per questo vengono uccise. Si chiama moderno medioevo imposto da Stato, governo, padroni, Chiesa.
Contro tutto questo è necessario che prima di tutto e soprattutto le donne si ribellino e unite trovino la forza di lottare.

Che il messaggio che abbiamo portato con lo striscione ad Avetrana, insieme ai messaggi di tante donne, collettivi arrivati da Bologna, Milano, Mantova, L'Aquila, Napoli, Palermo, ecc. che sabato abbiamo appeso negli applausi della gente nel campo sportivo, domenica durante la partita erano ancora lì, vuole dire che questi messaggi esprimono i veri pensieri, la rabbia, la volontà - oltre l'emozione per la morte di Sarah, che è di tutti, che è nostra - di tante donne, tante ragazze, che deve continuare oltre l'emozione.

Per questo stiamo pensando di proporre anche alle altre realtà di donne, di altre città, di organizzare nella nostra zona, possibilmente nella stessa Avetrana, una manifestazione a novembre in occasione della giornata internazionale contro la violenza sessuale alle donne, e a tre mesi dall’uccisione di Sarah.

Per Le lavoratrici, disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Taranto
Tiziana Acclavio, Teresa Viggiani, Raffaella Loperfido

12/10/10

Violenza sulle donne: Mantova è sempre al peggio

Mantova supera sempre il limite, anche in queste tristi giornate di abietto abbrutimento sempre e solo contro le donne: una neonata gettata nella lavatrice, appena partorita dalla madre davanti alle due figlilette di 10 e 12 anni, probabilmente aiutate da un'amica. La neonata è salva e sta bene, era avvolta nei panni sporchi, chiusa dentro il cestello col portello chiuso da ore. Il padre scappa all'arrivo della polizia, ma è ritrovato e tenta ilGiustifica suicidio. E' salvo e sta bene ed è stato portato in Via Poma, il carcere circondariale, proprio dove avevo incontrato Priscilla, rinchiusa lì dentro per mesi perchè aveva oltraggaito la corte nel corso del processo contro il sottoufficiale di PS Addesso, ora rinviato a giudizio per tenato stupro di una giovane nigeriana al CIE milanese di Via Corelli. Ma questa era un'altra storia di violenza sulle donne.
La moglie incita di 7 mesi si era prostiuita fino a tre gionri prima della disgrazia. Vivevano tutti in un agriturismo, praticamente in città, a dieci metri veri da Palazzo Te, la Reggia estiva dei Gonzaga, sito vivente della cultura rinascimentale più alta, del Museo Egizio, delle mostre che fanno epoca: da Giulio Romano, alla Celeste Galleria.
Esiste dunque un limite? evidentemente no, perchè questa storia di straordinaria miseria sociale, culturale, personale e cittadina se la prende proprio con tutte le donne: la madre, prostituta di 32 anni che ha lavorato e "portato i soldi a casa" fino a tre giorni prima di partorire, la neonata ("di dubbia paternità") scampata per caso o per pietà, le due piccole che hanno assistito ad una miseria che nessuno avrebbe dovuto vedere, l'amica complice che, insieme al marito, ma a mio modesto modo di vedere, anche all' affittacamere (un pensionato che "fa tutto il lavoro" al posto dell'intestatario -il figlio-), confermano che si tratta di differenze fra persone che, al momento opportuno, scelgono da che parte stare: contro le donne.
Che a Mantova, come altrove, ragazze più o meno giovani, per sostenere se stesse e (soprattutto) gli altri, debbano battere il marciapiede, infatti, è diventato un affare e dunque una normalità: proprio come i banchetti della mercanzia al mercato del giovedì mattina nella bellissime piazze gonzaghesche.
Il Rinascimento resta là, Mantova è come il mondo, a pagare il degrado più abietto sono chiamate le donne, di ogni età, di ogni nazionalità.
La complicità degli affittacamere che, oggi, con tre galline e due pomodori coltivati (!!???) alle porte della città fortezza, proprio davanti alla reggia estiva dei Gongaga, fanno navigare in internet la loro pubblicità in italiano e rumeno per soli 50 euro a testa a notte e che prendono a male parole l'invadenza dei reporter dicendo di "farsi i fatti loro!", completa degnamente "l'attualità rinascimentale" nella città dell'ex tolleranza e delle mille iniziative solidali senza reale integrazione.
Anzi con l'aggiunta di quell' ipocrita separazione / reale connivenza fra il mondo degli affari dei poveracci e l'egosimo mercantile della sottocultura piccolissimo borghese, col beneplacito del resto del mondo padano: tutti vogliono (non fanno nulla per che non lo sia) che resti proprio così. Le voci fuori del corso sono: estremismo (alla faccia di quello che succede che, appunto, è normalità e quindi moderazione!)
A Mantova come nell'universo mondo ce n'è per tutti: hotels a mille stelle per intellettuali e borghesi dal portafoglio gonfio, ristoranti per tutte le tasche, coop (ex) rosse alla riscossa, volontariato e librai e, perchè no, anche per puttane da massacrare (o meglio per i loro protettori, pure nostrani) a piacere in mille modi, che non sanno che farsene di un'ennesima figlia, che molto probabilmente subirà in una sorte senza alea, lo stesso drammatico e che non sanno e non potranno mai sapere che l' avvilente estremo degrado si può evitare con quello che resta di servizi e strutture pubbliche.

monica perugini
proletaria - comunicazione militante

11/10/10

Per Sarah no silenzio, ma ribellione

Clicca qui per vedere le foto
Ieri alle 15,30 si è mosso il lungo corteo che ha accompagnato Sarah, fino allo stadio dove per la grossa partecipazione della gente, circa 10 mila, si è tenuta la cerimonia funebre. Vi era il pensiero, la tristezza, il dolore, la rabbia, l'indignazione per l'uccisione e la violenza a Sarah, nei volti e negli occhi delle persone, circa 10 mila, e dei ragazzi. Purtroppo solo nei volti.
Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, le lavoratrici e disoccupate dello slai cobas hanno portato all'interno del corteo lo striscione: PER SARAH, E' GIUSTO RIBELLARCI BASTA CON LE UCCISIONI/VIOLENZE CONTRO LE DONNE
La gente di Avetrana lo ha accolto nel corteo, l'ha appoggiato. Come tante persone, soprattutto donne, giovani, hanno condiviso i manifesti che abbiamo messo lungo il percorso: "questo manifesto - ha detto una donna - lo dovevate fare molto ma molto più grande".
All'arrivo al campo sportivo mentre andavamo ad appendere lo striscione vicino alle scalinate, tantissima gente lo ha applaudito.
Per mostrare la solidarietà venuta da altre città, abbiamo posto all'ingresso del campo un tabellone dove abbiamo affisso i messaggi delle compagne che in questi giorni sono arrivati: da Bologna, Milano, Mantova, L'Aquila, Napoli, Palermo, ecc. Letti da tantissimi, fotografati da tante ragazze e ragazzi.
E' come se quello striscione, quei manifesti, quei messaggi esprimevano i veri pensieri, la rabbia, la volontà - oltre l'emozione per la morte di Sarah, che è di tutti, che è nostra - di quelle donne, quelle ragazze, ragazzi, quelle persone che ora altri vogliono far rientrare nella "normalità". Perchè il resto è stato troppo silente, troppo controllato.
La giusta rabbia che si era espressa nei due giorni prima, quando si è saputo che Sarah era morta, da parte soprattutto dei ragazzi, ieri non si è potuta esprimere, quasi soffocata.
Soprattutto la Chiesa, e poi il sindaco di Avetrana, altre istituzioni, hanno fatto di tutto perchè il funerale si svolgesse in un clima spento, pacificato. Il prete lo aveva detto, a premessa, il tema centrale della cerimonia doveva essere l'appello alla "non violenza". Quindi nessuna denuncia, nessun riferimento a quello che ha subito Sarah, della violenza all'interno della "sacra" famiglia; in stile 'Ratzinger' la religione è stata usata ancora una volta per soffocare la ribellione; fino a indicare la morte di Sarah come monito da ricordare e non la sua vita, come la vita di tante ragazze, con i suoi desideri, la sua volontà di uscire dal chiuso del paese (tanto che il vicesindaco ha proposto di dedicare a Sarah un nuovo monumento centrale all'ingresso del cimitero (!)).
E poi tutto organizzato perchè ognuno svolgesse la sua parte e non rompesse questo clima.
L'unica in controtendenza è stata la madre che (sia pur per motivi anche legati alla sua appartenenza ad altra religione) è arrivata nel campo dopo che era finita la parte religiosa ed è andata via subito dopo che il funerale è finito.
Ma altri hanno offeso Sarah. Le istituzioni venute a fare la loro presenza ipocrita, interessata, o quelle che invece non c'erano nemmeno, come il sindaco di Taranto di "sinistra" occupato, in pieno stile berlusconiano, a partecipare ad una manifestazione "miss scooter", come qualche settimana fa a quella di "miss ambasciatrici di pace", in cui le ragazze sono oggetto di contorno, con chiari allusioni sessuali.
Ma anche tutte coloro, politiche, sindacaliste, democratiche, ecc., che a Taranto e in provincia, e al funerale si sono fatti sentire con un pesantissimo silenzio. L'unica realtà visibile, di lotta è stata quella del Mfpr; e questo ci dà più responsabilità affinchè, dopo alcuni altri giorni (dopo che la stampa, le Tv si sono sfogate, e ora si butteranno a speculare su un'altra realtà di dolore e lacrime) non si spenga tutto, per dare continuità, nella lotta alla rabbia e alla mobilitazione popolare e giovanile dei giorni scorsi, al dolore che ha lasciato un segno nelle coscienze di tanti.

Per questo stiamo pensando di proporre anche alle altre realtà di compagne, femministe, di organizzare in questa zona una manifestazione a novembre in occasione della giornata internazionale contro la violenza sessuale alle donne, e a tre mesi della uccisione di Sarah - negli stessi giorni poi vi sarà il processo per Carmela, l'altra ragazzina che nel 2007 per le ripetute violenze sessuali si uccise.

Come abbiamo detto ieri, non si tratta di andare a scandagliare nella realtà di Avetrana, come hanno fatto stampa e televisione, nè si tratta di un "orco", per esorcizzare la realtà di tante ragazze e tante donne.
Quando gli "orchi" diventano tanti e sempre di più, soprattutto all'interno dei rapporti familiari, quando solo quest'anno vi sono 114 donne uccise, allora vuol dire che questa società capitalista è un "mostro".
E non si tratta, come anche hanno gridato ad Avetrana alcuni compagni di Sarah nei giorni scorsi, di più repressione; certo anche noi vogliamo che vi sia una giustizia per Sarah e non vogliamo vedere dopo qualche anno il suo assassino in libertà, ma dobbiamo andare alle vere cause di questa guerra di bassa intensità contro le donne. E queste si chiamano moderno medioevo imposto da Stato, governo, padroni, Chiesa, si chiamano negazione dei diritti, della libertà, soppressione dei desideri di un mondo diverso per imporre falsi, deviati bisogni individuali, si chiamano doppia oppressione imposta alle donne, si chiamano normalizzazione di un humus maschilista, fascista contro le donne; si chiamano anche patriarcalismo nel sud, ma in una situazione in cui le donne non accettano più, e per questo vengono uccise.

Contro tutto questo è necessario che scateniamo la ribellione delle donne, che non può non essere rivoluzionaria, per rovesciare da cima a fondo questo moderno medioevo.

MFPR - Taranto
***
Grazie per la restituzione del percorso femminile nel lutto e nella rabbia per la soppressione femminicida di Sarah. Grazie per essere state lì a nome di tutte. Non dimenticheremo nè Sarah nè i complici della sua seconda uccisione, perchè contro la barbarie il primo argine è la memoria. Ciao SC
(UDI di Napoli)

09/10/10

PER SARAH, E' GIUSTO RIBELLARCI!

"PER SARAH, E' GIUSTO RIBELLARCI!
BASTA CON LE VIOLENZE/UCCISIONI CONTRO LE DONNE"

Oggi pomeriggio andiamo in tante al funerale di Sarah, portando da Taranto questo striscione.
Da due giorni le lavoratrici, disoccupate del Mfpr e tante altre lavoratrici dello slai cobas stanno investendo tutta la città con questo messaggio. Abbiamo affisso centinaia di manifesti per Sarah in tutti i quartieri, al centro di Taranto, anche all'Ilva; ieri alcune lavoratrici delle pulizie sono andate a portare il volantino, locandine alla manifestazione degli studenti e oggi in tutte le scuole, soprattutto quelle con più presenza di ragazze, sono affisse sui portoni di ingresso, all'interno delle scuole queste locandine, portate dalle stesse studentesse; e questa volta, a differenza di altre occasioni, i presidi non hanno osato staccarle.

Porteremo oggi ad Avetrana anche i messaggi che sono arrivati da altre città, di compagne, lavoratrici: da Bologna a Palermo, ecc. Li affiggeremo su un grande pannello, per Sarah, per tutte le ragazze di Avetrana, per tutte le donne dal nord al sud che subiscono doppia oppressione, violenza, soffocamento dei loro bi-sogni di libertà; perchè nessuna sia sola e insieme possiamo lottare per spezzare le doppie catene.

InviGiustificatiamo anche altre realtà di compagne, lavoratrici, studentesse a inviare entro le 13 dei brevi messaggi per portarli ad Avetrana.

C'è una grandissima mobilitazione della gente di Avetrana, e dei paesi vicini e in particolare dei ragazzi e le ragazze della scuola di Sarah.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto
9.10.10

Più fatica meno libertà

Di seguito pubblichiamo il volantino delle metalmeccaniche per la manifestazione del 16 ottobre. Qui potete scaricarlo in pdf, insieme ad altra documentazione su occupazione femminile in Italia.

più FATICA meno LIBERTÀ

La Crisi ha mangiato posti di lavoro per tutti, specialmente nell’industria, ma come sempre le donne pagano il prezzo più alto.
Oltre 104.000 donne sono scomparse dall’industria negli ultimi 24 mesi con un calo impressionante proprio tra i lavoratori con contratto a tempo indeterminato dove rappresentano circa il 46% del calo dell’occupazione totale e oltre il 92% del calo industriale del NORD.
Una crisi feroce, in cui le disparità tra i generi sono ancora più drammatiche. Per le donne l’espulsione dal lavoro produttivo oltre a quelle con contratti temporanei e precari ha già colpito il cosiddetto “ nucleo forte” dell’occupazione andando a ridurre i posti di lavoro stabili.
Le donne sono più presenti nei settori marginali e obsoleti dell’ industria, dove le crisi aziendali sono più drammatiche e senza soluzioni, così come nelle microimprese dove il padrone può licenziare senza giusta causa.
Ciò avviene perché gli ammortizzatori sociali non sono ancora estesi alle piccolissime aziende, e lo Statuto dei lavoratori non si applica al di sotto dei15 dipendenti, come la Fiom ha denunciato dall’inizio della crisi, chiedendone invece l’estensione e generalizzazione.
Ma le donne sono anche le prime ad andar via quando le aziende grandi aprono i processi di ristrutturazione, proponendo gli “ esodi incentivati”, magari accettando anche piccole somme, che gli uomini rifiutano.
Perché la fatica sta diventando insopportabile: ritmi e carichi di lavoro crescono, turni di notte, lavoro al sabato e nei festivi, pressione sullo straordinario, il controllo e il regime di comando nei reparti produttivi diventa sempre più ossessivo. La maternità e il lavoro di cura mal tollerate, sono considerate solo come costo aziendale e impedimento alla produttività, fatte vivere alle lavoratrici come colpa e frustrazione professionale.
Manca qualsiasi intervento pubblico a sostegno del lavoro di cura,il peso del vivere quotidiano tra casa e lavoro viene scaricato sulle spalle delle donne, sulla loro fatica e ingegnosità, sulla capacità di tirare avanti e tenere insieme quello che non si riuscirebbe a tenere.
Questo sforzo quotidiano(calcolato in almeno due ore di lavoro in più al giorno) porta non solo fatica e stress, ma fa sì che le donne si ammalino di malattie professionali più degli uomini, perché le postazioni e i ritmi di lavoro non sono a misura del corpo delle donne, ma anche perché la doppia fatica le logora prima e più a fondo.
Il governo Berlusconi però ha aumentato l’età pensionabile delle donne nel pubblico e si propone di farlo anche per i settori privati, penalizzando le donne perché vivono più degli uomini e quindi costano troppo alla collettività.
Federmeccanica insieme a FIM e UIM, vuole distruggere il contratto nazionale, contrattando le deroghe.
Questa scelta sciagurata porterà a peggiorare condizioni di lavoro e di salario ogni qualvolta i padroni ne faranno richiesta.
Con le deroghe le discriminazioni contro le donne diventeranno più diffuse e pesanti: i Fim e Uilm potrebbero concordare più bassi salari per le donne “per favorirne l’assunzione”; potrebbero anche fare accordi che scambiano occupazione con tutele e diritti acquisiti, nonostante i principi di parità di trattamento che sono costati anni di lotte alle donne e che dovrebbero rappresentare una frontiera di civiltà non più valicabile.
Il Ministro Sacconi e il governo Berlusconi vogliono cancellare i contratti nazionali e lo Statuto dei lavoratori, in particolar modo l’articolo 18, con una legge che introduce il contratto individuale e l’arbitrato al posto del ricorso ai giudice del lavoro, quando un lavoratore vede negati i propri diritti.
Senza contratti e senza diritti: una giungla sociale dove il padrone avrà sempre ragione, perché la forza è dalla sua parte e i lavoratori e le lavoratrici diventeranno solo merce, senza dignità.
le metalmeccaniche e i metalmeccanici scendono in piazza con la FIOM il 16 ottobre 2010

Senza lotta contro la disuguaglianza, il razzismo e le discriminazioni
non c’è libertà delle Donne

SENZA LIBERTÀ DELLE DONNE NON C’È LIBERTÀ

Metalmeccaniche

A Sarah

A Sarah, da una che x lo sgomento e la rabbia non riesce a dire l'unica parola che le viene dal cuore, odio! Odio x il vecchio libidinoso,ti ha accoppato xche' ti sei ribellata d ora incolpa te di seduzione, tira in ballo I tuoi abiti succinti di quel giorno (I pantaloncini corti x andare al mare !) spacciando cosi dal carcere la tesi che pure una 15enne e' maliarda, tesi patriarcale che trova ancor oggi ampi consensi, odio x il patriarca danaroso che ha imposto a tutto il suo clan se non la complicita', il silenzio, odio x la giungla mediatica accampata davanti alla tua casa che raccatta 'emozioni' lecca-lecca x fare audience e odio x quella folla ebete che plaude davanti alla tua bara, invece di piangere... plaude, a cosa? Alla novella Maria Goretti del paese che rianimera' l'economia paesana con le immaginette vendute ai pellegrini? Plaude all'evento mediatico che ha dato un po' di ossigeno al paese, alle sue anime morte? Nessuno sapeva, nessuno vedeva il vecchio contadino molestare Sarah, lo coprivano le sue proprieta', la bella casa col suo garage nel paese, era una persona perbene, un secondo padre x Sarah nel nido del cuculo familiare. Odio chi ti ha accoppato, cosi' barbaramente, si e' sbarazzato di te come un rifiuto usato, da gettare in un tombino, in un pozzo, un rifiuto che non serve + Ma ancor piu' odio chi permette e avvalla la politica sessuale di questo paese di merda, che avvilendo la dignita' femminile in ogni campo, ogni giorno, ormai, ci offre la sua Sarah...a chi di noi tocca domani?
Ma anche la disgregazione del Nuovo Femminismo, dopo il 2007,ha contribuito al dilagare della violenza maschile,al numero incredibile di accoppamenti di donne, xche' la ns diga ha ceduto...dobbiamo ricominciare TUTTE! Solo la lotta paga

Emma Pinna (Milano)