Milano, 19 ottobre 2025
Il quartiere Gorla si è stretto in un abbraccio silenzioso e rabbioso attorno alla memoria di Pamela Genini, uccisa con oltre trenta coltellate dal suo ex compagno Gianluca Soncin. Una fiaccolata partecipata e intensa ha attraversato le strade del quartiere, partendo da via Iglesias, dove Pamela viveva e dove è stata assassinata.
In testa al corteo, uno striscione: “Per Pamela e per tutte”. Dietro, centinaia di persone con fiaccole accese, cartelli, rabbia negli occhi. Sui balconi, messaggi chiari: “Femminicida figlio del patriarcato”, “Non sei sola, chiama il 1522”. Il dolore è diventato voce, passo, presenza.
La madre di Pamela, Una Smirnova, ha camminato in silenzio, circondata dall’affetto di un quartiere ancora sotto shock. Ma la fiaccolata non è stata solo commemorazione: è stata denuncia.
Alcuni appelli rivolti, da alcune organizzatrici agli uomini, hanno suscitato il nostro dissenso. “Non possiamo essere d’accordo con certi appelli perché se non lottiamo unite per smantellare questo sistema violento e patriarcale, non ci sono appelli che tengano. Non si tratta di sensibilizzare o di educare, si tratta di RIBALTARE.”
Questo contesto non è neutro, con questo governo si alimenta un clima di odio, di controllo, di possesso. Un clima che non solo non protegge le donne, ma le espone, le isola, le colpevolizza. Non è un caso isolato, è sistema e, per noi, questo sistema va smantellato, non riformato.
La panchina rossa, simbolo della lotta contro la violenza di genere, è stata il punto di arrivo. Ma non di fine. Perché Pamela non è solo una vittima: è un grido che non può essere spento.
MFPR MI
Nessun commento:
Posta un commento