28/11/24

Una riflessione sulla mobilitazione del 25 novembre


La giornata è il 25 novembre possiamo dire che si è chiusa con la richiesta di condanna all'ergastolo per i femminicidi di Giulia Tramontano e Giulia Cecchettin. Una condanna che sembra quasi simbolica nella giornata del 25 novembre. Una condanna necessaria ma come ha denunciato anche la sorella di Tramontano: queste condanne - che è giusto che ci siano, a fronte anche sentenze di recenti che invece hanno ridotto o dato condanne ridicole ad assassini di donne, arrivando anche a giustificare le loro marce concezioni - però queste queste condanne sono fatte dopo che le donne sono morte, mentre niente viene fatto per impedire questa guerra di bassa intensità che continua e aumenta contro le donne.

Anzi, nella giornata di ieri, dopo i silenzi di questi giorni, la Meloni ha parlato, ma ha parlato per dire anche lei che è l'immigrazione soprattutto che incide nei casi di violenza sessuale.

Dando così un avallo di governo alle squallide, razziste affermazioni fatte nei giorni precedenti da Valditara. Il governo quindi ha usato strumentalmente la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne per fare un ulteriore attacco razzista, fascista contro gli immigrati. Peggio non poteva fare, ma invece lo ha fatto.

Perché quando sempre nell'intervista che ha fatto la Meloni a “Donna moderna” ha parlato di come garantire maggiore sicurezza alle donne ha indicato “le assunzioni e il trattamento delle forze dell'ordine”, in questo ha indicato principalmente il problema della sicurezza delle donne! Quelle forze dell'ordine che archiviano le denunce delle donne, a cui sono seguiti tanti casi di femminicidi. Uccisioni di donne che anche quest'anno nei mesi scorsi sono stati ampiamente annunciati, ampiamente denunciati alle forze dell'ordine non una volta, ma in alcuni casi anche più volte, eppure i femminicidi ci sono stati. Forze dell'ordine che quando una donna, una ragazza, va a denunciare, con tutto chiaramente un senso di oppressione, anche di imbarazzo, a volte, sbagliando, anche di vergogna, paura. Ecco quando vanno queste donne, le forze dell'ordine al massimo le ascoltano burocraticamente, anche di fronte a disperazione delle donne. Poliziotti, carabinieri che sono stati anche responsabili direttamente di femminicidi e stupri, e oggi lo possono essere ancora di più, perché il governo gli permette di andare sempre in giro, anche fuori servizio, con la pistola. Ma perché la Meloni contro i femminicidi indica una delle soluzioni principali nel rafforzamento delle forze dell'ordine. Per le donne? No, certo! Lei dice: per la funzione di contrasto all'insicurezza delle nostre città e quindi per il contrasto all'immigrazione illegale di massa. E arriviamo sempre allo stesso scopo che non ha niente a che fare con le donne e con i femminicidi, che nel 90% dei casi sono fatti da uomini italianissimi, bianchissimi. E quindi sono loro gli uomini che odiano le donne.

Però ora vogliamo parlare della vera giornata del 25 novembre che c'è stata ieri e il 23 novembre.

Partiamo dal 23. Ci sono state due grandi manifestazioni, prima di tutto quella di Roma di oltre 150.000 persone, alcuni parlano anche di 200.000, con tantissime ragazze e studentesse. E in contemporanea c'è stata quella di Palermo di migliaia di persone. Insieme a queste ci sono state nella giornata proprio del 25 novembre tantissime manifestazioni nelle città dal Nord al Sud. A testimoniare, soprattutto la partecipazione di Roma, che le donne sono la marcia in più che si estende dovunque, in ogni città.

A Roma la protesta, nei cartelli, negli slogan, ha avuto chiaramente il nuovo bersaglio di Valditara. Si è rafforzata la denuncia del genocidio in Palestina da parte di Israele che massacra donne e bambini e la solidarietà alla resistenza del popolo palestinese; così come del legame complice dell'Italia e delle industrie italiane con questo genocidio. Qui vogliamo sottolineare l'esempio dato dalle attiviste di Extinction Rebellion che, violando i fogli di via, in questa manifestazione di Roma hanno portato in particolare questa denuncia. Appunto, violando, giustamente, i fogli di via

Nei contenuti, nelle parole d'ordine, nelle azioni la manifestazione di quest'anno non è andata più avanti della manifestazione dell'anno scorso di 500.000 persone. Mentre chiaramente si è più evidenziata la denuncia del patriarcato, c'è stata anche quest'anno una protesta necessaria contro la sede dei Pro-vita, ma anche quest'anno, anzi più dell'anno scorso, la polizia, in un certo senso pre-allertata, ha fatto da difesa, scudo del portone della sede pro-vita e quindi c'è stato un momento di scontro/confronto con la polizia, ma purtroppo non si è potuto andare oltre.

A Palermo, come in altre città, vedi anche Taranto, Milano, dove c'è un lavoro continuo del Movimento femminista proletario rivoluzionario verso le donne proletarie è stata posta con forza la lotta contro la violenza economica verso le lavoratrici, fatta di precarietà, dipendenza economica dalla famiglia, quella famiglia in cui poi troppe trovano la morte. Questa violenza è la base oggettiva sempre più attuale della condizione di doppia oppressione della maggioranza delle donne. Così, soprattutto nelle manifestazioni al sud ma non solo, è stata denunciata l'altra faccia della guerra contro le donne, l'attacco al diritto d'aborto che come i femminicidi ha la sua radice nel voler schiacciare la volontà delle donne, la libertà di scegliere, di decidere della propria vita.

Quindi un 25 novembre grande, importante, ma che nello stesso tempo, nella fase attuale del governo Meloni che porta avanti in maniera sempre più evidente in ogni suo atto, in ogni legge, in ogni azione, in ogni dichiarazione, il moderno fascismo, in questa fase dell'imperialismo italiano complice della marcia verso una guerra mondiale, del genocidio in Palestina, ecco, c'è bisogno di più, ma soprattutto di più chiarezza.

Valditara è stato il facile bersaglio, in un certo senso se l'è cercata con le sue esternazioni da fascista, razzista, ignorante, ma dobbiamo prendercela con i pesci grossi, con i padri, in questo caso le madri, di questi personaggi. Valditara dovrebbe essere come minimo cacciato, come Sangiuliano. Dovrebbe essere scontato – ma facciamo una parentesi: in questa situazione, onestamente, abbiamo sentito meno denunce, critiche e proteste da parte dell'opposizione, come invece ci fu. a proposito di Sangiuliano – che un Valditara che dice quelle cose dovrebbe essere subito cacciato. Ma questo, come abbiamo visto con Sangiuliano, non cambia le cose.

Occorre colpire la Meloni, la Meloni che l'ha appoggiato, che ha fatto sue, proprio nella giornata del 25 novembre quelle squallide razziste dichiarazioni. Ammesso e non concesso che Valditara faccia la fine di Sangiuliano e poi? La Meloni resta. Il problema è che occorre rovesciare il governo fascista. Meloni. Che chiaramente ha nel suo seno uomini ministri, che chiamarli ministri è come minimo imbarazzante. Meloni, tra l'altro, sempre in questi giorni ha appoggiato le altre luride criminali dichiarazioni di Salvini che ha detto che Netanyahu, il genocida di donne e bambini, pur se ha un mandato di arresto dalla Corte penale internazionale, sarà il benvenuto in Italia; e la Meloni, un pò col silenzio, un pò con mezze dichiarazioni, di fatto ha appoggiato anche questo Ministro reazionario razzista.

Quindi dobbiamo andare alla radice della barbarie, che è il moderno fascismo del governo Meloni, il sistema capitalista e imperialista.

Non possiamo limitarci a denunciare solo le loro manifestazioni, i loro effetti, perché questi non si possono cancellare senza attaccare il sistema in generale il sistema capitalista imperialista che oggi ha nel governo Meloni la sua espressione nera più reazionaria e che pone nelle sue basi la doppia oppressione della maggioranza delle donne.

E’ il governo Meloni, con la sua cloaca di ministri sottospecie umana, il fomentatore della violenza sessuale contro le donne, spargendo un humus che è fascista, che è di odio verso le donne, verso chi non ci sta, verso chi si ribella all'oppressione.

Ma questa questione del fascismo non non viene nominata, non è stata nominata neanche nella manifestazione più grande, quella di Roma.

Nel comunicato, per esempio di Non una di meno si mette al centro, così come nelle manifestazioni, la parola che ha guidato in generale le manifestazioni di quest'anno: “Disarmiamo il Patriarcato”. Si mette al centro la denuncia del patriarcato, della violenza patriarcale e la “deriva identitaria autoritaria che la sostiene giustifica”. Fino a dire che la guerra è l'espressione più brutale della violenza patriarcale, e quindi “Disarmiamo il Patriarcato per fermare la guerra nelle case, sui corpi, sui territori, sulle nostre vite”. Quindi il governo Meloni viene denunciato come governo patriarcale quando è un governo fascista! Perché il patriarcalismo, le concezioni, le pratiche patriarcali oggi sono il frutto del moderno fascismo, la guerra è frutto dell'imperialismo che, sempre più in crisi, si muove come una belva ferita e massacra i popoli per imporre una nuova spartizione del mondo, una nuova rapina delle fonti energetiche, delle materie prime.

Il nemico da sconfiggere è il governo fascista e l'imperialismo. Dire che le guerre, il genocidio in Palestina è espressione della violenza patriarcale, non indicare nell'imperialismo la fonte di tutto questo, chi manovra le fila, è, permetteteci di dirlo, è quantomeno espressione di cecità; le donne in Palestina non sono massacrate, sfollate, affamate per il Patriarcato, ma per lo Stato sionista d'Israele coperto e foraggiato dall'imperialismo.

Rinnovare, riprendere valori patriarcali per tenere oppressa e sfruttata più della metà dell'umanità è per questo sistema necessario. Quindi il patriarcalismo c'è! Ma confondere l'uso moderno del patriarcalismo con il sistema che lo produce può diventare fuorviante. Non si vedono i nemici principali da combattere e alla fine si rischia di spargere illusione che si può eliminare il patriarcato senza eliminare l'imperialismo il capitalismo, e in Italia oggi come tappa, senza rovesciare il governo fascista Meloni.

In questo senso è giusto denunciare i valori patriarcali, ma, ripetiamo, questo non deve assolutamente coprire chi spande valori patriarcali, chi è il nemico principale da combattere.

Questo anche perché pure sulle soluzioni ci sono alcune illusioni.

Per esempio tra le soluzioni principali rispetto al contrastare i femminicidi, si pone la questione dell'educazione sessuale-affettiva nelle scuole. Questo non solo è un'illusione, ma è anche sbagliato porlo senza dire “chi educa chi?” Chi dovrebbe educare? E senza denunciare come questa scuola, appunto Valditara insegna, non può fare educazione sessuale-affettiva. Anzi, siamo noi che dobbiamo dire: non vogliamo che questa scuola, impregnata sempre più di ideologia da “Dio, patria e famiglia”, da concezioni e pratiche militariste in cui le forze armate fanno loro le lezioni, sembrano loro gli insegnanti, faccia educazione sessuale-affettiva. Chi dovrebbe fare questi corsi? Esercito, Guardia di finanza, Polizia. Carabinieri che insegnano pure ai bambini come si usano le armi, che insegnano come usare il manganello contro le manifestazioni? E mentre per questi ormai la scuola è diventata quasi casa loro, invece associazioni che si battono contro i femminicidi, la violenza sessuale, espressioni genuinamente democratiche, ecc, non possono accedere nelle scuole, viene loro sbarrato la possibilità di entrare nelle scuole. Vogliamo ricordare quello che succedeva negli anni 70/80, in cui erano le scuole erano occupate ed erano le studentesse, gli studenti che organizzavano corsi, lezioni autogestite su vari temi. Ecco, sono le scuole occupate dalle studentesse che possono fare corsi di educazione sessuale, facendo entrare chi decidono loro e chi effettivamente può dare un contributo alla battaglia delle donne, delle ragazze. Allora se vogliamo fare queste cose, occupiamole di nuovo queste scuole! Perché altrimenti, ancora una volta, si vede l'albero e non la foresta, quando bisogna colpire la foresta.

Quindi chiarezza, chiarezza e scontro adeguato all'attuale situazione. Per cui serve un movimento femminista, Sì, ma proletario rivoluzionario, che sia espressione di classe della maggioranza delle donne che sono proletarie e che lavori per, come abbiamo gridato noi nelle manifestazioni, scatenare la furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione. Questo non è, non deve essere solo uno slogan, ma dobbiamo cominciare a lavorare, a organizzare le forze perché cominci a diventare pratica concreta, lavoro concreto.

Siamo state anche quest'anno sia nella grande manifestazione di Roma, in cui le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario hanno diffuso centinaia e centinaia di copie del nostro foglio che si rivolgeva a tutte le donne; sia abbiamo contribuito a realizzare le manifestazioni a Palermo, le manifestazioni a Taranto, direttamente con le lavoratrici, e partecipando con spezzoni combattivi alle manifestazioni serali con tutte le altre realtà delle donne, femministe. Noi che siamo e vogliamo sempre più mobilitarci, manifestare insieme a tutte le forze, nello stesso tempo, stiamo lavorando per organizzare quell’”esercito rivoluzionario” delle donne, delle donne prima di tutto proletarie perché siano quella forza poderosa che oggi è sempre più necessaria per rovesciare questo governo violento, marcio, brutale, e mettere fine all'orrore senza fine.

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