24/11/10

Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro

Riceviamo dall'UDI di Napoli e volentieri pubblichiamo

Avevamo parlato sempre si sospensione del consumo, ma quando la rabbia è tanta e le prospettive sono abbandonate dalla politica, l'importante è la sostanza.
Proprio con l'avvicinarsi della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si ragiona, e non solo tra noi sulla relazione tra autodeterminazione, libertà dalla violenza e lavoro femminile. Per noi lavoro e basta, ma per la politica è un tema secondario, e quell'aggiunta "femminile" quasi sempre ha il significato di suggerire una minore importanza.
All'inocupazione, alla disoccupazione femminile, la risposta è spesso qualche fantasia creativa di improbabili progetti, che in alcuni casi giungono fino al paradosso della formazione al velinismo e alla seduzione professionale,
L'Italia non conosce (?) le sue donne: capifamiglia, sole per scelta ed orgogliosamente legate alla propria autonomia. Sarà per questo che queste lavoratrici sono così poco presenti nell'informazione?
Fare girare e non comprate.

Stefania



Le lavoratrici OMSA invitano ad essere solidali con loro, boicottando i marchi:

Philippe Matignon - Sisi - Omsa - Golden Lady - Hue Donna - Hue Uomo - Saltallegro - Saltallegro Bebè - Serenella

La stessa cosa è successa alle lavoratrici della Perla, che ora ha trasferito la produzione in Cina, della Mandarina Duck, ecc.
Anche se il nostro caro presidente del consiglio parla di segni positivi ho la netta impressione che quest'anno e i prossimi a venire saranno davvero disastrosi per l'Italia. Amiche e amici, vi porto via un po' di tempo raccontandovi quello che sta succedendo in questi giorni a Faenza, più o meno nell'indifferenza generale.
Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione all'estero della produzione per maggiori guadagni. Il proprietario dell'OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia, dove ovviamente la manodopera, l'energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi.
Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro.
Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti, salvo poi spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c'è più niente da fare. Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell'azienda, al freddo, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari, (tentativo documentato anche da Striscia la Notizia sabato scorso, ma ad onor del vero il servizio è stato brevissimo e piuttosto superficiale). Trovo sempre più allucinante che in Italia non esistano leggi che possano proteggere i lavoratori dall'essere trattati come mere fonti di reddito da lasciare in mezzo a una strada non appena si profili all'orizzonte l'eventualità di un guadagno più facile. Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro,e vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna, anche solo girando questa mail a quante più persone potete se non altro per non alimentare l'indifferenza.
Le lavoratrici OMSA ringraziano quindi per l'aiuto e il supporto che vorrete dargli quali ennesime vittime di una legislazione che protegge sempre più gli interessi unicamente lucrativi degli imprenditori che non la vita e la condizione lavorativa dei dipendenti.


Maria Pia

Nessun commento: