Il
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario esprime tutto il suo
profondo dolore e nello stesso tempo furore per l'impiccagione da parte
del regime iraniano di Reyhaneh.
Esprimiamo il nostro rispetto e orgoglio, come donne in lotta contro un sistema sociale barbaro e putrido, di fronte alla determinazione, altezza e dignità di Reyhaneh che fino all'ultimo non ha voluto negare di aver subito il tentativo di stupro, benchè sapesse bene che questo rifiuto le sarebbe costata la vita.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla madre Shole Pakravan, che fino all'ultimo ha lottato, non si è piegata di fronte al dolore e ai ricatti del regime, e ha detto "Mia figlia con la febbre ha ballato sulla forca".
Questa impiccagione per il reazionario regine iraniano - sostenuto dagli imperialismi, che ora fanno, come sempre, dichiarazioni ipocrite ma continuano i loro legami sporchi di sangue - è di fatto un segnale per tutte le donne iraniane di peggioramento della condizione, della vita delle donne, che dimostra che su questo i governi che siano "moderati" come si presenta quello attuale o che siano dichiaratamente reazionari come quello di Ahmadinejad, non cambiano la loro politica fascista contro le donne e le masse popolari - vedi la nuova legge (Amr-e be marouf va nahi az monkar - Propagare la virtù e prevenire il male), approvata dal parlamento, sull'estensione dei diritti sanzionatori a tutti i cittadini contro chi non rispetta i costumi della Repubblica islamica, che per le donne vuol dire essere sfregiate con l'acido se non si coprono bene con il velo; o l'arresto in giugno di Ghoncheh Ghavami, 25enne britannica di origini iraniane si solo perchè protestava contro il divieto alle donne di assistere ad eventi sportivi.
Ancora una volta la condizione di oppressione, violenza delle libertà e diritti delle donne è la punta di iceberg di una condizione di oppressione, fascista di tutte le masse popolari e indica il livello di inciviltà di un paese.
Ma in Iran, come in tutto il Medio Oriente, come in tutto il mondo, l'accanirsi contro le donne è espressione del miserabile ma vano tentativo di zittire e colpire il settore più oppresso delle masse popolari ma nello stesso tempo quella forza che quando si unisce e lotta scatena una furia rivoluzionaria che fa paura.
VENDICHIAMO LA MORTE DI REYHANEH, ALZANDO E RAFFORZANDO LA NOSTRA LOTTA DOVUNQUE CONTRO GLI STATI E I GOVERNI BORGHESI-FEUDAL BORGHESI, CONTRO L'IMPERIALISMO, PER LA RIVOLUZIONE, PER LA GUERRA POPOLARE, IN CUI - COME MOSTRANO L'INDIA, KOBANE... LE DONNE SONO IN PRIMA FILA, L'ANIMA PIU' DETERMINATA PERCHE' HANNO DOPPIE/TRIPLE CATENE DA SPEZZARE!
Esprimiamo il nostro rispetto e orgoglio, come donne in lotta contro un sistema sociale barbaro e putrido, di fronte alla determinazione, altezza e dignità di Reyhaneh che fino all'ultimo non ha voluto negare di aver subito il tentativo di stupro, benchè sapesse bene che questo rifiuto le sarebbe costata la vita.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla madre Shole Pakravan, che fino all'ultimo ha lottato, non si è piegata di fronte al dolore e ai ricatti del regime, e ha detto "Mia figlia con la febbre ha ballato sulla forca".
Questa impiccagione per il reazionario regine iraniano - sostenuto dagli imperialismi, che ora fanno, come sempre, dichiarazioni ipocrite ma continuano i loro legami sporchi di sangue - è di fatto un segnale per tutte le donne iraniane di peggioramento della condizione, della vita delle donne, che dimostra che su questo i governi che siano "moderati" come si presenta quello attuale o che siano dichiaratamente reazionari come quello di Ahmadinejad, non cambiano la loro politica fascista contro le donne e le masse popolari - vedi la nuova legge (Amr-e be marouf va nahi az monkar - Propagare la virtù e prevenire il male), approvata dal parlamento, sull'estensione dei diritti sanzionatori a tutti i cittadini contro chi non rispetta i costumi della Repubblica islamica, che per le donne vuol dire essere sfregiate con l'acido se non si coprono bene con il velo; o l'arresto in giugno di Ghoncheh Ghavami, 25enne britannica di origini iraniane si solo perchè protestava contro il divieto alle donne di assistere ad eventi sportivi.
Ancora una volta la condizione di oppressione, violenza delle libertà e diritti delle donne è la punta di iceberg di una condizione di oppressione, fascista di tutte le masse popolari e indica il livello di inciviltà di un paese.
Ma in Iran, come in tutto il Medio Oriente, come in tutto il mondo, l'accanirsi contro le donne è espressione del miserabile ma vano tentativo di zittire e colpire il settore più oppresso delle masse popolari ma nello stesso tempo quella forza che quando si unisce e lotta scatena una furia rivoluzionaria che fa paura.
VENDICHIAMO LA MORTE DI REYHANEH, ALZANDO E RAFFORZANDO LA NOSTRA LOTTA DOVUNQUE CONTRO GLI STATI E I GOVERNI BORGHESI-FEUDAL BORGHESI, CONTRO L'IMPERIALISMO, PER LA RIVOLUZIONE, PER LA GUERRA POPOLARE, IN CUI - COME MOSTRANO L'INDIA, KOBANE... LE DONNE SONO IN PRIMA FILA, L'ANIMA PIU' DETERMINATA PERCHE' HANNO DOPPIE/TRIPLE CATENE DA SPEZZARE!
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(da varia stampa)
Reyhaneh Jabbari è stata impiccata. Mentre il boia si avvicinava, la giovane, 26 anni, colpevole di aver ucciso l’uomo che tentava di stuprarla, ha deciso di non dichiarare il falso. La famiglia dell’impiegato del ministero dell’Intelligence, Morteza Sarbandi, ucciso in circostanze di legittima difesa dalla ragazza nel 2009, chiedeva a Reyhaneh di negare che avesse subito un tentativo di stupro. E lei non lo ha fatto.
«Mia figlia con la febbre ha ballato sulla forca»: sono state le commoventi parole della madre, Shole Pakravan, nota attrice di teatro iraniana. Ad attendere l’esecuzione c’erano tante persone, familiari e amici...
Reyhaneh era stata arrestata nel 2007, quando aveva 19 anni, per l’omicidio di Morteza Abdolali Sarbandi, ex dipendente del ministero dell’Intelligence di Teheran. La ragazza era stata condannata a morte dopo un processo viziato da irregolarità secondo quanto denunciato da Amnesty International
Reyhaneh Jabbari è stata impiccata. Mentre il boia si avvicinava, la giovane, 26 anni, colpevole di aver ucciso l’uomo che tentava di stuprarla, ha deciso di non dichiarare il falso. La famiglia dell’impiegato del ministero dell’Intelligence, Morteza Sarbandi, ucciso in circostanze di legittima difesa dalla ragazza nel 2009, chiedeva a Reyhaneh di negare che avesse subito un tentativo di stupro. E lei non lo ha fatto.
«Mia figlia con la febbre ha ballato sulla forca»: sono state le commoventi parole della madre, Shole Pakravan, nota attrice di teatro iraniana. Ad attendere l’esecuzione c’erano tante persone, familiari e amici...
Reyhaneh era stata arrestata nel 2007, quando aveva 19 anni, per l’omicidio di Morteza Abdolali Sarbandi, ex dipendente del ministero dell’Intelligence di Teheran. La ragazza era stata condannata a morte dopo un processo viziato da irregolarità secondo quanto denunciato da Amnesty International
Secondo Amnesty International, le indagini sul caso non si sarebbero
svolte secondo procedure accurate. Secondo le ricostruzioni di alcuni
periti un altro uomo avrebbe ucciso la vittima. Per questo, Jabbari
sarebbe stata obbligata a rinunciare al suo avvocato per evitare che
venissero svolte ulteriori indagini.
La storia di Reyhaneh
conferma la difficile condizione delle donne
iraniane. Ormai i casi si moltiplicano.
Anche ieri a Tehran, decine di donne sono scese in piazza
in solidarietà con le giovani sfregiate da
paramilitari a Isfahan perché
portavano veli troppo scollati: una di loro, Soheila
Jorkesh, è morta dopo giorni di agonia. Mentre
Ghoncheh Ghavami resta in carcere solo per aver
assistito a una partita di pallavolo
maschile a Tehran e l’avvocato Nasrin Sotoudeh
non potrà difendere gli attivisti iraniani per
i prossimi tre anni dopo la decisione della Corte di
Evin di toglierle la licenza.
Le donne iraniane sono state le protagoniste della rivoluzione del 1979 ma hanno subito decisioni discriminatorie: l’infausto obbligo del velo, limiti nei diritti di successione e processuali... Le promesse di Rohani per maggiori diritti delle donne si sono rivelate inconcludenti.
Le donne iraniane sono state le protagoniste della rivoluzione del 1979 ma hanno subito decisioni discriminatorie: l’infausto obbligo del velo, limiti nei diritti di successione e processuali... Le promesse di Rohani per maggiori diritti delle donne si sono rivelate inconcludenti.
Quasi contemporaneamente all'impiccaggione di Reyhaneh, a Isfahan
ragazze, studenti, sono scesi in piazza. È la prima volta dal 2009 che
Isfahan, la seconda città iraniana, scende in piazza dopo l'Onda verde
che si opponeva alla rielezione dell'ex presidente Mahmud Ahmadinejad.
Questa volta però la ragione per cui uomini e donne, molti giovani e
studenti di Isfahan (anche a Teheran ci sono state manifestazioni), sono
scesi in piazza è un'altra. I manifestanti gridavano: «Polizia, dove
sono gli occhi di mia sorella?». La folla faceva riferimento a chi si è
reso responsabile di aver sfregiato con l'acido sei donne iraniane
(forse dieci, secondo fonti indipendenti), colpevoli di non essere
«velate bene». Una di loro, Soheila Jorkesh, è morta ieri dopo il
ricovero. Alcune delle ragazze hanno perso gli occhi.
L'episodio di Isfahan è strettamente legato alla nuova legge (Amr-e be
marouf va nahi az monkar - Propagare la virtù e prevenire il male),
approvata nei giorni scorsi dal parlamento, sull'estensione dei diritti
sanzionatori a tutti i cittadini contro chi non rispetta i costumi della
Repubblica islamica. Lo stesso presidente moderato Hassan Rohani ha
criticato la legittimità della nuova legge.
Ovviamente i metodi usati in questo caso specifico (dalle moto fino
all'obiettivo di «donne velate male») fanno pensare a uno dei tanti
gruppi paramilitari, in particolare, secondo alcune fonti, sarebbero
coinvolti gli Ansar-e Hezbollah.
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