Ancora un’operaia è morta sul lavoro e in modo orribile, assassinata da padroni - che anche se sono medi o piccoli hanno e devono seguire le stesse leggi di sfruttamento, la stessa logica delle grandi: tagliare i costi del lavoro per salvaguardare i profitti (alti o medi che siano), e questo sempre più spesso significa tagliare sulla vita delle operaie e degli operai.
Non è un caso che anche il modo con cui muoiono queste operaie è seriale. Tutte stritolate da macchinari senza sistemi di sicurezza (da Luana, all'operaia di Piacenza finita incastrata coi capelli in un macchinario, a Laila), macchinari al massimo utilizzo per produrre di più e più rapidamente (Laila era stata assunta "un paio di mesi fa per far fronte ad un picco di produzione" - scrive Il Mnifesto).
Non è un caso che sono tutte giovani donne, che vogliono un lavoro stabile, per i propri figli, per avere un'indipendenza economica, che lavorano in condizioni di insicurezza per timore di perdere il lavoro, in una situazione in cui i licenziamenti sono all’ordine del giorno dovunque, e le donne sono le prime ad essere sacrificate.
Questa realtà non è un caso! E' il frutto di questo sistema capitalista. In questo sistema la condizione di maggiore necessità e maggiore difficoltà a trovare e a mantenere un lavoro, soprattutto da parte delle donne, degli immigrati, viene usata per ottenere più lavoro e meno diritti.
I mass media anche in questo assassinio tendono ad "umanizzare" i rapporti tra azienda e lavoratrice, ma sono anch'essi criminali, perchè nascondono la realtà che si chiama sfruttamento, divisione di classe tra chi produce e muore e chi guadagna.
"L'azienda - scrive fanpage - specializzata in prodotti per il confezionamento di alimenti, è stata fondata da Fiano Setti, noto imprenditore modenese, che negli ultimi anni ha aumentato l'attività fino al punto da realizzare un nuovo stabilimento poco distante".
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