09/08/21

A fronte della odiosa ipocrisia dei governi che parlano di "aiuti" alle donne per conciliare lavoro e famiglia, i padroni licenziano direttamente le lavoratrici o le inducono a dimettersi

Lavoro, part-time negato durante la pandemia. 800 donne con figli piccoli costrette a licenziarsi

Sono soprattutto operaie e impiegate. 

Il mondo del lavoro non è amico delle madri-lavoratrici. Lo dimostrano i dati presentati ieri dall'Ispettorato in una commissione in Comune a Bologna, che mette in fila centinaia di dimissioni volontarie di donne a seguito di orari part-time negati dalle imprese o trasferimenti che rendono complicata la cura dei figli più piccoli.

È così che si arriva alle 818 madri che nel 2020 in provincia di Bologna hanno lasciato il posto di lavoro per seguire la famiglia. Si tratta nella maggior parte dei casi di donne che lavorano nei servizi, che hanno provato a chiedere un occhio di riguardo alle loro aziende, ma che hanno ricevuto un "no". L'ha raccontato ieri Michela Marchiolo, dell'Ispettorato bolognese, rispondendo alle domande dei consiglieri del Comune e della Città metropolitana, riuniti nella stessa commissione.

Nel corso del 2020, l'anno della pandemia, sono infatti 1.134 le persone che si sono licenziate a causa dei bimbi piccoli. Di queste però solo 316 sono uomini, tutto il resto, 818 appunto, sono invece donne. "La maggiore richiesta di dimissioni volontarie è nel terziario, riguarda per lo più donne dai 30 ai 40 anni con figli nel primo anno di vita", spiega Marchiolo, sottolineando che quasi tutte le donne che hanno poi lasciato il lavoro hanno cercato un'alternativa: 811 di loro, hanno chiesto all'azienda il passaggio a un orario part- time, negato però a 789.

"Per lo più si sono giustificate spiegando la difficoltà di conciliare il lavoro e la cura dei figli, la mancanza di servizi o l'impossibilità di rispondere alle esigenze dell'azienda"...

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