03/12/25

Massima solidarietà a Francesca Albanese - Da Controinformazione rossoperaia ORE 12 del 2 dicembre

Nella giornata di venerdì 28 nov., durante lo sciopero generale, un centinaio di manifestanti hanno fatto irruzione nella sede de “La Stampa”, giornale di Torino, al grido di “Free Palestine” denunciando in modo concreto mediante scritte con vernice spray, letame lanciato contro i cancelli, la complicità dei giornalisti in riferimento sia al genocidio in corso in Palestina e in riferimento all'arresto in CPR di Mohammed Said.

Rispetto a questo episodio la relatrice delle Nazioni unite, Francesca Albanese, ha commentato il fatto condannando l'aggressione e aggiungendo che questo evento “sia un monito per i giornalisti”.

Questa frase ha generato un'indignazione collettiva, un’insurrezione generale contro la relatrice delle Nazioni Unite, una serie di insulti nei suoi confronti considerata una fondamentalista, una istigatrice a delinquere ed un linciaggio senza uguali, che parte da lontano nel senso che già da due anni la stessa subisce insulti, aggressioni verbali, minimizzazione e screditamento dei contenuti che lei porta avanti; ma il fango e lo squallore disgustoso che si sta alimentando dopo questa frase da parte di pennivendoli al soldo di colonialisti e sionisti che oggi continuano a non raccontare che a Gaza non c'è alcuna tregua, non c’è alcuna pace, è veramente riprovevole.

Qualche giorno fa prima di questo episodio specifico Francesca Albanese era stata accusata di essere una strega dedita ai sortilegi. Ovviamente nessuna meraviglia di fronte a questo tipo di insulto perché proviene da chi da sempre si professa amico di uno Stato che da 58 anni occupa illegalmente, ferocemente territori non suoi e che mostra indifferenza se non un sovrano disprezzo per un popolo vittima di un genocidio.

In realtà non vi è nessuno scandalo nelle parole pronunciate dalla relatrice internazionale, perché fanno veramente disgusto i giornalisti che non raccontano oggi che a Gaza non c'è alcuna tregua, che non si pentono del fatto di avere iniziato a raccontare il genocidio solo dopo il 5000° bambino ammazzato. Se considerassimo questo, capiremmo che non vi è appunto nessuno scandalo nelle parole della relatrice internazionale anche perché l'Italia si colloca in una posizione veramente bassa in termini di libertà di stampa. Tra l'altro l'ultima perla di questa gogna mediatica contro la relatrice è offerta oggi dal personaggio Parenzo che propone una denuncia all'Albanese “per istigazione all'odio”, di contro potremmo denunciare i giornalisti “per omissione del loro obblighi e doveri di informare” e di raccontare la realtà così come sta avvenendo.

Le motivazioni di questa canea mediatica sono facilmente riconducibili al fatto che sono due anni che la relatrice internazionale sta svegliando il mondo dicendo che il popolo palestinese è vittima di un genocidio. Sono tre anni che per le Nazioni Unite racconta la violenza culturale continua, ossessiva, oppressiva nei confronti del popolo palestinese. Sono tre anni che racconta che la Palestina sta sparendo dalle mappe geografiche, che l'occupazione militare più lunga e violenta della storia moderna è una occupazione che sventra la vita dei palestinesi. Sono due anni che denuncia le complicità dei governi occidentali con uno Stato che perpetra il crimine di apartheid e continua ad uccidere.

Il genocidio non si è fermato e continua la pulizia etnica lontano dall'occhio vigile di tutti noi e questo non lo possiamo permettere e non lo possiamo far succedere al popolo palestinese che a casa muore nel fango della mancanza di dignità, di acqua, di cibo. Questo sta succedendo ma nulla di tutto ciò viene raccontato dalla maggiorparte dei giornalisti. Con la sua incessante denuncia dei crimini che stanno avvenendo in Palestina la relatrice ci ha fatto capire che l'economia della guerra che sta massacrando i palestinesi è la stessa che sta erodendo i diritti fondamentali di tutti i paesi occidentali e anche dell’Italia e la stampa occidentale compresa quella italiana non sta facendo il suo lavoro, anzi sta compiendo un pessimo lavoro indegno, complice di un disastro, di un massacro di bambini, dei loro genitori di tutto quello che avevano, che era vita e che non c’è più.

Questa complicità segna anche la fine dei nostri diritti ed è per questo che è importantissimo legare la protesta contro il genocidio dei palestinesi alla protesta contro un nuovo male per nulla banale che stermina inermi, colonizza istituzioni, svuota i processi democratici e si arricchisce costruendo le fondamenta di un nuovo fascismo sovranazionale.

Nel suo secondo rapporto Francesca Albanese inchioda i governi degli Stati Uniti alle loro responsabilità, non fosse stato per loro il genocidio non sarebbe stato attuabile. Gli Stati Uniti hanno effettuato 742 spedizioni di armi e munizioni, approvato decine di miliardi di nuove vendite, le amministrazioni Biden e Trump hanno ridotto la trasparenza, accelerato i trasferimenti attraverso ripetuti approvazioni di emergenza, facilitato l'accesso israeliano alle scorte di armi statunitensi detenute all'estero e autorizzato centinaia di vendite. Sia l'amministrazione Biden che quella Trump hanno consentito questo flusso costante di armi e lo stesso è avvenuto da parte di tutte le nazioni occidentali alleate con l'America. La retorica “del mondo civile” della democrazia contro il “mondo arretrato e autoritario” si scioglie con vergogna di fronte a questi dati. Ma di tutto ciò la stampa italiana non ne fa alcuna menzione. Tutto ciò viene reso pubblico proprio dalla relatrice delle Nazioni Uniti ed è per questo che la relatrice fa paura perché rappresenta il cambiamento, rappresenta il risveglio delle coscienze, per questo la criticano, per questo la linciano mediaticamente. 

L'effetto Palestina ci ha fatto capire che l'economia della guerra che sta massacrando i palestinesi è la stessa che sta erodendo i diritti fondamentali di questo paese e la stampa occidentale in generale ma anche quella italiana sta compiendo un pessimo lavoro, un lavoro indegno fatto in larga misura di omissioni e complicità con uno Stato che è un'impresa coloniale che pratica apartheid e sta massacrando un intero popolo.

Sotto questo punto di vista quindi le parole della relatrice internazionale e il suo monito alla stampa italiana sono più che condivisibili perché è un invito a raccontare il reale, un invito a non essere complici di tutto ciò, supportando il governo di Netanyahu che da due anni commette imperturbato e legittimato il genocidio di un popolo.

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