avanti con la mobilitazione per la resistenza kurda
contro ISIS e imperialismo!
Ad Asia - ufficio informazione kurdistan in Italia - avevo chiesto: "come possiamo intervenire qui in europa per portarvi la
nostra solidarietà? Come possiamo contribuire?"
Quella che segue in calce è stata in sintesi la risposta di Asia.
Non lasciamo disattesa questa richiesta di aiuto, non perchè siamo buone, ma perchè siamo sorelle e compagne
Perché l'Isis e l'imperialismo che lo sostiene sono il nostro nemico comune
Perché l'Isis, dopo una performance della coalizione a guida USA, si sta preparando a un nuovo attacco
Perché l'Isis per ora è meno sfacciato di Israele, ma come questo è uno stato teocratico e imperialista, espressione del capitalismo burocratico in medio oriente
Perchè L'Isis, sostenuto dalla Turchia, addestrato dalla NATO, foraggiato dall'occidente è un prodotto del nostro sistema e possiamo/dobbiamo combatterlo alle radici, quindi anche sul nostro territorio
Perchè allora non cominciamo con l'ambasciata turca a Roma?
Se le compagne romane ci sono, potremmo indire un presidio sotto l'ambasciata turca in tempi brevi, in occasione della manifestazione globale contro ISIS per Kobanê, proclamata per il 1°novembre.
Fate sapere la vostra disponibilità, se non per quel giorno per altri, anche per raccordarci con eventuali altre manifestazioni in Italia
Luigia, mfpr-l'Aquila
Quella che segue in calce è stata in sintesi la risposta di Asia.
Non lasciamo disattesa questa richiesta di aiuto, non perchè siamo buone, ma perchè siamo sorelle e compagne
Perché l'Isis e l'imperialismo che lo sostiene sono il nostro nemico comune
Perché l'Isis, dopo una performance della coalizione a guida USA, si sta preparando a un nuovo attacco
Perché l'Isis per ora è meno sfacciato di Israele, ma come questo è uno stato teocratico e imperialista, espressione del capitalismo burocratico in medio oriente
Perchè L'Isis, sostenuto dalla Turchia, addestrato dalla NATO, foraggiato dall'occidente è un prodotto del nostro sistema e possiamo/dobbiamo combatterlo alle radici, quindi anche sul nostro territorio
Perchè allora non cominciamo con l'ambasciata turca a Roma?
Se le compagne romane ci sono, potremmo indire un presidio sotto l'ambasciata turca in tempi brevi, in occasione della manifestazione globale contro ISIS per Kobanê, proclamata per il 1°novembre.
Fate sapere la vostra disponibilità, se non per quel giorno per altri, anche per raccordarci con eventuali altre manifestazioni in Italia
Luigia, mfpr-l'Aquila
Asia: ci
sono diversi modi. In primo luogo ci serve sempre un'attenzione: questa
situazione si deve vedere come una situazione che si può vivere ogni
giorno e che riguarda tutti, non come è successo nella seconda guerra
mondiale con i nazisti. Ognuno di noi può fare qualcosa, si possono
raccogliere aiuti, andare sul confine e fare pressione affinché il
governo turco, anzichè proteggere ISIS, lasci trasportare i feriti agli
ospedali di Turchia.
E' importante anche l'aiuto psicologico, ad esempio i cittadini di Kobane dicevano che volevano avere anche solo un saluto dall'umanità, volevano sapere che il mondo sta vedendo questo genocidio e questo è importante da un punto di vista morale.
E' importante non lasciarli soli, l'isolamento, l'embargo per i popoli del medio oriente, che sono abituati a vivere tutti insieme, fa loro più male dell'ISIS, psicologicamente, socialmente, economicamente, militarmente.
Noi abbiamo fatto una proposta alla comunità internazionale di creare un gruppo, una "coalizione dei popoli", per intervenire lì al confine, come un gruppo della solidarietà, per far attenzione, per opporsi alla guerra, agli interessi degli stati-nazione.
Anche qui in Italia si può fare qualcosa, perchè noi non vediamo che il governo italiano voglia portare la pace in quella regione. Noi crediamo che i popoli, non gli stati-nazione possano cambiare il corso della storia, perciò abbiamo attuato il confederalismo democratico. Se i governi, se gli stati avessero fatto gli interessi dei popoli allora non ci sarebbero state queste guerre. La mentalità degli stati-nazione è falsa, bisogna cambiare questa mentalità, questa ideologia. La guerra dei governi è contro le donne, contro i popoli e le donne sono le prime ad essere colonizzate e schiavizzate. Il potere degli stati nazione è intrinsecamente patriarcale. In questa società le donne è come se non esistessero, ma le donne sono il centro del popolo. Il popolo si organizza secondo la donna oppure secondo la madre e se si vuole difendere il popolo bisogna difendere i diritti, la libertà delle donne prima di tutto. Questo secondo noi è molto importante, perciò nel sistema del Rojava, la partecipazione delle donne è del 40%, quella degli uomini pure e il restante 20% è rimasto così (?), perciò questo sistema può essere un modello per gli altri paesi, oppure per tutto il medio oriente.
In Europa, e ancor di più in medio oriente per l'influenza dell'islam, la donna non viene proprio considerata come persona. questo noi non lo accettiamo. Abbiamo la forza di costruire un altro sistema con la forza del popolo, con la partecipazione del popolo e noi ci siamo riusciti, nonostante la guerra, a partire da ogni aspetto della vita sociale, economica, culturale, fino all'educazione, all'istruzione, alla difesa.
E' possibile anche se è difficile, ma anche la resistenza è una cosa difficile, non possiamo condurre una vita normale, come il popolo palestinese e altri popoli della regione che si devono abituare alla guerra e secondo questo modo di vivere sono costretti anche a rafforzare la psicologia. Questa è una realtà, ma non possiamo dire "non possiamo far niente" e allora che facciamo? rimaniamo così quando ci sfruttano e ci uccidono?
Sappiamo che la difesa è un diritto e si può usare, ma si deve anche usare!
E' importante anche l'aiuto psicologico, ad esempio i cittadini di Kobane dicevano che volevano avere anche solo un saluto dall'umanità, volevano sapere che il mondo sta vedendo questo genocidio e questo è importante da un punto di vista morale.
E' importante non lasciarli soli, l'isolamento, l'embargo per i popoli del medio oriente, che sono abituati a vivere tutti insieme, fa loro più male dell'ISIS, psicologicamente, socialmente, economicamente, militarmente.
Noi abbiamo fatto una proposta alla comunità internazionale di creare un gruppo, una "coalizione dei popoli", per intervenire lì al confine, come un gruppo della solidarietà, per far attenzione, per opporsi alla guerra, agli interessi degli stati-nazione.
Anche qui in Italia si può fare qualcosa, perchè noi non vediamo che il governo italiano voglia portare la pace in quella regione. Noi crediamo che i popoli, non gli stati-nazione possano cambiare il corso della storia, perciò abbiamo attuato il confederalismo democratico. Se i governi, se gli stati avessero fatto gli interessi dei popoli allora non ci sarebbero state queste guerre. La mentalità degli stati-nazione è falsa, bisogna cambiare questa mentalità, questa ideologia. La guerra dei governi è contro le donne, contro i popoli e le donne sono le prime ad essere colonizzate e schiavizzate. Il potere degli stati nazione è intrinsecamente patriarcale. In questa società le donne è come se non esistessero, ma le donne sono il centro del popolo. Il popolo si organizza secondo la donna oppure secondo la madre e se si vuole difendere il popolo bisogna difendere i diritti, la libertà delle donne prima di tutto. Questo secondo noi è molto importante, perciò nel sistema del Rojava, la partecipazione delle donne è del 40%, quella degli uomini pure e il restante 20% è rimasto così (?), perciò questo sistema può essere un modello per gli altri paesi, oppure per tutto il medio oriente.
In Europa, e ancor di più in medio oriente per l'influenza dell'islam, la donna non viene proprio considerata come persona. questo noi non lo accettiamo. Abbiamo la forza di costruire un altro sistema con la forza del popolo, con la partecipazione del popolo e noi ci siamo riusciti, nonostante la guerra, a partire da ogni aspetto della vita sociale, economica, culturale, fino all'educazione, all'istruzione, alla difesa.
E' possibile anche se è difficile, ma anche la resistenza è una cosa difficile, non possiamo condurre una vita normale, come il popolo palestinese e altri popoli della regione che si devono abituare alla guerra e secondo questo modo di vivere sono costretti anche a rafforzare la psicologia. Questa è una realtà, ma non possiamo dire "non possiamo far niente" e allora che facciamo? rimaniamo così quando ci sfruttano e ci uccidono?
Sappiamo che la difesa è un diritto e si può usare, ma si deve anche usare!
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