28/11/25

Lo scenario dei provvedimenti in corso in Parlamento contro Femminicidi e stupri

Da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 27/11


Un primo commento sulla legge ormai definitiva del reato di femminicidio. Sugli articoli di questa legge e sul loro significato, le loro conseguenze, ne parleremo più approfonditamente in seguito. Ora vogliamo parlare dello scenario politico e di concezioni che c'è dietro.

Il giorno del varo di questa legge è come se c'è stato una sorta di “colpo al cerchio, colpo alla botte”. Infatti contemporaneamente all'approvazione della legge sul reato di femminicidi c’è stato il rinvio del Disegno di Legge sul “consenso libero e attuale ad un atto sessuale”, altrimenti è sempre violenza.

Una cosa che unisce questi due provvedimenti è il fatto che sono in un certo senso bipartisan, come è stato detto anche da alcuni giornali. Cioè i provvedimenti hanno visto una unità tra la destra rappresentata esplicitamente dal governo della Meloni e la sinistra in Parlamento.

Questa unità non è affatto positiva. Sappiamo bene che l'ideologia della destra è reazionaria, conservatrice e quindi contro la maggioranza delle donne e sappiamo tutti quello che il governo Meloni sta facendo in termini di mettere al centro il ruolo delle donne nella famiglia, nel fare figli. Pensiamo al rapporto tra numero di figli e misure a favore dei datori di lavoro perché assumano donne.

Per cui questa unità è una sorta di “compromesso al femminile”; e non si tratta di un passo indietro per il governo, ma di un passo a suo favore da parte del PD e delle opposizioni. Sulle donne avviene di fatto un accordo e va avanti una concezione che è l'opposto di quello che è la realtà della maggioranza delle donne. Non è il fatto di essere donne ma la classe sociale a cui si appartiene che pesa realmente e che stabilisce quali interessi si portano avanti e verso chi. Invece ci troviamo che sotto la bandiera delle “donne”, che sotto il “non possiamo dividerci sulla difesa delle donne”, le donne di destra e di sinistra si uniscono in una ideologia e politica interclassista, fortemente deleteria per la maggioranza delle donne.

Quindi su questa “unità” non possiamo affatto essere contente.

L'altro aspetto è che questi provvedimenti, guarda caso, vengono varati o vengono annunciati quando ci sono delle giornate importanti per la lotta sia immediata sia soprattutto futura, strategica per la liberazione delle donne. Appunto, il 25 novembre, in cui pochi giorni prima si era annunciato il disegno di legge sul consenso contro gli stupri e l’8 marzo; ricordiamoci che anche il reato di femminicidio fu annunciato addirittura il giorno stesso dell'8 marzo scorso. Quindi con un vergognoso, ipocrita, inaccettabile uso di autopropaganda. E oggi di propaganda a fini elettorali.

In questo senso la questione del rinvio dell'approvazione del disegno di legge sul consenso attuale e libero sugli atti sessuali è il frutto di queste questioni bassamente elettorali. Salvini, la Lega, che di fatto ha proposto e ottenuto questo rinvio, vuole incamerare il vantaggio che ha avuto nelle recenti elezioni regionali per avere più peso all'interno del governo.

Tornando al “reato di femminicidio”. Siamo ad una guerra di bassa intensità contro le donne che aumenta – lo mostrano anche i dati che ci fornisce l'Istat, che comunque sono parziali perché si basano su dati ufficiali, sulle denunce e non sulla realtà che spesso viene oscurata - ma la risposta del governo si limita ad essere essenzialmente punitiva, repressiva.

Certo, noi siamo perché gli uomini che assassinano le donne – i femminicidi ormai stanno diventando quasi una “normalità” a fronte di un rifiuto della donna di un rapporto, di scelta da parte delle donne di una vita diversa, lontana dal proprio marito, dal proprio partner, ecc., di ribellione a una vita fatta, spesso per anni e anni, di violenze verbali, fisiche, di subordinazione, oppressione – abbiano condanne esemplari. Perché nella maggiorparte dei casi non avviene, non è possibile un loro cambiamento; anzi vediamo che se invece non ci sono delle condanne anche dure, questi uomini dopo un po' possono liberamente circolare, possono tornare a uccidere, possono tornare a minacciare di morte le proprie mogli, le ex compagni (se prima non ci sono riusciti). Noi non siamo per una giustizia che poi diventa ingiustizia per le donne.

Ma chiaramente un intervento puramente repressivo, puramente punitivo non risolve affatto i femminicidi, non è un freno ai femminicidi.

Oltretutto questa legge interviene a posteriori su una situazione già accaduta, già con le donne uccise, morte.

Quando la legge parla dei tribunali che devono dare l'ergastolo, quando parla degli altri provvedimenti, verso i figli orfani, verso la famiglia che era intorno alla donna, tutto questo mostra che in realtà la legge non prevede alcun intervento per evitare che ci siano i femminicidi, per impedire che le donne muoiano. Sono interventi a “fatto compiuto”, che chiaramente non fanno ritornare in vita le donne, né danno un conforto ai figli o ai familiari che restano. Quindi questo aspetto non può essere un aspetto che può farci rassicurare.

A fronte del fatto che il 30% delle donne subiscono uccisioni o tentativi di uccisioni o induzione al suicidio, questa legge non oppone realmente nessun intervento preventivo.

Certo, si tratterebbe comunque di interventi sempre parziali, perché il clima e la politica generale di questo sistema sociale capitalista sempre più barbaro, sempre più marcio, in crisi, fomenta i femminicidi, aumenta la condizione di oppressione verso le donne, vuole impedire che le donne possano scegliere la propria vita. (Una brevissima parentesi: come possiamo considerare avanzata questa legge quando nello stesso tempo si sta andando verso un attacco al diritto d'aborto che vuol dire libertà di scelta delle donne?

Ci potrebbero essere degli interventi parziali, che riguarda per esempio il problema delle case per le donne che rompono i legami, il problema delle condizioni lavorative - tanto per dire, ci sono alcuni settori economici che stanno ponendo dei provvedimenti per cui le donne che minacciate di violenza devono avere un vantaggio nelle assunzioni; invece ci troviamo a dei provvedimenti da parte del governo che dà sostegni, sgravi, contributi alle aziende se le donne hanno due o meglio tre figli.

Quindi siamo in una situazione in cui tutto quello che potrebbe essere di prevenzione, di difesa della condizione delle donne, anche in termini di indipendenza economica, non è previsto, non è nella legge; anzi, ci sono delle azioni del governo che invece vanno proprio nel senso contrario, quello di confermare, riaffermare, esaltare il ruolo delle donne nella famiglia e per la nascita di più figli.

Per questo non possiamo essere d'accordo con questa legge.

Poi vedremo anche, quando diventerà legge, la questione del “consenso”, in che cosa effettivamente può servire alle donne nella battaglia contro la violenza sessuale, per la loro libertà, e in cosa invece è inutile, o peggio, in linea con una concezione che rimane conservatrice, rimane reazionaria sulla pelle delle donne.

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