12/12/25

Formazione rivoluzionaria delle Donne - Tendenze nel movimento femminista in Italia, oggi - Nudm - 2° parte

La denuncia di questo Stato borghese, dei governi della borghesia che si alternano al suo servizio, in una marcia di moderno fascismo e moderno medioevo che avanza rapida, resta di fatto circoscritta al piano sovrastrutturale, si ferma alla soglia degli aspetti fenomenici; si guarda principalmente alla contraddizione di genere non scendendo invece sul terreno che in ultima analisi è alla base della condizione di oppressione/subalternità delle donne, che è la causa da cui scaturisce la contraddizione di genere: il piano strutturale legato alla contraddizione di classe su cui si fonda la società esistente basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, e divisa in classi appunto, e da cui scaturisce, influenza la sovrastruttura (l’insieme dei rapporti ideologici, filosofici, politici, giuridici, artistici, di genere…).

Il femminismo radicale “… ignora la struttura politico-economica e si concentra sugli aspetti sociali e culturali della società capitalista avanzata prendendo la relazione uomo-donna (rapporto sesso/genere) come la contraddizione centrale nella società…”. (Anuradha Ghandy)

La “soluzione” prospettata da NUDM nel “piano”, e cioè quella di chiedere di fatto riforme e per diversi aspetti finalizzare poi a questo nella pratica la mobilitazione delle donne, significa mettere in atto un'operazione di rovesciamento tipica del riformismo borghese e piccolo borghese: le riforme non sarebbero il sottoprodotto della lotta rivoluzionaria, della paura della borghesia della rivoluzione delle masse, ma in questo caso sono le lotte che diventano il sottoprodotto, l'accompagnamento alle riforme”...

...Limitarsi alla "trasformazione culturale e politica" da agire nelle scuole o nelle università, significa illudere e ingannare le maggioranza delle donne; così come lo è quello di considerare la scuola come un mondo a parte separato dalla vera realtà della società attuale… E’ come cercare di ripulire solo la superficie di un terreno che resta marcio in profondità...

...Ancora, NUDM nel piano, ma non solo, denunciando che la violenza «nasce dalla disparità di potere, non è amore, è trasversale e avviene principalmente in famiglia e nelle relazioni di prossimità. (…) e gli uomini che agiscono violenza non sono mostri, belve, pazzi, depressi" – (il che è vero), scrive poi: “...per cui sarebbe essenziale la formulazione per esempio di una "carta deontologica rivolta agli operatori ed operatrici del sistema informativo e mediatico". Tutto qui?. Certamente occorre anche il fronte culturale nella lotta da mettere in campo, ma come uno degli ambiti di quella che deve essere una lotta ampia e a 360 gradi…

Pertanto, nonostante si dica che la violenza è strutturale, sistemica, la si affronta dal frutto e non dalle radici, dalla sovrastruttura e non dalla struttura, potando la mala pianta e non estirpandola, col risultato di farla crescere più vigorosa e spargendo illusioni sulla possibilità di cambiare dall’interno questo marcio sistema capitalistico…

L’uso di termini da parte di NUDM come transfemminismo, ecc, la questione del genere maschio-femmina posto come una costruzione sociale imposta dal sistema etero patriarcale minimizzano in realtà la lotta di classe.

Le differenze tra le molteplici soggettività (donne etero, LGBT*Qeer), le diverse identità diventano tutte da valorizzare in sé stesse, da collegare/ interconnettere tra di loro, ma di fatto si annullano le classi.

“… Dare valore ai tratti della personalità piuttosto che alle condizioni materiali” - scrive Anuradha Ghandy a proposito del femminismo radicale; ma anche in merito alla tendenza del femminismo post-modernista - “si celebra la differenza e l’identità e si critica il marxismo perché si concentra su una totalità – la classe… la conseguenza è l’ostacolo oggettivo all’organizzazione della lotta collettiva che intrecci la questione di classe, che produce le diverse disuguaglianze di genere, discriminazioni e oppressioni alla questione di genere, razza, casta ecc… Questa è una forma di relativismo culturale” (AG sul femminismo del post modernismo)

Tornando al Piano di NUDM: “Questo Piano – viene scritto - non chiede aiuto, è uno strumento di lotta e di rivendicazione, un documento di proposta e di azione. Questo Piano domanda piuttosto a ciascun@ di posizionarsi, ognun@ a partire da sé, di prendere parte a un processo di trasformazione radicale della società, della cultura, dell’economia, delle relazioni, dell’educazione, per costruire una società libera dalla violenza maschile e di genere…”.

Ma la logica che guida nei fatti tali affermazioni è quella che cerca di tenere tutte/i insieme secondo una unità idealisticamente “orizzontale”, che vorrebbe non essere gerarchica, identitaria, verticistica (in termini di organizzazione).

Da un documento del Mfpr“… si cerca di tenere unite le anime più radicali del femminismo ad un’élite di femministe di professione, che va dai CAV all’intera avvocatura femminista, alle giornaliste, alle femministe della piccola e media borghesia, a quelle dei sindacati confederali, che si guardano bene dal mettere in discussione i propri privilegi…”.

Se l’oppressione di genere assume aspetti trasversali che investe le donne di classi diverse (non solo la maggioranza delle donne proletarie, ma anche le donne borghesi o piccolo borghesi subiscono discriminazioni di genere e violenza in questa società impregnata di sessismo e maschilismo, manifestazioni dell’ideologia di classe borghese dominante), le donne, come abbiamo detto, non sono però tutte uguali né i loro interessi sono uguali. E questo investe anche ciò che riguarda la questione di come combattere la violenza sessuale, la violenza di genere.

Sempre Anuradha Ghandy scrive sul femminismo radicale: “… hanno soluzioni riformiste e non possono portare avanti la liberazione delle donne”. Non si può chiedere allo stesso sistema che genera la contraddizione di genere di “risolverla”.

Inoltre, questo sistema viene definito in modo limitativo solo nella sua accezione politico-economica “neo liberista” ma non lo si attacca mai come tale, non se ne chiede un rovesciamento, ma un miglioramento, una umanizzazione, attraverso un welfare universale e pubblico che, se pur venisse accordato, sarebbe solo un palliativo, funzionale alla ristrutturazione capitalistica nel suo complesso.

La richiesta di misure di welfare universali… sono poste in termini idealisti, non di classe. Facciamo l'esempio del reddito di autodeterminazione”. Esso viene presentato come misura che libererebbe spazi di vita, libererebbe dallo sfruttamento del capitale con tutte le sue implicazioni in termini di oppressione sessuale; questo oltre che illusorio, guarda di fatto alle donne della piccola e media borghesia, non certo alle donne proletarie che un reddito (tra l’altro misero) non le libererebbe certo dalle decine di catene, e per cui il reddito, sia pur necessario, porterebbe al paradosso di giustificare la loro chiusura in casa negandole anche quel lavoro che per le donne proletarie significa anche emancipazione...

La lotta per la conquista di uno o più obiettivi, da un lato deve servire a smascherare via via tutta l’ipocrisia delle istituzioni, governo, padroni, a fronte di rinnovate e più pesanti attacchi alla condizione di vita della maggioranza delle donne; dall'altro a mostrare che ogni eventuale conquista temporanea strappata con la lotta è sempre un colpo alle istituzioni e dà fiducia alle donne nella lotta. Ma questa lotta deve far comprendere via via alle donne attraverso la propria esperienza che strappare un miglioramento, un diritto non può essere l’obiettivo finale, che è necessaria e inevitabile una lotta più ampia rispetto a quella esclusivamente rivendicativa, una lotta politica che metta al centro il rovesciamento dell’attuale società.

Le posizioni del femminismo piccolo borghese portano poi conseguenze negative nella pratica di lotta che si mette in campo.

La posizione paraistituzionale, riformista porta uno stile da manifestazione rituale, pacifica e in generale più festosa che ribelle. Su questo ha inciso anche l’impostazione ideologica/politica del Piano femminista che orienta più verso il per che verso il contro.

Chiaramente, dire no in assoluto agli incontri con le istituzioni sarebbe tatticamente una posizione errata, stupidamente estremista (la dinamica e i diversi momenti delle lotte delle lavoratrici usano tutte le armi, e tra queste gli incontri sono necessari - ma anche questi gestiti, imposti, vissuti come ”guerra” ), ma questa scelta dipende anche dalla fase contingente. Oggi con il fascio-populismo al potere sempre la lotta deve essere nell’ottica della guerra di classe.

Un'altra posizione sbagliata è quella che si sintetizza sulla “questione delle bandiere”… mentre Nudm nelle manifestazioni impone la sua organizzazione, la sua identità politica e ideologica, i suoi simboli, le sue forme, le sue “bandiere”; alle altre realtà di lotta delle donne è vietato farlo. Ma questa è la ‘dittatura’ del pensiero unico, della cancellazione delle lotte e dell'autorganizzazione che tante realtà sui territori o nei luoghi di lotta esprimono ogni giorno...

Un esempio di questo femminismo è stato anche nella grande manifestazione di Verona del 30 marzo 2019 (in occasione dei primi “Stati generali della natalità”)… Il lungo corteo era unificato dall'”Amore”… non dal necessario “odio” verso tutti gli oppressori, Stati, governi reazionari borghesi, fascisti, padroni, uomini che odiano le donne, che stanno attaccando tutti gli aspetti strutturali e sovrastrutturali della vita delle donne... Questo clima ha in un certo senso condizionato il tipo di manifestazione.

I “valori buoni” sono una trappola per le donne; se prima non siamo cattive non possiamo essere buone; dobbiamo rompere, perchè anche i cosiddetti “valori buoni” stanno rovinando la vita e c’è tutto il diritto-dovere d’impedirlo, anche con la lotta violenta contro la violenza reazionaria...

L’insieme di queste posizioni teorico e pratiche indebolisce l’efficacia di un movimento che nonostante i grandi numeri non può avere oggettivamente una presa sociale verso la maggioranza delle donne, proletarie, più sfruttate e oppresse, attaccate nella mancanza di lavoro, costrette ad un lavoro di cura sempre più penoso, colpite sempre più spesso dalle violenze sessuali, e femminicidi in famiglia… e che per tutto questo provano odio, rabbia, necessità di fatti.

Vi è un movimento di “maggioranza” (NUDM) che si impone come “unico movimento” delle donne ma è lontano dalle istanze delle donne proletarie che sono la maggioranza, che spesso lottano ma in questo movimento restano invisibili, perché esso è espressione e voce principalmente della piccola borghesia, tesa a normalizzare il movimento che invece dovrebbe rompere le “normalizzazioni”. In questo modo Nudm “vince” nelle piazza, nelle mobilitazioni le battaglie ma non la guerra generale che serve perché “tutta la vita deve cambiare”…

Le donne proletarie subendo non una ma tutte le oppressioni, sono la forza più determinata e coerente contro questo sistema capitalista in pratica ma lo devono essere anche nella necessaria battaglia teorica.

Occorre che le donne proletarie elevino la loro mobilitazione, siano forti, ribelli, influenti, riconosciute, non solo nelle e per le loro realtà di lotta, ma anche nel movimento generale delle donne, superando arretramenti, subordinazione ideologica. Le “proletarie” devono essere più che femministe, devono far proprie tutte le istanze femministe, assumere un punto di vista delle donne su tutte le questioni e ambiti, perché hanno tutte le ragioni di classe e di genere per cui lottare su tutti i terreni.

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