Ni una menos!
Ieri
cortei e rabbia dopo l'ennesimo orribile femminicidio: Micaela, 21
anni, militante femminista ed attivista del Movimento Evita, stuprata ed
assassinata nella provincia di Entre Rios.
Le
parole non bastano. Diciamo basta. Mettiamo di nuovo in gioco i nostri
corpi nelle strade e nelle piazze. E assistiamo alla controffensiva dei
differenti poteri: della polizia, dei politici, dei giudici e della
chiesa.
Di fronte alla
violenza sociale e politica che si esercita sui nostri corpi, come
fossero territori da saccheggiare, da conquistare, cose da espropriare e
di cui poi disfarsi.
Di
fronte all'acuirsi della violenza della polizia, con le forze di
sicurezza che ricevono il via libera e la protezione da parte delle
politiche razziste, misogine e classiste per continuare a perseguitare e
colpire, mentre i reati delle grandi imprese godono di totale impunità.
Di
fronte alle politiche della sicurezza basate sull'idea già fallita
della mano dura ed il tentativo di riforme legali relative
all'abbassamento dell'età di imputabilità che hanno solo l'effetto di
incrementare la criminalizzazione dei giovani poveri, noi diciamo basta!
Dall'8
di marzo, quando abbiamo scioperato per reclamare il diritto all'aborto
libero, legale, sicuro e gratuito, il riconoscimento del nostro lavoro,
la trasformazione delle disuguaglianze sociali, economiche e politiche
che definiscono forme di subordinazione ed una asimmetrica precarietà
per le nostre vite; quando abbiamo scioperato contro la cultura della
paura con la quale sempre più ci vogliono rendere docili; per delle
politiche pubbliche efficaci che garantiscano l'educazione e la
prevenzione per sradicare la violenza patriarcale; quando scioperiamo
per le frontiere libere, perché non siano criminalizzati i nostri
movimenti migranti, né la nostra libertà incatenata dalla finanza, per
la nostra autonomia e per la libertà di tutt*: da quel giorno la
violenza ha continuato ad aumentare. Lo vediamo nella repressione delle
mobilitazioni, nella caccia alle streghe contro le donne, nell'assenza
di politiche che appoggiano la nostra autonomia, la contesa per il
diritto alla terra, dove noi donne mettiamo in gioco nostri corpi per
difenderla.
Durante la
storica giornata dello Sciopero Internazionale delle Donne, abbiamo
avuto 26 arresti tra il 7 e l'8 di marzo, operati dalla polizia
attraverso delle vere e proprie razzie, proibite per legge nel paese.
Alcune compagne sono state denunciate e processate: i procedimenti
contro di loro sono ancora aperti e chiediamo che vengano annullati.
Daniela
Guantay, 22 anni, militante dell'organizzazione La Poderosa, è sparita
per 7 giorni ed il 7 è stato trovato il suo corpo senza vita sulla riva
del Rìo Vaquero, nella provincia di Salta. 23 giorni dopo, è stata
identificata grazie all'autopsia.
Laura
Zaracho, cuoca della mensa popolare Los Cartoneritos di Lanùs, ha perso
la sua gravidanza per via dell'attacco ricevuto dagli agenti della
polizia, durante una operazione fuori controllo sotto gli occhi del
segretario della sicurezza al municipio. Laura stava cucinando per i
ragazzi e le ragazze e per i lavoratori e le lavoratrici del quartiere.
Sheila,
una adolescente di 16 anni di Isla Maciel, è stata picchiata ed
ammanettata durante una perquisizione mentre assisteva ad abusi contro
suo padre. Ritirandosi dal quartiere la polizia la ha lasciata
ammanettata senza la possibilità di liberarsi.
Nei
giorni prima dello sciopero migrante del 30 marzo, sono aumentate le
perquisizioni nei quartieri popolari contro la popolazione migrante, in
continuità con la sequenza di criminalizzazione e intimidazione a cui si
assiste. Si tratta di messe in scena che cercano di legittimare il
decreto razzista e xenofobo DNU 70/17.
Le
compagne del quartiere Cuartel V del municipio di Moreno stanno subendo
minacce e intimidazioni da parte dei narcos, a fronte alla complicità
ed inazione delle autorità. Sono ostaggi di una speculazione immobiliare
informale-formale che minaccia di lasciarle senza terra e di fronte
alla quale non si vogliono rassegnare. E queste donne mettono a rischio
le loro vite in una difesa asimmetrica, diseguale e totalmente ingiusta.
Dei
sette detenuti dell'organizzazione sociale Tupac Amaru, cinque sono
donne, tra di loro Milagro Sala, parlamentare del Parlasur. Vari
organismi internazionali di protezione dei diritti umani come l'ONU e la
CIDH hanno dichiarato che dovrebbe essere liberata “immediatamente”, ma
Milagro Sala è ancora in carcere ed ogni giorno che passa il governo
non compie quanto dovrebbe essere obbligato a fare.
In
un quartiere del conurbano di Buenos Aires, Higui si trova in carcere
da quasi sei mesi. È stata attaccata da un gruppo violento che l'ha
picchiata e minacciata di uno stupro collettivo come “correzione” per il
suo essere lesbica. Higui si è difesa ed uno degli assalitori è morto, e
Higui è stata incarcerata ed accusata di omicidio. Pretendiamo la
libertà di Higui ed una procedimento investigativo in sede giudiziaria
che si spogli della sua tradizione patriarcale.
Micaela
Garcìa, una giovane di 21 anni, militante del movimento Evita, è
scomparsa sabato 1 aprile a Gualeguay, nella provincia di Entre Rìos.
Pretendiamo la sua apparizione con vita. (il giorno dopo l'uscita di
questo comunicato, il corpo di Micaela è stato ritrovato senza vita). '
Diciamo
basta alla catena di repressione ed all'aumento delle crudeltà con le
quali ci vogliono togliere dalle strade quando protestiamo, con le quali
vogliono disarmare le nostre reti quando ci uniamo per difendere ed
esigere il rispetto dei nostri diritti, perseguitarci e intimidirci
quando ci connettiamo e intrecciamo rivendicazioni e lotte tra diversi
settori, silenziare le nostre risate quando ci incontriamo e pensiamo
mondi possibili che non siano legati alle violenze machiste attraverso
cui si garantisce il funzionamento del capitale.
Per questo torniamo a gridare con forza: contro la crudeltà, più femminismo. ¡Ni una menos! ¡Vivas y libres nos queremos!
Ni Una Menos, 7 aprile 2017
Traduzione a cura di dinamo press
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