L'appello per l'emergenza
internazionale lanciato dal nostro Partito è l'indispensabile
riferimento che proletari, masse popolari, partiti e organizzazioni
comuniste, forze rivoluzionarie, democratiche e antimperialiste
devono assumere e costruire tutte le iniziative urgenti e necessarie
che la situazione in Turchia determina.
Apprezziamo e facciamo conoscere tutte
le analisi che vengono fatte sul tentato golpe, sulla risposta di
Erdogan ad esso, sulla collocazione di questi eventi nelle
contraddizioni interimperialiste e nella incandescente situazione
nell'area.
Ma in tutta sincerità dobbiamo dire
che non è essenzialmente il tempo delle analisi.
La questione è che vi è stato un solo
golpe, innescato da quello fallito, che è quello del regime fascista
islamico di Erdogan. E' importante in questo momento aggiungere la
parola islamico o islamista, perchè evidentemente la trasformazione
ulteriore della dittatura fascista di Erdogan fa leva
sull'organizzazione e scatenamento del fattore religioso e sullo
sviluppo dell'integralismo, come cemento del consenso alla sua
dittatura.
E' evidente che tocca alle forze
all'interno della Turchia costruire la mobilitazione necessaria per
fronteggiare la situazione.
Il nostro massimo sostegno va al
TKP/ML, a MKP, alle forze rivoluzionarie militanti del MLKPE e di
Fronte popolare e all'intero movimento di liberazione Nord Kurdistan.
Noi pensiamo che queste forze debbano
trovare una base di intesa per resistere al regime di Erdogan, per
organizzare e armare il popolo contro di esso.
Queste forze debbono essere il nucleo
di un fronte unito popolare che abbracci tutte le organizzazioni
sindacali e le associazioni democratiche, il movimento degli studenti
e nelle università e tutti coloro che sono oggetto della feroce
repressione scatenata da Erdogan.
Ci sono dei fronti, però, che hanno un
carattere assolutamente principale. Erdogan assume pubblicamente come
bersaglio i “golpisti” e tutti coloro che li avrebbero sostenuti,
ma sono realmente a rischio vita i prigionieri politici rivoluzionari
turchi e curdi – compreso Ocalan – che il regime può massacrare.
Sono a rischio tutti i militanti
comunisti rivoluzionari, i giovani e le organizzazioni delle donne,
che hanno sempre combattuto Erdogan, il regime militare e tutte le
forze reazionarie e pro imperialiste della Turchia.
Sono a rischio genocidio le masse
popolari del Nord Kurdistan, verso cui il regime di Erdogan ha
ampiamente dimostrato di sviluppare una politica genocida.
Su questi tre fronte, ogni paese, ogni
territorio è “Turchia”.
In particolare nei paesi dove esiste una grande massa di immigrati
turchi e curdi, in particolare nelle città dove esistono ambasciate,
consolati turchi e realtà economiche, industriali che fanno
riferimento ai padroni turchi e a tutti coloro che fanno affari con
la Turchia.
E' importante la
mobilitazione dei sindacati di tutti i paesi per difendere gli
attivisti sindacali, le organizzazioni sindacali, le lotte operaie;
così come è importante la più ampia mobilitazione di scuole e
università, sapendo che questo tipo di mobilitazione sarà
soprattutto da settembre in poi che si potrà sviluppare.
Sin da subito va
considerato il fronte particolare delle donne turche e curde, verso
cui il regime scatena la repressione e l'imposizione violenta delle
regole dell'integralismo islamico, facendo leva sulla base di massa
reazionaria che sostiene il golpe.
Tutte le forme di
lotta contro il regime di Erdogan sono necessarie, tutte vanno
organizzate, tutte vanno sostenute.
In Italia e nei paesi imperialisti
bisogna denunciare con forza il sostanziale appoggio alla dittatura
di Erdogan. Le parole “critiche” che si esprimono circa la difesa
della democrazia e dei diritti umani in Turchia e circa l'ingresso
ora della Turchia nella UE, non nascondono che la Turchia di Erdogan
resta il puntello importante dell'imperialismo Usa, dei governi
imperialisti europei, a partire dalla Germania, della Nato e
dell'imperialismo italiano, tutti impegnati nella più generale
aggressione imperialista ai popoli nel Medio Oriente e nel Mondo
Arabo.
Ciò non toglie che
si debba chiedere anche ai governi con tutti i mezzi necessari che il
regime di Erdogan sia isolato, gli ambasciatori ritirati, i rapporti
economici, politici, diplomatici e militari sospesi, fino alla revoca
dello stato di emergenza e la fine della sospensione dei diritti
umani, dell'azione di repressione generale che viola anche tutti i
diritti umani previsti dall'Onu, dalla Ue, ecc.
IL FASCISMO NON
PASSERA'!
ORA E SEMPRE
RESISTENZA!
MORTE AD ERDOGAN E
ALL'IMPERIALISMO!
LIBERTA' PER I
PROLETARI E I POPOLI!
SOLIDARIETA'
INTERNAZIONALE E INTERNAZIONALISTA!
Proletari comunisti
– PCm Italia
24 luglio 2016
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