08/03/24

MFPR - Le questioni per noi centrali in questo 8 marzo


Quest'anno l'8 Marzo è un 8 Marzo particolare, viene dopo la grande manifestazione di mezzo milione di persone, la stragrande maggioranza donne e ragazze, che c'è stata il 25 novembre a Roma, che ha espresso una forza, una potenzialità di lotta, di unità delle donne, che veramente grande.

E quindi quest'anno l'8 Marzo deve essere - e sarà anch'esso - una mobilitazione vasta, con al centro lo sciopero delle donne, in ogni città, dal nord al sud, al centro, in ogni posto di lavoro, in ogni quartiere, in ogni settore in cui le donne lavorano in maniera sempre più sfruttate, sempre più discriminate, sempre più oppresse.

Noi vogliamo porre al centro di questo 8 Marzo due realtà. Da un lato la realtà delle lavoratrici, delle operaie che in questi mesi, in questo anno vivono una situazione molto pesante in cui la perdita dei posti di lavoro sta diventando una maniera quasi normale che soprattutto sta coinvolgendo anche le operaie delle grandi fabbriche. Nello stesso tempo, al di là dei dati e delle ipocrite lamentele che appaiono sui giornali, la condizione di differenze enormi, salariali, di mansioni e di diritti delle lavoratrici, cade sempre più in basso.

Ma nonostante questo, in questi mesi anche le lavoratrici, le operaie, non hanno mai smesso di lottare e non si fermano, non si possono fermare.

Spesso le loro lotte, i loro bisogni, le loro condizioni, non sono visibili, non sono oggetto di notizie dei mass media oppure, quando lo sono, servono per sciorinare dati, per assumere impegni ogni tanto, senza che poi questi impegni vengano minimamente realizzati.

Quello che sta accadendo alla condizione delle donne proletarie racchiude un pò tutte le oppressioni, tutti gli attacchi che ci sono verso l’insieme delle donne e diremmo anche verso l'insieme dei lavoratori e delle masse popolari.

Le donne continuano sempre più ad essere discriminate sul salario, pur facendo lo stesso lavoro, svolgendo le stesse mansioni degli uomini, continuano a prendere meno.

Coloro che sulla stampa, ma anche da parte dei padroni, da parte dei squallidi ministri del governo, sollevano queste discriminazioni salariali, così come le discriminazioni rispetto alle possibilità lavorative di chi ha un lavoro stabile e non ultra precario, sottolineano la necessità di alzare i salari con uno scopo, che peggiora la situazione, quello di fermare la denatalità. Quindi lo scopo di queste denunce, di queste “soluzioni” verso le donne lavoratrici non è quello di migliorare la loro condizione, ma quello che se prendono di più, forse faranno più figli, mentre chiaramente non si parla del problema di come mantenere questi figli. Le donne vengono "pesate", anche per quanto riguarda i miseri bonus, gli incentivi ai padroni, dal numero di figli che hanno; per cui le donne che non hanno figli o sono sole, non hanno nessun diritto, quasi non vengono considerate delle persone.

Tutta la campagna sulla natalità è espressamente legata al fatto che le donne devono tornare ad avere un ruolo centrale per questo sistema borghese, che consista nel fare figli, nell'essere impegnate nella casa, nella cura/assistenza della famiglia. Quindi altro che andare incontro alle esigenze, ai bisogni assolutamente fondamentali delle donne proletarie, ma vogliono farle andare indietro, in un moderno Medioevo.

Questa condizione delle donne non è solo pratica, ma anche ideologica e culturale, ecc. Ad essa sta andando di pari passo un aumento delle violenze sessuali, dei femminicidi.

Si può dire che ora i dati e le statistiche che c'erano un anno fa di una donna uccisa ogni tre giorni, stanno nettamente superati da una guerra di bassa intensità che a volte colpisce proprio le lavoratrici, come spesso negli ultimi femminicidi è avvenuto.

E come il governo risponde a questo? Il governo risponde con più polizia soprattutto, con più provvedimenti securitari che non che non frenano affatto i femminicidi. Anzi, non dimentichiamoci che anche alcuni degli ultimi femminicidi - per esempio quello di Latina - sono stati commessi da uomini delle forze dell'ordine, da poliziotti, guardie di finanza, ecc.

Quindi, insieme alla campagna per fare figli, braccia da sfruttare, nuove braccia per il Capitale e soprattutto braccia, carne per le guerre che via via aumentano e aumenta il ruolo del nostro imperialismo, è in campo la decisione di attaccare il diritto d'aborto, su cui ci sono già alcuni segnali, ma il futuro si prospetta veramente nero.

Tutto questo è fascismo che produce, alimenta un moderno patriarcalismo di maschi odiosi che reagiscono uccidendo, quando le donne non vogliono essere sottomesse, quando vogliono rompere i legami oppressivi.

Però noi in questo 8 Marzo vogliamo che ci sia non solo la denuncia, la rabbia per tutto quello che sta ricadendo sulle donne, sulla condizione di vita in particolare delle donne più sfruttate e più oppresse, delle donne povere, ma vogliamo portare un elemento di ribellione, di lotta, di fiducia nella possibilità di non subire passivamente tutto questo, ma di lotta, per potersi difendere subito dai provvedimenti, dalla politica, dall'ideologia, dagli attacchi che sono all'ordine del giorno, ma soprattutto lotta per rovesciare questa realtà, perché tutta la vita deve cambiare; rovesciarla con l'unica arma possibile anche per le donne - anzi a maggior ragione per le donne - l'arma della rivoluzione proletaria, in cui le donne portano, proprio per la loro condizione, non di una oppressione, ma di oppressione totale, portano una marcia in più.

In questo le operaie, le lavoratrici, sono il centro della battaglia, perché loro stanno insieme e conoscono il valore della lotta unitaria, conoscono il valore dei rapporti di forza; e quindi sono loro che hanno più interesse, più possibilità, di prendere in mano una lotta collettiva; e quindi devono andare oltre le lotte sindacali che già fanno per portare avanti una lotta generale che sia di esempio per tutte le donne.

Nello stesso tempo questo 8 Marzo è un 8 Marzo internazionalista, è un 8 Marzo che è fino in fondo dalla parte delle donne palestinesi.

Le donne palestinesi sono massacrate a decine e decine di migliaia, sono il 70%, insieme ai bambini, dei morti per il genocidio che continua imperterrito a portare avanti lo Stato sionista di stampo nazista di Israele. Ma nello stesso tempo queste donne massacrate, affamate, che vedono i loro bambini uccisi sotto le bombe oppure morti per fame, per sete, per mancanza di medicinali, che non possono partorire perché gli ospedali sono bombardati, che sono costrette ad abortire per strada, queste donne però portano avanti una resistenza che veramente è d'esempio per tutte le donne di ogni paese e per noi.

Noi vogliamo rafforzare il nostro sostegno - e l'8 Marzo questo deve essere concreto, visibile - partecipando, portando questa solidarietà in ogni sciopero delle donne, in ogni iniziativa/mobilitazione, soprattutto al Nord, a Milano nella nuova manifestazione che ci sarà per la Palestina il 9 Marzo.

Noi pensiamo che debba essere più concreto, più forte il legame tra le donne in lotta, le lavoratrici in primis e le donne palestinesi, sia perché è il nostro governo Meloni, sono i padroni nostri quelli che costruiscono le armi soprattutto, che sono i complici e corresponsabili del genocidio in Palestina. Questi mostri, come usano le nostre vite per i loro profitti, i loro piani reazionari, razzisti, repressivi per impedire la libertà di noi donne, sono gli stessi che vogliono schiacciare il popolo e le donne palestinesi. La lotta delle donne palestinesi, quindi, è la nostra lotta, ci aiuta contro questo sistema putrefatto; e la lotta di noi donne lavoratrici, è la lotta anche delle donne palestinesi, perché indebolisce i nostri mostri imperialisti.

Ecco, tutto questo sarà il centro per noi dell'8 Marzo. 

Stiamo concentrando l'iniziativa più importante proprio a Milano/Bergamo, sia per quanto riguarda le fabbriche, dove le operaie anche in questi mesi hanno continuato a lottare, sia per quanto riguarda la solidarietà alle donne palestinesi. In questo senso facciamo appello a tutte le lavoratrici, alle operaie, a prendere nelle loro mani questo importante 8 Marzo.

E poi continueremo sempre più, e ancora di più, a lottare.

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