Da Liberetutte
Domenica 5 ottobre le strade e le piazze delle città
italiane sono state invase da un fiume di gente festante, che con
ironia e gioia ha travolto l’immobile oltranzismo cattolico omofobico e
sessista delle “Sentinelle in piedi”, scese in piazza per sostenere una
fantomatica libertà di espressione, di fatto per esprimersi contro
l’agibilità sociale e politica e l’accesso ai diritti di donne, gay,
lesbiche, trans etc..
L’esplosione di soggettività che li ha travolti ha
messo in scena un protagonismo sociale differente, che non si limita
alla difesa della libertà, ma è esso stesso esercizio e pratica della
libertà. In tantissim* hanno riconquistato con una forza dirompente
visibilità e agibilità politica in quegli spazi di vita quotidiana (la
città stessa) che le politiche antisociali e liberticide dell’austerity
sottraggono e rendono meno accessibili a tutt* ed ancora meno a chi
rappresenta l’altro di una supposta neutralità del diritto (donne, gay,
lesbiche, trans…).
In tutta Europa e non solo, le politiche neoliberiste negano reddito, smantellano i servizi e il welfare residuale, eliminando qualsiasi sicurezza sul futuro. Contemporaneamente a questa stretta micidiale sulla vita di ciascun@ di noi, avanza la destra sociale ed un nuovo fondamentalismo religioso arrogante, bigotto che individua nelle differenze (le donne, le lesbiche, i gay, ma anche l’altro, il migrante, il nero…) il nemico da combattere, da contenere, da ricondurre violentemente nella “norma” e da rendere invisibile in prestabiliti confini- anche spaziali- fuori dal diritto, come la casa o il centro di detenzione ed espulsione. Non occorre spostare in maniera voyeuristica lo sguardo verso le leggi antigay in Russia o verso i fanatici religiosi vestiti di nero dell’Isis, (che incivili gli altri!), perché l’avamposto della reazione è già in Europa. Chiaro esempio ne è la bocciatura della risoluzione Estrela, su “salute e diritti sessuali e riproduttivi”, da parte del Parlamento Europeo. Ma anche nei singoli paesi dell’Unione le cose non vanno diversamente: in Spagna, il tentativo di eliminare la legge sull’aborto ad opera di Gallardon (per fortuna attacco rientrato dopo ingenti mobilitazioni sostenute dal movimento femminista); in Francia le manifestazioni anti gay e lesbiche di Manif pour tous, che hanno portato alla vittoria delle destre. E in Italia? Il movimento delle “Sentinelle in Piedi” privatizza da quasi un anno le piazze, protetto dai tutori dell’ordine e offre loro il pretesto di reprimere ogni forma di (r)esistenza non mercificabile.
In tutta Europa e non solo, le politiche neoliberiste negano reddito, smantellano i servizi e il welfare residuale, eliminando qualsiasi sicurezza sul futuro. Contemporaneamente a questa stretta micidiale sulla vita di ciascun@ di noi, avanza la destra sociale ed un nuovo fondamentalismo religioso arrogante, bigotto che individua nelle differenze (le donne, le lesbiche, i gay, ma anche l’altro, il migrante, il nero…) il nemico da combattere, da contenere, da ricondurre violentemente nella “norma” e da rendere invisibile in prestabiliti confini- anche spaziali- fuori dal diritto, come la casa o il centro di detenzione ed espulsione. Non occorre spostare in maniera voyeuristica lo sguardo verso le leggi antigay in Russia o verso i fanatici religiosi vestiti di nero dell’Isis, (che incivili gli altri!), perché l’avamposto della reazione è già in Europa. Chiaro esempio ne è la bocciatura della risoluzione Estrela, su “salute e diritti sessuali e riproduttivi”, da parte del Parlamento Europeo. Ma anche nei singoli paesi dell’Unione le cose non vanno diversamente: in Spagna, il tentativo di eliminare la legge sull’aborto ad opera di Gallardon (per fortuna attacco rientrato dopo ingenti mobilitazioni sostenute dal movimento femminista); in Francia le manifestazioni anti gay e lesbiche di Manif pour tous, che hanno portato alla vittoria delle destre. E in Italia? Il movimento delle “Sentinelle in Piedi” privatizza da quasi un anno le piazze, protetto dai tutori dell’ordine e offre loro il pretesto di reprimere ogni forma di (r)esistenza non mercificabile.
Anche Perugia il 29 marzo scorso aveva reagito in maniera spontanea, festosa e rumorosa alla violenza del silenzio imposto dalle sentinelle
in Piazza della Repubblica. Ma a fronte dei tanti tamburelli che
domenica 5 ottobre a Napoli hanno accompagnato la riconquista delle
strade, nella città umbra un solo tamburello è bastato a dare avvio a
procedimenti legali nei confronti di alcune persone, tanto pesanti per i
capi di imputazione quanto ridicoli per le argomentazioni.
A distanza di sei mesi sono, infatti, stati denunciati alcun*
attivist* dell’Omphalos Arcigay Arcilesbica Perugia e alcun* militant*
del Collettivo Bella Queer Perugia che quel giorno di marzo si
trovavano in piazza insieme a tante soggettività del mondo LGBT,
femminista e queer della città. Denunce sulla cui emanazione potrebbe
ragionevolmente aver pesato la nuova giunta di centrodestra. “Ombrelli
colorati, accessori di abbigliamento multicolore e cori” e la
percussione di un famigerato “tamburello di grosse dimensioni”, secondo
quanto riportato nei documenti della Procura, sarebbero le “armi
improprie” a disposizione degli/delle accusat* di disturbo della quiete
pubblica, manifestazione non autorizzata e oltraggio a pubblico
ufficiale.
Le denunce perugine, come quelle notificate anche in altre città italiane,
rappresentano l’ennesimo tentativo di silenziare un’inarrestabile
rivendicazione di eccedenza dalla norma eterosessuale e dai ruoli di
genere, rigidamente codificati. Un tentativo di ricondurre alla
domesticità una nuova soggettività eterogeneamente costitutiva, che,
oltre la crisi e contro le politiche di austerity, sa opporre capacità
critica, creatività e desiderio. Come ennesima beffa ed atto di
autorità, sintomi del già citato clima reazionario che si respira in
Europa, le denunce arrivano lo stesso giorno in cui il Ministro degli
Interni Alfano attiva delle disposizioni che cancellano dai registri
comunali i matrimoni tra persone dello stesso sesso officiati
all’estero.
Tali strategie di potere sono votate al fallimento,
perché non si può arrestare una realtà non eteronormata che già si è
conquistata degli spazi da attraversare, mettendo in crisi tutte quelle
retoriche costrittive e restrittive nei confronti dei corpi, e che nello
scorso week end si è presa anche la ribalta mediatica. Ma non appena
questa stessa visibilità verrà spogliata del suo contenuto politico, non
bisogna abbassare la guardia sulle conseguenze che potrebbero avere i
procedimenti penali avviati a Perugia, come in altre città italiane. Per
questo non dimentichiamoci dei/delle compagn* e dei vari nazisti
dell’Illinois che con i loro corpi, le loro performance hanno
contrastato e risignificato le presunte egemonie reazionarie.
E’necessario alzare il livello di critica organizzando assemblee
pubbliche, aperte a tutta quella cittadinanza che già ha espresso
spontaneamente il proprio dissenso.
Facciamo, in particolare, appello alla città di Perugia, alla
sua ricchezza straordinaria di cooperazione, alle soggettività critiche
che essa produce tutti i giorni: risvegliamo gli anticorpi in grado di
debellare i continui attacchi ai diritti di tutt*, riprendiamoci
agibilità politica in città, per praticare un esercizio comune e
collettivo di libertà.
Per esprimere una prima condanna delle denunce e per decidere insieme cosa fare, ci vediamo tutte e tutti il 9 ottobre alle 18 al chiostro della Casa dell’Associazionismo, in via della Viola n° 1
STAY REBEL STAY QUEER
Collettivo Transfemministaqueer BellaQueer Perugia
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