07/11/25

Le donne nella Rivoluzione d'Ottobre


 Manifesto: 

«Donne lavoratrici, prendete le armi!» (1917)

Lev Brodarty






Importante opuscolo del Mfpr

LA RIVOLUZIONE E LE DONNE di Clara Zetkin
Il pezzo pubblicato è tratto da: Clara Zetkin, 
La questione femminile e la lotta al riformismo - 22 novembre 1918
Sino a ieri nei Reichstag e nei Landtag degli stati federali si giurava ancora solennemente sul fatto che noi donne non eravamo “mature” per svolgere il nostro compito di cittadine equiparate a fianco degli uomini. Ancora ieri “immature” per poter decidere della nomina d’un guardiano notturno a Buxtehude, oggi, dichiarate “mature”, elettrici ed eleggibili, con eguali diritti, siamo in grado di pronunciarci sulle decisioni più importanti per la vita politica del paese, e per il suo assetto economico.
In realtà anche le donne devono partecipare, tramite un diritto di voto democratico, all’elaborazione delle leggi fondamentali riguardanti la forma di governo e le istituzioni dello Stato. Questo dev’essere il compito delle previste assemblee nazionali costituenti in seno alla “grande” e alla “piccola” patria; e però compito principale di queste assemblee dovrebbe essere, secondo il desiderio delle classi possidenti, quello di strappare il potere politico dalle mani delle masse proletarie in nome della menzognera parola d’ordine “salvaguardia della democrazia”, e sbarrare in tal modo la via all’edificazione d’una vera democrazia integrale.
Anche le donne devono potersi pronunciare sull’alternativa: repubblica borghese o repubblica socialista, o in altri termini: dominio di classe politico formale moderato da parte degli usurpatori della ricchezza sociale, oppure tutto il potere politico in mano ai produttori della ricchezza sociale.
Politica socialista radicale in grande stile per rimodellare completamente “l’antica, decrepita faccenda”, vale a dire lo Stato oppressivo capitalista e l’economia di sfruttamento capitalista per trasformarli in un ordinamento socialista, in una società di liberi ed eguali; oppure una politica di concessioni, d’armonia borghese-proletaria, una politica senza princípi che ricorre a rattoppature politiche ed economiche al fine di preservare la società capitalista. Anche le donne dovranno decidere in merito a queste alternative vitali per il popolo tedesco e qui si dovrà dimostrare la maturità politica della donna!
Le donne tedesche non dovrebbero mai dimenticare che l’equiparazione politica non è il premio ad una loro lotta vittoriosa, bensì il regalo di una rivoluzione sopportata dalle masse proletarie e che portava scritto sul proprio stendardo: democrazia integrale e tutti i diritti al popolo. Pieni diritti anche per le donne! Forse che noi donne non siamo popolo, la metà del popolo e in conseguenza del sacrificio di milioni di uomini all’imperialismo, mai come ora la metà più grande del popolo tedesco? E non siamo forse noi donne, nella schiacciante maggioranza, popolo lavoratore che accresce la ricchezza materiale e culturale della società? Al popolo lavoratore appartiene l’operaia di fabbrica come l’impiegata e la maestra, la piccola contadina, ma anche la massaia che, attraverso la sua sollecitudine e il suo lavoro, appresta e preserva la casa per i suoi piccoli ospiti. Al di fuori di questa grande comunità di sorelle, si situano solo quelle signore che vivono alle spese e sullo sfruttamento del lavoro altrui, prive di attività autonoma; esse non partecipano all’aumento del patrimonio sociale, ma solo al suo consumo.
La rivoluzione ha procurato alle donne lavoratrici i loro diritti civili senza chiedere se la maggioranza di esse li abbia rivendicati, senza sapere se abbiano lottato per possederli...

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