31/10/25

Formazione rivoluzionaria delle donne - A. Ghandy - 2 - "uno degli sviluppi più notevoli nel capitalismo è l'emergere e la crescita del movimento delle donne..."

Continuiamo in questa FRD a pubblicare parti dall'importante libro di Anuradha Ghandy.
Pubblichiamo questa volta l'Introduzione;
la prossima volta "Visione sul movimento delle donne in occidente".
Le analisi critiche delle varie tendenze (quella sul post-modernismo l'abbiamo pubblicata la scorsa settimana) le potrete leggere richiedendo il libro, che invieremo a chi lo richiede in Pdf.

   INTRODUZIONE
A livello internazionale uno degli sviluppi più notevoli nell’era capitalista è stato l’emergere e la crescita del movimento delle donne. Per la prima volta nella storia umana le donne emersero collettivamente per chiedere i loro diritti, il loro posto sotto il sole. L’emancipazione delle donne dopo secoli di oppressione divenne una questione urgente e immediata. Il movimento gettò le basi per le analisi e le soluzioni teoriche sulla questione dell’oppressione delle donne. Il movimento delle donne ha sfidato l’attuale società patriarcale e sfruttatrice sia attraverso le sue attività che attraverso le sue teorie.
Non è che le donne precedenti non si rendessero conto della loro oppressione. Lo fecero. Descrissero questa oppressione in vari modi - attraverso canzoni popolari, idiomi concisi e poesie, dipinti e altre forme d’arte a cui avevano accesso. Parlarono anche contro l’ingiustizia che dovettero subire. Hanno interpretato e reinterpretato miti ed epopee per esprimere il loro punto di vista. Le varie versioni del Ramayana e del Mahabharata, ad esempio, ancora in circolazione tra donne rurali attraverso canzoni in varie parti dell’India, ne sono una vivida testimonianza.
Alcune donne straordinarie emersero nel periodo feudale, le quali cercarono i modi attraverso i mezzi disponibili all’epoca e divennero simboli di resistenza all’organizzazione patriarcale. Meerabai, la donna santa è solo un esempio tra i tanti che hanno lasciato un impatto duraturo sulla società. Questo è il momento per tutte le società nel mondo. Questa era una controcultura, che rifletteva una coscienza degli oppressi. Ma era limitata dalle circostanze e non era in grado di trovare una via d’uscita, un percorso per porre fine all’oppressione. Nella maggior parte dei casi cercavano una soluzione nella religione, o in un Dio personale.
Lo sviluppo del capitalismo comportò un tremendo cambiamento delle condizioni sociali e del pensiero. Il concetto di democrazia significava che le persone diventavano importanti. Il liberalismo come filosofia sociale e politica ha portato il cambiamento nella sua fase iniziale; le donne delle classi sociali progressiste si sono fatte avanti collettivamente. Così, per la prima volta nella storia è emerso il movimento delle donne, che esigeva dalla società i loro diritti e la loro emancipazione. Questo movimento ha, come tutti gli altri movimenti sociali, i suoi flussi e riflussi. L’impatto del capitalismo, per quanto ristretto e distorto nelle colonie come l’India, ha avuto il suo impatto su uomini e donne progressisti.
Il movimento delle donne in India è emerso nella prima parte del 20° secolo. Fece parte di questo fermento internazionale eppure era radicato nelle contraddizioni della società indiana. Le teorie che emersero nei paesi capitalisti hanno trovato la loro strada in India e sono state applicate alle condizioni indiane. Lo stesso è vero in un modo ancora più acuto nel contesto del movimento femminile contemporaneo sorto alla fine degli anni ’60 in Occidente. Il movimento delle donne contemporanee ha posto molte più sfide davanti alla società perché i limiti del capitalismo nella sua fase imperialista sono ora nettamente chiari. Aveva faticato molto per ottenere legittimità formale per la richiesta di uguaglianza. E anche dopo, l’uguaglianza non è stata ancora realizzata non solo nei paesi arretrati, ma anche nei paesi capitalisti avanzati come USA e Francia.
Il movimento delle donne ora cercava le radici dell’oppressione nel sistema stesso della società stessa. Il movimento delle donne analizzò il sistema del patriarcato e cercò le origini del patriarcato nella storia. Si cimentò nelle scienze sociali e mostrò il pregiudizio maschile insito in loro. Hanno esposto come un modo di pensare patriarcale abbia colorato tutte le analisi riguardanti il ruolo delle donne nella storia e nella società contemporanea. Le donne hanno una storia, le donne sono nella storia hanno detto .. (Gerda Lerner) Dagli studi di storia hanno recuperato i contributi che le donne avevano apportato allo sviluppo della società umana, ai movimenti e alle lotte maggiori. Hanno anche denunciato la divisione del lavoro basata sul genere sotto il capitalismo che ha relegato una schiacciante maggioranza di donne alle categorie meno qualificate e sottopagate. Hanno denunciato il modo in cui le classi dominanti; specialmente la classe capitalista ha guadagnato economicamente dal patriarcato. Hanno denunciato il pregiudizio patriarcale dello Stato, le sue leggi e i suoi regolamenti.
Le femministe hanno analizzato i simboli e le tradizioni di una data società e hanno mostrato come perpetuano il sistema patriarcale. Le femministe diedero importanza alla tradizione orale e furono così in grado di riportare in superficie la voce delle donne represse nel corso della storia. Il movimento ha costretto uomini e donne a guardare in modo critico i propri atteggiamenti e pensieri, le loro azioni e le loro parole riguardo alle donne. Il movimento sfidò vari atteggiamenti patriarcali e anti-donna che contaminarono anche i movimenti progressisti e rivoluzionari e influenzarono la partecipazione delle donne in essi. Nonostante le confusioni e le debolezze teoriche, il movimento femminista ha contribuito in modo significativo alla nostra comprensione della questione delle donne nel mondo attuale. Il movimento mondiale per la democrazia e il socialismo è stato arricchito dal movimento delle donne.
Una delle caratteristiche importanti del movimento delle donne contemporanee è stato lo sforzo fatto dalle femministe per teorizzare sulla condizione delle donne. Sono entrate nel campo della filosofia per dare un fondamento filosofico alla loro analisi e approccio. Le donne cercavano filosofie di liberazione e si aggrappavano a varie tendenze filosofiche che ritenevano potessero dare una visione alla lotta delle donne. Varie tendenze filosofiche come l’esistenzialismo, il marxismo, l’anarchismo, il liberalismo furono tutte studiate e adottate da un movimento femminile attivo negli Stati Uniti e poi in Inghilterra. Quindi le femministe sono un gruppo eclettico che include una vasta gamma di approcci, prospettive e quadri a seconda della tendenza filosofica che adottano. Eppure condividono l’impegno di dare voce alle esperienze delle donne e di porre fine alla subordinazione delle donne. Data l’egemonia dell’Occidente queste tendenze hanno avuto una forte influenza sul movimento delle donne anche in India. Quindi uno studio serio del movimento delle donne deve includere una comprensione delle varie tendenze teoriche nel movimento.
Le filosofe femministe sono state influenzate da filosofi diversi come Locke, Kant, Hegel, Marx, Derrida, Nietzsche, Freud. Eppure la maggior parte di loro ha concluso che la filosofia tradizionale è di genere maschile, i suoi principali concetti e teorie, la sua autocomprensione rivela “un modo tipicamente maschile di avvicinare il mondo”. (Alison Jagger). Quindi hanno cercato di trasformare la filosofia tradizionale. Tenendo presente questo background, ci siamo impegnati a presentare alcune delle principali tendenze filosofiche tra le femministe. Un punto da prendere in considerazione è che queste diverse tendenze non sono fisse e separate. Alcune femministe si sono opposte a queste categorie. Alcune hanno cambiato il loro approccio nel tempo, alcune possono essere viste avere un mix di due o più tendenze. Tuttavia, per capire queste tendenze generali può essere utile [capire queste categorie n.d.t.]. Ma prima di discutere delle teorie inizieremo con un breve resoconto dello sviluppo del movimento delle donne in Occidente, specialmente negli Stati Uniti. Questo è necessario per capire l’atmosfera in cui sono cresciuti gli sviluppi teorici tra le femministe.

SESSO SENZA CONSENSO: E' STUPRO


Dopo anni di campagne da parte dei gruppi per i diritti delle donne, la Francia ha ridefinito il reato di stupro, stabilendo chiaramente che il sesso senza consenso è stupro. Il parlamento francese ha definitivamente approvato una modifica al codice penale che inserisce la nozione di “consenso” nella definizione di stupro e aggressione sessuale.
Fino ad ora, la legge francese richiedeva la prova di violenza, minaccia o coercizione per configurare uno stupro il che significava che innumerevoli sopravvissute venivano private della giustizia. La definizione di stupro si fondava infatti sulla violenza intesa come forza “invincibile” o abuso di autorità, senza mai menzionare il consenso.
Il testo approvato definitivamente mercoledì dice che è stupro «qualsiasi atto sessuale non consensuale», rendendo di fatto il consenso delle persone coinvolte il fattore determinante che distingue un rapporto sessuale da una violenza.
E se questo è avvenuto è soprattutto grazie al coraggio e alla lotta di attiviste femministe sopravvissute alle violenze e non da ultimo dalla potenza e dalla fiera dignità di Gisèle Pèlicot.
Questo cambiamento sposta finalmente l’attenzione da come la vittima ha agito, resistito all’atto sessuale a se abbia dato o meno il consenso. La legge specifica che il consenso deve essere «libero e informato, specifico, preventivo e revocabile» e che non può essere dedotto dal silenzio o dalla mancata reazione dell’altra persona: in altre parole, che una persona deve dare liberamente il suo esplicito consenso per ogni atto sessuale.
Il problema della precedente legge era che escludeva molti casi di violenza sessuale, in particolare quelli che avvengono in contesti familiari o amicali — quindi non necessariamente “a sorpresa” — e senza un’evidente minaccia o coercizione fisica. In queste situazioni, la violenza si manifesta spesso attraverso pressioni psicologiche o dinamiche di potere che impediscono alla persona di reagire.
In molti casi, chi subisce una violenza sessuale sperimenta una paralisi momentanea, nota come freezing (“congelamento”): una reazione istintiva e incontrollabile dettata dalla paura e dal trauma. Tuttavia, questa risposta fisiologica viene ancora troppo spesso interpretata nei processi come un segnale di consenso implicito, negando così la realtà del vissuto della vittima.
Viviamo da secoli in una società fondata sulla cultura dello stupro come viene definita la tendenza condivisa e radicata a banalizzare e giustificare le violenze sessuali ma l’adozione di questa legge rappresenta un passo avanti storico per costruire una cultura del consenso: quando non dici di sì, è no. Quando dici di sì perché hai paura, è no… L’unico sì che conta è un sì libero.
È molto più di una riforma: è una piccola rivoluzione.
Con la nuova legge sullo stupro, la Francia rompe un sistema che per decenni ha chiesto alle vittime di dimostrare la violenza invece di riconoscere la mancanza di consenso.
È un cambio di paradigma culturale e politico che finalmente mette al centro la libertà e l’autodeterminazione delle persone. Il consenso non è un dettaglio: è il cuore della giustizia.
In Francia il consenso non è facoltativo: è legge.
L’Italia continua a non includere il concetto di consenso nella propria legislazione sullo stupro ma in un Paese in cui scelte politiche e culturali, ogni giorno, limitano la libertà delle donne, un Paese in cui i diritti fondamentali vengono messi in discussione, un Paese in cui la libertà femminile è attaccata o ridicolizzata, la violenza trova spazio, linguaggio e legittimazione, e la tutela.

30/10/25

Netanyahu assassino, macellaio di bambini!


La tregua travestita da accordo di pace in Palestina finisce ogni volta che Netanyahu vuole, con la copertura degli Usa di Trump.
In una sola notte a Gaza sono stati uccisi almeno 104 palestinesi, tra cui 46 bambini e 20 donne!

Lo Stato sionista di tipo nazista, massacratore e genocida, ha ripreso l'azione militare nei confronti del popolo palestinese a Gaza mentre non si era mai fermata l'azione per annettere la Cisgiordania con le iniziative violente e aggressive, sostenute dall'esercito, dei coloni nazisionisti d'Israele.

La rottura della tregua dimostra che le speranze riposte dal popolo palestinese e raccolte per stato di necessità dalla resistenza con gli accordi di Sharm el-Sheikh, sono in ogni momento cancellate da chi invece vuole perseguire la via del genocidio e della deportazione del popolo palestinese attraverso accordi che realizzano in realtà gli obiettivi della guerra di aggressione.

Il "piano di pace" è parte dell'azione di guerra dell'imperialismo e del sionismo, non vi possono essere dubbi, e su questo la resistenza palestinese e il movimento di solidarietà con la Palestina non hanno altra strada che continuare la lotta a tutti i livelli contro questo piano.

E' necessario nel nostro paese ripartire dal 4 ottobre per ricostruire a livello di movimento e di opinione pubblica di massa, le condizioni per una mobilitazione prolungata, estesa e più incisiva e che colpisca i criminali del nostro paese: il governo Meloni complice, che non riconosce lo Stato di Palestina, che non riconosce la Corte penale internazionale e non vede l'ora di mettere all'interno della Striscia di Gaza non solo armi, come ha già fatto finora, ma anche soldati.

Riprendiamo la mobilitazione a fianco del popolo palestinese contro il regime sionista di Israele e l'imperialismo americano che hanno violato la tregua e hanno dimostrato ancora una volta chi sono i veri terroristi, per riprendere forte e chiaro i messaggi “senza giustizia nessuna pace/il piano di Trump non ci piace”, “la resistenza non si può fermare/Palestina libera dal fiume al mare”, “il popolo sa da che parte stare...”.

29/10/25

Jessica - Il "codice rosso" non ferma alcun femminicidio - Basta con i falsi provvedimenti e l'ipocrita autopropaganda del maledetto governo Meloni

Ribelliamoci! Lottiamo! E' l'unica strada che può fermare i femminicidi e questo governo, questo Stato che li fomenta


L'uomo aveva il braccialetto elettronico: ma Jessica è stata uccisa lo stesso
Aveva 33 anni, è stata accoltellata a Castelnuovo del Garda.
Dalla stampa: "Un’altra donna uccisa, a pochi giorni dall’omicidio di Luciana Ronchi, accoltellata a Milano. Questa volta è accaduto a Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona... la vittima sarebbe stata colpita più volte con un coltello. A lanciare l’allarme sono stati alcuni amici, preoccupati perché non riuscivano a contattarla da sabato... La donna, arrivata in Italia da alcuni anni, viveva in quell’abitazione da circa un anno e mezzo. In passato aveva già chiesto l’intervento dei Carabinieri per episodi di violenza domestica, ma poi aveva ritirato la denuncia. Proprio a causa del clima familiare difficile, le era stato tolto l’affidamento della figlia, nata da una precedente relazione. Il compagno, che non era in casa al momento del ritrovamento del corpo, è stato rintracciato e arrestato. 
sono ottanta le donne uccise in Italia dall’inizio dell’anno, e in più di metà dei casi l’autore è il partner o l’ex. Una scia che non accenna a fermarsi...
Prima di uccidere la compagna si è tolto il braccialetto elettronico
...Lui doveva portare il braccialetto avendo il divieto di avvicinarsi a meno di 500 metri da lei. Jessica, per contro, non aveva l’altra parte dell’apparato che rileva la presenza del braccialetto...
...Era già stato sottoposto a procedimento penale per maltrattamenti aggravati e lesioni volontarie alla compagna. Lo scorso dicembre, tra l’altro, avrebbe tentato di usare violenza sessuale contro la sorella di Jessica. Ma il fatto più grave risale all’aprile di quest’anno: è stato arrestato dai carabinieri di Caprino Veronese per un ennesimo episodio di violenza; la povera Jessica, che un anno e mezzo fa era andata a vivere con lui... era stata trascinata per i capelli sull’asfalto e colpita con tre pugni al volto e al collo... La donna nel passato aveva presentato denuncia ai carabinieri. In seguito, però, era stata convinta a ritirarla. E, proprio a seguito di una situazione così al limite, avrebbe perso l’affidamento della figlia di 10 anni, su iniziativa dell’ex marito...
...Il comandante Papagno, confermando che il presunto assassino è in carcere a Verona, ha confermato che «non era la prima volta che l’uomo maltrattava la compagna; c’era un pregresso di maltrattamenti e lesioni ai danni della vittima che andavano avanti sicuramente da agosto 2024».
Ma nonostante questo, nonostante che erano ben conosciute le ripetute violenze, l'uomo non è stato mai arrestato, la scusa dei carabinieri è che Jessica aveva ritirato la denuncia (per paura, per ricatto...). 
Basta! le violenze contro le donne, sono violenze che comunque devono essere perseguite! Basta a far ricadere addirittura sulle donne, quando muoiono, la responsabilità della loro uccisione.

28/10/25

L'arma di Marx della critica del capitalismo arma braccio e mente di chi si batte realmente per eliminarlo

Da tarantocontro

Formare una nuova leva di operai, lavoratori, donne e giovani militanti per organizzarsi e lottare per un cambiamento reale della situazione  

Martedì 28 ottobre ore 17 riprendiamo lo studio de Il Capitale di Marx col prof. Giuseppe Di Marco



Il Capitale ha nel suo sottotitolo: "critica all'economia politica" . 

L’economia politica è la scienza che fa, dice Marx, l’anatomia della società borghese. Fa l’anatomia di quella società che produce produzione per la produzione, ricchezza per la ricchezza. 

Però il capitale prepara la via perché la produzione per la produzione diventi produzione dell’uomo stesso. 

27/10/25

L'articolo sui femminicidi pubblicato su: DONNE IERI OGGI E DOMANI - Ringraziamo la redazione

LA GUERRA, di BASSA INTENSITA’ CONTRO LE DONNE non si ferma mai

da | Ott 26, 2025 | Donne e violenza di genere

Riceviamo e pubblichiamo questo articolo del MFPR-Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario.
Questo sito, seguendo da sempre una linea editoriale aperta ad ogni dibattito, ad ogni posizione nel rispetto della libera scelta, uno spazio di confronto, pur non condividendo l’ideologia né la metodologia di questo gruppo lo posta come ulteriore riflessione al dibattito in corso. (n.d.r.)

Luciana è morta, dopo le coltellate ricevute per strada a Milano dall’ex marito. Questo femminicidio segue di pochi giorni il femminicidio di Pamela sempre a Milano; ancora prima c’è stata Sueli morta per essersi lanciata dal quarto piano di un palazzo a Milano nel disperato tentativo di sfuggire all’incendio dell’appartamento appiccato dal suo compagno…
E altre, altre ancora vengono uccise, soprattutto da ex mariti o compagni

LA GUERRA, di BASSA INTENSITA’ CONTRO LE DONNE non si ferma mai.

Come hanno detto le compagne del Mfpr durante la fiaccolata per Pamela: “francamente, siamo stufe di sentir dire che ci vuole un cambio culturale ed educativo… Il cambio culturale c’e’ già stato, ma in peggio, quante prove volete? Non si tratta di sensibilizzare o di educare, si tratta di RIBALTARE. Questo contesto non è neutro, con questo governo si alimenta un clima di odio, di controllo, di possesso. Un clima che non solo non protegge le donne, ma le espone, le isola, le colpevolizza. Non è un caso isolato, è sistema e, per noi, questo sistema va smantellato, non riformato”.
Istituzioni statali, le forze dell’ordine che dovrebbero proteggere, in realtà sempre più sono complici. Tutti gli ultimi femminicidi vengono dopo lunghi periodi di violenze fisiche e morali, di pesanti maltrattamenti che tutti sapevano, che sapeva la polizia, i carabinieri, ma vengono ignorati, sottovalutati.
A questo si unisce parte della magistratura – solo gli ultimi fatti: a Verbania un uomo che minacciava ripetutamente la sua compagna dopo solo 4 giorni di carcere era stato liberato, posto agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, ma subito era tornato a molestare la donna; a Macerata, un giudice aveva assolto un ragazzo dall’accusa di stupro su una ragazza di 17, perché “la ragazza conosceva i rischi di restare da sola in auto con lui”, poi “aveva già avuto rapporti, non era vergine”. E stronzate di questo genere.
Per fortuna poi in entrambi i casi gli uomini sono stati nuovamente arrestati da altri magistrati.
Si potrebbe dire che queste istituzioni dovrebbero essere “educate”…, ma non è possibile! Esse sono pregne di una logica verso le donne bastarda, fascista – quanti sono i casi in cui carabinieri o poliziotti hanno stuprato ragazze, donne? E la legge fa comunque ricadere la responsabilità sulle donne.
Il caso di Pamela è esemplare: era stato accertato in un ospedale che era stata massacrata dal suo ex compagno, ma non è successo nulla perché “lei non aveva sporto denuncia”. Ma è una normativa assurda: tante donne non denunciano per paura per loro e i loro famigliari, per vergogna, per speranza di un cambiamento. Ma per lo Stato, se non denunci, anche se i fatti sono evidenti, tu muori…

Poi c’è il governo, questo governo Meloni. L’ultimo intervento contro le donne del governo è stato proprio durante i giorni del femminicidio di Pamela: “L’approvazione di un emendamento al disegno di legge Valditara sull’educazione sessuale nelle scuole, che ne estende il divieto fino alla scuola media”, a proposito sempre di educazione.
I femminicidi, per il governo Meloni diventano solo occasione per una ignobile azione politica che si carica da un lato di ipocrita demagogia – ricordiamo il cosiddetto “reato di femminicidio”, proclamato giusto l’8 marzo scorso per appropriarsi della giornata di lotta delle donne, e che non ha affatto ridotto le uccisioni delle donne; dall’altro di norme, provvedimenti (come il “codice rosso”, frutto di una visione paternalista, che arriva sempre e solo dopo che la donna è già stata vittima di violenza.
Il sistema capitalista favorisce isolamento e individualismo, distogliendo dalla necessità della lotta collettiva, unica strada per vincere la paura individuale.
Con il governo Meloni, la situazione si e’ ulteriormente aggravata, altro che soluzioni; l’humus fascista, di prevaricazione viene ogni giorno alimentato, dalla stessa Meloni, da Roccella, da Salvini e i suoi uomini, da Valditara, dalle uscite di La Russa (difensore del figlio stupratore); e lascia campo libero all’humus di “uomini che odiano le donne”, con la loro frustrazione verso le donne che vanno avanti, la precarietà, ecc. questo alimenta la cultura maschilista che vede la donna come “proprietà” dell’uomo.
In questo moderno fascismo si può anche tollerare che le donne lavorino, siano “emancipate”, ma nel rispetto dello schema DIO/PATRIA/FAMIGLIA, perche’ devono essere comunque e prima di tutto al servizio del mercato, del capitale, dello Stato; di qui la questione di tutta la campagna della natalità. Si vuole che le donne facciano figli per fornire le braccia necessarie per il lavoro, meglio dire per lo sfruttamento e per le guerre.
Oggi in questo sistema borghese barbaro, putrefatto, in crisi, è la famiglia quella più in crisi, più questo governo Meloni la pone al centro e più è in crisi, una crisi che è ideologica, politica, economica , umana, e i rapporti di imbarbariscono.
Ma noi diciamo che è un bene che la famiglia sia in crisi! Perchè questa famiglia per troppe donne significa oppressione senza fine, violenze sessuali, morte. Questa famiglia sintetizza le caratteristiche più marce del sistema capitalista, che sì utilizza concezioni patriarcaliste, ma nella fase attuale i femminicidi sono prima di tutto espressione concentrata di individualismo, competizione, prevaricazione, di reazione alla voglia di indipendenza, rottura delle catene familiari, capacità delle donne. Questa reazione è fascismo, moderno fascismo. E va chiamato come tale!
Non si può eliminare il patriarcalismo senza eliminare il moderno fascismo; e non si può eliminare il moderno fascismo senza rovesciare questo sistema che genera a ritmo elevato “normali” mostri.

“Il moderno fascismo è l’edificazione a sistema di tutto ciò che è reazionario, maschilista… Le violenze sessuali oggi sono interne ad un clima politico, ad un humus sessista-razzista, sono quasi sempre spinte dalla reazione degli uomini alle donne che vogliono ribellarsi, rompere legami familiari oppressivi…” (Da “Uccisioni delle donne, oggi”).
In questo senso il problema è di comprendere oggi. Perché i femminicidi, le uccisioni delle donne ci sono state sempre, anche in passato, ma i femminicidi di oggi, hanno una caratteristica strettamente legata al moderno fascismo, a un capitalismo, imperialismo, sistema in crisi che proprio perché in crisi usa le manifestazioni più barbare, più orrende per continuare ad imporsi. L’abbiamo visto nelle guerre, l’abbiamo visto in Palestina, a Gaza, dove migliaia di donne sono state uccise, massacrate, bombardate, con la complicità del governo Meloni. Ma queste donne non contano, per il nostro governo non contano.
E allora com’è possibile pensare che questo governo, questo Stato possa difendere le donne se esso stesso crea questa immane violenza che poi si allarga alla violenza quotidiana degli uomini che odiano le donne.
Noi sappiamo bene che la violenza sulle donne non fa che proseguire le discriminazioni nella vita, sul lavoro, il doppio sfruttamento e oppressione, l’ingiustizia che subiscono la maggioranza delle donne in questa società capitalista, e mai come in questo periodo la condizione delle donne sta facendo passi indietro su lavoro, salario, sfruttamento del lavoro domestico e di assistenza familiare, sullo scarico sulle spalle delle donne di tutti i tagli alla sanità, dell’attacco ai servizi sociali, ecc.

Tutto questo non fa che aumentare una condizione di oppressione, di sfruttamento, di mancanza di diritti alle donne. E allora è veramente osceno sentir parlare o leggere sui giornali quando ci sono i femminicidi, quando ci sono gli stupri o quando le donne lavoratrici muoiono sul lavoro, parole ipocrite.
Il governo, i padroni, lo Stato peggiorando quotidianamente questa condizione, sono i principali responsabili della violenza contro le donne, sono i mandanti dei femminicidi.
Non possiamo più aspettare. L’hanno detto le compagne del Mfpr a Milano: diciamo basta, troviamo il modo di organizzarci sempre più numerose per lottare, perchè tutta la vita deve cambiare!
A Milano c’è stata per Pamela una bella risposta del quartiere in cui Pamela viveva. Tante donne, tante persone sono scese in piazza, e noi insieme a loro..
Questo deve continuare, deve rafforzarsi; senza alcuna illusione, anzi denunciando, lottando prima di tutto contro i responsabili che stanno al potere, i mandanti che stanno al potere, contro le loro concezioni, le loro pratiche, i loro provvedimenti.
La maggioranza delle donne può sembrare in alcuni momenti silenziosa, poi ci sono i momenti in cui 500.000, 250.000 donne scendono in piazza e gridano basta o noi diciamo: tutta la vita deve cambiare.

E allora non vi illudete voi che state al governo, non vi illudete Meloni, Roccella, Salvini, La Russa, ecc. ecc., sappiate che le donne quando lottano portano una marcia in più, una marcia in più che pretende, che vuole rivoluzione, non vuole dei cambiamenti, dei miglioramenti in un sistema che è in crisi, in un sistema che deve essere rovesciato perché produce sempre più violenza, sempre più oppressione, sempre più guerre in cui tante donne, tanti bambini vengono massacrati.
Ci vuole la rivoluzione, ci vuole una rivoluzione per un’altra società, una società nuova, una società in cui le donne possano veramente decidere della propria vita.

25/10/25

Le condizioni di detenzione delle donne palestinesi


Le condizioni di detenzione delle donne palestinesi comprendono non solo torture fisiche e psicologiche, come percosse, perquisizioni corporali, violenze sessuali, divieto di ricevere visite e vedere i propri figli, ma anche, nel caso di gravidanze, situazioni estreme in cui vengono incatenate al letto, mantenendo le manette persino durante il parto.
Queste informazioni sono documentate nei report di UN Women (United Nations Programme for Gender Equality and the Empowerment of Women) relativi alle donne palestinesi, disponibili nel primo commento.
Un recente rapporto di maggio stima che, a partire dall'ottobre 2023, siano state uccise oltre 28.000 donne e ragazze. Un altro studio evidenzia come una famiglia su sette nella Striscia di Gaza sia attualmente guidata da una donna.
Molte delle giovani donne sequestrate e tenute in ostaggio dall’esercito israeliano sono attiviste, politicizzate e provenienti da contesti diversi, partecipando a manifestazioni contro l’occupazione in Cisgiordania e il genocidio del loro popolo.
A livello internazionale, il caso più noto è quello di Khalida Jarrar (nella foto). Ex deputata socialista e femminista, Jarrar è un'importante figura del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), un'organizzazione marxista-leninista laica, oltre ad essere stata dirigente dell’associazione Addameer per il supporto dei detenuti palestinesi tra il 1994 e il 2006.
Dopo una lunga serie di arresti iniziati nel 1989 e privi di specifiche accuse, è stata rilasciata a gennaio di quest’anno, nel primo scambio tra ostaggi.


Khalida Jarrar è soltanto una delle tante donne palestinesi che quando accusano i militari israeliani per i loro abusi e violenze, vengono arrestate sotto la formula generica di “attività sospette” che “mettono a repentaglio la sicurezza di Israele”.
È importante ricordare che il 18 settembre 2024 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione con il supporto di 147 stati, inclusa gran parte dei Paesi membri dell'Unione Europea (l’Italia si è astenuta), che intimava a Israele di abbandonare i Territori Palestinesi Occupati entro settembre di quest'anno. Ovviamente non rispettata da Israele, che continua a violare il diritto internazionale in nome di un "diritto divino" che le consente di agire conforme le divinità più sanguinarie dei testi della sua tradizione religiosa.
La risoluzione riconosce inoltre al popolo palestinese il diritto all’autodeterminazione, incluso il diritto a un proprio stato indipendente e sovrano.
Khalida Jarrar e le giovani palestinesi che manifestano per questo diritto, non possono essere sequestrate e torturate dai militari israeliani, e poi condannate al silenzio, senza che non insorgiamo per loro come abbiamo fatto per le donne iraniane, ora nuovamente dimenticate.
Nel recente scambio di prigionieri tra Hamas e Israele avvenuto a gennaio, 68 donne palestinesi su un totale di 85 sono state liberate.
Tuttavia, nulla si sa sulle due donne rilasciate nell’ultimo scambio o sulla condizione delle altre, ancora sottoposte alla cosiddetta “detenzione amministrativa”.
Ritengo essenziale pubblicare i nomi, le età e il luogo dove queste donne sono state sequestrate e rapite perché è tutto ciò che sappiamo su di loro, oltre al fatto che sono state "arrestate" senza capi di accusa. Bisogna restituire loro identità in un contesto che spesso le priva della propria umanità, trasformandole in numeri e applicandole l'etichetta di "terroriste".
Denunce pubbliche sono necessarie poiché molte di queste donne vengono rilasciate e poi nuovamente arrestate dopo aver raccontato le violenze subite dai militari israeliani.
La lista con i nomi delle donne l'ho trovata sul sito di Samidoun - Palestian Prisioner Solidarity Network, che vi consiglio di seguire, perché tradotto anche in italiano.
Lo troverete al secondo commento.
1. Nawal Fatiha, 23, Jerusalem
2. Aseel Osama Shehada, 18, Qalandiya, Jerusalem
3. Tamara Abu Laban, 24, Jerusalem
4. Jenin Mohammed Amr, 22, al-Khalil
5. Nafisa Rashid Farid Zourba, 37, Jericho
6. Khalida Kanaan Jarrar, 61, Ramallah/al-Bireh
7. Yasmine Abdel-Rahman Abu Srour, 26, Bethlehem Aida Camp
8. Fatima Nimr al-Rimawi, 52, Jericho
9. Dalal Mohammed Suleiman Khasib (al-Arouri), 53, Ramallah
10. Fatima Mohammed Suleiman Saqr (al-Arouri), 48, Aroura
11. Rana Jamal Mohammed Darbas, 35, al-Bireh
12. Zahra Wahib Abdel-Fattah Khadraj, 52, Qalqilya
13. Balqis Issa Ali Zawahra, 33, Bethlehem
14. Duha Azzam Ahmad al-Wahsh, 29, al-Taamra, Bethlehem
15. Halima Fayeq Suleiman Abu Amara, 22, Nablus
16. Mona Ahmed Qasim Abu Hussein, 46, Abboud
17. Bushra Jamal Mohammed al-Tawil, 31, al-Bireh
18. Raeda Ghanem Mohammed Abdel-Majeed Barghouti, 46, Abboud
19. Murjana Mohammed Mustafa Hreish, 32, Beitunia
20. Walaa Khaled Tanji, 28, Tulkarem camp
21. Rawda Musa al-Akhras (Abu Ajamiyeh), 47, Dheisheh Camp
22. Rula Ibrahim Abdel-Rahim Hassanein, 30, Bethlehem
23.Saja Zuhair al-Muaddi, 27, Kufr Malek
24. Shaimaa Mohammed Abdel-Jalil Rawajbeh, 25, Nablus
25. Salwa Attiya Mahmoud Hamdan, 45, Dheisheh Camp
26. Rose Yousef Mohammed Khweis, 17, Jerusalem
27. Fatima Youssef Mustafa Salha, 36, Deir Jarir
28. Haneen Akram al-Masaed, 30, Aida camp, Bethlehem
29. Amal Ziyad Omar Shujaia, 21, Deir Jarir
30. Lubna Mazen Salim Talalweh, 46, Arraba, Jenin
31. Ola Mahmoud Qasim Azher (Jouda), 22, Kabalan, Nablus
32. Ayat Yousef Saleh Mahfouz, 33, al-Khalil
33. Hadeel Mohammed Hussein Hijaz (Shatara), 32, Mazraa al-Sharqiya
34. Wafa Ahmed Abdullah Nimr, 21, Kharbatha Bani Harith
35. Rasha Ghassan Mohammed Hijjawi, 40, Tulkarem
36. Zeina Majd Mohammed Barbar, Silwan, Jerusalem
37. Israa Khader Ahmed Ghneimat (Lafi), 40, Surif, al-Khalil
38. Tahani Jamal Abed Ashour, 49, al-Khalil
39. Aya Omar Youssef Ramadan, 23, Tal, Nablus
40. Shaimaa Omar Youssef Ramadan, 19, Tal, Nablus
41. Dunia Shtayyeh Marouf Shtayyeh, 20, Salem, Nablus
42. Nahil Kamal Mustafa Masalmeh, 37, Dura, al-Khalil
43. Khitam Arif Hassan Habaybeh, 50, Jenin
44. Aseel Mohammed Adnan Eid al-Yassini, 20, Jerusalem
45. Alaa Samir Harb Abu Rahima, 27, Beit Rima
46. Baraa Hatem Hafez Fuqaha, 25, Tulkarem
47.Shatha Nawaf Jarabaa, 23, Bittin
48. Dania Saqr Mohammed Hanatsheh, 22, Ramallah
49. Saja Imad Saad Daraghmeh, 19, Tubas
50. Al-Yamama Ibrahim Hassan Hreinat, 21, Yatta, al-Khalil
51. Raghad Walid Mahmoud Amr, 24, Dura, al-Khalil
52. Hanan Ammar Bilal Ma’alawani, 23, Nablus
53. Raghad Khader Deeb Mubarak, 23, al-Khalil
54. Ashwaq Mohammed Ayyad Awad, 23, Beit Amr, al-Khalil
55. Iman Ibrahim Ahmed Zaid, 40, Beitunia
56. Tahrir Badran Badr Jaber, 44, Beitunia
57. Abla Mohammed Othman Abdel-Rasoul (Sa’adat), 68, Ramallah
58. Israr Abdel-Fattah Mohammed al-Lahham, 42, Bethlehem
59. Myassar Mohammed Saeed al-Faqih, 60, Nablus
60. Abeer Mohammed Hamdan Ba’ara, 33, Nablus
61. Samah Bilal Abdel-Rahman Souf (Hijjawi), 25, Qalqilya
62. Margaret Mohammed Mahmoud
al-Ra’i, 53, Qalqilya
63. Latifa Khaled Ramadan Mashasha, 34, Jerusalem
64. Israa Mustafa Mohammed Berri, 54, Jenin
65. Lana Farouk Naeem Fawalha, 25, Sinjil, Ramallah
66. Alaa Khaled Mohammed Saqr al-Arouri,
27, Beit Rima
67. Iman Ibrahim Ahmed Zaid, 40,
Beitunia
68. Latifa Khaled Ramadan Mashasha, 34,
Jerusalem

Formazione rivoluzionaria delle donne - Critica alle teorie post-moderniste - Dal libro di Anuradha Ghandy - 1° parte

In questa Formazione Rivoluzionaria delle donne (FRD) pubblichiamo uno stralcio dal libro di Anuradha Ghandy: 'Tendenze filosofiche nel Movimento Femminista'. Uno stralcio del testo di critica alle teorie post-moderniste. Perchè? Perchè le teorie post-moderniste hanno molta influenza anche nel nostro paese e nel movimento femminista.   
Il libro di Anuradha Ghandy - di cui anche nelle prossime settimane pubblicheremo parti - ha una particolarità che può sembrare strana: è fatto da una compagna indiana ma parla delle tendenze filosofiche nel femminismo occidentale. Come mai? Lei lo spiega nell'introduzione. Dice che queste tendenze hanno avuto molta influenza anche nel movimento delle donne in India e quindi era necessario andare alle “origini”, fare questa analisi critica delle tendenze andandole a prenderle dalle loro prime teoriche.
E' un libro diverso da altri. La scrittrice indiana Arundathy Roy nel descrivere lo stile di scrittura di Anuradha Ghandy dice che è come se buttasse delle “bombe” quando analizza quelle tendenze. Dice: “alcune delle sue affermazioni esplodono fuori dalla pagina come bombe a mano e le rende molto più personali. Leggendole si intravede la mente di qualcuno che avrebbe potuto essere un serio studioso, accademico, ma fu sopraffatto dalla sua coscienza e trovò impossibile sedersi e teorizzare semplicemente le terribili ingiustizie che vedeva attorno a lei. Questi scritti rivelano una persona che sta facendo tutto il possibile per collegare teoria e pratica, azione e pensiero”.
Anuradha Ghandy dà molto valore al movimento femminista, anche se poi ne vede i limiti. Ma dice che senza il movimento femminista non ci sarebbe stato né un vasto movimento delle donne, né una presa di coscienza in generale su cosa è la società, sul patriarcalismo, femminismo, ecc. Lei dice: “Il movimento ha costretto uomini e donne a guardare in modo critico i loro atteggiamenti e pensieri, le loro azioni, le loro parole riguardo alle donne. Il movimento sfidò vari atteggiamenti patriarcali e anti-donna che contaminarono anche i movimenti progressisti e rivoluzionari e influenzarono la partecipazione delle donne in essi. Nonostante le confusioni e le debolezze teoriche il movimento femminista ha contribuito in modo significativo alla nostra comprensione della questione delle donne nel mondo attuale. Il movimento mondiale per la democrazia e il socialismo è stato arricchito dal movimento delle donne”.
Lei che era comunista, che è stata nel CC del Partito Comunista dell'India (maoista), dice che il movimento femminista è una ricchezza...
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SUL POST MODERNISMO - stralci

...Il postmodernismo è stato popolare tra gli accademici. Credono che non esista alcuna categoria fissa, in questo caso, donna. Il sé è frammentato da varie identità: sesso, classe, casta, comunità etnica, razza. Queste varie identità hanno un valore in se stesse. Quindi questa diventa una forma di relativismo culturale.

Quindi, in realtà non esiste una categoria di sole donne. La donna può essere una delle identità del sé, ce ne sono anche altre. Ci sarà una donna dalit, una prostituta dalit, una donna di casta superiore e cose del genere. Poiché ogni identità ha un valore in sé, non viene dato alcun significato ai valori verso i quali tutti possono lottare. Considerato in questo modo non c’è spazio per trovare un terreno comune per l’attività politica collettiva. La donna concetto, ha contribuito a riunire le donne e ad agire collettivamente. Ma questo tipo di politica dell’identità divide più di quanto unisce. L’unità è sulla base più stretta.

I postmodernisti celebrano la differenza e l’identità e criticano il marxismo per concentrarsi su una “totalità” - la classe. Il postmodernismo inoltre non crede che la lingua (almeno le lingue occidentali) rifletta la realtà. Credono che le identità siano “costruite” attraverso il “discorso”. Quindi, nella loro posizione, il linguaggio costruisce la realtà. Perciò molti di loro si sono concentrati sulla “decostruzione” del linguaggio, con un effetto che lascia una persona senza niente - non esiste una realtà materiale di cui possiamo essere certi. Questa è una forma di soggettivismo estremo. Le femministe postmoderniste si sono concentrate sulla psicologia e sul linguaggio. Il postmodernismo, in accordo con il famoso filosofo francese Foucault, è contro ciò che chiamano “rapporti di potere”. Ma questo concetto di potere è diffuso e non è chiaramente definito. Chi esercita il potere? Secondo Foucault è solo a livello locale, quindi la resistenza al potere non può che essere locale. Non è questa la base del funzionamento delle ONG che unisce le persone contro il potere corrotto locale e apporta aggiustamenti alla potenza di cui sopra, ai governi centrali e statali? In effetti, il postmodernismo è estremamente divisivo perché promuove la frammentazione tra le persone e attribuisce un’importanza relativa alle identità senza alcun quadro teorico per comprendere le ragioni storiche della formazione dell’identità e collegare le varie identità. Quindi possiamo avere un raduno di ONG come il World Social Forum dove tutti celebrano la loro identità - donne, prostitute, gay, lesbiche, tribali, dalits ecc. ecc., Ma non c’è alcuna teoria che li porti ad una comprensione generale, una strategia comune. Ogni gruppo resisterà ai propri oppressori, poiché li percepisce. [come tali n.d.t.] Con una tale argomentazione, logicamente, non può esserci organizzazione, nella migliore delle ipotesi può essere un’organizzazione spontanea a livello locale e coalizioni temporanee. Sostenere un’organizzazione secondo la loro posizione significa riprodurre il potere - gerarchia, oppressione. Essenzialmente lasciano all’individuo la resistenza per se stesso, e sono contro la resistenza organizzata e la resistenza armata.

Carole Stabile, una femminista marxista, ha detto bene: “Il pregiudizio anti-organizzativo è parte integrante del pacchetto post-modernista. Organizzare le coalizioni più provvisorie e spontanee è, per teorici sociali e femministi postmodernisti, riprodurre l’oppressione, le gerarchie e le forme di dominio intrattabile. Il fatto che il capitalismo sia estremamente organizzato fa poca differenza, perché ci si oppone a una forma di potere diffuso e polivalente. Né, come ha sottolineato Joreen più di due decenni fa, sembra importare che la mancanza di struttura produca le proprie forme di tirannia. Così, al posto di qualsiasi politica organizzata, la teoria sociale postmodernista ci offre variazioni sul pluralismo, sull’individualismo, sull’agire individualizzato e, in definitiva, su soluzioni individualizzate che non hanno mai - e non saranno mai in grado di risolvere problemi strutturali “. (1997)

Non sorprende che per i postmodernisti, il capitalismo, l’imperialismo, ecc. Non significhi nulla più di una forma di potere in più. Mentre il postmodernismo nella sua forma sviluppata non può essere trovato in una società semi-coloniale come l’India, tuttavia molte femministe borghesi ne sono state influenzate. La loro veemente critica delle organizzazioni rivoluzionarie e revisioniste sulla base della burocrazia e della gerarchia riflette anche l’influenza del postmodernismo negli ultimi tempi...

...Il postmodernismo ha fatto sentire la sua influenza negli anni ’90. Eppure dalla fine degli anni ’90 il marxismo sta diventando di nuovo una teoria importante nell’ambito dell’analisi femminista...

Femminicidi, governo, Stato complici e mandanti - Da ORE 12 Controinformazione rossoperaia


Luciana è morta, dopo le coltellate ricevute per strada a Milano dall’ex marito.
Questo femminicidio segue di pochi giorni il femminicidio di Pamela sempre a Milano;
ancora prima c’è stata Sueli morta per essersi lanciata dal quarto piano di un palazzo a Milano nel disperato tentativo di sfuggire all’incendio dell’appartamento appiccato dal suo compagno...

E altre, altre ancora vengono uccise, soprattutto da ex mariti o compagni

LA GUERRA, di BASSA INTENSITA' CONTRO LE DONNE non si ferma mai.

Come hanno detto le compagne del Mfpr durante la fiaccolata per Pamela: “francamente, siamo stufe di sentir dire che ci vuole un cambio culturale ed educativo… Il cambio culturale c'e' già stato, ma in peggio, quante prove volete? Non si tratta di sensibilizzare o di educare, si tratta di RIBALTARE. Questo contesto non è neutro, con questo governo si alimenta un clima di odio, di controllo, di possesso. Un clima che non solo non protegge le donne, ma le espone, le isola, le colpevolizza. Non è un caso isolato, è sistema e, per noi, questo sistema va smantellato, non riformato”.

Istituzioni statali, le forze dell’ordine che dovrebbero proteggere, in realtà sempre più sono complici. Tutti gli ultimi femminicidi vengono dopo lunghi periodi di violenze fisiche e morali, di pesanti maltrattamenti che tutti sapevano, che sapeva la polizia, i carabinieri, ma vengono ignorati, sottovalutati.

A questo si unisce parte della magistratura - solo gli ultimi fatti: a Verbania un uomo che minacciava ripetutamente la sua compagna dopo solo 4 giorni di carcere era stato liberato, posto agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, ma subito era tornato a molestare la donna; a Macerata, un giudice aveva assolto un ragazzo dall’accusa di stupro su una ragazza di 17, perché “la ragazza conosceva i rischi di restare da sola in auto con lui”, poi “aveva già avuto rapporti, non era vergine”. E stronzate di questo genere.
Per fortuna poi in entrambi i casi gli uomini sono stati nuovamente arrestati da altri magistrati.

Si potrebbe dire che queste istituzioni dovrebbero essere “educate”..., ma non è possibile! Esse sono pregne di una logica verso le donne bastarda, fascista – quanti sono i casi in cui carabinieri o poliziotti hanno stuprato ragazze, donne? E la legge fa comunque ricadere la responsabilità sulle donne.

Il caso di Pamela è esemplare: era stato accertato in un ospedale che era stata massacrata dal suo ex compagno, ma non è successo nulla perché “lei non aveva sporto denuncia”. Ma è una normativa assurda: tante donne non denunciano per paura per loro e i loro famigliari, per vergogna, per speranza di un cambiamento. Ma per lo Stato, se non denunci, anche se i fatti sono evidenti, tu muori...

Poi c’è il governo, questo governo Meloni. L’ultimo intervento contro le donne del governo è stato proprio durante i giorni del femminicidio di Pamela: "L'approvazione di un emendamento al disegno di legge Valditara sull'educazione sessuale nelle scuole, che ne estende il divieto fino alla scuola media", a proposito sempre di educazione.

I femminicidi, per il governo Meloni diventano solo occasione per una ignobile azione politica che si carica da un lato di ipocrita demagogia – ricordiamo il cosiddetto “reato di femminicidio”, proclamato giusto l’8 marzo scorso per appropriarsi della giornata di lotta delle donne, e che non ha affatto ridotto le uccisioni delle donne; dall'altro di norme, provvedimenti (come il “codice rosso”, frutto di una visione paternalista, che arriva sempre e solo dopo che la donna è già stata vittima di violenza.

Il sistema capitalista favorisce isolamento e individualismo, distogliendo dalla necessità della lotta collettiva, unica strada per vincere la paura individuale.

Con il governo Meloni, la situazione si e' ulteriormente aggravata, altro che soluzioni; l'humus fascista, di prevaricazione viene ogni giorno alimentato, dalla stessa Meloni, da Roccella, da Salvini e i suoi uomini, da Valditara, dalle uscite di La Russa (difensore del figlio stupratore); e lascia campo libero all'humus di "uomini che odiano le donne", con la loro frustrazione verso le donne che vanno avanti, la precarietà, ecc. questo alimenta la cultura maschilista che vede la donna come "proprietà" dell’uomo.

In questo moderno fascismo si può anche tollerare che le donne lavorino, siano "emancipate", ma nel rispetto dello schema DIO/PATRIA/FAMIGLIA, perche' devono essere comunque e prima di tutto al servizio del mercato, del capitale, dello Stato; di qui la questione di tutta la campagna della natalità. Si vuole che le donne facciano figli per fornire le braccia necessarie per il lavoro, meglio dire per lo sfruttamento e per le guerre.

Nello stesso tempo, si propaganda, riferendosi innanzitutto alle donne delle classi borghesi, un modello di donna espressione di "valori" di destra: arrivismo, individualismo, razzismo, donne serve verso i potenti e arroganti verso le masse; il "modello" della Meloni: donna, madre, cristiana, italiana...

Questo governo esalta ancora di più la "famiglia". Ma oggi, in questo sistema borghese barbaro, putrefatto, in crisi, è la famiglia quella più in crisi, più questo governo Meloni la pone al centro e più è in crisi, una crisi che è ideologica, politica, economica , umana, e i rapporti di imbarbariscono.

Ma noi diciamo che è un bene che la famiglia sia in crisi! Perchè questa famiglia per troppe donne significa oppressione senza fine, violenze sessuali, morte. Questa famiglia sintetizza le caratteristiche più marce del sistema capitalista, che utilizza concezioni patriarcaliste, ma nella fase attuale i femminicidi sono prima di tutto espressione concentrata di individualismo, competizione, prevaricazione, di reazione alla voglia di indipendenza, rottura delle catene familiari, capacità delle donne. Questa reazione è fascismo, moderno fascismo. E va chiamato come tale!

Non si può eliminare il patriarcalismo senza eliminare il moderno fascismo; e non si può eliminare il moderno fascismo senza rovesciare questo sistema che genera a ritmo elevato “normali” mostri.

"Il moderno fascismo è l'edificazione a sistema di tutto ciò che è reazionario, maschilista... Le violenze sessuali oggi sono interne ad un clima politico, ad un humus sessista-razzista, sono quasi sempre spinte dalla reazione degli uomini alle donne che vogliono ribellarsi, rompere legami familiari oppressivi..." (Da "Uccisioni delle donne, oggi").

In questo senso il problema è di comprendere oggi. Perché i femminicidi, le uccisioni delle donne ci sono state sempre, anche in passato, ma i femminicidi di oggi, hanno una caratteristica strettamente legata al moderno fascismo, a un capitalismo, imperialismo, sistema in crisi che proprio perché in crisi usa le manifestazioni più barbare, più orrende per continuare ad imporsi. L'abbiamo visto nelle guerre, l'abbiamo visto in Palestina, a Gaza, dove migliaia di donne sono state uccise, massacrate, bombardate, con la complicità del governo Meloni. Ma queste donne non contano, per il nostro governo non contano.

E allora com'è possibile pensare che questo governo, questo Stato possa difendere le donne se esso stesso crea questa immane violenza che poi si allarga alla violenza quotidiana degli uomini che odiano le donne.

Noi sappiamo bene che la violenza sulle donne non fa che proseguire le discriminazioni nella vita, sul lavoro, il doppio sfruttamento e oppressione, l'ingiustizia che subiscono la maggioranza delle donne in questa società capitalista, e mai come in questo periodo la condizione delle donne sta facendo passi indietro su lavoro, salario, sfruttamento del lavoro domestico e di assistenza familiare, sullo scarico sulle spalle delle donne di tutti i tagli alla sanità, dell'attacco ai servizi sociali, ecc.

Tutto questo non fa che aumentare una condizione di oppressione, di sfruttamento, di mancanza di diritti alle donne. E allora è veramente osceno sentir parlare o leggere sui giornali quando ci sono i femminicidi, quando ci sono gli stupri o quando le donne lavoratrici muoiono sul lavoro, parole ipocrite.

Il governo, i padroni, lo Stato peggiorando quotidianamente questa condizione, sono i principali responsabili della violenza contro le donne, sono i mandanti dei femminicidi.

Non possiamo più aspettare. L’hanno detto le compagne del Mfpr a Milano: diciamo basta, troviamo il modo di organizzarci sempre più numerose per lottare, perchè tutta la vita deve cambiare!

A Milano c'è stata per Pamela una bella risposta del quartiere in cui Pamela viveva. Tante donne, tante persone sono scese in piazza, e noi insieme a loro..

Questo deve continuare, deve rafforzarsi; senza alcuna illusione, anzi denunciando, lottando prima di tutto contro i responsabili che stanno al potere, i mandanti che stanno al potere, contro le loro concezioni, le loro pratiche, i loro provvedimenti.

La maggioranza delle donne può sembrare in alcuni momenti silenziosa, poi ci sono i momenti in cui 500.000, 250.000 donne scendono in piazza e gridano basta o noi diciamo: tutta la vita deve cambiare.

E allora non vi illudete voi che state al governo, non vi illudete Meloni, Roccella, Salvini, La Russa, ecc. ecc., sappiate che le donne quando lottano portano una marcia in più, una marcia in più che pretende, che vuole rivoluzione, non vuole dei cambiamenti, dei miglioramenti in un sistema che è in crisi, in un sistema che deve essere rovesciato perché produce sempre più violenza, sempre più oppressione, sempre più guerre in cui tante donne, tanti bambini vengono massacrati.

Ci vuole la rivoluzione, ci vuole una rivoluzione per un'altra società, una società nuova, una società in cui le donne possano veramente decidere della propria vita.