L’esercito dei ginecologi obiettori, in sei ospedali lombardi non si può abortire
In sedici strutture solo il 20 per cento è non obiettore
di FABIO FLORINDI
In sedici strutture solo il 20 per cento è non obiettore
di FABIO FLORINDI
Milano, In sei
ospedali lombardi abortire è praticamente impossibile, visto che il 100% dei
ginecologi sono obiettori. Si tratta dei presidi di Iseo, Sondalo,
Chiavenna, Gavardo, Gallarate e Oglio Po. In 16 strutture gli obiettori
superano l’80%, rendendo molto difficile l’applicazione della legge 194.
Solo in 5 realtà l’obiezione è inferiore al 50%.
A Milano la maggiore concentrazione di ginecologi obiettori si
registra alla Macedonio Melloni (87,5%) e al Niguarda (75%).
A fronte di questi
dati, il Pd regionale chiede un concorso per medici «non obiettori» in modo che
la legge sull’aborto possa essere completamente applicata. Il ricorso
all’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), comunque, è in calo
progressivo in tutta Italia e lo è anche in Lombardia (nel 2015 -10,5%
rispetto al 2014). Stando ai numeri, la Lombardia è indietro anche sull’utilizzo
della RU486, la pillola abortiva autorizzata nel 2009
dall’Aifa. Nella regione il suo utilizzo, nel 2016, è stato del 6,6% ( 927
interruzioni volontarie di gravidanza con RU486 su 13.830). L’ultimo confronto
possibile tra Regioni è relativo al 2015: la Lombardia è molto lontana da
Liguria (40,3%), Piemonte (32,5%), Emilia Romagna (25,8%) e Toscana (20,1%).
Ben 33 strutture su 63, il 52%, non praticano interruzioni di gravidanza
farmacologiche perché passa troppo tempo tra la certificazione e l’esecuzione
dell’Ivg e spesso scadono i 49 giorni utili per effettuare quella
farmacologica. La vicepresidente del Consiglio regionale in quota Pd, Sara
Valmaggi, chiede «che la Regione si impegni affinché le proprie strutture
propongano l’Ivg farmacologica a tutte le donne che sono nei tempi previsti,
riveda la decisione di non somministrarla anche in day hospital e imponga alle
aziende sanitarie l’obiettivo di aumentarne l’utilizzo così da arrivare al
livello delle altre regioni». E poi «di fare come nel Lazio: concorsi ad hoc
per assumere medici non obiettori per garantire in tutti gli ospedali
lombardi la piena applicazione della legge 194». Puntuale la risposta
dell’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera: «La Regione
garantisce a tutte le donne la libertà di scelta di interrompere
volontariamente la gravidanza, prevista dalla legge nazionale 194. Legge che
viene applicata in tutte le Asst (Aziende socio sanitarie territoriali) della
Lombardia, per questo non abbiamo necessità di ricorrere a concorsi per
reclutare medici non obiettori». Lo scorso anno, aggiunge l’assessore,
«sono state effettuate nelle nostre strutture 14.111 interruzioni volontarie di
gravidanza, di cui circa il 15% su donne provenienti da fuori regione». E per
il capogruppo di Lombardia Popolare al Pirellone, Angelo Capelli, «in
Lombardia la legge 194 è pienamente applicata attraverso politiche di reale
sostegno al lavoro dei Consultori e dei Centri aiuto alla vita
nell’accompagnamento della donna e nella tutela della vita». Infine il
presidente della commissione regionale Sanità, Fabio Rolfi (Lega), ha
ricordato che «esistono medici obiettori perché l’aborto è una pratica che,
anche con le più moderne conoscenze della scienza, continua ad interrogare le
coscienze».
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