E' successo al corteo del 25 novembre di Bergamo: la delazione alla Digos contro le compagne in procinto di fare un’azione…, da parte di appartenenti al centro sociale Paci Paciana, con un primo vivo confronto in piazza a fine corteo che ha portato altri del centro sociale a giustificare pietosamente o, senza riuscirci, a negare quanto avvenuto. Il gravissimo fatto ha portato ad una denuncia e presa di posizione collettiva delle realtà provinciali con una prima condivisione del seguente comunicato diffuso a partire dai social.
25 NOVEMBRE A BERGAMO: CSA PACÌ PACIANA AL SERVIZIO DELLA DIGOS
È proprio arrivato il momento di metterlo su instagram perchè sembra che sia l’unico linguaggio che il Pacì Paciana comprende.
Ieri, corteo del 25 novembre contro la violenza di genere , il Pacì Paciana ha deciso di mettere alla guida del furgone del corteo un uomo che un mese fa é stato accusato pubblicamente di molestie e prevaricazioni. Ci sembra evidente l’ipocrisia e la violenza di questa azione.
Durante il corteo, poi, il centro sociale “antagonista” ha deciso di essere talmente antagonista alle forze dell’ordine che ha comunicato alla digos che alcun3 compagn3 (non loro compagn3, evidentemente) avrebbero fatto un’azione e in quale luogo l’avrebbero fatta. Cosi’ facendo hanno ovviamente messo a rischio le compagne che sono poi state pedinate dalla digos per tutto il corteo.
Siamo stanche e non accetteremo più che venga considerato come un collettivo compagno e transfemminista. Non lo è, mette a rischio tutte noi alla prima occasione. Prevediamo che la loro risposta sarà un lungo comunicato in cui ci accuseranno di essere violente, come hanno fatto ieri in piazza. Questo perché alcun3 compagn3 hanno reagito e si sono ribellat3, cercando di togliere i telefoni con cui il Pacì Paciana le stavano filmando. Rivendichiamo la legittimità delle nostre risposte alle loro azioni infami. Perchè una regola abbiamo: non parlare con gli sbirri e con i fasci. E l’azione di andare dalla digos a infamare delle attiviste che lottano non si addice a un centro sociale che si definisce “antagonista, antifascista e intersezionale”. Queste azioni parlano chiaro e é chiaro che scendere in piazza con loro non é sicuro per nessun3. É chiaro che non c’é più margine di dialogo.
E, soprattutto, “sorella io ti credo” finchè non è accusato il nostro amico che lasciamo che guidi il camion del corteo del 25 novembre.

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