Non si
fermano le iniziative degli antiabortisti per "dissuadere" persino
dall'assunzione della pillola del giorno dopo. In nome di un supposto codice
"etico" si spande a piene mani odio contro le donne, contro la loro
autodeterminazione. Lo stesso "codice etico" non si pone il problema della vita
stessa delle giovani, delle donne.."solo cercato di convincerle a rinunciare e a
salvare così vite umane" dice l'infermiera che, nei fatti, ha impedito l'accesso
in ospedale a due giovani donne.
Cacciamoli!!
Voghera, chiedono la pillola
del giorno dopo ma un'infermiera non le fa entrare in ospedale
La donna, di turno al pronto soccorso, ha respinto due ventenni che chiedevano di vedere un ginecologo per la prescrizione. Nessuna violenza o minaccia, ma l'azienda ospedaliera ha aperto un'indagine | ||||||||||
"Non le ho assolutamente minacciate, ma solo cercato di convincerle a rinunciare e a salvare così vite umane - si giustifica adesso l'infermiera - L'ho fatto per motivi di coscienza, non religiosi". Ma in realtà il discorso regge fino a un certo punto. La pillola del giorno dopo a base di Levonogestrel, in vendita nelle farmacie italiane esattamente dalla fine di ottobre di 14 anni fa (allora costava 20mila lire), non è un farmaco abortivo. Proprio nel febbraio scorso l'Agenzia del Farmaco ha aggiornato la scheda tecnica cancellando la vecchia dicitura "il farmaco potrebbe anche impedire l'impianto", sostituendola con "inibisce o ritarda l'ovulazione".
Deve essere assunto entro 72 ore dal rapporto sessuale, il prima possibile, e spesso i ginecologi, pur ricordando che è sempre meglio avere rapporti sicuri, suggeriscono alle adolescenti di tenerlo in borsetta. Quindi dopo anni di polemiche vivaci, la pillola del giorno dopo viene ormai considerata una forma di contraccezione di emergenza e neppure tanto abusata. Alcuni mesi fa l'azienda produttrice leader ha precisato che negli ultimi quattro anni c'è stata una flessione del quattro per cento delle vendite.
Le due ragazze che si erano rivolte fiduciose alla struttura e non si aspettavano di dover fronteggiare un dibattito etico, alla fine se ne sono andate, forse per la mortificazione, forse per non tirare in lungo una discussione magari davanti ad altri pazienti in attesa. E' probabile che il giorno successivo si siano rivolte al loro medico.
Ma i due episodi sono stati subito segnalati alla direzione sanitaria e all'azienda ospedaliera e pare che i primi a 'bacchettare' l'infermiera coscienziosa siano stati proprio la caposala e il medico che era di turno quelle due notti. Ma lei resta convinta di aver agito per il meglio.
"Anche noi infermieri abbiamo un codice etico - dice - e il dovere di dialogare se lo riteniamo opportuno".
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