14/08/21

Un commosso e rosso saluto a Gino Strada dal Mfpr - dal blog proletari comunisti

Gino Strada: un medico militante rivoluzionario - un grande combattente contro la guerra e contro i governi imperialisti e reazionari sempre dalla parte delle masse popolari: sempre schierato contro razzismo e fascismo, catene al progresso dell'umanità che devono essere spezzate 

Gino Strada: «I vaccini fanno male? Che fesseria»

Sul governo Salvini/5stelle ai tempi del blocco della nave Diciotti piena di migranti... Gino Strada ha dimostrato di avere le idee chiare, nella sua particolare prospettiva, e ha dichiarato, che il governo è fatto per la metà di fascisti e per l’altra metà di coglioni. Poi, in trasmissione, ha avuto un sobbalzo di buona creanza e si è corretto, per dire che la proporzione potrebbe essere inesatta.

La guerra all’Afghanistan

"Dicevamo 20 anni fa che questa guerra sarebbe stata un disastro per tutti. Oggi l’esito di quell’aggressione è sotto i nostri occhi: un fallimento da ogni punto di vista". "Non mi sorprende questa situazione. La guerra all’Afghanistan è stata - né più né meno - una guerra di aggressione iniziata all’indomani dell’attacco dell’11 settembre, dagli Stati Uniti a cui si sono accodati tutti i Paesi occidentali..... Così la “guerra al terrorismo” diventò di fatto la guerra per l’eliminazione del regime talebano al potere dal settembre 1996, dopo che per almeno due anni gli Stati Uniti avevano “trattato” per trovare un accordo con i talebani stessi: il riconoscimento formale e il sostegno economico al regime di Kabul in cambio del controllo delle multinazionali Usa del petrolio sui futuri oleodotti e gasdotti dall’Asia centrale fino al mare, cioè al Pakistan. Ed era innanzitutto il Pakistan (insieme a molti Paesi del Golfo) che aveva dato vita, equipaggiato e finanziato i talebani a partire dal 1994...Oggi l’esito di quell’aggressione è sotto i nostri occhi: un fallimento da ogni punto di vista. Oltre alle 241 mila vittime e ai 5 milioni di sfollati, tra interni e richiedenti asilo, l’Afghanistan oggi è un Paese che sta per precipitare di nuovo in una guerra civile, i talebani sono più forti di prima, le truppe internazionali sono state sconfitte e la loro presenza e autorevolezza nell’area è ancora più debole che nel 2001. E soprattutto è un Paese distrutto, da cui chi può cerca di scappare anche se sa che dovrà patire l’inferno per arrivare in Europa. ".

«La realtà di oggi preoccupa, c’è chi soffia sull’odio, chi inneggia alla violenza: siamo già dentro un nuovo fascismo. In Italia nessuno chiede perché, con milioni di poveri, abbiamo una spesa militare di miliardi»

Contro fascismo e razzismo

da un'intervista de il Manifesto del 15.05.2019 

Veniamo all’Italia, recentemente ha detto che Salvini porta con sé l’elemento caratteristico del fascismo: il razzismo. Che pericolo corriamo?

Credo sia sbagliato parlare di pericolo: questa è una realtà. Quando i ministri cominciano a non fare i ministri, ma vanno in giro a dire la qualunque, sempre più circondati da un alone di militarismo, la cosa preoccupa molto. E mi preoccupa l’assoluta mancanza di umanità. Non dovrebbe essere prendersi cura dei cittadini il lavoro di chi deve garantire la sicurezza? Mi pare invece sia un lavoro orientato a ignorare i cittadini e spingerli a puntare il dito contro chi sta più in basso. Non si punta mai il dito in alto: perché ci sono milioni di poveri in Italia, non si dice mai.

Il ministro dell’Interno parla in questi giorni di un decreto sicurezza bis che prevedrebbe multe a chi salva vite umane in mare. Si sta superando un’altra linea rossa? La criminalizzazione della solidarietà avrà effetti duraturi sul nostro paese?

Questa proposta è allucinante. È frutto di questo clima: siamo già dentro questa nuova forma di fascismo, che non si presenterà negli stessi termini della volta precedente ma non sarà meno dannosa. Avere sempre come nemico chi sta peggio e impostare questa contraddizione sulla paura dell’altro è un modo di pensare, prima che di comportarsi, che speravo sparito nella mentalità degli europei. Invece no. Negli intermezzi tra le tragedie non riusciamo mai a trovare il bandolo della matassa. La Dichiarazione universale dei diritti umani a distanza di 90 anni non è stata integralmente applicata da nessun paese firmatario. Erano i principi che dovevano orientare la politica dei governi, ma nessuno è andato in quella direzione.

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