E’ importante collegare ora le lotte, le mobilitazioni, tutto quello che si può e che dobbiamo fare in quanto donne e anche comuniste, alla resistenza palestinese, che dovrebbe essere di esempio.
In questo genocidio c'è una criminalizzazione, un assassinio di massa puntato sulle donne; e il genocidio non è finito, anche se vogliono normalizzare il tutto. L'esercito israeliano, i cecchini colpiscono direttamente le donne incinta, abbiamo visto espulsioni di feti, abbiamo visto donne violentate. Su questo è chiara la premeditazione, la voglia di evitare la nascita dei bambini. Bambini che saranno, che sarebbero stati la nuova resistenza, bambini che sarebbero stati i nuovi combattenti. Quindi questa è una pulizia etnica e anche di conseguenza una pulizia di storia, di memoria, una pulizia di tutto ciò che si è seminato.
Quindi mai prescindere dalla resistenza palestinese, e come donne dalla resistenza, dal coraggio, dalla perseveranza, da tutto quello che stanno facendo e hanno fatto da cent'anni e continuano a fare le donne palestinesi.
Adesso è in atto una normalizzazione dei crimini di guerra, del genocidio, della pulizia etnica, della devastazione dei territori palestinesi, degli ulteriori insediamenti sulla terra in Cisgiordania da parte dei coloni protetti dall'esercito israeliano; come c'è una normalizzazione dei mass media che ora non fanno più neanche quei miserabili servizi impregnati di schifoso pietismo.
Ma anche da parte dei movimenti c’è un calo in questa fase, che invece è ancora più delicata e ancora più bisognosa del nostro impegno e della nostra solidarietà attraverso tutte le forme al popolo palestinese e alla Cisgiordania.
Adesso ci sono gli avvoltoi, ci sono tutte le mani che vogliono mettere i paesi imperialisti, compresa l’Italia, sulla terra palestinese, sulle ricostruzioni per appropriarsi ancora di più di quello che rimane del territorio palestinese. E’ una ricostruzione falsa, i cui fini sono quelli del capitalismo, dell'imperialismo, che vogliono costruzione sulle migliaia di cadaveri che sono sotto le macerie per fare mega profitti. Ci sono in mezzo un sacco di società, anche a livello di lobby del cemento italiano.
Questo è uno Stato borghese fascista, con tutto l'harem dei partiti che fanno finta di opporsi. D'altra parte sono borghesi, piccolo borghesi e dal borghese piccolo borghesi non è nato mai nulla a favore dei popoli oppressi e di chi lotta per la liberazione dei territori.
I governi vogliono far vedere che loro aiuteranno i palestinesi. Ma sono tutte chiacchiere quando ci sono in ballo profitti che coinvolgono tutti i paesi imperialisti, compreso l'Italia.
Questa normalizzazione sta avvenendo anche a livello dei femminicidi, delle violenze sessuali. Anche il femminicidio è stato inglobato, è stato “inghiottito” dalla borghesia, dai suoi tribunali, dalle leggi. Perché le leggi potrebbero anche essere importanti, però al di fuori di un contesto di lotta non portano a molto. Si parla di educazione sessuale, di educazione all'affettività, al rispetto; ma chi la dovrebbe fare nella scuola? Chi insegna quello che vogliono i governi di turno? Quanti insegnanti sono stati fatti fuori perché portavano avanti un programma alternativo a quello che erano e sono i diktat a livello ministeriale? Quindi è un grandissimo bluff. Si vuole racchiudere la lotta contro la violenza sessuale nell'ambito di lezioni sessuali e di una legislazione. E questa legislazione su alcuni punti potrebbe anche servire, però le leggi utili che sono state promulgate erano frutto delle lotte forti delle donne che scendevano nelle piazze. Se manca questo, se manca la lotta, se manca il contesto, le leggi servono per deviare. Quindi non ci prendiamo in giro.
Larga parte delle femministe occidentali, del femminismo “bianco”, di associazioni piccolo borghesi, radical chic, non le ho viste dire una parola sul genocidio in Palestina e sulle donne della resistenza palestinese e sulle donne palestinesi, non sono scese in piazza, non si sono mai schierate. La natura di classe del movimento è una cosa molto importante se si vogliono portare avanti battaglie determinate. Qual’è la strategia, qual’è la tattica oggi del movimento femminista?
A Taranto, per esempio, c'è il caso della ragazza ripetutamente violentata da un gruppo di autisti dell'Amat, i quali avevano addirittura una chat dove si vantavano delle proprie imprese, dove ridicolizzavano la ragazza che aveva delle fragilità cognitive. Questo processo sono due anni che va avanti, però non c'è movimento; siamo noi del Mfpr, tre o quattro donne che quando ci sono le udienze andiamo sotto il Tribunale.
La violenza, il sopruso, tutto ciò che ha a che fare con la sottomissione della donna fa comodo a molti, fa comodo a questo governo, come a tutti i governi precedenti, perché i soldi li toglie dal sociale e diventano bombe, diventano armamenti, carri armati, ecc. Quindi ancora di più, la donna deve venire crocifissa sulla croce della famiglia, della madre, in quanto supplisce a tutto quello di cui si dovrebbe occupare lo Stato.
Per concludere, voglio dire che senza un movimento, senza le lotte, senza la piazza, senza le strade occupate... le leggi non servono a niente, a meno che non vogliamo confinare, relegare tutto a livello di un tribunale che è un'emanazione borghese. Però in questa maniera non si va molto lontano.

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