06/11/10

camusso - ma quale protagonista del movimento delle donne...

Nel battage pubblicitario sui giornali e rivista settimanali borghesi sulla Camusso, nuova dirigente della Cgil, ci potevano perlomeno risparmiare il suo elogio come rappresentante della battaglia delle donne e addirittura il paragone con grandi donne, compagne rivoluzionarie dirigenti comuniste come Teresa Noce, di altra classe, di altra battaglia, di altra tempra e ideologia contro i padroni e i loro comitati d'affari, rispetto alla ultrariformista carrierista Camusso, che non ha e non può avere nulla a che fare rispetto ai bisogni e alle lotte delle donne proletarie.
Ma purtroppo Bianca Beccalli, scrittrice e sociologa, non ce lo ha risparmiato e il 4novembre dedica alla Camusso un lungo articolo sul Corriere della Sera, facendo questo improprio e inaccettabile paragone.

Anche la rappresentazione entusiasta del periodo "femminista" della Camusso è falsa.
Ci soffermiamo brevemente su questo.

Nel 2006 la Camusso si mette alla testa dell'organizzazione del movimento "Usciamo dal silenzio", sorta all'inizio come spinta spontanea a fronte del nuovo attacco al diritto d'aborto di Chiesa e governo, ma che vedeva protagoniste principali donne della piccola/media borghesia, del femminismo filo istituzionale. La breve "fortuna" di "Usciamo dal silenzio" fu l'incontro con la necessità di una mobilitazione forte, grossa contro il clerico fascismo e questo produsse una grande manifestazione nel gennaio 2006 a Milano di più di 200 mila donne.
Questa grossa mobilitazione poteva e doveva avere miglior sorte. Ma la Camusso, con alcune sue "compagne", pensò bene di adoperarsi per deviare subito questa esigenza di lotta a fini istituzionali/elettorali. Una penosa lettera ai candidati e candidate alle elezioni politiche del 2006 fu la sua risposta a un movimento delle donne che oggettivamente, e in alcuni aspetti anche soggettivamente, era antistituzionale. Giustamente l'organizzazione "Usciamo dal silenzio" fece una penosa fine.

Ma la Camusso ci ritenta per l'8 marzo del 2008, in cui ancora una volta questa signora prende carta e penna facendo appello alle donne, al movimento femminista - che nei giorni precedenti aveva organizzato una grande assemblea nazionale e si preparavano ad un 8 marzo di lotta - a mobilitarsi per l'8 marzo sotto le bandiere di cgil, cisl, uil, per cercare di mettere un cappello sulla lotta e l'autodeterminazione del nuovo movimento delle donne, attraverso una riaffermazione della delega ai sindacati confederali, alla via della trattativa, delle leggi, delle (contro)riforme, contrapposte alla lotta, alla ribellione e al protagonismo delle lavoratrici e delle donne in genere; le elezioni politiche si stavano nuovamente avvicinando e quindi la parola della "Uscita dal silenzio" doveva passare ai sindacati confederali, ai partiti parlamentari.

Con il movimento delle donne la Camusso non ha avuto fortuna ed giustamente "tornata nel silenzio".

Movimento femminista Proletario Rivoluzionario

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