16/01/11

sono un'impiegata e mi vergogno per il sì degli impiegati di mirafiori

sono un'impiegata e mi vergogno per il sì degli impiegati di mirafiori

Stamattina risultati del referendum/ricatto alla fiat mirafiori,

per qualche centinaio di voti vincono i sì e come immaginavano tutti, la percentuale più alta di assensi si è riscontrata tra gli impiegati,

sono un'impiegata e mi vergogno per il sì degli impiegati di mirafiori.

Li capisco, non si può esprimere una libera scelta con una pistola puntata alla tempia,

tutti quanti temiamo, oggi più che mai, di poter rimanere senza di che sfamare noi e le nostre famiglie e una risposta di quel tipo era ed è legittima, ma credo anche che ci sia un limite alla svendita della propria dignità,
per questo ammiro incondizionatamente chi, di fronte allo stesso ricatto, ha avuto la forza di rispondere no.

Sono un impiegata di un'azienda tessile della provincia di bergamo, sede italiana della multinazionale triumph,

da noi non c'è marchionne, né un referendum da votare, né tantomeno un'azienda in crisi, ma le umiliazioni sono all'ordine del giorno,

il nostro management sa che può chiedere qualsiasi cosa a noi 70 impiegati "reduci" da diverse ristrutturazioni, che solo negli ultimi anni, sono costate il posto a più di 150 nostri colleghi, tutt'ora in cerca di lavoro.

Quindi aumentano i carichi di lavoro, tanto che, in accessi di senso responsabilità verso l'azienda, quanto mai mal riposti, ci sono colleghi si presentano in ufficio con la febbre o con l'ernia del disco,

le pause sono di fatto soppresse, nessuno osa fermarsi più del tempo minimo indispensabile per recarsi in bagno, le ferie, in certi periodi forzate e comunque sempre e solo a discrezione dell'azienda e poi, senza alcuna spiegazione, soppressione dei premi di produzione e fedeltà
sanciti dal contratto aziendale....

Insomma, ci stanno spremendo come dei limoni, ci tolgono parte di quello che ci spetta e noi a testa bassa a rispondere sempre sì, sperando in questo modo di salvarci il posto (il vecchio fantozzi a noi ci fa un baffo).

Ma tutto questo non basta, un mese fa l'azienda annuncia l'apertura della procedura di mobilità nei confronti di altri 19 dipendenti, "in esubero" dicono, mentre da parte nostra niente, c’è la paura anche solo di parlarne e si continua a testa bassa a lavorare.

Come scrivevo più sopra l'azienda non è assolutamente in crisi, tanto che al party di fine anno l'amministratore delegato, gongolando, ci ha comunicato che il fatturato del 2010 ha registrato un + 60% per l'autunno inverno e un + 40% per la primavera estate;

e allora, perchè questa multinazionale tedesca che, anche grazie al nostro lavoro, sta reggendo egregiamente nonostante la cosiddetta "crisi",

può permettersi di usare i soldi dei contribuenti italiani per pagare una mobilità a dei lavoratori di cui si vuole liberare per una sua libera scelta e non assolutamente per necessità?

Perché un datore di lavoro, o meglio un padrone, oggi come nell'ottocento, può decidere di buttarti sulla strada dopo che ti ha sfruttato a suo piacimento senza che nessuno osi impedirglielo?

Fino a quando ce la faremo a reggere alle umiliazioni? E perché dovremmo arrivare a scoprire quel limite?

La storia ci dimostra che i nostri diritti si fanno rispettare anche dicendo dei no,

per questo ringrazio e mando un forte abbraccio ai lavoratori di mirafiori che l’hanno fatto.

un'impiegata

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