11/04/17

I decreti Minniti-Orlando, su immigrazione e sicurezza urbana, colpiscono anche le donne! Conoscerli per combatterli


Da Sinistra anticapitalista

Con i decreti legge 13 e 14 del mese di febbraio del corrente anno —cc.dd. Minniti-Orlando—, provvedimenti d’urgenza immotivati, il Governo ha adottato misure gravemente riduttive delle garanzie e delle libertà civili e democratiche, da un lato restringendo l’accesso alla giustizia per i richiedenti asilo, dall’altro con l’attribuzione ai sindaci di poteri di ordinanza in materia di ordine pubblico oltre i limiti di garanzia costituzionale. E’ l’ennesima torsione autoritaria che baratta la sicurezza sociale, quella dei diritti esigibili, con la sicurezza urbana, «in perfetta continuità – osservano i Giuristi democratici – con il nefasto “pacchetto sicurezza” del 2009 dell’allora ministro Maroni (Governo Berlusconi). Si può leggere sull’ultimo numero de L’Anticapitalista che quando il governo promette di «eliminare la marginalità sociale», di fatto criminalizza i soggetti più deboli (art. 4, D.L. 14/17) come nelle famigerate poor law inglesi agli albori del capitalismo. Cresceranno nuovi ghetti nelle periferie, grazie al “DASPO urbano” che verrà utilizzato per allontanare la “teppa” dai luoghi turistici per tutelare il “decoro di particolari luoghi”, in barba al principio della presunzione d’innocenza e prevedendo la possibilità per i regolamenti di polizia urbana di introdurre divieti di accesso a determinati luoghi per chi ha ricevuto una sentenza di condanna non ancora definitiva. Norme persecutorie —ma soprattutto, ricordano anche i GD, dichiarate incostituzionali, come l’art. 75-bis D.P.R. 309/90— con il divieto di frequentare locali pubblici o aperti al pubblico per chi ha ricevuto (anche se minore!) una condanna confermata solo in appello per reati di cui all’altrettanto nefasto Testo Unico sugli stupefacenti (D.P.R. 309/90).
I daspo urbani comminati a Genova e i filtri ai manifestanti che hanno colpito militanti che arrivavano a Roma per manifestare contro l’Ue o precari della pubblica amministrazione che volevano protestare sotto Palazzo Vidoni, altri articoli prevedono di restringere le garanzie di migranti e richiedenti asilo, già affidate all’arbitrarietà delle questure, con le “Disposizioni per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale” per “assicurare una maggiore celerità ai ricorsi giurisdizionali in materia di immigrazione” e i nuovi Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio), con la possibilità di allungare i tempi di detenzione dagli attuali 90 giorni fino a 135 e la facoltà per i Comuni di utilizzare i richiedenti asilo presenti nel proprio territorio in lavori socialmente utili senza compensi in danaro.
«Il decreto Minniti, varato dal governo di centrosinistra ed approvato recentemente dal Parlamento, è un ulteriore passaggio nel rafforzamento  dello Stato Penale in costruzione ormai da anni. Lo Stato, incapace di garantire un minimo di redistribuzione e protezione sociale (lavoro, salute, istruzione, casa…) si svela e completa nella sua funzione principale di controllo e repressione», scrive anche Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa. «Il restringimento delle garanzie e delle libertà, come la continua criminalizzazione dei conflitti politici e sociali, si sono affermati: limitazione al diritto di sciopero e alle libertà sindacali nei posti di lavoro, divieti e negazioni della possibilità di manifestare e gestione repressiva del dissenso e delle proteste, siano esse contro grandi opere o per l’affermazione dei propri diritti. Quanto successo a Roma il 25 marzo per il corteo contro la Ue è stato esemplificativo: in un clima di intimidazione, migliaia di identificati, 150 persone fermate e 30 fogli di via giustificati con l’orientamento ideologico. Comportamento rivendicato dal governo e replicato i giorni dopo in occasione delle proteste dei precari con decine di pullman fermati e controllati uno ad uno». «Il decreto del ministro dell’interno Minniti, che ricordiamo abbracciato a quel Cossiga che mandò i carri armati nel ’77 a Bologna e con cui ha costruito la sua carriera dentro gli apparati repressivi e militari italiani con la fondazione ICSA, rappresenta tutto questo.
Il Daspo urbano è la legittimazione giuridica del potere discrezionale che si dà a prefetti e, ancora peggio, ad amministrazioni pubbliche anch’esse diventate funzionali allo Stato Penale». [checchino antonini]

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