30/06/23
Suicidio in carcere a Torino, la lettera delle detenute alla loro compagna che si è impiccata
Con Michelle
29/06/23
Per Alfredo Cospito e Anna Beniamino - Il punto nell'intervista dell'Avv. Gianluca Vitale di Torino, legale di Anna.
Rispetto alla sentenza che non ha confermato l’ergastolo per Alfredo Cospito, e ha ridotto sia pur di pochi anni la condanna per Anna Beniamino, qual’è la tua valutazione?
Nella situazione che si è venuta a determinare, la sentenza dell’udienza in corte di Assise di appello è quasi la migliore soluzione possibile, perché dopo la riqualificazione del reato relativo alla caserma di Fossano come strage politica, e data la pena per quel reato, sostanzialmente siamo alla pena minima, o molto vicini alla pena minima. Oltre alla pena base per quel reato c’è, infatti, la continuazione con quella per il reato di associazione terroristica e per il reato di istigazione.
Quindi possiamo essere soddisfatti per questo segmento di battaglia giudiziaria. Dopo l’udienza ho sentito Anna Beniamino al telefono e mi ha detto: “certo, mi viene difficile essere soddisfatta perché ho preso 17 anni e 9 mesi, ma questa è la cosa...”; e purtroppo in questo momento è cosi.
Purtroppo ci portiamo dietro il macigno della Cassazione di luglio che ha riqualificato il reato come strage politica.
Che cosa succede adesso? La sentenza verrà depositata entro il 24 di settembre. Ovviamente dovremo valutare se ritornare davanti alla Corte di Cassazione; sicuramente abbiamo degli argomenti relativi alle questioni di legittimità costituzionale che abbiamo posto. Una riguardava la possibilità per Alfredo di porre in bilanciamento le circostanze attenuanti, e con la sentenza della Corte Costituzionale è stato possibile arrivare invece a 23 anni.
Ci sono altre questioni che abbiamo proposto e che sono state respinte in questa fase, che, per semplificare, riguardano: la prima il fatto che possa esistere nel nostro codice un reato che preveda come unica pena l’ergastolo. E’ vero che possono essere applicate delle circostanze attenuanti - e infatti in questo caso è stato possibile arrivare a una condanna a 23 anni per Cospito e a 17 anni per Anna Beniamino – ma comunque la pena che c’è nella legge è l’ergastolo, quindi in realtà il giudice è legato al fatto che come pena di partenza deve applicare l’ergastolo. E questo pone un problema di compatibilità con i principi costituzionali.
La seconda questione che abbiamo posto è la possibilità di una riqualificazione in peggio del
reato, per la prima e ultima volta in Cassazione. E’ una questione un po’ complessa. In primo grado il fatto di Fossano non era stato considerato “strage politica”, e questo anche in secondo grado; la Procura generale ha continuato a fare ricorso, ad impugnare sul punto chiedendo di considerarla strage politica; quindi la Corte di Cassazione l’ha qualificata “strage politica”. Che l’abbia potuto fare la Corte di Cassazione, anche sulla base di argomenti parzialmente nuovi e che questa sia la prima e unica decisione che l’ha definito in questo modo, secondo noi ci priva della possibilita’ di chiedere un giudizio di merito.Sulla questione della legittimita’ costituzionale ci potrebbe essere, dunque, un nuovo ricorso per Cassazione.
Sono inoltre gia’ pendenti due ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo e ci sono poi delle eventuali altre azioni giudiziarie che dovremo ancora capire se e quando e come percorrere.
La mia valutazione su tutta questa vicenda. Intanto è significativo che tutti i giudici di merito, la Corte d’Assise di Torino e le varie corti d’Assisi di appello, quindi i giudici di merito sono comunque, pur nella gravita’ delle decisioni anche come pena, in qualche modo andate in senso divergente dalla Cassazione. La Cassazione ha infine detto che quei fatti andavano puniti come strage politica, pericolosa per la sicurezza dello Stato; la Cassazione, che è la più distante dai fatti e dalla conoscenza dei fatti.
Resta l’amarezza che una vicenda di quel tipo sia stata qualificata come “strage politica”. Facendo un inciso: tra gli argomenti che sono stati anche ripresi come principali dalla Procura generale, per arrivare ad affermare che quella era una strage che attentava alla sicurezza dello Stato, c'è una questione particolarmente significativa: l’attentato alla caserma di Fossano si pone all’interno di una campagna anche contro i CIE/CPR. E il Procuratore generale ha ripetuto che i Cpr sono un elemento fondamentale della politica statale per contrastare l’immigrazione irregolare. Poi, ha detto il procuratore generale, ci sono tutti i problemi di questo mondo; egli stesso ha detto che all’epoca nessuno pensava che i Cpr sarebbero poi diventati quelli che noi conosciamo. Ma contrastare la politica della detenzione amministrativa metterebbe in pericolo la sicurezza dello Stato. E questo potrebbe essere argomento di approfondimento.
Guardando, infine, al procedimento penale nel suo complesso devo osservare che siamo all’esito di un procedimento assolutamente indiziario, con prove inconsistenti o di scarsissimo pregio, e con prove scientifiche grafologiche che dimostrerebbero che Alfredo e Anna sono responsabili anche della campagna di attentati nella quale si inserirebbe anche quello di Fossano, ma è tutto censurabile e in realtà privi di certezza scientifica.
Questo è anche il motivo per cui è difficile essere contenti per come è finito questo processo.
Ripeto, però, che nelle condizioni date, dovendo discutere di una condanna per strage politica, la pena che alla fine è stata determinata è sicuramente il punto di caduta minore possibile.
Per la Procura questa è una sentenza definitiva o c’è il rischio che potrebbe essere rivista, modificata in peggio?
Non è una sentenza definitiva, siamo in corte d’appello. Anche qui la Procura generale ha continuato a sostenere che non fossero riconosciute le attenuanti (e soprattutto l'attenuante del fatto di lieve entità, e potrebbe fare ricorso in Cassazione.
Questa sentenza non modifica la detenzione di Alfredo nel regime di 41bis?
Il 41bis è del tutto indipendente dall’ergastolo. Da molte parti si è detto: ha l’ergastolo e quindi il 41bis, ma non è cosi’. Il 41bis è legato alla ritenuta possibilita’ che il soggetto mantenga dei contatti con l’esterno. Certamente una decisione di questo genere, ridimensionando il fatto più grave ridimensiona anche quella che può essere la pericolosita’ di Alfredo, ridimensiona la gravita’ di tutta la vicenda.
Contro il regime del 41bis è pendente un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo; comunque il 41bis è un trattamento penitenziario che deve essere sottoposto a periodica revisione.
Quanto su questa sentenza, che chiaramente considerarla “vittoria” ce ne vuole, perchè 23 anni sono tanti e rispetto a quello per cui vengono accusati sia Alfredo che Anna è comunque una condanna esagerata, ha inciso la campagna nazionale e in parte internazionale contro questa detenzione, in appoggio allo sciopero della fame di Alfredo, contro il regime del 41bis, ecc.?
Tendenzialmente anche la Giustizia è permeabile; quando su una questione c’è una sensibilita’ nella societa’, una forte pressione, anche la giustizia può essere indotta a guardare con attenzione al caso, ad affrontarlo con particolare sensibilità; non dico che nel caso di Alfredo e Anna sia accaduto, ma in generale qualcosa che accade.
Credo, poi, che nel caso specifico possa aver avuto un suo peso la pervicacia repressiva dell’apparato istituzionale (procura, sorveglianza e ministero), perchè in qualche modo ci ha “aiutato” nel dimostrare che questo processo non è stato costruito, quantomeno dalla Procura generale, come un processo normale ma come un processo esemplare. L’ergastolo era legato non solo e forse non tanto all’attentato di Fossano, ma era legato a quello che poi ha scritto Alfredo; è caduto il velo, dimostrando che la reale intenzione era di fare un processo alle persone e non ai fatti. E questo in qualche modo credo sia stato colto.
28/06/23
"La Rai dovrà contribuire alla promozione della natalità e della genitorialità”
Da La Repubblica
Secondo il documento illustrato in cda, il servizio pubblico dovrà “contribuire alla promozione della natalità e della genitorialità”.
Alla natalità hanno prima intitolato un ministero. Adesso l’hanno anche inserita nel contratto di servizio che la nuova dirigenza Rai sottoscriverà a breve con il ministro dell’Economia, azionista di controllo della Tv di Stato. Illustrato in Consiglio d’amministrazione insieme ai palinsesti autunnali - i primi dell’era Meloni che verranno presentati il 7 luglio a Napoli - il documento reca all’articolo 2 la “mission” sovranista per eccellenza. Laddove sono elencati i principi che il servizio pubblico è chiamato ad attuare, recita testualmente al punto h: la Rai dovrà “contribuire alla promozione della natalità e della genitorialità”, e solo dopo aggiunge “della parità di genere e delle pari opportunità”. Un addendum che non compariva nel precedente contratto di servizio. Che fa il paio con un intero capitolo dedicato al Made in Italy.
Quindi nel racconto della Rai a trazione meloniana bisognerà privilegiare innanzitutto i figli e la famiglia, dunque le madri, solo dopo le donne e i loro diritti. E non è una differenza da poco poiché indica una tendenza: quella che dovrà ispirare i programmi e la narrazione che si intende rivoluzionare. E a farlo sarà la carica di conduttori e giornalisti orientati a destra che dopo la pausa estiva, alcuni dei quali già arruolati per luglio e agosto, animeranno TeleMeloni.
Formazione marxista - Ascolta la nuova puntata su podcast
Podcast
Formazione marxista per operai e operaie
Rossoperaio
"Lezione" del 16/06/2023
https://open.spotify.com/episode/62rlUuUbZLptDmWVwc2Pda?si=KXoFh-6WRv2-w8wl8RWfig
Continuiamo il nostro percorso approfondendo la "cellula" del sistema capitalistico.
In questa puntata parleremo del criterio di equivalenza tra le merci che rende possibile lo scambio; di cosa sia e come viene ricavata la misura del tempo di lavoro socialmente necessario per produrre una merce. Infine, inizieremo ad indagare quale sia tra tutte le merci la "merce esclusa" e perchè il denaro non è altro che il rapporto sociale che ciascuno di noi porta in tasca.
Infine, arriveremo a decifrare uno dei concetti più famosi del pensiero marxista: nella societa' produttrice di merci i rapporti sociali tra persone si presentano come rapporti tra cose!
Per visualizzare/ascoltare tutte le puntate clicca qui:
25/06/23
Testo dello Speciale ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 23/6, su: Maternita' surrogata e annullamento atti di nascita di bambini
La controinformazione rossoperaia del lunedi', mercoledi', venerdi' si può trovare anche su spotify
In questi ultimi giorni sono accaduti due fatti che mettono ben in luce la filosofia, l'ideologia di questo governo ma anche di questo Stato e di alcune sue istituzioni fondamentali.
Stiamo parlando della decisione della procura di Padova di annullare 33 atti di nascita di bambini nati da coppie di genitori omosessuali, perchè dovrebbe essere per loro registrato solo il cognome della madre biologica; e nello stesso tempo il fatto che alla Camera è iniziata la discussione sulla proposta di legge sulla maternità surrogata, per rendere il divieto di maternità surrogata reato universale.
Questi due fatti non sono distinti, non è un caso che avvengano negli stessi giorni, addirittura nella stessa giornata; non è un caso perché sono stati anticipati già nelle settimane, anche mesi precedenti da dichiarazioni di ministri del governo, in particolare del ministro Lollobrigida, della ministra Roccella e, più recentemente, di Salvini.
Sono state dichiarazioni che hanno ripreso in una maniera ancora più determinata la concezione e la pratica dell’ideologia “Dio/Patria/Famiglia” che in particolare è rivolta contro le donne per affermare una concezione da moderno Medioevo della condizione delle donne.
Tempo fa - a proposito della richiesta della Procura di Padova (per cui purtroppo nei giorni successivi e anche in queste ore è emerso che non rimarrà affatto isolata, quasi sicuramente altre Procure già si stanno dando da fare perché vengano annullate le registrazioni dei bambini nati da coppie omosessuali) - nelle settimane precedenti, la ministra Roccella aveva detto che le coppie gay, lesbiche, non possono spacciare i loro bambini per i propri figli e addirittura si era anche parlato di “pedofilia” per coloro che volessero bambini non generati da un padre e una madre. Padre e madre che peraltro devono essere italiani, bianchi, come ha riaffermato recentemente Salvini.
Ciò che unisce questi fatti è una grossa ipocrisia, per spacciare tra le masse la legittimità di queste azioni; èuna grossa ipocrisia che viene fatta in nome dei bambini. E’ qualcosa di disgustoso usare i bambini per togliere dei diritti a tutta una serie di persone e di realtà Lgbt; è un ipocrisia squallida e vergognosa perché in realtà questo governo - non solo ora ma sempre più ora – ha voltato la faccia dall'altra parte quando, quasi negli stessi giorni, centinaia di bambini sono affogati, perché nessuno dei paesi - compresa l'Italia - ha voluto soccorrerli e questi bambini sono morti.
Allora, in nome di quali bambini parlano?
In realtà questa proposta della Procura di Padova, spalleggiata da una campagna di esponenti del governo, vuol dire rendere i bambini come dei desaparecidos, cioè bambini che non devono essere riconosciuti, non devono essere registrati per la loro identita’, devono “sparire”. E allora che differenza c'è tra l'Italia e i paesi in cui per anni c'è stato un problema di bambini desaparecidos?
Così c'è una grande ipocrisia anche per quanto riguarda la questione della maternità surrogata. Su questo il governo usa una demagogica e falsa “difesa” delle donne povere, delle donne del terzo mondo, attaccando la maternità surrogata come sfruttamento dei corpi delle donne.
Apparentemente sembrerebbe a tutela delle donne, in realtà non è affatto così. E anche attraverso questa “Controinformazione rossoperaia” noi chiamiamo tutte le donne, le compagne, le femministe, a non cadere in queste trappole, a respingere ciò che in realtà è un attacco che vuole unicamente portare avanti una repressione verso le donne, anche verso quelle povere, sfruttate; in una situazione in cui lo Stato, l'imperialismo, di queste donne non se ne occupano affatto, anzi, le vede morire, porta avanti guerre come quella in Ucraina che vede soprattutto donne e bambini vittime delle loro armi, anche dell'imperialismo italiano che manda quantità enormi di queste armi che uccidono.
Quindi, anche qui ci troviamo di fronte in realtà niente affatto a una difesa delle donne, ma invece ad imporre una concezione per cui ciò che conta non è la vita delle “povere donne sfruttate”, ma ciò che conta è il fatto che l'embrione, che il feto valgono di più delle decisioni delle donne; e con questa proposta di legge si vuole colpire non solo chi compra il corpo delle donne perché portino avanti una gravidanza per gli altri, ma anche le stesse donne che portano avanti questa maternità surrogata.
E non è un caso che questa proposta di legge dove essere inserita nella legge 40 sulla fecondazione assistita.
Questa legge a suo tempo fu da noi - ma non solo da noi - attaccata perché era fondata tutta sulla concezione per cui le donne, le persone, le coppie non avevano alcun diritto di decidere della propria vita e che l'embrione è molto più importante, ha più diritti l'embrione piuttosto che le donne e le persone. Una legge che tra l'altro è stata dichiarata anticostituzionale negli articoli che vietano l'accesso alla procreazione medicalmente assistita alle coppie omosessuali femminili.
Ma ora la maternità surrogata la si vuole inserire in questa legge, in nome di quella becera e antiscientifica concezione.
Pertanto la prima questione che vogliamo porre, è che il primo fronte di lotta, è quello di dire NO a questa proposta di legge sulla maternità surrogata, per dire NO a quello che c'è dietro a questa proposta di legge.
Nei giorni scorsi ci sono state alcune utili dichiarazioni, utili sintesi, di quello che esprimono sia la decisione della Procura di Padova sia questa sulla maternità surrogata. Su Repubblica una scrittrice, Chiara Valerio, ha parlato di “fascismo del sangue” a proposito dell'annullamento degli atti di nascita dei bambini nati da coppie omogenitoriali. E, in effetti, è così! Quello è fascismo! Si considera che ciò che vale non sono le persone reali, i rapporti tra queste persone, anche tra donne e donne, uomini e uomini e bambini ma quello che vale sarebbero i “legami di sangue”. Ciò che conta, quindi, è da chi nasci e non i rapporti che poi si sviluppano nella vita concreta. “Il sangue – scrive Chiara Valerio – che stabilisce parentele, gerarchie, eredita’, tradizioni. Il sangue che consente di mantenere i privilegi. Il privilegio che è l’opposto e il contrario del diritto. Il fascismo, ancora prima di una ideologia, di una memoria, dell’apologia di un reato, è una pratica”.
Questa posizione porta inevitabilmente al razzismo. Poi, quali legami di sangue? Quello di persone bianche, di persone occidentali, che devono essere un uomo e una donna. Quindi tutto ciò che non è questo non solo viene considerato negativamente - qui ci potrebbero essere vari giudizi - ma viene represso. E’ questo il problema.
Tempo fa sulla questione della maternità surrogata c'è stata una definizione abbastanza centrata, fatta in questo caso dal segretario dell'organizzazione del partito “+Europa” da cui siamo molto, ma molto distanti, che però ha detto una cosa giusta: si tratta di una “norma da Stato di polizia etico”. Ed è così. L'intervento dello Stato sta portando avanti quel discorso che già aveva fatto Lollobrigida a proposito della sostituzione etnica.
Per cui da un lato deve essere vietata la decisione delle donne, delle persone, dall'altro si riafferma che i bambini nati devono essere di una certa “razza”.
Noi sappiamo bene che, per quanto riguarda la questione della maternità surrogata, in generale in questo sistema sociale è frutto di sfruttamento violento del corpo delle donne, espressione di una inaccettabile disparità che è soprattutto di classe. E’ chiaro che si tratta di un rapporto mercificato: c'è chi compra perchè ha i soldi e c'è chi vende perchè ha bisogno di soldi, non è affatto un rapporto di volontà alla pari. E questo non ci può essere in un sistema sociale come questo basato sulla divisione in classe, in cui la maggioranza delle donne, proprio le donne proletarie, le donne più povere, sono condizionate e oppresse nelle loro scelte, nelle loro condizioni di vita. In ogni caso, anche in una relazione non costrittiva, il proprietario del futuro bambino e la donna stanno inevitabilmente su due piani diversi: chi ha deciso, chi ha posto le condizioni e chi fa figli per gli altri.
Non è questo in discussione. La maternità surrogata, in generale, nella stragrande maggioranza dei casi, avviene sfruttando la povertà delle donne e soprattutto delle donne dei paesi oppressi dall’imperialismo. Ma quello che in questo caso noi vogliamo mettere in evidenza è che quello che vuole fare il governo non c'entra assolutamente niente col rispetto al corpo delle donne, tant’è che contemporaneamente questo governo, insieme ai padroni e ai mass media, stanno portando avanti una campagna sulla natalità - su questo abbiamo già abbastanza detto, almeno una parte delle questioni in una precedente Controinformazione rossoperaia sugli “Stati generali della maternità”; cioè una campagna che vede le donne solo come “macchine di riproduzione” che devono fare figli su figli, perché servono braccia nuove da sfruttare dal Capitale, perché servono corpi per la guerra; e le donne vengono pesate, al massimo si dà qualche bonus, in base a quanti figli producono, a quanti figli hanno. Quindi, figurarsi se questo governo può, nella sua denuncia dello sfruttamento dei corpi delle donne, stare dalla parte delle donne, quando in realtà questo governo vuole rendere le donne mere riproduttrici.
Per non parlare del fatto che con i licenziamenti, la cassa integrazione, l’ultra-precarietà, il togliere il reddito di cittadinanza - gran parte di questo reddito veniva anche preso dalle donne - questo governo non può minimamente dire di difendere i diritti delle donne.
Noi dobbiamo avere una posizione chiara contro il governo, contro questa ideologia a azione conseguente. Una ideologia, e prassi, che non è diversa affatto dall’attacco al diritto d'aborto. Sgombriamo il campo. Non è che da un lato la questione di “difendere i figli” o togliere i figli, non riconoscere i figli delle coppie omosessuali, far diventare reato universale la maternità surrogata, sarebbero a difesa non sappiamo di chi, dall'altra vi è l'attacco al diritto d'aborto,per cui è chiaro e scontato anche nell’opinione pubblica che il governo vuole colpire le donne e tornare indietro di 50/60 anni. Si tratta di questioni strettamente legate, interne alla stessa ideologia. che giustamente anche democratici, intellettuali, chiamano “fascismo”.
Su questo dobbiamo essere chiari e non farci assolutamente deviare.
24/06/23
Al Pride a Palermo contro il nero governo Meloni - Ribellione e lotta a 360 gradi!
mfprpa@gmail.com – mfrp.naz@gmail.com
https://www.facebook.com/movimentofemminista.proletariorivoluzionario
Dobbiamo armarci della teoria rivoluzionaria... - Il 6 luglio formazione rivoluzionaria delle donne, telematica
Prima di tutto noi dobbiamo armarci della teoria rivoluzionaria.
Partiamo da testi/opuscoli che abbiamo prodotto.
Il 6 luglio dalle 17 facciamo un "reading", leggiamo insieme, e discutiamo.
L'opuscolo che leggeremo sarà questo: "Per una critica alle posizioni antimarxiste della accademica Silvia Federici".
Perchè la teoria giusta, utile alla battaglia generale delle donne, è frutto anche della lotta contro altre teorie che possono influenzare negativamente/deviare il movimento femminista, il movimento di lotta delle donne.
Chiamiamo in particolare le operaie, le lavoratrici in lotta a partecipare, perchè senza teoria nelle nostre mani, noi lottiamo ma altri decidono, senza teoria il fine della lotta è avvolto nell'ombra.
E' una riunione differente, che forse chiede più impegno, ma entusiasmante!
Nei prossimi giorni comunicheremo il link per collegarci
Mobilitazione delle operaie della Beretta e degli operai MD Slai cobas sc: l'unità rende più forte la lotta!
DA MILANO A PALERMO Contro il nero governo Meloni - OGGI 24 GIUGNO AL PRIDE
Dati su occupazione e salari delle donne sempre peggio. Ma quando le lavoratrici lottano, e per questo vengono anche represse, nessun giornale ne parla
I DATI PUBBLICATI NON SONO AFFATTO UNA NOVITA', SPESSO SCOPRONO "L'ACQUA CALDA", NE' VANNO CONSIDERATI INNANZITUTTO "STORTURE" CHE POSSONO E DEVONO ESSERE SANATE.
SI TRATTA DEL "NORMALE" ANDAMENTO DEL SISTEMA CAPITALISTA, CHE VERSO LE DONNE E' DISCRIMINATORIO, PEGGIORATIVO PER PRINCIPIO; D'ALTRA PARTE, UN GOVERNO, IN PARTICOLARE QUESTO DELLA MELONI CHE LO RIVENDICA APERTAMENTE, CHE GUARDA ALLE DONNE SOPRATTUTTO COME "MACCHINE PER LA RIPRODUZIONE", NON PUO' ASSOLUTAMENTE DIFENDERE I DIRITTI DELLE LAVORATRICI.
SIAMO NOI DONNE, LAVORATRICI CHE DOBBIAMO ELEVARE LA NOSTRA LOTTA, UNITA', ORGANIZZAZIONE SU TUTTI I TERRENI.
Questo lo stanno già facendo le operaie della Beretta di Trezzo, come le lavoratrici degli asili di Taranto, come le lavoratrici dell'assistenza igienico-sanitaria di Palermo, ecc.
Il nostro lavoro è per unire sempre più queste lotte, che una sostenga l'altra, fornire strumenti di organizzazione e elevare la coscienza che non ci può essere neanche la minima parità se non rovesciamo questo sistema.
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Dalla stampa:
Il tasso di occupazione femminile rimane di 18 punti inferiore a quello degli uomini in Italia, fermo al 51,1%, rispetto ad un 69% di uomini nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 64 anni; inferiore di 13 punti rispetto alla media Ue. E' quanto emerge dall’ultimo report della Banca d’Italia.
Le donne italiane sono spesso costrette a lavori temporanei e part-time, con il 18% di donne in lavori precari e il 31,7% in part time, rispetto al 16% e 7,7% rispettivamente per gli uomini. Il lavoro part time non è sempre una scelta volontaria, ma spesso una necessità, dovuta alla responsabilità della cura e del sostegno alla famiglia.
Le donne in Italia guadagnano l’11% in meno rispetto ai colleghi maschi. Questa disparità salariale diventa ancora più pronunciata con la maternità e l’evoluzione della carriera.
La disparità di genere si riflette anche nelle pensioni, con i redditi pensionistici delle donne che sono inferiori del 27% rispetto a quelli degli uomini.
La maternità aggrava ulteriormente il divario di genere nel mercato del lavoro. Nei due anni successivi alla nascita del primo figlio, le madri lavoratrici hanno quasi il doppio della probabilità di non avere più un lavoro rispetto alle donne senza figli. Quindici anni dopo il parto, le loro retribuzioni medie sono circa la metà, considerando quelle che hanno potuto mantenere una continuità lavorativa.
La presenza di un figlio, inoltre, rende difficile per molte donne rientrare nel mercato del lavoro, soprattutto a causa della mancanza di servizi di assistenza all’infanzia di qualità e accessibili.
...la probabilità per le donne italiane di non avere più un impiego nei due anni successivi alla maternità è quasi doppia rispetto alle donne senza figli; questa differenza, benché si attenui nel tempo, è rintracciabile almeno fino a 15 anni dalla nascita del primogenito.
La situazione più difficile resta quella del Sud. "Nel Mezzogiorno, a tassi di partecipazione particolarmente bassi per entrambi i generi si associa un divario uomo-donna pari a oltre 25 punti percentuali nel primo trimestre di quest'anno (circa 14 punti nel Centro Nord)". Anche i dati relativi ai successi delle donne laureate "vanno interpretati secondo una visuale più ampia. Nonostante la crescita registrata nel numero di laureate nelle discipline Stem le donne che si laureano in materie scientifiche sono ancora solo il 15 per cento delle laureate totali (il 33 per cento tra gli uomini).
«Il tasso di partecipazione femminile è a un livello molto basso rispetto alla media europea e siamo al di sotto di quel 60% che era stato indicato come obiettivo da raggiungere entro il 2010 dall’Agenda di Lisbona e dai traguardi impliciti nell’Agenda Europa 2020
23/06/23
Bambini desaparecidos e donne come macchine da riproduzione su Controinformazione rossoperaia di oggi
Repressione verso le lavoratrici Slai cobas sc degli asili di Taranto
E' in atto una repressione da parte della Ditta Servizi Integrati contro le lavoratrici Slai cobas sc degli asili di Taranto; una repressione che unisce provvedimenti disciplinari - ben 4 in poche settimane e arrivati soprattutto a Rsa e Rls - ad un tentativo di isolamento dello Slai cobas.
I provvedimenti disciplinari sono fatti
con motivazioni che cercano di far passare come illegittime legittime
iniziative sindacali; e vogliono mettere a tacere le Rsa e Rls che
segnalano carenze anche sul fronte importante della sicurezza e salute,
attaccando come gravissime normali interviste a radio e Tv fatte durante
un presidio dello Slai cobas, perchè "colpirebbero l'immagine aziendale".
E' la reazione isterica dell'azienda di fronte al fatto che le lavoratrici Slai cobas hanno fatto saltare un accordo di elemosine (solo 50 euro una tantum dopo anni e anni di richiesta di aumento salariale effettivo), che invece già i sindacati confederali avevano accettato - sindacati confederali che mai hanno fatto una minima lotta, che hanno attivamente, ostacolato le loro iscritte a partecipare alle mobilitazioni indette dallo Slai cobas, in questo anno anche insieme all'Usb, mentre utilizzano, come è successo in altre occasioni nel recente passato (vedi la conquista del riconoscimento dell'ausiliariato e la conquista di un mese di lavoro durante la sospensione estiva, ecc.), le nostre lotte per avere anche loro i risultati conquistati sempre e solo con scioperi, presidi, incontri, ecc., in cui l'anima era ed è sempre lo Slai cobas.
MA SI ILLUIDONO TUTTI!
Questi provvedimenti disciplinari, il tentativo di isolamento dello Slai cobas non passeranno!
Anche
in questo caso si sta dimostrando che la repressione alimenta non la
paura, non il passo indietro, ma la ribellione, una maggiore coscienza
della vera partita in gioco.